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Autore: GiuLiaStrAngE    26/08/2010    0 recensioni
-Mamma piantala…- Ero davvero esasperata –Rebecca… non mi piace il tuo comportamento! È sconsiderato e irresponsabile! Dici di essere matura per i tuoi quasi 16 anni! Eppure trascuri le cose che sono veramente importanti come..- Ecco, perfetto! Mi mancava soltanto la ramanzina da “Manuale della mamma perfetta”...
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    Salve a tutti cari lettori. Mi presento sono Giulia e sono praticamente una novellina nel mondo delle fanfiction. Questa è la mia prima fanfiction seria e cercherò di rendevi partecipi alla storia che voglio raccontare. Per rendervi un po’ più curiosi voglio dirvi che di base è tratta da una storia vera che ho arricchito per renderla appetibile per la lettura. Lo scopo di questo racconto è di farvi entrare nella testa di una adolescenti come tutte le altre, cercare di mostrarvi con può passare nella testa di una ragazzina. La nostra protagonista, Rebecca, è davvero un carattere misterioso e intrigante che pian piano si scoprirà lungo la fanfiction. Farà le sue esperienze di vita e crescerà. Non voglio annoiarvi. Buona lettura! =)

Giulietta.

 

 

 

Era una giornata tipica dell'inverno Vercellese. Freddo pungente, nebbia, nuvole, asfalto ghiacciato. Un paesino qualunque di campagna, immobilizzato dalle temperature polari e dallo scarso lavoro agricolo poiché “non è tempo per il riso”. Tutto il paesaggio sembra racchiuso in un mondo a parte, ovattato, dovuto dalla foschia che rende l’atmosfera quasi da film horror. In realtà era solo un’impressione...

Infatti, la Signora Mazzetti, rispettabile donna pensionata, era in giardino a curare le sue piantine. Se la prendeva con comodo perché considerata la stagione, ne aveva poche da guardare e annaffiare e ormai le conosceva benissimo forse aveva addirittura dato a ognuna un nome. Tutte le sue amiche la consideravano la fioraia del paese, perché il suo giardino era bellissimo, curatissimo e oggetto d’invidia, infatti tutte cercavano di imitarla. La Signora Mazzetti adorava questo piccolo paesino. Ogni qual volta che c’erano novità, non serviva altro che recarsi al bar per sapere la notizia completa e talvolta arricchita di dettagli scandalosi. Dunque, annaffiando abbondantemente le sue adorate piante, la S. Mazzetti analizzava in silenzio la novità fresca di mattinata. -Gioventù bruciata!- commentava tra se e se perché la cameriera del bar le aveva raccontato delle scorribande notturne di una banda di ragazzini un po’ teppisti che la sera prima, all’una di notte, vagavano per strada cantando a squarciagola –Gioventù d’oggi! Sono solo capaci a fare chiasso!-.

Proprio mentre era intenta a fare i suoi soliti commenti e a curare le solite piantine, le arrivò “casualmente” all’orecchio una conversazione fatta con toni un po’ troppo alti. In casa dei vicini, la famiglia Costa, era in svolgimento una discussione tra madre e la figlia minore Rebecca. Cercando di non dare nell’occhio (e senza riuscirci!) si avvicinava pian piano alla finestra per origliare...

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-Mamma piantala…- Ero davvero esasperata –Rebecca… non mi piace il tuo comportamento! È sconsiderato e irresponsabile! Dici di essere matura per i tuoi quasi 16 anni! Eppure trascuri le cose che sono veramente importanti come..- Ecco, perfetto! Mi mancava soltanto la ramanzina da “Manuale della mamma perfetta”. Se pensa ancora di convincermi con questo discorso si sbaglia di grosso, povera mamma illusa…- e bla bla, bla bla bla non va bene!- …Ma ha finito?! Devo ancora mettermi le scarpe e Ginevra mi starà già spettando con le chiavi della macchina in mano. Forse se adotto la tecnica >Sorridi e annuisci< me la cavo con poco da sto casino –Sisi mamma! Hai ragione! Ora posso andare…?- Con la tua solita faccia sconsolata e sull’orlo si una crisi di nervi finalmente disse le parole tanto amate..-Chiedi a tua sorella se ti accompagna!- La mia sorellona mi salva ogni volta. Proprio in quel momento stava scendendo con un maglione infilato per metà con i suoi boccoli castani che le spuntavano dappertutto –Bec aiutami cavolo!! Ahi no… così mi fai male… comunque la porto io mamma e mi… Ahi scema mi hai fatto male… e mi fermo con lei!- Ginevra era imbranata e impacciata, ma era la sorella più pazza e più brava di questo mondo. -Eh va bene! Non fate tardi! Ricordatevi che avete una casa. -Certo mamma- Rispondemmo in coro ormai sulla porta di casa x svignarcela il prima possibile.

Tirandomi un cazzotto sulla spalla con la sua solita finezza da camionista, Ginevra mi ricordava che le dovevo un favore. E come negarglielo?! Mi ha salvata da una situazione terribilmente fastidiosa, che ormai si ripeteva da mesi. Salite in macchina, notai la Signora Fiorellino (come la chiamavo io) che ci guardava perplessa. La nostra cara vicina aveva sicuramente ascoltato tutti e domani mattina, se non un ora dopo, tutto il paese aveva da discutere sulla mia disciplina. Si facessero una padellata di fatti di loro vecchie! Sempre lì a gufare e a osservarti come sciacalli! Ma onestamente era l’ultimo dei miei pensieri. Si perché stavamo andando in uno dei miei posti preferiti. Dove il divertimento era assicurato e, beh, c’era il ragazzo che mi piaceva. Inutile dire che per una adolescente è essenziale seguire gli ormoni.

Insomma questo posto era una specie di capannone dove assieme alla nostra compagnia stavamo creando il nostro carro di carnevale. Ah… Carnevale, la festività più bella dell’anno!! Lì per me era un  mondo a parte, perché nessuno ti dava limiti e ridevo tutto il tempo. Peccato che questo tipo di svago, che in realtà si rivelava un impegno, mi portava via tempo allo studio. le mie prestazioni scolastiche erano nettamente calate e non potevo negare che era colpa del carro. Ma non era solo colpa di questo… Lì avevo conosciuto Alessandro. Non me ne ero invaghita subito, ma dopo mesi di chiacchere e cavolate dette insieme sono caduta nella trappola come una pera cotta.

Tempo di fare tutte queste belle considerazioni eravamo già arrivate al capannone. –Ma ciau Tope!!!- Ci salutava dall’entrata Gio. L’ amico di trent’anni ancora fidanzato, con un debole per le belle ragazze ma che alla fine non era pedofilo, come poteva apparire le prime volte. –Siete un po’ in ritardo oggi!- diceva Gio con aria da finto arrabbiato –Eh sia com’è! Quando la mamma ti agguanta e ti fa la ramanzina è difficile staccarsi!- le miei spiegazioni gli bastavano per capire che la situazione non migliorava e cercava di tirarmi su di morale –Daaaaaaai! C’è tanto di quel lavoro da fare che la mamma la dimentichi!-. entrata lì dentro tirai un sospiro di sollievo. Ed eccolo lì Ale, con il suo viso carino e il sorriso sghembo che aveva sempre stampato in faccia. Mamma mia che batticuore. Mi dovevo avvicinare per salutarlo assolutamente, ma la mia timidezza mi fotteva sempre tutti i piani per attaccare decentemente bottone con lui. Che nervoso! Dai Rebecca, devi farcela! Capelli? A posto. Sorriso? Non riesco. Magnifico, stavo deviando per andare a salutare gli altri e lo ignoravo completamente. Eh no… così non è farsi desiderare, così è autolesionismo. –Wei Bec! Sbaglio o ti sono cresciute? Se vieni qui controllo!- Oddio ce l’aveva proprio con me! L’inevitabile umorismo riferito al corpo e al sesso, tipico dei ragazzi. –Fottiti Ale, non sono fatti tuoi!- Magari lo fossero… Nono! Niente pensieri strani! –Dai non fare la difficile!- Mi guardava malizioso con il sorriso che solo lui riusciva a fare, e ogni volta mi sciolglievo.-Coglione! Ciao a tutti!-. Tutti si voltarono per salutare me e Gine e come ogni volta ci accoglievano a braccia aperte.- Le belle ragazze si accettimo volentieri!- frequente anche questa battuta, stava parlando Marco, il più vecchio della compagnia. –Marco non fare il cascamorto! Io ho quasi 16 anni..la Gine 19! Non credi di essere un po’ troppo cresciuto?- Meglio se non davo corda a lui… avevo sempre una certa paura di attizzarlo. –We Gio!! Oggi arriva un nuovo amico dello scemo!- Diceva Chicco, il più piccolo (ma spesso tre volte me) urlando dall’altra parte del capannone… Vidi che Ale gli lasciava i giornali e lo insultava per avergli dato dello scemo, ma alla fine era davvero uno scemo!

Amico?! Mmm. Chissà se è carino. Insomma anche se era in rapporti di amicizia con il tipo che mi piaceva, un’occhiata potevo sempre dargliela! D’altronde agli ormoni non si comanda. -Ehi Veline! Che fate di bello stasera?- Ci chiamavano Veline me e la Gine perché io ero bionda con gli occhioni azzurri, mentre mia sorella mora con gli occhi scuri.-Non abbiamo ancora sentito nessuno, perché?- Disse Gine, il sabato sera andavamo sempre per locali con gli amici di scuola.-State con noi! Mangiamo una pizza tutti assieme per dare il benvenuto alla nuova recluta e dopo cena spariamo quattro cazzate!- Bella! Mi piaceva questo programma. Magari sarei riuscita a stare da solo con Ale. -Va benissimo!!-. Avevo deciso io. Mentre mettevo i guanti per non sporcarmi le mani, stavo attenta a non rovinarmi le unghie, una delle mie fisse da ragazza. Adoravo tenere le unghie lunghe per decorarmele e abbinarle al vestito. Essendo una adolescente non potevo rinunciare alla cosmesi così facilmente. Ale nel frattempo si era avvicinato –Dai Bec stasera ci divertiamo!- Alludeva a qualcosa di più delle quattro stronzate, ma non pensavo che lo intendesse veramente, poi era così carino…-Ihihihih sisi!- …Che risposta da oca! Proprio mentre discutevamo sentii una voce nuova alle mie spalle. Era arrivato al capannone il ragazzo nuovo. Tipico siciliano con i capelli e occhi scuri, magro con una camminata da presuntuoso. Si presentò agli altri poi venne verso me e Ale. –Ciao Vale!- Si diedero la mano e subito dopo un pugno sulla spalla, maschi!. Lo sconosciuto si chiamava Valerio. Mi ispirava… Astio! Proprio non mi andava a genio come camminava, la sua voce, i modi di fare. Basta avevo deciso! Non lo sopportavo a pelle. Si girò verso di me –E questa biondina?- NO!! Così proprio non poteva chiamarmi! –Rebecca! Grazie-. Mi squadrava dalla testa ai piedi e non potevo sopportarlo il suo atteggiamento, vicino c’era Ale e non volevo che lui pensasse male… Il nuovo non mi interessava! Si girò senza dire nient’altro e con un sorriso troppo furbo per i miei gusti stampato sul viso. Mi irritava la sua presenza anche se era lì da dieci minuti, e tutta l’attenzione era rivolta verso di lui. Scemi! Erano abbindolati da questo babbeo che si credeva attraente e furbo più degli altri, con una risata coinvolgente e sempre la battuta pronta. Mi girai offesa, facendo muovere la mia morbida chioma bionda e facendo tintinnare gli orecchini. Cercavo di concentrarmi sulle mosse che dovevo fare per conquistare Ale e su come colorare i pezzi già finiti del carro, ma la mente era occupata dalla curiosità. Non riuscivo a smettere di pensare… Forse perché il mio carattere mi impediva di rimanere indifferente alle cose nuove, e vivere esperienze mai provate prima era l’esca a cui abboccavo sempre con una pesciolino tonto. E chi mi stava tirando l’esca, sapeva che sarei abboccata. I  miei occhi azzurri e profondi come il mare non nascondevano l’immensa curiosità che provavo verso quel ragazzo così accattivante e insopportabile. La mia immensa ingenuità si vedeva, ed era il gioco preferito di molti. No! Non potevo caderci.

Forse erano i miei soliti castelli in aria, costruiti su sensazioni provate per un millesimo di secondo. Ma a me piaceva giocare…

 

 

Eccoci alla fine del prima capitolo. Spero vi sia piaciuto e continuate a seguirmi! Recensite per favore!!! =) sarò ben contenta anche di accettare critiche! Un bacio.

  
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