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Autore: heartgranade    25/08/2010    6 recensioni
Non aveva mai provato a giocare a palla con qualcuno, tutti lo evitavano come se avesse la peste. Perchè lasciare da parte un bambino? Perchè si veste di nero? Perchè è molto timido? Lui non lo sapeva, la sola cosa di cui era a conoscienza era che si sentiva molto a disagio con sè stesso, cercava sempre una scusa per nascondersi, per confondersi con la massa. Aveva paura di spiccare, di risaltare. O forse era semplicemente vergogna.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fate has pulled me here, next to you.
Cosa si prova ad avere un amico?
Il piccolo Gerard Way se lo chiedeva spesso. Ogni volta che andava al parco con la nonna Elena vedeva tanti bambini giocare, si divertivano un mondo, così piccoli e spensierati. Non aveva mai provato a giocare a palla con qualcuno, tutti lo evitavano come se avesse la peste. Perchè lasciare da parte un bambino? Perchè si veste di nero? Perchè è molto timido? Lui non lo sapeva, la sola cosa di cui era a conoscienza era che si sentiva molto a disagio con sè stesso, cercava sempre una scusa per nascondersi, per confondersi con la massa. Aveva paura di spiccare, di risaltare. O forse era semplicemente vergogna.
Quel giorno il piccolo Gerard andò al parco da solo, sua nonna non potè accompagnarlo, doveva stare a casa a curare il fratellino Mikey. Mikey era l'unica persona con cui Gerard parlava, si confidava, piangeva, rideva. Era fortunato ad avere avuto lui come fratello, ringraziava Dio ogni giorno per questo, ma sentiva un vuoto dentro, voleva un amico che non fosse una persona che vivesse quotidianamente con lui,una persona con cui uscire, con cui crescere, una persona che ci fosse stata fino alla fine. Il piccolo era un po' pessimista, un po' troppo per avere solamente sette anni, pensava che questa persona non sarebbe mai arrivata, così sì inventò un amico immaginario, che chiamò Frank. Non aveva mai pensato al suo aspetto, poco gli importava, aveva soltanto bisogno di una valvola di sfogo, e a quanto pare l'aria faceva al caso suo.
Andò a sedersi sull'altalena, era solo, ma non era una grande novità. La solitudine lo faceva pensare, e a lui faceva molto male, era un bimbo paranoico, stanco, timido, indifeso. E così stette lì, per buona parte del pomeriggio, seduto sull'altalena.
-Ehi, ti disturbo se mi siedo qui, di fianco a te?-
alzò il volto, si girò e lo vide, un bambino gli aveva appena parlato. Forse era la prima volta che succedeva, era una bella sensazione, qualcuno si era almeno accorto della sua esistenza.
-N-no.. siediti pure..- rispose esitando, provava molto imbarazzo in quel momento.
-Grazie. Come ti chiami?-
-Gerard, tu invece?-
-Piacere Gerard, io sono Frank.-
Vide una luce in quegli occhi nocciola, erano così grandi, così belli, così vogliosi di vivere. Non conosceva quel bambino ma già lo invidiava, anche lui voleva che i suoi occhi risplendessero da soli, erano sempre spenti e scuri, un vero peccato per i due smeraldi che possedeva. Poi, si ricordò. Il suo amico immaginario si chiamava Frank, era forse un segno? Vide che il piccolo gli stava porgendo la manina, la strinse, e un piccolo sorriso si formò sulle bocche di entrambi.
-Hai voglia di giocare un po' con me, Gerard?-
Non sapeva cosa rispondere, era davvero la prima volta che qualcuno -e di sua spontanea volontà, diamine!- gli chiedeva di giocare.
-Uhm, va bene. A cosa vuoi giocare?-
-A pallone!! Andiamo, dai!-
Con una stretta secca venne tirato giù dall'altalena, Frank cominciò a correre verso lo spazio più ampio d'erba, e Gerard si ritrovò a dovergli correre dietro. Lo raggiunse, aveva il fiatone, smise un attimo di respirare e si buttò per terra, chiudendo gli occhi.
-Gerard non vieni a giocare?-
Li riaprì, e si trovò quei due bellissimi occhi davanti. Il suo viso era vicino, poteva tranquillamente distinguerne i tratti. Aveva delle belle labbra sottili, i capelli color corvino erano corti, a mò di frangia davanti. Il nasino era piccolo, ma così carino, era perfetto sul suo viso. Frank si alzò, porgendo una mano al piccolo Gerard, per aiutarlo ad alzarsi.
-Grazie..-
-Figurati-
Frank gli sorrise, era davvero bello vederlo sorridere, i denti bianchi e perfetti avrebbero potuto illuminare un'intera galassia, per non parlare delle adorabili fossette che si erano formate sulle gote. Lanciò la palla a Gerard, che la calciò un po' insicuro. Nonostante l’insicurezza il tiro fu molto forte, così tanto che finì fuori dal cancello del parco, e la palla andò sul marciapiede oltre la strada, dove un gruppo di ragazzetti la trovarono e la portarono via con loro. Sia lui che Frank guardarono tutta la scena, come si erano permessi di prendere qualcosa non loro? Si voltò per guardarlo.
-Ehm.. Frank.. io.. non.. non volevo giuro.. è che.. non avevo mai tirato.. un ehm.. pallone quindi non-
-E’ tutto okay, ne comprerò un altro.-
Aveva capito che Frank stava solamente cercando di sembrare cortese, il che aumentò il senso di colpa che lo stomaco di Gerard stava cominciando a sentire.
-Io.. io te ne comprerò un altro.. davvero..-
-Nono, stai tranquillo Gerard.-
Frank si avvicinò a lui, lo attirò a sè e lo strinse in un abbraccio.
Calore. Felicità. Amore. Non aveva mai sentito queste tre cose nello stesso momento, eppure quell'abbraccio, l'abbraccio di un bambino della sua età, gliele stava facendo provare.
Calore. Essere avvolti in un abbraccio significa essere stretti da qualcuno, come quando il caldo ti avvolge in una tipica giornata di estate.
Felicità. Sì, Gerard era felice. Quel bambino conosciuto solo un'oretta prima lo stava abbracciando, forse sarebbe potuta nascere un'amicizia, quella che aspettava da tanto tempo.
Amore. Sentiva che il suo abbraccio era sincero, non uno di quelli dati così per dare, ed era la cosa che lo faceva stare meglio. Sentiva quelle braccine intorno al suo collo, sentiva Frank che lo stringeva più forte a sè. Che bella sensazione, sentirsi accettati.
Frank sciolse l'abbraccio, cosa che dispiacque molto a Gerard, avrebbe voluto rimanere avvolto così per sempre. Si accorse che ora il suo -forse- nuovo amico stava guardando il cielo.
-E’ tardi, devo andare a casa, prima che faccia buio.-
Gerard si incupì, era triste di doverlo già lasciare, e se non lo avesse più incontrato?
-Ah.. okay..-
Anche Frank diventò improvvisamente triste, Gerard se ne accorse, e in qualche modo questo lo fece stare ancora più male.
-Cosa succede, Frank?-
-Sono solo. I miei genitori non ci sono, mia mamma è da mia nonna, mio padre... non so dove sia, mio padre.-
I suoi occhi pieni di vita cominciarono a diventare lucidi, era troppo per Gerard, che si avvicinò e lo abbracciò.
-Grazie, Gee..-
Oh. Lo aveva appena chiamato Gee. Nessuno, apparte i membri della sua famiglia, lo aveva mai fatto.
-Di nulla, Frank.-
Rimasero abbracciati, beandosi del silenzio che si era creato.
-Senti ehm.. sempre se vuoi.. ti va di venire a casa mia? Magari puoi mangiare da me, così non ci pensi per un po'.-
Frank alzò la testa dalla spalla di Gerard, lo guardò, i suoi occhi avevano preso di nuovo vita.
-Davvero? Non stai scherzando?-
-Assolutamente no.-
Gerard venne stretto ancora di più, sorrise, aveva reso sia quel bimbo che lui entrambi felici.
-Dai, adesso andiamo, Frank.-
Prese la sua manina e la intrecciò con la sua, e improvvisamente si sentì invincibile, come se qualsiasi paura fosse sparita. Camminarono in silenzio, entrambi semplicemente persi nei loro pensieri, finchè arrivarono davanti al vialetto di casa Way.
-Frank..-
-Si, Gerard?-
-...............-
-C'è qualche problema?-
-Ecco.. mi chiedevo se..- rispose, torturandosi le dita.
-Cosa? Avanti non devi vergognarti, qualsiasi cosa sia.-
Prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi. -Vuoi.. vuoi essere mio amico?-
Non sentendo una risposta li aprì, giusto in tempo per vedere Frank buttarsi su di lui.
 -Si, Gerard, certo che lo voglio!-

NB: non scrivo a scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e blablabla.

 

 

 

Fate has pulled me here, next to you.

 

Cosa si prova ad avere un amico?

Il piccolo Gerard Way se lo chiedeva spesso. Ogni volta che andava al parco con la nonna Elena vedeva tanti bambini giocare, si divertivano un mondo, così piccoli e spensierati. Non aveva mai provato a giocare a palla con qualcuno, tutti lo evitavano come se avesse la peste. Perchè lasciare da parte un bambino? Perchè si veste di nero? Perchè è molto timido? Lui non lo sapeva, la sola cosa di cui era a conoscienza era che si sentiva molto a disagio con sè stesso, cercava sempre una scusa per nascondersi, per confondersi con la massa. Aveva paura di spiccare, di risaltare. O forse era semplicemente vergogna.


Quel giorno il piccolo Gerard andò al parco da solo, sua nonna non potè accompagnarlo, doveva stare a casa a curare il fratellino Mikey. Mikey era l'unica persona con cui Gerard parlava, si confidava, piangeva, rideva. Era fortunato ad avere avuto lui come fratello, ringraziava Dio ogni giorno per questo, ma sentiva un vuoto dentro, voleva un amico che non fosse una persona che vivesse quotidianamente con lui,una persona con cui uscire, con cui crescere, una persona che ci fosse stata fino alla fine. Il piccolo era un po' pessimista, un po' troppo per avere solamente sette anni, pensava che questa persona non sarebbe mai arrivata, così sì inventò un amico immaginario, che chiamò Frank. Non aveva mai pensato al suo aspetto, poco gli importava, aveva soltanto bisogno di una valvola di sfogo, e a quanto pare l'aria faceva al caso suo.


Andò a sedersi sull'altalena, era solo, ma non era una grande novità. La solitudine lo faceva pensare, e a lui faceva molto male, era un bimbo paranoico, stanco, timido, indifeso. E così stette lì, per buona parte del pomeriggio, seduto sull'altalena.

-Ehi, ti disturbo se mi siedo qui, di fianco a te?-

alzò il volto, si girò e lo vide, un bambino gli aveva appena parlato. Forse era la prima volta che succedeva, era una bella sensazione, qualcuno si era almeno accorto della sua esistenza.

-N-no.. siediti pure..- rispose esitando, provava molto imbarazzo in quel momento.

-Grazie. Come ti chiami?-

-Gerard, tu invece?-

-Piacere Gerard, io sono Frank.-

Vide una luce in quegli occhi nocciola, erano così grandi, così belli, così vogliosi di vivere. Non conosceva quel bambino ma già lo invidiava, anche lui voleva che i suoi occhi risplendessero da soli, erano sempre spenti e scuri, un vero peccato per i due smeraldi che possedeva. Poi, si ricordò. Il suo amico immaginario si chiamava Frank, era forse un segno? Vide che il piccolo gli stava porgendo la manina, la strinse, e un piccolo sorriso si formò sulle bocche di entrambi.

-Hai voglia di giocare un po' con me, Gerard?-

Non sapeva cosa rispondere, era davvero la prima volta che qualcuno -e di sua spontanea volontà, diamine!- gli chiedeva di giocare.

-Uhm, va bene. A cosa vuoi giocare?-

-A pallone!! Andiamo, dai!-

Con una stretta secca venne tirato giù dall'altalena, Frank cominciò a correre verso lo spazio più ampio d'erba, e Gerard si ritrovò a dovergli correre dietro. Lo raggiunse, aveva il fiatone, smise un attimo di respirare e si buttò per terra, chiudendo gli occhi.

-Gerard non vieni a giocare?-

Li riaprì, e si trovò quei due bellissimi occhi davanti. Il suo viso era vicino, poteva tranquillamente distinguerne i tratti. Aveva delle belle labbra sottili, i capelli color corvino erano corti, a mò di frangia davanti. Il nasino era piccolo, ma così carino, era perfetto sul suo viso. Frank si alzò, porgendo una mano al piccolo Gerard, per aiutarlo ad alzarsi.

-Grazie..-

-Figurati-

Frank gli sorrise, era davvero bello vederlo sorridere, i denti bianchi e perfetti avrebbero potuto illuminare un'intera galassia, per non parlare delle adorabili fossette che si erano formate sulle gote. Lanciò la palla a Gerard, che la calciò un po' insicuro. Nonostante l’insicurezza il tiro fu molto forte, così tanto che finì fuori dal cancello del parco, e la palla andò sul marciapiede oltre la strada, dove un gruppo di ragazzetti la trovarono e la portarono via con loro. Sia lui che Frank guardarono tutta la scena, come si erano permessi di prendere qualcosa non loro? Si voltò per guardarlo.

-Ehm.. Frank.. io.. non.. non volevo giuro.. è che.. non avevo mai tirato.. un ehm.. pallone quindi non-

-E’ tutto okay, ne comprerò un altro.-

Aveva capito che Frank stava solamente cercando di sembrare cortese, il che aumentò il senso di colpa che lo stomaco di Gerard stava cominciando a sentire.

-Io.. io te ne comprerò un altro.. davvero..-

-Nono, stai tranquillo Gerard.-

Frank si avvicinò a lui, lo attirò a sè e lo strinse in un abbraccio.

Calore. Felicità. Amore. Non aveva mai sentito queste tre cose nello stesso momento, eppure quell'abbraccio, l'abbraccio di un bambino della sua età, gliele stava facendo provare.

Calore. Essere avvolti in un abbraccio significa essere stretti da qualcuno, come quando il caldo ti avvolge in una tipica giornata di estate.

Felicità. Sì, Gerard era felice. Quel bambino conosciuto solo un'oretta prima lo stava abbracciando, forse sarebbe potuta nascere un'amicizia, quella che aspettava da tanto tempo.

Amore. Sentiva che il suo abbraccio era sincero, non uno di quelli dati così per dare, ed era la cosa che lo faceva stare meglio. Sentiva quelle braccine intorno al suo collo, sentiva Frank che lo stringeva più forte a sè. Che bella sensazione, sentirsi accettati.


Frank sciolse l'abbraccio, cosa che dispiacque molto a Gerard, avrebbe voluto rimanere avvolto così per sempre. Si accorse che ora il suo -forse- nuovo amico stava guardando il cielo.

-E’ tardi, devo andare a casa, prima che faccia buio.-

Gerard si incupì, era triste di doverlo già lasciare, e se non lo avesse più incontrato?

-Ah.. okay..-

Anche Frank diventò improvvisamente triste, Gerard se ne accorse, e in qualche modo questo lo fece stare ancora più male.

-Cosa succede, Frank?-

-Sono solo. I miei genitori non ci sono, mia mamma è da mia nonna, mio padre... non so dove sia, mio padre.-

I suoi occhi pieni di vita cominciarono a diventare lucidi, era troppo per Gerard, che si avvicinò e lo abbracciò.

-Grazie, Gee..-

Oh. Lo aveva appena chiamato Gee. Nessuno, apparte i membri della sua famiglia, lo aveva mai fatto.

-Di nulla, Frank.-

Rimasero abbracciati, beandosi del silenzio che si era creato.


-Senti ehm.. sempre se vuoi.. ti va di venire a casa mia? Magari puoi mangiare da me, così non ci pensi per un po'.-

Frank alzò la testa dalla spalla di Gerard, lo guardò, i suoi occhi avevano preso di nuovo vita.

-Davvero? Non stai scherzando?-

-Assolutamente no.-

Gerard venne stretto ancora di più, sorrise, aveva reso sia quel bimbo che lui entrambi felici.

-Dai, adesso andiamo, Frank.-

Prese la sua manina e la intrecciò con la sua, e improvvisamente si sentì invincibile, come se qualsiasi paura fosse sparita. Camminarono in silenzio, entrambi semplicemente persi nei loro pensieri, finchè arrivarono davanti al vialetto di casa Way.

-Frank..-

-Si, Gerard?-

-...............-

-C'è qualche problema?-

-Ecco.. mi chiedevo se..- rispose, torturandosi le dita.

-Cosa? Avanti non devi vergognarti, qualsiasi cosa sia.-

Prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi. -Vuoi.. vuoi essere mio amico?-

Non sentendo una risposta li aprì, giusto in tempo per vedere Frank buttarsi su di lui.

-Si, Gerard, certo che lo voglio!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi tornata con una FF. Avrei dovuto postarla più avanti, ma sinceramente adesso non sapevo che fare cosi eccomi qua. E' la prima volta che vedo di qualcosa di loro così piccoli, se qualcuno aveva già fatto, scusate. Spero che piaccia. Come al solito grazie a chi legge e a chi commenterà. ♥ see you soon.
xoxo



Eri.

 

  
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