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Autore: April Marywever    25/08/2010    0 recensioni
Questa storia è il continuato della One-Shot "Combattere per la vita".
"Oddio, quanto mi manca…
Non riesco più a vivere senza di lei.
Mi manca una parte di me stesso, una parte del mio cuore."

SOSPESA
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutti! Eccoci qui con un nuovo aggiornamento! =)

Grazie a chi a letto la mia storia.. anche se non so chi ringraziare di persona visto che non ho ancora ricevuto nessuna recensione..

Vabbhe.. Vi lascio leggere!

 

Decisioni

 

Christie aveva rinunciato ad avere un qualsiasi discorso con il sottoscritto. Volevo parlarle ma il suo pensiero me lo impediva.

Smile… Smile… Smile… Perché mi hai abbandonato?!

Comunque la storia di Christie mi incuriosiva non poco. Perché? Perché non me la dava a bere che si trovasse così a suo agio qui. Ora ero sicuro che ci avesse mentito il giorno in cui si presentò alla nostra classe.

09 Settembre 3.00 AM

Caro Diario,

Ho mantenuto la mia promessa, non trovi?

Ormai ti scrivo tutti i giorni, a qualsiasi ora. Basta leggere l’orario accanto alla data di questa pagina, in alto a destra: ebbene sì, sono le tre di mattina e, come al solito, non riesco a prendere sonno.

Con questo mio comportamento sto facendo preoccupare tutti, soprattutto mia madre. Ma cosa posso farci?  Neanche i sonniferi fanno effetto…

La mia vita fa SCHIFO.

Ciao, Alex

 

In questi giorni non vado più neppure al cimitero e so che la mia Angioletta  sta soffrendo per come mi sto comportando.

Smile, ancora una volta, Perdonami.

~

 

Passarono ancora interminabili giorni… La mia vita ormai era un corpo senz’anima…

inutile e purtroppo, mancavano ancora non pochi anni alla fine della mia esistenza.

Dovevo pazientare ancora…

Ma come avrei potuto farcela?

Avevo dato forfè… avevo perso ogni speranza… e soprattutto avevo mollato.

Scusami ancora piccola, ti ho deluso un’altra volta…

Ormai non facevo altro: la deludevo e poi stavo male.

12 Settembre 2010 5.00 AM

 

Caro Diario,

Si può morire di solitudine?

Io credo di sì. E in questi giorni sono ancora più sicuro di questa ipotesi.

Mi muovo automaticamente, ormai non faccio più niente di mia spontanea volontà.

È come se il mio corpo si ricordasse delle mie abitudini quotidiane e le compiesse da solo, senza che io debba mandare impulsi dal mio cervello. È piuttosto insolita questa cosa… (Mi scappa un sorriso, però spento). Mi hanno svuotato. Mi ha  svuotato. Il suo pensiero non mi da tregua… e imploro ogni giorno che tutto questo finisca. Che la mia vita finisca.

Anche se dovrò rinunciare a tantissime cose, saranno molte di più quelle che riceverò in cambio.

Una decisione è stata presa.

Alex

 

Ormai avevo deciso. La mia vita sarebbe finita da li ad un quarto d’ora.

Avevo pianificato tutto. Per spiegare il mio decesso (che sarebbe accaduto fra pochi attimi) avevo programmato di lasciare delle lettere a mia madre.

Non sapevo ancora quale sarebbe stata la morte migliore per uno come me. Non volevo suscitare spettacolo, quindi speravo in un decesso piuttosto riservato.

Veleno, impiccagione, taglio delle vene… Di sicuro avrei deciso sul momento.

Mi stavo avviando verso il “patibolo” con un enorme sorriso sulla faccia.

Arrivai davanti ad un piccolo boschetto e decisi che quello era il luogo migliore.

Vedendo un piccolo alberello spoglio, lontano da tutto e tutti, riverso su di un piccolo ruscello, con lunghi rami proiettati verso il cielo plumbeo, mi fece pensare che quel posto avesse qualcosa di magico.

Mi sembrava di essere in stretto contatto con lei.

Quell’atmosfera, carica di pioggia, mi fece sentire perfino “ansioso” della mia morte.

Aspettavo quel momento da ben tre anni.

E, in un istante, capii il miglior modo per suicidarmi: l’impiccagione.

Volevo morire su quell’albero. Volevo morire sapendo che lei mi avrebbe visto spirare su quell’albero.

Preparai tutto. Avevo già portato una corda, valutando vari possibili scenari futuri.

E avevo fatto bene.

L’ora era giunta. Avevo appeso la corda al ramo più alto che potevo raggiungere.

Me la legai al collo, alzandomi sulle punte dei piedi per giungere al ramo sottostante a quello a cui avevo legato la corda. Ed ora, un lancio e tutto sarebbe finito. Finalmente tutto sarebbe finito.

«Smile, sto arrivando.» pronunciai quelle parole con un sorriso.

Un urlo mi fece alzare la testa, tenuta fino ad adesso chinata verso l’erba, cristallina di pioggia e rugiada.

Davanti, anzi, sotto di me comparve la faccia terrorizzata di Christie.

Che ci faceva a quest’ora, qui?

«Che ci fai qui?» sussurrai.

Lei con il respiro affannato mi rispose, con le lacrime agli occhi: «Ti prego, non farlo!».

Non capiva che per me non c’era più niente da fare? Ormai avevo smesso di combattere, volevo solo farla finita.

«Devo, Christie.» dissi deciso, guardandola nei suoi meravigliosi occhi verdi. Eh? Ho detto meravigliosi?

«Non farlo.» ripetè, questa volta però urlandomi queste parole in faccia.

«Ti ripeto: Devo.»

«No. Non devi. Non lo permetterò.» e detto questo iniziò a scalare l’albero sul quale avevo deciso di porre fine alla mia vita.

«Che fai?! Scendi immediatamente!» ora ero molto preoccupato per lei. Poteva cadere e rompersi l’osso del collo.

«NO!» dal suo tono capii che era inutile insistere. Sinceramente, quel tono mi lasciò basito. Non la reputavo una ragazza con così tanto coraggio. Mi era sembrata fin dal nostro primo sguardo una persona molto timida ed insicura. Mi sbagliavo, cavoli se mi sbagliavo.

Ora, quel suo tono, mi fece tremare leggermente di paura.

«Perché fai questo?» chiesi. Perché doveva immischiarsi nella mia vita? Perché non ha perso la speranza, come tutti?

Mi ricordai di una frase, letta poco tempo fa su di un libro preso nella piccola biblioteca del mio paese:

La speranza è sempre l’ultima a morire.”

Ormai era quasi giunta al ramo al quale ero appeso, ma io non accennavo a voler lasciar perdere.

«Vattene.» sibilai. Non volevo che soffrisse, ma se volevo avere almeno la morte in santa pace, dovevo farla cedere, e quindi, farla ritornare da dove era venuta.

Stavo per risponderle di nuovo, ma con un balzo fu davanti a me.

Mi rispose con una frase, letta chissà dove e chissà quando, ma comunque mi rimase in mente perché era una frase su cui riflettere:

« “La vita è troppo breve per potersi permettere il lusso di tergiversare”»

Peccato che la mia vita fosse finita il 27 Gennaio 2010.

«Non ho una vita.» risposi semplicemente. Mi accovacciai, preparandomi al balzo.

Sentii un «NO!» e poi mi lasciai andare, sperando che finalmente, dopo tre anni di agonia, avessi potuto raggiungere il mio eterno amore.

Smile, sto arrivando.


Questo capitolo non è molto "felice".. Alex ha deciso di siucidarsi perchè ormai non poteva più vivere con il pensiero costante della sua Smile..

Ma riuscirà a portare a termine la sua morte?

A presto con il prossimo chappy!

SarettaCullenWriter

   
 
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