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Autore: mokuyobitenshi    23/08/2010    2 recensioni
Questa storia è un AU che è nata mentre rigurdavo un vecchio episodio di JAG...è lka mia prima fanfiction, lo premetto...
In pratica le vicende sono ambientate durante la seconda guerra moniale, nel marzo 1945 vicino all'isola di Iwo Jima.
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Shinigami|Martina|kazeSHINI
Titolo: Each of Us Angels
Genere: AU
Storyline: I personaggi di Bones trasportati nel mezzo degli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale
Pairing: naturalmente B&B
Spoiler: Possibili fino alla fine della quinta stagione.
Rating: PG-13 (per il linguaggio in alcuni casi, e bhè poi fooorse qualche scenetta un po’ a rating rosso e potrebbe anche alzarsi il ratingxD)
DISCLAIMER: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ma sono di Hart Hanson, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.
(anche perché se fossero miei... non starebbero troppo a tirarla per le lunghe....)

Questa è la mia prima fanfiction, o meglio la prima che sia diventata un progetto decente a cui lavorare.

Di idee ne ho sempre avute tantissime, il problema è sempre stato quello di metterle per iscritto, vedi per mancanza di tempo, vedi per incapacità di credere nelle mie capacità, almeno per quanto riguarda la scrittura.

Questa ff nasce da un’idea che ho avuto mentre riguardavo un vecchio episodio di JAG, ( guarda il caso dal titolo: Each of Us Angels, tradotto in italiano con: Noi Siamo Angeli ), episodio totalmente staccato dalla serie e ambientato durante la seconda guerra mondiale, precisamente nel febbraio del ’45.

Ho riadattato la storia con i personaggi di Bones, per poi staccarmi completamente da questa, in fondo non potevo farlo finire nello stesso modo, non ci sarei mai riuscita xD

Comunque, detto questo per introdurre sta “cosa” passo ai ringraziamenti e alle dediche:

-Alla mia Meggù, la mia prima lettrice e colei che ha ricambiato la mia minaccia, obbligandomi a proseguire questa storia e a pubblicarla. Ti adoro DugongoDonnaH!! *w*

-A Irene, alias BonnieBrennan, la mia Beta, senza la quale non ci sarebbe storia *w*
Grazie per la pazienza xD

Finalmente vi lascio alla storia, spero vi piaccia, fatemi sapere!





Capitolo I: Noi siamo angeli

20 febbraio 1945
a largo dell’isola di Iwo Jima
1080 km a sud di Tokyo



Da ogni lato non si vedeva altro che mare, acque chiare che si perdono all’orizzonte, profonde come gli occhi dell’infermiera che osservava le onde infrangersi contro la chiglia della nave ospedale USS Goodwill.

Temperance Brennan, la giovane infermiera proprietaria di quegli occhi tanto spettacolari, era appoggiata alla ringhiera del ponte panoramico della nave, fumando una sigaretta durante il suo primo momento di pausa in quei giorni straoberati di preparativi. Era persa nei suoi pensieri, nel ricordare le motivazioni che l’avevano spinta ad arruolarsi in Marina ed a partire volontaria per la guerra: i suoi genitori le avevano sconsigliato di avventurarsi in un’impresa simile; suo padre l’aveva persino pregata in ginocchio, sua madre aveva pianto, ma lei, lei aveva deciso di andare. Voleva dimostrare al mondo che avrebbe potuto fare qualcosa per il suo paese, come suo fratello Russ, il quale quattro anni prima si era arruolato, lasciando moglie e figlie, e partendo per il fronte europeo.

Temperance, al contrario del fratello non aveva nessuna intenzione di combattere e di uccidere, al contrario, lei voleva servire gli Stati Uniti salvando le vite dei giovani che si battevano per le cause dei potenti, i quali, come accadeva durante ogni guerra, cercavano e speravano di riuscire a sopravvivere per tornare dalle proprie famiglie.

Le intenzioni di Tempe, non erano però solo teoriche, da donna indipendente e di mente aperta quale era, aveva anche motivazioni molto più pratiche: voleva approfondire le sue conoscenze in campo medico, per poi, una volta finita la guerra, cercare di continuare gli studi e diventare medico.

Ormai aveva finito di fumare la sigaretta, la spense e gettò il mozzicone nel portacenere posto a fianco del parapetto, sedendosi poi su una delle panche che costeggiavano il ponte panoramico della Goodwill, un’ex transatlantico, trasformato in nave-ospedale nel momento in cui gli Stati Uniti avevano preso parte al conflitto. Impiegata nel Pacifico a fianco della flotta, o meglio di ciò che ne rimaneva dopo il terribile attacco giapponese a Pearl Harbour di quattro anni prima, aveva sempre mantenuto il suo posto in disparte, ma rimanendo sempre pronta ad intervenire per salvare la vita di quegli uomini coraggiosi che stavano combattendo per il loro paese.

Quel giorno, il 20 febbraio 1945 la Goodwill stava navigando a largo dell’isola giapponese di Iwo Jima, dove presto si sarebbe combattuta una delle battaglie che avrebbe cambiato il corso del conflitto. Mantenendo un certo distacco dalle altre navi, gettò l'ancora a circa tre chilometri dalla costa.

Temperance in quel momento si era appena alzata dalla panca per riprendere il suo turno, mentre su tutti i ponti della nave c'erano uomini che trasportavano pesanti scatoloni pieni di morfina e di penicillina, altri che posizionavano barelle e altri ancora che spostavano bombole di ossigeno; scese dal ponte panoramico, denominato ponte A, e raggiunse il ponte E dove si trovavano gli alloggi delle infermiere e la sala dedicata ai loro momenti di svago e di riunione. Entrò nella sala e subito fu assalita dalla sua migliore amica, Angela “Ange” Montenegro, che l’anno prima aveva deciso di imbarcarsi, letteralmente, nel progetto di Tempe frequentando il corso come infermiera e partendo volontaria alla volta dell’Oceano Pacifico.

Angela, dal punto di vista fisico e da quello caratteriale era l’esatto opposto di Temperance; certo erano entrambe due bellissime donne, alte e con le curve al posto giusto, ma l’allegra ed espansiva Ange aveva un fascino più orientale, carnagione leggermente scura e caldi occhi a mandorla, per non parlare dei lunghi capelli neri che negli anni le avevano sempre incorniciato il bel viso, ma che adesso, a causa dell’etichetta militare erano ordinatamente raccolti in uno chignon sul nuca. Al contrario la fredda e distaccata Tempe, oltre ai meravigliosi occhi verde acqua, aveva la carnagione chiarissima, quasi lattea e i capelli biondo cenere. Li teneva sciolti, in quanto superavano a mala pena l’altezza delle orecchie.

-Tesoro, ma dove eri sparita?- chiese Angela mentre si lanciava al collo di Temperance, lanciandosi ad abbracciare l’amica, come se non la vedesse da anni, quando invece si erano separate solo mezz’ora prima.

-Ero a fare una passeggiata sul ponte A- rispose Tempe, dopo aver ricambiato un po’ riluttante l’abbraccio dell’amica.

-Io e le ragazze ti stavamo cercando. Il Dr. Hodgins ci voleva con lui sul ponte B per darci le ultime indicazioni prima dell’arrivo del primo carico di feriti- disse Angela mentre lasciava andare Temperance e si spostava un passo indietro, dandole modo di vedere il resto delle infermiere che prestavano servizio durante il suo stesso turno: la capo-infermiera Camille “Cam” Saroyan e la giovane Daisy Wicks.

Cam, come obbligava tutti a chiamarla, era un’avvenente donna mulatta che, grazie alla sua strabiliante intelligenza e voglia di fare, era riuscita a superare i pregiudizi razziali, che a circa ottant’anni di distanza dalla legge emanata da Lincoln, ancora affliggevano gli Stati Uniti d’America; Daisy al contrario era poco più di una ragazzina, appena diplomatasi al corso per infermiere, con un’assurda parlantina e sempre con i capelli raccolti in una sbarazzina coda alta.

Le quattro donne non solo condividevano il turno, ma anche le esperienze drammatiche che dovevano affrontare quasi ogni giorno da quando prestavano servizio sulla Goodwill, sostenendosi l’un l’altra per superare i momenti difficili e non crollare. In fondo, per le infermiere in Marina, vigeva la regola “Sorridi, non far trasparire la tua preoccupazione!”.

-Cosa stiamo aspettando? Tra poco qui si scatenerà l’inferno e noi dobbiamo riportare l’equilibrio, dopotutto siamo angeli, no?- disse Cam, prendendo in mano la situazione e costringendo le altre ad uscire dalla porta della sala infermiere. Percorsero il lungo corridoio per raggiungere le scale che le avrebbero portate sul ponte B, il secondo ponte panoramico, con un lungo camminamento coperto da una struttura in legno e ferro con enormi finestre, che costeggiava tutto il perimetro della nave.

Mentre salivano le scale Daisy non faceva altro che parlare senza che nessuno la ascoltasse, ma nel momento in cui giunsero sul ponte anche lei fu costretta a zittirsi: erano arrivate in ritardo, l’inferno era già lì.




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Allora che ve ne pare????
*aspetta tremando xD*

   
 
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