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Autore: Tsukino Chan    23/08/2010    4 recensioni
Essere la manager a tempo pieno degli Ojo White Knights era stancante, impegnativo e portava con se spiacevoli conseguenze. Ma stare tra i suoi cavalieri bianchi era una cosa a cui Wakana non avrebbe mai rinunciato. Neppure nei suoi week end di libertà.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: SillyHatter
Titolo:Luna Park
Pairing: Takami x Wakana
Tipologia: One-Shot
Genere: Generale, Commedia, Romantico
Rating: verde
Beta-Reader: no
Avvertimenti: One-Shot
Note ed eventuali dell’autore:  La storia è ispirata alla copertina di un capitolo del manga, in cui si vedono glo Ojo White Knights  al parco divertimenti. Il genere romantico è lievemente accennato. Storia partecipante al concorso Love Devil Bat! cuori e campi da football indetto da SaliceMcMay. Grazie mille a Prisca Turazzi per il magnifico banner.



 
 
Luna Park

 
“Wakana! Le montagne russe!”
Ōtawara aveva trascorso l’intera giornata a trascinare l’esile manager da un’attrazione all’altra.
Sul volto della ragazza s’intravedevano i primi sintomi della stanchezza dovuta in gran parte all’esuberanza del lineman.
“Makoto, Shin aveva menzionato il fatto di voler gareggiare con te in una sfida di abilità con le freccette.”Mentì Takami in buona fede.
“Davvero? Avrebbe dovuto dirlo prima! Ehi Shin!”
Takami osservò il compagno di squadra allontanarsi in direzione del tecnologicamente pericoloso linebacker.
Una volta accertatosi che i due elementi della squadra non stessero svolgendo attività contro produttive, quali la distruzione di meccanismi fondamentali al corretto funzionamento dei macchinari, rivolse la sua attenzione alla manager.
“Credo andrò a prendere qualcosa da bere.” Mormorò la giovane.
Takami era a conoscenza del fatto che Wakana fosse una persona che non faceva pesare agli altri la propria stanchezza, ma a volte avrebbe dovuto concedersi la possibilità di farlo.
“Wakana perché non ti siedi? Delle bevande me ne occupo io.”
Lei adocchiò la panchina con bramosia e dopo un attimo d’incertezza accettò l’offerta del capitano con un grazie.
Quando Takami tornò munito di bibite ghiacciate, la trovò seduta compostamente, intenta a osservare con un sorriso le mirabolanti imprese di Shin, Sakuraba e Ōtawara nel lancio delle freccette.
Ichiro Takami provò una leggera, subitanea, fitta alla bocca dello stomaco, che ignorò compostamente, attribuendola al fatto di essere appena sceso da quell’attrazione ribalta viscere.
Le porse il suo succo di arancia sedendosi sulla panchina a qualche decina di centimetri di distanza.
“Grazie.”
Aveva perso il conto delle volte che la ragazza lo aveva ringraziato nell’arco della giornata.
“Ultimamente noi, intendo la squadra, occupiamo la maggior parte del tuo tempo libero. Anche oggi.”
Wakana aprì la sua bottiglia, evitando di guardare il volto di Takami.
“Sono felice di trascorrere il mio tempo con voi. È divertente. “ bevve un sorso “Inoltre uscire con voi mi evita di dover trascorrere del tempo dietro la cassa del negozio di famiglia.”
Takami si risistemò gli occhiali sul naso.
“Quindi per te, Wakana-chan, l’essere il nostro manager è solo la scusa per non lavorare in casa.”
La ragazza gonfiò le guance indispettita.
“Non è così! Voglio essere il manager della squadra, voglio che vinciate.”
Takami ridacchiò divertito.
“Lo so. Lo hai già dimostrato  con il tuo lavoro impeccabile in questi anni.”
Il viso della ragazza s’imporporò al complimento.
“Allora non c’era bisogno di dire quelle cose!”
No, non ce n’era bisogno, le accordò mentalmente Takami; non poteva certo rivelarle che le aveva dette solo per osservare i suoi lineamenti corrucciati.
Prima che potesse pensare ad una risposta convincente da darle i suoi occhi captarono qualcosa di spiacevole.
Ōtawara maledizione!” Urlò alzandosi di scatto.
Il lineman aveva lasciato Shin a se stesso, per dedicarsi al banco di cibarie posto nelle vicinanze, permettendo così al linebacker di avvicinarsi indisturbato ad una di quelle macchinette per le foto automatiche.
Già si vedeva di fronte la probabile conclusione dello scontro tra Shin e la Macchinetta quando un fischio attirò le attenzioni dei presenti dietro alle sue spalle.
Sulla panchina, fischietto in bocca, sedeva timida la sua manager.
Quando il fischietto lasciò le sue labbra, che Takami non si era mai accorto fossero così delicatamente perfette, Wakana si affrettò a parlare.
“Shin-san, Ōtawara-san mi accompagnereste sulla ruota panoramica?”
Takami ricevette una nuova fitta.
Le era grato per aver evitato alla squadra l’ennesimo conto da pagare per i danni di Shin, ma il pensiero di lei in compagnia degli altri sulla ruota lo infastidiva.
 
Non sapeva come, non sapeva perché, alla fine quello a salire sulla ruota con Wakana era stato solo lui.
Eppure la cabina poteva tranquillamente ospitare più di due persone, ed i ragazzi della squadra erano più che felici di accontentare la richiesta della loro manager.
“Takami-san, mi dispiace.”
Oltre la beffa c’era anche il danno: Wakana aveva appena scoperto di soffrire di vertigini ed ora se ne stava seduta tremante il più distante possibile dai finestrini,  gli occhi fissi sulla lastra metallica che fungeva da pavimento.
“Mi dispiace, mi dispiace.”
“Non potevi saperlo. Non preoccuparti, tra poco saremo di nuovo a terra.”
Posarle la mano sui capelli per rassicurarla era l’unica azione apparentemente sensata che Takami aveva potuto ideare.
“Sono morbidi.” Commentò ad alta voce.
“Grazie.”Balbettò grata che lui non potesse scorgere il rossore che le si era diffuso in volto.
Il resto dell’interminabile, almeno per l’opinione della ragazza, giro panoramico, trascorse nel più completo silenzio, in cui i due ragazzi pregavano mentalmente le divinità del football che l’altro non potesse sentire il battito furioso del suo cuore.
 
 
“Ehi Sakuraba! Passa anche a me il binocolo” Urlò esuberantemente Ōtawara prendendoglielo dalle mani.
“Novità?”Chiese Watanabe
“Ancora non si sono baciati?”Esclamò deluso Kankazi.
Sakuraba scosse la testa.
“Ve l’ho detto, sono immobili ai loro posti, neppure guardano fuori.”
“Ok, il prossimo tentativo lo facciamo alla casa degli orrori!”
Il grido di assenso degli Ojo White Knights attirò l’attenzione dei presenti, fortunatamente non quella delle due vittime designate dagli improvvisati cupidi.
  
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