Dopo la
sconfitta di Vorkov, la tranquillità fece ritorno sul pianeta, il presidente Daitenchi
riprese in mano le briglie della BBA, con conseguente felicità dei Blade Breakers,
che ripresero gli allenamenti il giorno stesso.
Il
fratello di Takao torno' assieme a loro, scusandosi per gli errori commessi.
E Vorkov?
mica era morto...
-Maledetti...umiliato
davanti al mondo intero, e da chi? da un branco di mocciosi e le loro dannate
trottole...Takao..troverò il modo di distruggere te ei tuoi amici...si...ricomincerò tutto da
capo, e stavolta non dovranno esserci errori, nemmeno il minimo
errore...riuscirò a ottenere tutti i loro bit power con la forza...e
distruggerò ognuno di loro, uno a uno...ma prima di puntare all'ape regina...bisogna
abbattere le sue difese.......Yuri Ivanov, me la pagherai...la Neoborg non
vedrà molte albe ancora...-
Vorkov si
trascinava a fatica nella neve, era in cammino da alcuni giorni, stanco e
indignato, ma tuttavia non abbattuto...
Alcuni
seguaci gli erano rimasti fedeli, dopo tutto, e lo attendevano in quella che
sarebbe stata la nuova base della vecchia borg...una base abbandonata dalla
prima guerra mondiale, da qualche parte sotto la steppa siberiana...
E a
proposito, che fine avevano fatto gli ex demolition boys?
Dopo lo
scontro con Garland che costò quasi la vita a Yuri, egli dovette rimanere in
convalescenza e sotto stretta osservazione per una settimana almeno, poichè da
pochi giorni era scampato al coma.
Anche i
suoi compagni, Boris e Sergej, se l'erano vista brutta con il nuovo campione di
Vorkov, ma ne erano usciti molto più facilmente di lui.
Così,
Yuri, Boris e Sergej fecero ritorno a Moska, dove Yuri avrebbe completato la
sua guarigione, in tranquillità, nel suo lettino d'ospedale, comodamente
davanti alla tv...già, vaglielo a dire...
-BASTA!
FATEMI USCIRE DI QUI!non ce la faccio più a stare a letto con voi intorno tutto
il tempo!
Yuri era
balzato furiosamente fuori dal letto, imprecando contro gli infermieri:
Infermiere
- Ma signorino Ivanov, le sue ferite sono ancora fresche, cerchi di stare
calmo, deve riposare!
Yuri - Non mi interessa! sto bene ora, non ho
bisogno di tutte queste bende...secondo voi ho mai ricevuto delle cure quando
stavo al monastero?
L'infermiere
lo guardò e alzò le spalle:
Infermiere
- Ma..non saprei...
- Bè la risposta è NO!non ho mai ricevuto
delle cure, quindi non c'è bisogno che vi affanniate tanto per me, date queste
bende a chi ne ha bisogno...- fece lui iniziando a togliersi la benda intorno
alla testa.
- Ma è molto
debole ancora, mi ascolti!-, disse timidamente l'infermiere, avvicinandosi con
cautela:
Yuri -
Hai detto...DEBOLE...per caso...?
Infermiere
- N-no, signorino, non mi fraintenda, volevo dire che..
Yuri - Io
NoN sOnO MaI sTatO, e mAi sArò...DEBOLE!!!HAI CAPITO BENE?!!!
Infermiere
- V-va bene, a-adesso sta esagerando, s-si calmi, la prego!
- FUORI DI QUI!!!! - Urlò lui furioso - NON
VOGLIO VEDERE PIU' NESSUNO QUADDENTRO, CAPITO?!?!!!
La porta
della stanza si spalancò sul corridoio, e l'infermiere fuggì a gambe levate,
incrociando gli altri componenti della Neoborg, che stavano raggiungendo la
stanza di Yuri:
Infermiere
- Mamma mia!Quello è matto!
Boris -
Ma cosa...Yuri! Andiamo!
I ragazzi
affrettarono il passo, e giunti alla porta bussarono:
<<
Tump-tump!>>
Yuri - Vi
ho detto di andarvene, non voglio vedere più nessuno oggi!
Boris -
Neanche vecchissimi amici?
Yuri -
Cosa? Boris?
Boris -
Esatto, e non solo...
Entrarono
e cinsero il letto:
Sergej -
Ciao Yuri. Come ti senti?
Yuri -
Ah, non ne parliamo, vi prego...non reggo più qua dentro, mi trattano come un
vecchio malato...voglio uscire al più presto.E voi? avete già ripreso gli
allenamenti?
Boris -
No, per un po' pensavamo di prenderci una pausa...
Yuri -
Come? cosa vorresti dire?
Boris -
Ah, andiamo, vecchio, siamo al mondo da vent'anni, e fino ad ora non abbiamo
fatto altro che combattere, allenarci, non abbiamo nemmeno la minima idea di
come sia fatto il mondo, e Moska, la nostra città...chi se la ricorda più?
- Per
quanto tempo?- chiese Yuri con fare diffidente
Sergej -
Un mese, non di più...ma neanche di meno...
Yuri -
Mh...forse avete ragione...è anche inutile che io continui ad agitarmi...
- Esatto, capo, insomma..siamo esseri umani,
non macchine, e secondo me tu sei ancora legato al modello di vita del
monastero...non lavoriamo più per Vorkov da due anni, ormai...- spiegò Boris, e
a quelle parole Yuri si rilassò improvvisamente, come se si fosse appena
svegliato da un'incubo terribile: - resisti gli ultimi giorni...e quando
uscirai di qui, andiamo tutti a mangiare fuori.
- Mh...va bene, mi hai convinto - disse lui
con un sorrisetto maligno - ma solo se paga Sergej.
Sergej -
Ehi, ma che ti salta in mentre?guarda che questi ci credono davvero!
Yuri
sghignazzò malignamente a labbra serrate, poi guardò verso Kay, che per tutto
il tempo non aveva detto nulla.
Yuri - E
Kay? cosa dici?
Kay -
Pensa a guarire, cuor di lupo... - fece lui, uscendo con fare spavaldo dalla
porta.
Yuri -
Mh...sempre il solito sbruffone...
I giorni
passarono spaventosamente adagio, specialmente gli ultimi, Ma Yuri iniziò a prendere in considerazione ciò che
aveva detto Boris
- Sei
ancora legato al monastero...non lavoriamo per Vorkov da due anni...- Deve
rilassarsi, signorino Ivanov...deve riposare...-
Quelle
parole gli turbinavano continuamente nella testa, come una bufera di neve, in
cui miliardi di miliardi di fiocchi vanno ad attaccarsi a un singolo albero.
Così
cominciò a rilassare i suoi nervi iper tesi, al punto da chiedere scusa
all'infermiere.
Comprese
che a infastidirlo tanto era il fatto di concepire il riposo come una 'perdita
di tempo', una discesa rapida della propria energia combattiva, e il rilassamento, la pausa, la ricreazione,
erano parole dalle quali difendersi nel monastero.Ma quando conobbe il volto
del riposo e della quiete, vi si abbandonò completamente.
Dormì per
molte ore, la sua mente si rigenerò rapidamente, e le sue ferite, le contusioni
e i lividi guarirono molto in fretta.
Era ormai
notte alta, e Yuri venne svegliato da una strana musica, malinconica, il
riverbero di un pianoforte.
Tese
l'orecchio e ascoltò con attenzione, ma il suono era molto lontano, non era
possibile definirne la melodia.
Di colpo
le note impazzarono, affogate in un vortice di rabbia, quel tipo di rabbia che
ha una bellezza propria, scintillante, quella rabbia furiosa e bellissima, che
rendeva il suo stesso rancore poetico e monumentale.
Le note
andavano dalle più profonde e cavernose in crescendo, la voce del pianoforte si
faceva sempre più grave e maestosa, pareva quasi ruggire, e quelle dita
sembravano martellare i tasti: le emozioni di chi stava suonando scendevano dal
cuore dritte alle mani, e su quella
tastiera prendevano vita propria...
Yuri non
aveva mai ascoltato musica nel monastero.Quello che sentì lo aveva sconvolto.
Quelle
note avevano fatto sorgere in lui una carica di energia pazzesca, sentiva di
poter mandare il mondo in frantumi con uno sguardo...quella musica era
un'autentica fonte di scarico per tutta la rabbia repressa che portava nel
cuore,,,se la sentiva strappare da sotto la pelle, come fosse sudore, e ciò lo
faceva persino rabbrividire.
Ma chi
suonava quelle note?a chi appartenevano quelle emozioni?
Con un
paio di scale e pochi ultimi colpi bruschi e duri la musica cessò.Yuri restò in
ascolto ancora un po', poi prese sonno.
La
mattina successiva, finalemente, era autorizzato a lasciare l'ospedale, e
Boris, Sergej e Kay vennero a prenderlo.
- Hai visto? Dopo una settimana di riposo sei
ancora vivo, dopo tutto... - fece Boris sorridendo.
Ma la
mente di Yuri era altrove, e i ragazzi ci fecero caso:
-Ehi capo, che ti prende? sembri assente...-
continuò.
- Che
hai, Yuri? sei strano.. - aggiunse Sergej.
Yuri -
...Ieri sera...qualcuno stava suonando un pianoforte, qui sotto, da qualche
parte...
I tre
sobbalzarono, e si guardarono con gli occhi sbarrati:
- Un
pianoforte, hai detto? E cosa suonava? - chiese Boris incredulo.
- All'inizio era triste, malinconico... -
spiegò Yuri non capendo l'improvviso interesse dei tre per la cosa: -...e poi..
- Piombava in una tempesta di rabbia...- gli
finì la frase Sergej.
Yuri -
Non l'avrete sentito anche voi?
- Già, -
fece Boris - l'altro ieri sera...una canzone sola, poi è svanito.
- Ma chi
era? - Chiese Yuri incuriosito.
- Abbiamo
provato a vedere chi fosse, ma non si capiva da dove venisse la musica... -
spiegò Kay.
- Bah,
non è certamente un caso che l'abbiamo sentito tutti e 4, non vi pare? - Disse
Yuri, che a braccia conserte si era appoggiato con la schiena al muro e
guardava fuori dalla finestra.
-Qualcuno
sta cercando di attirare la nostra attenzione...probabilmente per dirci
qualcosa... - intervenne Kay - Ma secondo me è inutile restare qui a
rimunginare e fare ipotesi, se era un messaggio mirato a noi sono sicuro che si
farà sentire di nuovo...
-Esatto,
secondo me Kay ha ragione, - fece Boris - non c'è due senza tre.
- Si,
probabilmente è così...- finì Yuri.
I ragazzi
fecero ritorno alla base della Neoborg, un piccolo edificio in un quartiere
vicino alla Piazza Rossa, e depositarono gli effetti di Yuri.
- Casa
dolce casa, capo... - fece Boris in tono ironico, mentre Yuri svuotava la sua
sacca. In realtà Yuri odiava quel posto, che era fin troppo modesto per
ospitare 4 persone, nonostante i disagi con gli infermieri e le bende avrebbe
preferito da una parte restare in quello squallido stanzino d'ospedale.
- Dolce
baracca vorrai dire... - disse infatti guardando disgustato le crepe sui muri e
la finestrella rotta in alto su un muro - cade a pezzi, e siamo qui da meno di
due anni...
- Ti eri
abituato bene, eh? E invece la vacanza è finita, temo.. - lo prese in giro
Sergej.
- Beh, ti
ricordo che stasera devi offrire la cena a tutti, Sergej, te ne sei già
dimenticato? - Fece Yuri ghignando, mentre si scambiava un'occhiata complice
con Boris:
- Ancora
con questa storia? Ve lo scordate, belli, io non pago proprio niente a nessuno,
chiaro? - sbottò Sergej innervosito.
-Accidenti,
fratello, non ti facevo così tirchio! Stavamo solo scherzando...ognuno pagherà
per se, ok? - Disse Yuri ridendo, mentre il colosso gli girava le spalle
offeso.
I Neoborg
uscirono a curiosare per il centro, del quale avevano pochissimi sfocati ricordi.
Erano trascorsi troppi anni dall'ultima volta, che corrispondeva al giorno che
misero piede nel monastero.
Avevano
già visto la Piazza Rossa, ma non avevano idea di cosa fossero quegli edifici
così colorati e formosi.
Passarono
buona parte del pomeriggio ad osservare incantati le cupole d'oro della chiesa,
che risplendevano sotto la luce del sole.
Visitarono la cattedrale di S. Basilio, i cui
minareti formosi e coloratissimi si snodavano alti verso il cielo: quella
costruzione poteva benissimo essere il castello di marzapane e canditi di
una fiaba, e Yuri, silenziosamente,
provò a immaginare la scena: era incantevole, e calzava a pennello.
Conclusero
la visita con una passeggiata per il Cremlino. Sembrava davvero di essere in
una storia fantasy.
- Per
bacco, cosa ci siamo persi... - fece Yuri con gli occhi spalancati, guardando
per aria come un bambino.
- Chi se
lo ricordava un simile splendore? - Fece Boris, non meno colpito di Yuri.
-
Sembrate dei bambini al lunapark. - Li prese in giro Kay sorridendo.
- Tu ci
ridi, ma ricordati che alla fine tu sei riuscito a scappare dal monastero che
eri ancora un bambino... - disse Yuri.
- Già, te
ne ricordi a malapena...ma la nostra infanzia e la nostra adolescenza non sono
altro che brutti ricordi... - continuò Boris.
-Mh... -
sbuffò Kay, voltandosi con la sua solita arroganza.
- Poter
vedere finalmente tanta bellezza e tanto splendore oggi per noi è un dono del
destino, una gioia per il cuore... - fece Yuri con uno sguardo sofferente, ma
pieno di speranza.
- E
possiamo vederlo con i nostri occhi, finalmente, non con quelli di Vorkov...che
cosa magnifica la libertà... - finì Sergej, mentre Yuri sorrideva, guardando
uno stormo di colombi librarsi nel cielo sopra le cupole, la cui luce dorata si
fondeva con i colori caldi del tramonto.
Si
incamminarono nuovamente alla ricerca di un locale dove cenare.
- Avete
già deciso il locale dove cenare? - chiese Yuri.
- No,
sarai tu a scegliere. - rispose Boris
- Come?
perchè? - Chiese Yuri incuriosito
- Sei tu
che sei tornato dall'ospedale, no? - Rispose
Sergej
- Ma io
non conosco nessun locale... - spiegò Yuri
- Nemmeno
noi, ti pare? andremo per istinto, allora. - Finì Boris.
Si
passava dalla sala da thè, al ristorante di lusso, al baretto squallido dei
cinesi, all'abusivo a lato della strada che nel suo modesto camioncino
produceva panini farciti dall'aspetto poco igenico, finchè l'attenzione di Yuri
venne catturata da una locandina appesa a un muro:
"WHITE WOLVES
GOTHIC METAL BAND
LIVE AT TCHAIKOVSKY PUB
13TH
OCTOBER 20.30"
-White
wolves?...l'idea non è male...cosa ne pensate? - Chiese Yuri incuriosito
- Al
tchaikovsky pub? per me va bene. - Fece Boris, girandosi verso gli altri
- Per noi
fa lo stesso. - Finì Sergej, mentre Kay, ovviamente taceva.
Si
diressero all'indirizzo di cui parlava la locandina, ed entrarono.
I clienti
e l'ambiente erano medi, un pub classico, un po' rustico.
Vi erano
camerieri che portavano panini, pizze e boccali di birra ovunque, gente che
parlava, rideva a voce alta, un gran frastuono.
Si
accomodarono a un tavolo da 5 persone, e solo allora si accorsero che stavano a
pochi metri da un piccolo palco, sul quale erano adagiati degli strumenti: una
batteria, un basso, una chitarra elettrica, una classica, un piccolo pianoforte
elettrico a coda, un violino, e due microfoni, uno davanti al basso e uno al
centro del palco.
Una
cameriera giunse a prendere l'ordine, e i ragazzi ordinarono delle pizze, dei
panini e da bere delle birre.
Mancavano
5 minuti all'inizio del concerto, e si cominciava a vedere movimento dietro le
quinte.
Il palco
era decorato con fiori secchi, rami nodosi e rose rosse e nere, c'era anche
qualche teschio qua e la e un corvo impagliato appoggiato a un ramo. Ciò rendeva
l'atmosfera inquietante, e i ragazzi sembravano apprezzarlo.
- I white
wolves...chissà da dove vengono, e che musica fanno... - Fece Sergej curioso, osservando il piano.
- ''I
lupi bianchi'', fatalità...sembra proprio la tua serata, Yuri, eh? - Fece Boris
- Mh, lo
ammetto, è il nome del gruppo che mi ha convinto a venire qui...ma adesso sono
ancora più curioso di sentire la loro musica. - Rispose Yuri.
- Gothic
metal, diceva la locandina...è un genere molto potente, trasmette molta
energia... - intervenne Kay
- Come?
conosci questo genere? - Chiese Sergej
- L'ho
sentito qualche volta...non ne so molto, ma ricordo che mi piaceva... - finì
Kay.
Ad un
tratto la radio e le luci si spensero, e
si accesero quelle del palco.
L'attenzione
dei ragazzi si fece più acuta.
Uno dopo
l'altro entrarono i componenti del gruppo, quattro ragazzi dall'aspetto freddo,
ma sembravano sicuri di se e sereni.
Presero i
propri strumenti e iniziarono ad accordarsi tra loro.
Il
pubblico aveva già iniziato ad applaudire e fischiare (benevolmente), ma il
microfono centrale era ancora vuoto.
-.. Manca
la voce... - fece Sergej scrutando le quinte.
Ad un
tratto una ragazza comparve da dietro le quinte, e il pubblico andò in delirio.
- Mh, è
una ragazza... - fece Kay
- Niente
male! - sbottò Boris, mentre Yuri osservava con attenzione:
Notò
subito i suoi capelli, neri, che le arrivavano fino al fondoschiena, erano
lunghissimi, facevano forte contrasto con la carnagione candida e gli occhi
chiari, e ondeggiavano a ogni suo movimento.
indossava
un abito nero in stile gotico, con pizzi e merletti qua e la, e un corsetto in
pelle che le si stringeva attorno alla vita.
Aveva
un'aria dolce e gentile, mentre sorrideva al pubblico, ma allo stesso tempo il
trucco corvino rendeva il suo sguardo aggressivo e seducente.
La
ragazza prese il microfono, ma non appena incrociò lo sguardo di Yuri si
bloccò, e il suo sorriso morì un po'.
Yuri ci
fece caso, e continuò ad osservarla.Lei si girò verso il bassista.
- Sono loro. - gli disse.
- Sei
sicura? - chiese il ragazzo guardando proprio in direzione di Yuri.
- Si. -
finì lei.
Yuri
aveva seguito la scena, e si sentì preso in causa:
- Avete
visto? - Chiese agli altri.
- Cosa? -
Fecero Boris e Sergej in coro
- La
cantante e il bassista si sono parlati, e guardavano noi... - spiegò.
- Magari
sono dei nostri fan.. - fece Sergej.
-...Già,
forse avete ragione... - finì lui, guardando nuovamente il palco.
- Grazie!
Buonasera a tutti! - Fece la ragazza sorridendo nuovamente: - Non sapevamo che
i russi fossero così..calorosi...! - disse poi con aria maliziosa, e il
pubblico iniziò a gridare e a fischiare.
Poi si
avviò al pianoforte elettrico, si sedette, e dolcemente sfiorò quei tasti
candidi, quasi accarezzandoli, e iniziò a cantare e suonare contemporaneamente.
Era una
melodia malinconica, rassegnevole, ma dolce e delicata, e la sua voce era
labile e velata.
A un
tratto gli altri strumenti piombarono pesantemente sul pianoforte tutti
insieme, dando vita a un angoscioso requiem metallico, estremamente struggente.
Per un
attimo i ragazzi si sentirono scossi emotivamente, riconoscevano in qualche
modo quella musica in se, e quella musica sprigionava un energia potentissima...non avevano mai
sentito niente del genere, e lo trovavano terribile e bellissimo.
- Questa
musica... - fece Sergej con lo sguardo perso in direzione del palco: - non lo
sentite anche voi..?
- Riesce
a tirarti fuori...tutto lo schifo... - fece poi Boris con il medesimo sguardo,
e con un' espressione che ricordava vagamente un sorriso.
- La sua
voce è....straordinaria... - disse poi Yuri, la cui vista si stava offuscando,
e un po' alla volta tutti quei colori, quelle ombre e quelle luci si fondevano
insieme, divenendo una cosa sola...era precipitato in un quadro impressionista
dai tratti molto confusi, e quella musica...il diavolo e tutti gli angeli
stavano cantando insieme per loro, stavano cantando la sua tragedia...
Quando la
musica finì, il pubblico impazzo in grida, applausi scroscianti, fischi e voci
che lanciavano ogni genere di complimento alla cantante.
Ma Yuri
notò che la ragazza era si contenta, sorrideva, ma a sua volta sembrava rimasta
turbata dalla sua stessa canzone, come se cantare quel brano l'avesse in
qualche modo ferita, i suoi occhi erano molto tristi, e tuttavia lo stavano
guardando di nuovo.
Lei
sorrise al pubblico, ringraziò e senza
perdere tempo partirono con il pezzo successivo.
Le
canzoni erano molto rabbiose, ben ritmate, e quel genere, sconosciuto alla
neoborg, gli stava in qualche modo risvegliando lo spirito combattivo, a Yuri
in particolare, proprio come quella notte che il misterioso pianoforte suonò.
- E'
incredibile, non credevo che la musica potesse darmi tanta emozione.. - fece
lui con aria confusa, ma giovata al tempo stesso. Si stava abituando a quel
mondo fatto di emozioni rabbiose ed energia, era uscito, per un attimo, da
quell'onirico quadro.
- Io non
avrei mai pensato esistesse un genere così pesante, è energia pura! - Disse
Boris soddisfatto.
- Si ma
la ragazza è pazzesca... - aggiunse Sergej: - ha una voce quasi ipnotica.
Tuttavia
a Yuri quella ragazza non convinceva: aveva notato che per tutta la durata del
concerto li teneva d'occhio, quasi come se fossero potuti scomparire da un
momento all'altro.
-
Ascoltate - fece ai ragazzi, che si
volsero verso di lui, mentre fissava la ragazza: - dopo il concerto voglio
andare a parlarle. - disse con aria sospetta.
I ragazzi
si guardarono confusi:
- Ma che
ti salta in mente?! - Fece Kay irritato.
- Ehi,
vecchio..non vorrai provarci, spero! - Disse Boris ironicamente con tono
preoccupato.
- Razza
di idioti, non intendevo questo! - ringhiò Yuri indiavolato: - (Quella ragazza
continua a tenerci d'occhio, non ve ne siete accorti?!)
I ragazzi
si guardarono e annuirono:
- Voglio solo scoprire chi è e checcosa vuole
da noi, tutto qui.
Le
canzoni continuavano, intanto, fluide come acqua: ce n'erano di più energiche e
rabbiose, e altre più malinconiche e dolci, l'atmosfera della musica e quella
della sceneggiatura erano diventate una cosa sola, e tutto aveva il medesimo
senso.
Un'atmosfera
ormai decisamente palpabile...
Quando il
concerto fu concluso, la ragazza e gli altri musicisti si allinearono davanti
al palco e fecero un inchino all'unisono:
- Grazie
a tutti di essere stati con noi questa sera, grazie a tutti voi! - Fece la cantante
contenta del riscontro del pubblico, che continuava a chiedere un bis: - Ci
vediamo alla prossima!
La gente
continuava ad applaudire e fischiare insistentemente, finchè non scesero dal
palco.
Lì la
Neoborg si destò.
- Io
vado. - Fece Yuri, che si avviò verso di lei, che stava mettendo via il
microfono.
- Hai
davvero una bella voce, i miei complimenti. - Le disse.
Lei alzò
lo sguardo e si mise in piedi sorridendo.
-
Ah..beh, grazie! - fece lei contenta.
-
Permettimi di presentarmi, il mio nome è Yuri. - Fece lui porgendole la mano.
La ragazza sorrise, mentre avvolgeva il cavo del microfono attorno al braccio.
-Mamma
mia che formalità.. - disse sorpresa: - piacere, comunque, io mi chiamo
Deborah.. - fece lei stringendogli la mano. Il ragazzo aveva una figura esile e
slanciata, ma tuttavia Deborah notò che la sua stretta di mano era notevolmente
forte.
Yuri fu
sorpreso nel notare che la ragazza aveva gli occhi di colori diversi: uno verde
e uno blu.
- Allora,
vi è piaciuta la nostra musica? - fece lei mettendo i cavi in un baule.
-
Moltissimo. Non avevamo mai sentito nulla del genere, siete davvero bravi... -
rispose lui osservando le mani di lei che continuavano a lavorare su quegli oggetti neri dall'aspetto curioso.
- Bene,
mi fa davvero piacere, sai per noi è molto importante il vostro parere... -
continuò lei, ma Yuri voleva andare al punto:
-Senti,
ho notato che prima mi guardavi, e lo hanno notato anche i miei compagni...-
disse lui all'improvviso incrociando le braccia.
Deborah
era di spalle, ma rabbrividì, anche se si aspettava una cosa del genere,
dopotutto li teneva d'occhio sul serio...
- C'è
qualcosa che devi dirmi per caso? - continuò lui con aria diffidente e
guardandola un po' storto.
Qui
emerse il lato scaltro di Deborah:
- Eh, può
essere che vi abbia guardati, sai, capita quando hai un PUBBLICO davanti di
guardare qualcuno negli occhi...- disse
ironicamente, mentre si affrettava a chiudere l'asta del microfono.
- Mi
guardavi SEMPRE, infatti... - continuò lui.
- Beh, in
effetti potrei essermi soffermata su di te più volte, sei parecchio carino... -
rispose lei ruffianamente, ma Yuri restò impassibile:
- E ho
visto anche che parlavi al tuo bassista, e anche lui ha iniziato a
guardarmi...anche questo è normale? - insistette lui.
Deborah
si girò e lo guardò negli occhi:
-..ah...che
vuoi che ti dica..i gusti sono gusti... -
- Cosa?!
- sbottò Yuri arrossendo, e sentendosi preso in giro.
-
N-niente! - disse lei mentre tornava a dargli le spalle ridacchiando, ma Yuri
si stava seccando:
-
Insomma, sei sicura di non avere niente da dirmi? -
Yuri
insisteva con fare sempre più accusatorio, e Deborah stava andando in
escandescenze, perchè l'asta non voleva saperne di chiudersi:
- (maledetta,
si è incastrata!) - pensò furiosa
- O forse c'è qualcosa che NON VUOI dirmi? -
insistette ancora lui.
Ad un
tratto le lampadine sopra di lui si gonfiarono di luce, e dopo qualche scossa
rumorosa esplosero, e lui si coprì il volto inginocchiandosi, guardando Deborah
confuso.
Tra la
folla qualcuno gridò per lo spavento, e poi scese un silenzio di tomba, qualche
metro dietro di lui gli altri si erano alzati dal tavolo, e tiravano il collo
per vedere cosa succedeva:
Lei stava
sulla porta del backstage con le valige in mano, assieme agli altri del gruppo:
- Scusa,
ma è tardi, e abbiamo una data tra mezz'ora da un'altra parte... - disse lei
freddamente: -...è stato un piacere. - Finì, sparendo dietro la porta.
- No!
Aspetta!
Yuri le
corse dietro ed entrò nel backstage, scese delle scale che portavano ad un
parcheggio, e...
-...Ma
dove sono...?
Non c'era
nessuno.
Confuso e
pensieroso, Yuri tornò indietro, e raggiunse gli altri.
- Allora?
scoperto qualcosa? - Chiese Boris
-...Si
chiama Deborah... - disse Yuri seccato.
gli altri
tre si guardarono:
- Tutto
qui? Non le hai chiesto perchè ci guardava? - Chiese poi Sergej
- Certo
che gliel'ho chiesto, ma non ha voluto rispondermi...c'è qualcosa sotto... -
spiegò Yuri.
- Almeno
le hai chiesto dove sarà il prossimo concerto? - Chiese Boris.
- E'
inutile rincorrerli, non abbiamo tempo da sprecare dietro a loro... - fece Kay all'improvviso.
Kay non
parlava quasi mai, ma quando interveniva tutti tacevano, e infatti i ragazzi si
voltarono a guardarlo:
-
Probabilmente è stato solo un malinteso. Mettetevi il cuore in pace. - Finì
girandosi verso la porta, e gettandosi alle spalle la solita sciarpetta bianca
uscì dal locale.
- Certo
che quello ha sempre la soluzione in tasca...tsk...sono capace anch'io di
fregarmene di tutto e di tutti.. - commentò Yuri incrociando le braccia
seccato.
- Avanti,
sai com'è fatto. Torniamo alla base. - Concluse Sergej.
I ragazzi
tornarono alla base, ma Kay non c'era. Poco dopo andarono a dormire.
Yuri però
non riusciva a prendere sonno...troppe cose strane erano successe, tutte in una
volta, la sua testa scoppiava di domande, e trasbordava false soluzioni:
- (
Quella ragazza..era strana...troppo strana...e quegli occhi... - Pensò tra
se e se, mentre alcuni flash delle insolite iridi di Deborah invadevano la sua mente: - ...perchè è
scappata?..Perchè non voleva rispondermi?...Non capisco..e quelle lampadine..vuoi
che fosse tutto frutto del caso?...Sto impazzendo...)
Yuri
continuava a girarsi nella brandina, con lo sguardo perso oltre la finestrella
rotta, dalla quale entrava l'unica luce che era quella dei lampioni in strada e
dei lampeggianti delle rare macchine che passavano in quel cortile...
- (
Forse Kay aveva ragione...forse mi faccio troppe domande inutili, dovrei
smetterla...ma non ci riesco, voglio capire!...)
Ad un
tratto riapparve di colpo la musica di quel pianoforte, stessa canzone molto
più vicina, e Yuri sobbalzò come se stesse suonando un allarme anti incendio:
- (!!!)
BORIS! SERGEJ! SVEGLIATEVI! - gridò.
- EH?
- CHE
C'E'?! - Gridarono i due alzandosi velocemente, e non appena sentirono...
-..Ma è..
- fece Sergej
-Il
dannato pianoforte! - Finì Yuri.
Corsero
fuori. Il pianoforte, e chiunque lo stesse suonando erano lì vicino!
La musica
proveniva dal cortile dietro la base.
Non
appena voltarono l'angolo ebbero una sconvolgente sorpresa:
C'era un
vero pianoforte a coda in mezzo al cortile, sotto la neve cadente, e alla
tastiera, che suonava con ferocia quelle note violente...
c'era
lei!
- Tu! -
fece Yuri - Dovevo immaginarlo! - disse arrabbiato, stringendo un pugno: -
Allora, vuoi parlare ora?Checcosa vuoi da noi?!
Non fece
in tempo a finire la frase che dietro di loro impetuò una terribile esplosione,
e lo spostamento d'aria e i detriti fecero piombare i ragazzi a terra, in mezzo
alla neve.
Ma
Deborah continuava a suonare, impassibile, non minimamente turbata dall'esplosione.
Era come in trance.
Il fuoco
divampò, levandosi alto nel cielo, scintillando sulla vernice nera e bagnata
del pianoforte.
I ragazzi
si alzarono increduli:
- Ma
cheddiavolo... - fece Yuri sbigottito
- LA
BASE!!! - Gridò Boris correndo indietro, seguito da Sergej.
-
Checcosa significa?! - Gridò Yuri in
preda alla furia: - Si può sapere chi diavolo sei, VERAMENTE?!!
Deborah arrestò la canzone e si girò a sedere di
fronte a lui:
-
Si...ero io che suonavo il piano
all'ospedale. Era l'unico modo... - spiegò lei.
- L'unico
modo per cosa? - chiese Yuri
- ...Per
salvarvi la vita.. - disse lei indicando il fumo nero che si levava in alto
dietro di lui, fondendosi con la notte.
- E' per
questo..che ci hai attirati qui?...tu sapevi di questa esplosione?! perchè non
me l'hai detto al Pub?!! - Gridò incazzato.
- Perchè
al Pub ancora non sapevo di questa bomba...non era nei piani 'usare il piano'
qui, stasera...le cose dovevano andare più cautamente, ma pochi minuti dopo aver lasciato il pub
abbiamo ricevuto l'allarme...e l'unico modo per farvi uscire subito era suonare
ancora una volta questa canzone. - spiegò: - Io non avrei dovuto rivelarmi
ancora, ma non ho avuto scelta.
Lì Sergej
e Boris tornarono correndo, in preda al panico:
- La base
è distrutta! - Gridò Boris, mentre Sergej tossiva, tutti e due erano sporchi di
fuliggine.
- Beh,
adesso la nostra attenzione ce l'hai, mi pare. Cosa vuoi da noi? - Continuò
Yuri.
- Voi tre
correte un grave pericolo. - disse Deborah seria.
I tre si
guardarono, e scoppiarono a ridere, e Sergej ricominciò a tossire.
-Ma dai!
cosa te lo fa pensare?! - Disse Boris con sarcasmo.
- Sapete
chi ha fatto mettere quella bomba? - Fece poi lei.
I tre
cambiarono espressione:
- Chi?
Chi è stato? - chiese poi Boris
-...Vladimir
Vorkov. rispose lei.
I tre
russi agghiacciarono:
-
C-checcosa?...Vorkov, hai detto? - Fece Yuri con aria terrorizzata
- Si, e
non pensiate che sia finita qua. - rispose la ragazza, alzandosi in piedi: -
questa canzone, questo piano, io sono venuta a mettervi in guardia:
Vorkov è già tornato...sta risorgendo dalle sue ceneri...e credo ce l'abbia con
voi.
- Chi sei
veramente? - chiese Boris
- Lo
volete veramente sapere? - disse lei voltandosi e chiudendo la tastiera del
pianoforte.
- Cosa ti
aspettavi? - fece Sergej
- Allora
dovete seguirmi, anche perchè non avete più un posto dove andare, a quanto
pare...
- E dove
saremmo diretti? - chiese Yuri seccato
- Lo
scoprirete quando saremo arrivati.Pazienza, Yuri.
Tutti
insieme attraversarono la Piazza rossa.
Le cupole
avevano un'altra luce, quella arancio-biancastra dei lampioni e i riflettori, e
a causa della neve non si vedeva nemmeno la luna, ma era bellissima lo stesso,
la piazza...
Giunsero
dopo alcuni minuti in un nuovo cortile, più grande, nascosto tra le case.
La casa
verso cui erano diretti era enorme, bianco-grigiastra, dalla tipica fantasia
architettonica moscovita.
Deborah
aprì la porta principale, e fece entrare i tre russi.
L'interno
era confortevole, spazioso e luminoso, i ragazzi non si aspettavano certo di arrivare in un posto simile.
Entrarono
in quello che doveva essere il salotto.