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Autore: KazeToHi    27/08/2010    2 recensioni
Dal primo capitolo: Peccato che lei non avesse la minima intenzione di uscire con qualcuno. E, partendo da questo presupposto, si chiese per l'ennesima volta cosa ci facesse lì. Ancora non poteva crederci. Già, Sango l'aveva portata in un locale per incontri. E come se non bastasse, l'aveva mollata a quel tavolo, dicendo che dividendosi avrebbero avuto molte più possibilità... possibilità per cosa, poi? Fanfiction scritta per il compleanno di roro. Auguroni, amora!!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!! *-*

Qui, dopo tanto tempo, siamo di nuovo Emiko92 e Aryuna con il nostro account condiviso! ù_ù/ Sì, sappiamo che dobbiamo continuare da secoli “The last time”, ma ora siamo qui per una cosa più importante. <3

Oggi, 27 agosto 2010, la rò (roro-chan *_*) compie 18 anni!!! *stelle filanti* e per festeggiare questo giorno tanto speciale abbiamo deciso di scrivere una piccola storia in due capitoli. Uno mio (qui è Emiko che vi parla ù_ù) e uno di Ary! =D

L'onore del primo capitolo è toccato a me, e anche se non è esattamente una delle cose che mi convincono di più tra quelle che ho scritto (quasi per nulla, direi >__<), l'ho scritto con taaaanto affetto per la nostra rò-rò! *_* <3

L'idea di base per la trama è stata di Ary, poi ci siamo divise le coppie (io Inu e Kag e lei Miroku e Sango), e così... eccomi qui con il capitolo su Inu e Kag!! <3


Buona lettura, e ovviamente... TANTI AUGURI, RORO!!! *^*





Capitolo 1.


La ragazza trattene l'ennesimo sospiro annoiato, mentre accavallava le gambe in un gesto fluido.

La mano destra ravvivò i lunghi capelli neri, per poi andare a giocherellare con un pezzetto di carta abbandonato sul tavolo.

Kagome -questo era il suo nome- si sforzò di guardare il proprio interlocutore negli occhi, per far almeno sembrare che lo stesse ascoltando.

La voce ormai le arrivava completamente ovattata. Non che volesse fare la parte della maleducata che non presta attenzione ai discorsi altrui, no. Soltanto che la sua testa si era come spenta, più o meno dopo il tizio-fissato-con-il-football. L'aveva ribattezzato così, il ragazzo che si era fermato al suo tavolo circa una mezz'ora prima. Insomma, a Kagome non dispiaceva lo sport, e neanche il football. Ma sapere cosa fosse una linea di scrimmage o che il pallone dovesse essere lungo 28 centimetri con circonferenza di 56... non era la sua massima aspirazione, diciamo. Non quando aveva sonno ed era stata trascinata in un posto del genere.


E tu invece cosa ne pensi, ehm... Kagome, giusto?”

La ragazza sussultò leggermente nel sentirsi chiamare, e per un attimo la sua mente sembrò uscire dallo stato di “nebbia totale” in cui era caduta.

Hojo -il nome del ragazzo era l'unica cosa che fosse riuscita a memorizzare- la guardava con un sorriso talmente radioso che Kagome si chiese cosa ci trovasse di tanto entusiasmante in tutta quella situazione.

Oh, bè...” sorrise. “Sono d'accordo!”

Ovviamente non aveva la minima idea di cosa stesse parlando. Si augurò mentalmente che anche lui non fosse fissato con qualche disciplina sportiva.

Lo vide schiudere le labbra per dire qualcosa, ma il campanello che segnava la fine dei dieci minuti a loro disposizione suonò proprio in quel momento.

Caspita, il tempo è volato!” Esclamò Hojo, mettendoci fin troppa enfasi. “Che ne dici se andassimo a prenderci qualcosa da bere?” Sembrava imbarazzato, e abbassò leggermente lo sguardo, ma il sorrisone che aveva stampato sul viso non subì alcun mutamento.

Bè, era così che funzionava in quei posti. Le ragazze stavano sedute, i ragazzi facevano il giro dei tavoli e, se al termine dei dieci minuti ci si era trovati particolarmente bene con qualcuno, si usciva insieme.

Kagome non poteva negare che Hojo facesse quasi tenerezza. Ed era senza dubbio un bravo ragazzo. Certo.

Peccato che lei non avesse la minima intenzione di uscire con qualcuno. E, partendo da questo presupposto, si chiese per l'ennesima volta cosa ci facesse lì.

Ancora non poteva crederci. Già, Sango l'aveva portata in un locale per incontri.

E come se non bastasse, l'aveva mollata a quel tavolo, dicendo che dividendosi avrebbero avuto molte più possibilità... possibilità per cosa, poi? Per farsi abbordare da qualche sconosciuto!? E dire che la sua adorabile amica, nonché coinquilina e padrona di casa, lo sapeva bene quanto quel genere di cosa non le piacesse.

E' vero, non aveva ancora mai avuto un fidanzato. Ma avrebbe scelto lei chi e come, ed era sicura che quando fosse stato il momento sarebbe successo tutto nel modo più naturale possibile.

Ehm, Kagome? Allora... cosa ne dici?” La voce leggermente titubante di Hojo la risvegliò dai suoi pensieri.

Ah! Ecco...” Cominciò, cercando un modo gentile per rifiutare. “Oggi io... sono venuta per accompagnare un'amica e...” Si grattò la testa, con fare imbarazzato.

Ho capito!” La interruppe Hojo, sembrava dispiaciuto ma non smise di sorridere. “Sarà per un'altra volta, dai!”

Kagome avrebbe voluto dirgli che probabilmente no, non ci sarebbe stata una prossima volta. Ma lui era stato comprensivo, l'aveva anche appena tolta dall'imbarazzo, e non voleva infierire.

Così si limitò ad annuire, salutandolo cordialmente.


Cambiò posizione sulla sedia, cercando di stare più comoda. Si guardò per un attimo attorno, vedendo Sango seduta alcuni tavoli più in là, intenta a parlare con qualcuno.

Sospirò: avrebbe dovuto attenderla ancora un po'. A dire la verità, Kagome di natura era socievole e chiaccherona, quindi scambiare due parole, anche se con gente sconosciuta, non le dispiaceva troppo -football a parte-. Era lo scopo ultimo, come l'aveva definito lei, di quel locale a darle fastidio. Le sembrava una cosa troppo forzata.

Sollevò lo sguardo, quando vide l'ennesimo ragazzo avvicinarla. Era alto, senza dubbio piacente -moro, con due profondi occhi blu- ed aveva un atteggiamento decisamente baldanzoso e spigliato, si notava da subito.

Le sorrise apertamente -anche se a Kagome sembrò più un ammiccamento- e le si sedette davanti, mentre con la mano sinistra si scostava il corto codino dalla spalla.


Ciao, io sono Miroku!” Disse, sporgendosi sul tavolo. “ E tu? Una ragazza bella come te deve avere sicuramente un gran bel nome!” Fece l'occhiolino.

Kagome sbatté le palpebre, stordita. Oh, no!, pensò, le era capitato il perfetto casanova.

Mi chiamo Kagome.” Rispose, cercando di ignorare lo sguardo dell'uomo, puntato decisamente troppo verso il basso. “E non sono così bella come dice, sa?”

Lui sorrise ancora. “Mi stai dando del 'lei'? Non ce n'è bisogno, passerotto. E poi tutte le ragazze si vedono meno belle di ciò che sono!” Concluse, con aria saccente.

Kagome era attonita.

Passerotto? Doveva ammettere che nessuno l'aveva mai chiamata in quel modo. E la cosa non la sorprendeva. Ma era davvero Giapponese, quel ragazzo? Le sembrava fin troppo audace.

E quell'aria da conosco-le-donne-come-le-mie-tasche?

Beh, allora grazie mille del complimento!” Sorrise ancora lei. “E quindi... tu... sembri solito frequentare posti come questo, eh?”

Era rimasta sorpresa da tanta intraprendenza, sì, ma non era mai stata tipo da lasciarsi intimidire da dongiovanni come quello.

Lui fece una breve risata, mostrando i denti perfettamente bianchi.

Si nota?” Chiese con aria innocente. “Diciamo che mi diverto, e conosco tante splendide ragazze, cosa c'è di meglio?”

Mh, certo, capisco...”

Tu invece...” Cominciò lui. “Mi sembri proprio il tipo che odia i posti del genere, mi sbaglio?”

Ops, lo dava a vedere così tanto?

In effetti...” Disse timidamente. “Mi ci ha voluto portare un'amica, io non è che li ami molto.” Per niente, aggiunse tra sé e sé.

Davvero? E' un peccato!” Le rivolse uno sguardo eloquente. “Ma pensa che anche io ho trascinato qui un mio amico... credo andreste d'accordo, sai?” Rise.

Kagome si sorprese della piega che aveva preso la conversazione, limitandosi ancora a rispondere.

Dici? Ma immagino che per un ragazzo sia diverso... alla fine avrà trovato qualche ragazza che gli piace e si starà divertendo, il tuo amico!” Lo disse scherzando, tanto per dire qualcosa.

Sì, lo dici perché non lo conosci!” Ridacchiò lui. “Ma spero sia così, l'ho portato apposta! Dovrebbe fare come me e trovarsi qualche bella ragazza!” Concluse con aria convinta.

Qualche?, si ripeté mentalmente Kagome. Una non sarebbe bastata? Che razza di tipo!

Ma ora non parliamo di lui!” Riprese Miroku. “I dieci minuti stanno per scadere, mi concederai di offrirti da bere o proprio non ne vuoi sapere?” Le si avvicinò, poggiando i gomiti sul tavolo.

Sono spiacente!” Sorrise lei, alla fine doveva ammettere che parlare con quel tizio le veniva abbastanza semplice, probabilmente per il suo essere così naturale e spigliato. Soltanto che era proprio il tipo di ragazzo che meno aveva effetto su di lei.

Però, dato che ormai mi hai scoperta, posso dirti che non ho intenzione di uscire con qualcuno, stasera.”

Mh, lo sospettavo.” Rispose lui, mettendo su un buffo broncio. “Se cambi idea vienimi pure a cercare, ok?” Si alzò nell' esatto istante in cui suonò il campanellino.

Kagome non rispose, mentre lui la salutava con un gesto della mano e faceva per allontanarsi.

Non era stato troppo difficile, pensò. Aveva rispettato il fatto che lei non ne volesse sapere, per fortuna.


Arrivati a quel punto, Kagome aveva sempre più sonno e voleva davvero tornarsene a casa, ormai era lì da circa due ore.

Ma nonostante Sango l'avesse trascinata contro la sua volontà, non voleva neanche rovinare la serata all'amica -che, oltretutto, non riusciva più a localizzare- così si era rassegnata ad aspettare che fosse lei a raggiungerla.

Fu in quel momento che sentì un pesante tonfo provenire dall'altra parte del tavolo.

Si era appena seduto un nuovo ragazzo, anche se dire che si era lanciato sulla sedia era decisamente più appropriato.

Kagome l' osservò, sorpresa. Era un mezzo demone! Lo si capiva dai lunghi capelli argentati e dalle bianche orecchiette che gli spiccavano sulla testa.

Quella sera non ne aveva ancora visto nessuno – neanche demoni completi, in effetti-.

Il nuovo arrivato, però, se ne stava per metà voltato verso destra, senza guardarla. Teneva le braccia conserte ed era il perfetto esempio di persona scocciata. Molto scocciata.

E questo, a Kagome, diede un po' fastidio.

Ehm.” Si schiarì la voce. Ok, neanche lei aveva voglia di stare lì, ma avere un atteggiamento così maleducato le sembrò un tantino esagerato.

Piacere, sono Kagome! Tu?” Sfoderò un enorme sorriso e il suo tono più conciliante.

Ma il mezzo demone la ignorò palesemente.

Ehi?” Chiamò, pazientemente.

Lasciami in pace.”

Ok, adesso era troppo. Era in un posto che non le piaceva, era annoiata e stanca. Certo non si sarebbe fatta trattare in quel modo dal primo mezzo demone che capitava!

Potresti essere un po' meno scorbutico, sai?” Il tono conciliante era sparito. “In fondo sei tu che ti sei venuto a sedere qui!”

Il ragazzo finalmente si voltò a guardarla, e lei si ritrovò per un attimo a fissare quelle iridi dorate. Ma si riprese quasi subito.

Allora?”

Tsk. Che vuoi?”

Te l'ho detto: sei venuto a sederti qui per parlarmi in questo modo?” La stava davvero facendo infuriare.

Non mi pare che la sedia sia di tua proprietà, mocciosa! Io mi siedo dove mi pare!” E nel parlare sfoderò un'espressione imbronciata che a Kagome ricordò tremendamente quella di un bambino che era appena stato rimproverato.

MOCCIOSA?!” Ripeté, incredula. “Come ti permetti?”

Lui sbuffò, senza abbassare lo sguardo. “Sei tu che stai insistendo per parlarmi!”

Oh, scusami tanto se cerco di essere educata!”

Non te l'ho chiesto! Mi sono solo seduto al primo tavolo che mi è capitato, questa cosa di parlare con gente mai vista è una scocciatura!”

Lei alzò ancora di più la voce, esasperata. “Guarda che io neanche ci volevo venire qui!”

Beh, neppure io!”

Kagome si sbloccò per un attimo, e così anche lui. Per un po' cadde uno strano silenzio, mentre i due riprendevano fiato. La ragazza arrossì lievemente: non si era mai messa a litigare così con uno sconosciuto.

In quel momento vide di sfuggita Sango andare verso l'uscita insieme a... era Miroku, quello? Sperò solo che non si fosse fatta abbindolare troppo dai suoi modi da cascamorto, e soprattutto che tornasse presto a prenderla.

Davvero?” Chiese dopo poco, la voce nuovamente calma, quasi imbarazzata.

Davvero cosa?”

Neanche tu volevi venire qui?”

Keh, ovvio che no!” Nel dirlo voltò la testa di lato, facendo ondeggiare i lunghi capelli su cui la luce del locale creò strani riflessi.

E... come mai ci sei, quindi?” A Kagome per un attimo venne in mente che forse era lui l'amico di cui parlava Miroku, quello che aveva trascinato con sè. Sarebbe stata una bella coincidenza!

Non sono affari tuoi!”

Kagome era incredula. Ma allora voleva davvero litigare!

Senti, tu...” Cominciò, ma fu interrotta dal suono del proprio cellulare, che annunciava l'arrivo di un messaggio.

Aprì la borsetta, tirando fuori l'apparecchio per poi leggere l'sms.

Non era possibile.

Sango le aveva scritto che “per via di una cosa spiacevole che le avrebbe spiegato a casa” era tornata subito all'abitazione, di raggiungerla prima che si facesse troppo tardi e di non preoccuparsi.

Cercò di mantenere la calma. Va bene che abitavano poco lontano, ma lasciarla lì dopo che l'aveva aspettata tutta la sera...!

Ok, si disse, Sango era una persona molto seria, quindi doveva avere avuto un motivo valido. Sicuro. Avrebbe aspettato di sapere cosa fosse successo.

Alzò lo sguardo; il mezzo demone -ancora non le aveva detto il proprio nome- era rimasto a braccia conserte, immobile a fissare il pavimento.

Il campanello suonò, e Kagome, per la prima volta in tutta la serata, si ritrovò a pensare che i dieci minuti erano passati davvero in fretta!

Il ragazzo si alzò, facendo per andarsene, senza neanche averla salutata.

Kagome agì senza pensare.

Ehi, aspetta!”

Lui voltò leggermente la testa, fissandola a metà tra il sorpreso e lo scocciato.

Mi... accompagneresti a casa?”

A quel punto la parte sconcertata prese decisamente il sopravvento.

COSA!?!

Beh...” Cercò di non far notare che era più sorpresa di lui per quanto aveva appena detto. Ma, insomma, era già piuttosto tardi. E lui non sembrava affatto un maniaco, anzi. Al massimo, rischiava qualche insulto.

L'amica che era con me è andata via, d'inverno le strade a quest'ora sono piuttosto deserte... e qui non conosco nessuno, così...”

Non m'interessa.” Disse secco lui, riprendendo a camminare verso l'uscita.

Kagome mise da parte ogni imbarazzo, indossò il cappotto e lo seguì fino a fuori, cercando di tenere il suo passo.

La smetti con questo atteggiamento maleducato? Devi farti perdonare per avermi dato della mocciosa! Ehi... ehi, mi stai ascoltando?”

Lui si fermò di colpo, così che lei andò a sbattere contro la sua schiena. Rimasero un attimo a guardarsi, sorpresi.

Non sono tenuto ad accompagnarti.” Disse poi l'hanyou.

E' vero.” Sospirò lei, mentre osservava il proprio fiato condensarsi in tante piccole nuvolette, a causa del freddo. “Però potresti farmi questo piccolo favore, no?” Lo guardò, rivolgendogli lo sguardo più supplichevole che fosse in grado di fare.

Lui la fissò a sua volta, impassibile. Poi, d'improvviso, si voltò sollevando le spalle e balbettando un: “Però sbrigati!”

Sul viso di Kagome nacque il primo sorriso spontaneo di tutta la sera, salvo poi fermare l'hanyou e fargli notare che casa sua era nella direzione opposta.


Grazie.” Sussurrò Kagome dopo che ebbero fatto alcuni passi. Si strinse maggiormente nel cappotto, mentre avanzava sul sottile strato di neve che ricopriva la strada.

Tsk.” Fu l'unica risposta che ottenne.

Sospirò, ormai quasi abituata a quei modi scorbutici. Il mezzo demone la precedeva di pochi passi, e per un attimo s'incantò ad osservare il lento ondeggiare dei suoi capelli. Ad ogni passo si spostavano verso destra, poi verso sinistra, con una cadenza lenta e regolare.

Per fortuna non abito troppo lontano!” Provò ancora ad intavolare una conversazione. “Ormai siamo quasi arrivati...”

L'osservò ancora.

Sai che hai delle orecchie davvero carine?” Disse d'istinto. “Mi piacerebbe toccarle, devono essere molto morbide!” Scherzò.

Scordatelo.” Grugnì lui. Cavolo, quella sera era la seconda volta che tiravano in ballo le sue orecchie!

Antipatico.” Borbottò lei. Stava per aggiungere altro, ma si accorse d'improvviso che si trovavano sulla via di casa sua.

Oh, siamo arrivati.” Disse, ancora una volta sorpresa di quanto il tempo fosse volato.

Si voltò ancora una volta a guardarlo: si era fermato, teneva le mani in tasca e le rivolgeva uno sguardo svogliato.

Stava per salutarlo, e doveva ammettere che un po' -ma proprio solo un po' ,eh!- le dispiaceva, quando notò una cosa.

Hai freddo?” Chiese semplicemente.

Lui la guardò come se avesse appena visto un fantasma. O peggio.

Figurati! Sono un mezzo demone, io! Non posso avere freddo, non sono mica un debole umano!”

Capisco...” Riprese lei, in tutta calma. “Ma le tue orecchie stanno tremando!”

Lui sussultò, come se si fosse scottato. “Non stanno...”

Certo, certo...” Si posizionò dietro di lui, spingendolo verso l'ingresso della propria abitazione.

Che stai facendo!?” Strillò lui.

Voglio che vieni un attimo da me, ho una cosa da darti!” Sorrise, continuando a spingerlo. Sapeva perfettamente che se solo avesse fatto resistenza, non l'avrebbe spostato nemmeno di un centimetro, ma per il momento si stava limitando a lamentarsi. Cosa facilmente ignorabile.

Lo spinse fino alla porta, per poi suonare al campanello. Il ragazzo se ne stava in un angolo, sempre più imbronciato. Le orecchie che ancora tremavano leggermente, e lo sguardo basso. Kagome dovette ammettere che era una visione adorabile.

Dopo pochi secondi Sango arrivò ad aprire, l'espressione scocciata che presto si trasformò in stupefatta, quando notò l'hanyou.

Kagome si limitò a sorridere -ci sarebbe stato tempo dopo per chiedere spiegazioni a Sango, e neanche gliene importava più molto, a dir la verità-, la salutò velocemente e si fiondò dentro casa, urlando all'hanyou di aspettarla lì.

Quando tornò, stringendo tra le mani una lunga sciarpa giallo-ocra, trovò l'amica che ancora fissava stralunata il mezzo demone, mentre lui fissava a sua volta un muro.

Gli si avvicinò, per poi farlo voltare verso di sé tirandolo per una manica.

Con un movimento veloce e preciso gli avvolse la sciarpa intorno alle orecchie, coprendole, per poi legargliela al collo.

Lui la fissava sorpreso e... inorridito?

Cos'è quella faccia?” Chiese, sbuffando. “Purtroppo non ho un cappello, dato che io non li porto. Ma con questa non avrai più freddo.” Sorrise.

Lui aprì la bocca. Poi la richiuse.

Kagome avrebbe potuto giurare di scorgere un lieve rossore sulle sue guance , ma poteva anche essere per il freddo...

Tsk! Ho detto che non ho freddo!” Urlò lui, quando sembrò essersi ripreso. Ma non tentò di togliersi la sciarpa, con grande soddisfazione di Kagome.

Sì, sì. Va bene.” Lo assecondò. “Ora me lo dici come ti chiami?”

Lui guardò nuovamente verso il muro.

Inuyasha.” Bofonchiò, a voce bassissima.

Allora piacere, Inuyasha!” Rise lei, sempre più soddisfatta. “Grazie ancora per avermi accompagnata, per stasera puoi tenere la sciarpa!”

Non pensare che ti ringrazi, mocciosa!”

ANCORA?!” S'innervosì di nuovo lei, tirando un lembo della propria sciarpa per farlo abbassare verso di sé. “Sei un a-n-t-i-p-a-t-i-c-o!” gli sillabò, per poi lasciarlo andare.

Lui indietreggiò, e a lei sembrò di scorgere nuovamente un colorito più intenso sul suo volto.

Keh, io me ne vado!” Disse lui, avviandosi verso la strada.

Kagome sospirò, salutandolo -non ricevendo ovviamente risposta- per poi voltarsi verso una Sango sempre più sconvolta.

Beh?” Le chiese.

... Vedo... che a te è andata bene, eh!” Disse solo l'amica.

Kagome ci mise un attimo a capire.

COME?! Ma... ma che dici?” Chiese, mentre entravano dentro casa.

Sembravate molto in confidenza! Poi proprio con quel tipo così difficile! Anche la sciarpa...”

Kagome divenne di una curiosa tonalità di bordeaux.

Ma cosa dici, Sango!? Aveva freddo e gli ho prestato una sciarpa, tutto qui!”

Certo. E ti ha accompagnato a casa.”

Perché era tardi e mi hai lasciata sola!”

Sango si bloccò per un attimo, sentendosi in colpa. “Per quello ti chiedo scusa. Poi ti spiego.” Un'espressione di rabbia le apparve per un attimo sul viso, incuriosendo non poco Kagome. Che fosse successo qualcosa con Miroku?

Stava per domandarglielo, ma proprio in quel momento Sango tornò alla carica.

Vi ci vedo bene insieme, comunque. Tu ed Inuyasha, dico.” Sorrise.

Il rossore sulle guance di Kagome tornò.

Ma smettila!” Mise il broncio.

Ad ogni modo...” Continuò Sango, mentre metteva su l'acqua per preparare del tè “devo dire che il tuo metodo della sciarpa è molto più utile per farsi dire il nome, rispetto alla minaccia riguardo le orecchie!” Rise.

Eh?” Chiese Kagome, confusa, sedendosi sul divano.

Nulla, nulla! Quando vi rivedrete?” Sembrava proprio non voler smettere.

Come?”

Beh... perché vi rivederete, no? Tanto sa anche dove abiti!”

Kagome ormai era sprofondata in mezzo ai cuscini.

B-beh, deve restituirmi la sciarpa. Ma è davvero un tipo troppo scorbutico.”

Sango annuì, poco convinta, mentre versava il tè in due tazze, porgendone una a Kagome. Le sorrise, soddisfatta. Era da tanto che non vedeva la sua amica andare tanto d'accordo con un ragazzo -o mezzo demone, si corresse-. Perché a vederli poco prima, aveva proprio avuto la sensazione che andassero davvero d'accordo.

Presto mi ringrazierai!” Affermò, saccente, sorseggiando la bevanda calda.

Certo, come no!” Borbottò Kagome, voltandosi dall'altra parte.

Chiuse gli occhi, mentre il tè le scendeva lento nella gola.

In fondo, pensò, non era stata una così brutta serata.




Ecco qui! <3

A me continua a non convincermi, ma spero che ti sia piaciuto almeno un po', rò >//< Ancora tanti, tanti, tanti auguri, passa una bella giornata, perché 18 anni non si fanno tutti i giorni. Ti voglio un mondo di bene. <3

Un grazie a tutti quelli che leggeranno e commenteranno, ora lascio ad Ary per il prossimo cap. =)


















  
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