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Autore: TonyCocchi    23/08/2010    1 recensioni
La magnificenza dell'anima, la debolezza del suo templio: ecco la più grande delle ingiustizie. Ricorda ciò che puoi e devi, e cosa invece dovrai.
Genere: Introspettivo, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ricordati di morire, ricordati di vivere

Che cos’è l’impotenza

E cosa la debolezza

Se non una mente infinitamente potente

Di creare

Infinitamente capace

Di sentire

In un corpo infinitamente fragile?

Perché tanta grandezza

Ci fu data creandoci

Se puoi entrare in una stanza

E uscirne non essendo più?

Ricordati che devi morire

Sicché ti ricorderai di dover vivere

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

Ancora una volta una “poesia” di cui avrei fatto volentieri a meno vista la fonte di ispirazione.

Per me è la seconda estate funestata da un lutto, improvviso e inspiegabile, inpensabile e straziante.

La tristezza non è però vana finché non è fine a sé stessa: deve farci pensare, riflettere, solo così acquisterà un senso.

Poiché nei momenti di grigiore che ci concede possiamo ragionare liberamente, interrogarci su noi stessi e sulla vita in generale, finanche, si spera, a trovare un senso, e da lì nuove motivazioni per ripartire.

 

“Ricordati che devi morire”, parafrasando un noto film di Troisi, mi è sempre suonata lugubre come frase, non adatta a me, demoralizzante, niente affatto ottimistica.

Mi sbagliavo.

Nulla come sentire la morte vicina ti fa rammentare che il tempo è poco e anche quel che hai ti può essere tolto.

 

Sogniamo, amiamo, proviamo emozioni come nessun altra creatura vivente; eppure potremmo scomparire in un attimo, senza avere il tempo di salutare nessuno.

Forse, nell’oltrevita, si potrà ancora sognare, amare, emozionarsi, ma anche da lì non sarebbe piacevole guardarsi indietro e rimpiangere.

 

Ama, e se hai litigato fai pace.

 

Potresti non avere altre occasioni.

 

Vivi.

 

Non sai mai se da quella stanza in cui sei entrato, potresti uscire sui tuoi passi.

  
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