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Autore: Crazy Amber    28/08/2010    4 recensioni
- Immagina...immagina che quegli aerei, là in alto siano stelle cadenti. Esprimi un desiderio -
Non gli serve guardarla per avvertire lo stupore che quella frase ha scatenato su Rima;
- Esprimere un desiderio?! Shiki, questa è roba da...da...umani! - borbotta semplicemente.
- Allora immagina di non essere Rima. Di non essere una vampira. Immagina di essere un'umana, quello che vuoi tu. Immagina di non avere niente a che fare con intrighi e segreti, di essere semplicemente libera...di essere quello che vuoi tu. E ora, esprimi un desiderio -
[ Shiki X Rima ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rima Toya, Senri Shiki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A i r p l a n e s






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Can we pretend that airplanes

In the night sky
Are like shooting stars
I could really use a wish right now
- Airplanes B.o.b-

Rima sospira, le mani sottili ed eleganti riposte accuratamente sul ripiano marmoreo del comodino, le lunghe ed affusolate dita avvolte in un paio di splendidi e all'apparenza costosi guanti scuri che tamburellano nervosamente sul marmo chiaro della specchiera, al ritmo di una melodia immaginaria.

Difianco ad esse, un piccolo carillon d'un dolce rosa perla - splendida e delicata margherita - s'apre lentamente, dischiudendo con dolcezza, seppur con qualche nota d'attenzione che ne inceppa i meccanismi, gli splendidi petali di quarzo, mentre leggiadra la ballerina contenuta all'interno riprende la sua danza con grazia misteriosa ed ipnotica.

Alza un braccio quasi con naturalezza, mentre il tessuto della piccola gonna s'inclina verso il basso, volteggiando sulle punte come neve nel cielo che danza al ritmo del vento, eseguendo con precisione innaturale ogni più piccolo movimento, ogni più insignificante mossa ancora e ancora.

Il piccolo volto di plastica è disteso e rilassato, felice, un sorriso ne illumina l'espressione gioiosa.

Dietro alla quale, irrimediabilmente, si nasconde una tristezza infinita, piccola ballerina conscia del fatto che, per quanto leggiadra o graziosa, quegli occhi cielo freddi ed impassibili - irraggiungibili come i cieli più lontani - non la seguiranno mai realmente con attenzione, non la guarderanno mai davvero.

E all'improvviso, con un tonfo secco, l'incantesimo che alleggiava nella piccola stanza si rompe, spezzandosi insieme ai sogni di quella piccola ballerina che, per la prima volta, trovava la forza di sperare, di danzare per qualcuno.

La dolce melodia s'interrompe bruscamente, arrendendosi docile alle decisioni della vampira e lentamente, si lascia risucchiare dal silenzio padrone nella notte.

Ora la stanza sembra più fredda, più sconosciuta, più innaturale; ma in fin dei conti, essa non è altro che la proiezione della sua stessa persona.

Infondo, non è anche lei una sconosciuta per quella scuola, non è un qualcosa di innaturale?

Un vampiro non ha niente di naturale.

Ma le sta bene così.

Si sposta con passo leggero ed aggrazziato da una parte all'altra della stanza, veloce ed agile con un'eleganza tutt'altro che umana e scosta dolcemente con il palmo della mano il leggero tessuto di velluto violetto, delicato ostacolo per la luce lunare che tenta in tutti i modi di entrare all'interno per avere la solida soddisfazione di accarezzare la figura perfetta di quella creatura idilliaca - che di divino non ha nemmeno l'anima-.

Le tende si piegano al suo tocco leggero, mentre la maniglia scorre verso il basso, permettendo così all'aria viziata della stanza d'uscire fuori e rinfrescare la camera con una delicata fragranza di fiori freschi appena sbocciati, sotto al grazioso balconcino privato della sua stanza.

La luce della luna arriva chiara e diretta sull'Accademia Cross, avvolgendo il giardino e l'intera struttura con il suo fascio latteo, racchiudendo dentro di sè piccoli frangenti di vita di vari adolescenti, chi in preda al panico per un interrogazione della quale sa poco e niente, chi arrabbiato, chi deluso o amareggiato.

Rima arriccia leggermente il naso, disgustata da quell'aroma inconfondibile e acuto che percepisce ormai sempre più spesso nel sangue delle ragazze della Day Class; un profumo che le fa venire la nausea, talmente patetico quanto misterioso.

Non cosa sia davvero; gli umani lo chiamano "amore".

Un odore che sa di tutto e di niente, del nulla e dell'infinito, d'imbarazzo e di dolcezza. Si fa sempre più insistente e pungente durante il cambio delle due classi, quando quelle sciocche fragili ed impertinenti s'affollano davanti all'enorme portone che separa due mondi distinti, assolutamente impossibilitati ad incontrarsi.

L'inconfondibile rumore dell'orologio che scandisce i secondi, minuti ed ore intere la strappa dai suoi pensieri ricordandole bastardo del tempo che scorre e dell'orario.

A quest'ora dovrebbe già trovarsi nell'aula insieme agli altri.

La ragazza lancia un'ultima, veloce occhiata fuori dalla finestra, respirando a fondo, per poi richiudere con uno scatto secco lo sportello in pregiato legno chiaro e dirigersi verso la borsa nera abbandonata sul letto, piena di libri - promessi d'infiniti minuti di pura noia -.

La prese con lentezza studiata, quasi volesse assaporare per bene ogni singolo movimento del suo corpo, ogni singolo muscolo che si contrae durante la messa in atto di quel piccolo gesto quotidiano, fissando con malcelata intensità i tendini delle mani che si alzano, sfiorando il sottile strato di pelle candida per poi riannegare in quel mare di carne e sangue del quale è composta.

Umani, vampiri. Così diversi, eppure così simili. Come può un vampiro essere così dannatamente uguale ad una di quelle bestiole talmente fragili e indifese?

Sospira, accorgendosi lei stessa di quanto in quel periodo viaggiasse troppo di mente; doveva mantenere il controllo dannazione!

Si passa una mano fra i capelli dorati, scostando di lato una leggera ciocca mielata che le si è incollata sulla guancia liscia a causa del sottile strato di sudore, derivante del caldo che comincia ad avanzare a passi da gigante con il sopraggiungere dell'Estate, e prende a camminare verso la porta, quando un leggero ticchettio - il tipico rumore di scarpe costose che picchiano contro al selciato - la bloccano a pochi metri dall'uscita.

Si volta verso la finestra, meravigliata lei stessa di ciò che la sua mente ha appena elaborato - conosce troppo bene quel passo per confonderlo con qualche altra banale andatura, troppo elegante ed aggrazziata per appartenere ad un semplice umano, troppo leggera per essere quella di un altro componente della Night Class -.

Rima fa immediatamente retro-front, velocizzando il passo e riaprendo con leggera foga la finestra, sporgendosi per metà busto per avere una migliore visuale del cortile sotto di lei e lascia che gli occhi cristallini vaghino per tutto lo spazio sottostante, frugando fra le ombre slanciate dei lampioni ai lati del giardino, fra i rami incolti degli alberi, protettori degli appartamenti della Night Class, oltre al muro di cinta.

<< Heilà Rima! >>

Accadde così, semplicemente. Non fa nemmeno in tempo a rendersene conto. Le labbra si muovono da sole, così come il sorriso di gioia le illumina il volto in modo del tutto innaspettato, imprevisto.

Individua in mezzo a tutto quel verde - così brillante alla luce della luna - una macchia rossiccia e un paio di occhi color ghiaccio sotto ad una frangetta ribelle ed a uno stecchino di Mikado stretto fra le labbra che ne imitano subito il movimento delle sue, piegandosi verso l'altro in un leggero e dolce sorriso.

<< Shiki! >> lo chiama, puntellando i gomiti sul cornicione latteo del balcone, la seta raffinata del vestito azzurro cobalto che indossa quella sera che sfrega contro al calcinaccio lurido, minacciando di macchiare la sua purezza con ogni genere di sporcizia accumulatasi sopra.

Senri le fa un cenno con il capo, invitandola a seguirlo per poi sparire dietro al tronco marrone, macchiato in più punti da muschio verdognolo, lasciando dietro di sè, fra l'erba del prato, una leggera scia argentea.

Rima tronca sul nascere un sospiro di disperazione e si limita ad eseguire l'ordine sottinteso da quel gesto, chiedendosi perchè invece di correre a lezione e seguire la sua testa, adempiasse sempre al volere del compagno e lo seguisse in ogni sua folle idea.

Atterra con l'eleganza e la grazia di un felino fra i morbidi ciuffi, sentendoli umidi di rugiada sopra alla pelle delle gambe nude, lunghe e perfette, il tacco degli stivali che sprofonda un pò nella morbida terra resa fangosa dalla pioggia di quel giorno, e comincia a maledire mentalmente Shiki per aver deciso di prendere quella strada.

Certo, non sa nemmeno cos'ha in mente, ma un'altra strada - magari con mattoni e cemento armato - non c'era?

Lo trova dopo pochi metri, la schiena appoggiata al tronco dello stesso albero, le braccia incrociate sul petto, il capo chino e le palpebre calate sugli occhi, la tipica espressione paziente che il suo volto otteneva quando lo sorprendeva fuori dalla sua camera a mezzanotte precisa, mentre lei si affrettava per la lezione, aspettandola.

Rima si schiarisce la voce, portandosi le mani sui fianchi e aspettando una qualsiasi reazione da parte dell'altro che apre gli occhi e, dopo averle lanciato di sottecchi uno sguardo incredulo - di quelli con i quali ti sfiorano gli uomini quando ti sorprendono vestita in una maniera assolutamente ridicola o innaspettata - si alza con nonchalance e prende a farle strada.

<< Tkè, uomini >> borbotta fra i denti la giovane vampira, costringendosi a non insultare più del dovuto l'amico, e, sempre mantenendo una certa distanza di sicurezza dalla sua schiena, un faticoso passo dopo l'altro sotto al quale pesta un altro brandello del suo orgoglio che - solamente quando si tratta di quel ragazzo va totalmente a farsi benedire - implora segretamente pietà, seguendolo con malcelato fastidio.

Lo osserva da dietro, rendendosi conto solo in quel momento quanto la sua schiena sia diventata larga, quanto quelle esili spalle che fino a poco tempo prima non avrebbero potuto minimamente reggere il suo peso ora siano più sviluppate e forti.

" E' cresciuto " pensa semplicemente, scavalcando con un movimento del tutto naturale un tronco caduto sul terreno, i rami spezzati scossi leggermente dalla brezza fresca di mezzanotte.

Poco dopo, Senri si ferma e si siede per terra, sopra ad un pezzo di legno marcio e ancora zuppo d'acqua, puntellando la punta delle scarpe lucide fra l'erba e il fango per rimanere in equilibrio e le lancia un'occhiata da dietro, domandandole silenziosamente di sedersi.

Rima si guarda intorno, leggermente confusa. Ha un vago ricordo di quel posto, familiare ed estraneo al tempo stesso; l'acqua del piccolo laghetto è calma, irridescente dei raggi di luna, mentre tutto intorno a loro tace, avvolto nella silenziosa ed immobile coperta del dormiveglia notturno.

La magnificenza di quel silenzio e di quella pace è così intensa che quasi le manca il fiato.

Non ricorda di essere mai stata in un posto più tranquillo e vergine di quello.

Ma forse, la causa di quel lieve batticuore non è solo il ritrovarsi in un posto così bello.

<< Vieni >>. Quel semplice ordine le fa mancare un battito e il respiro, così come la protesta nascente, le muore in gola, mentre con un movimento agile della mano Shiki le afferra un polso e la trascina dolcemente verso di sè, su quel pezzo ligneo proprio difronte alle calme acque del laghetto, facendola sedere sopra alle sue gambe.

Rima socchiude appena le labbra, forse per dire qualcosa, ma alza lievemente gli occhi al cielo come per pensare ed infine scuote la testa, accavallando le gambe in una posizione che non ha niente di provocante o malizioso.

Sotto di lei Senri ride - una risata cristallina - forse essendosi accorto del suo imbarazzo, forse per il buffo broncio che la vampira ha messo su, ma è la cosa più bella che la giovane abbia mai sentito.

Il ragazzo le passa un braccio lungo il fianco, cingendole con tenerezza la vita per impedirle di sbilanciarsi all'indietro e cadere nel fango, e, con gli occhi turchini persi oziosamente fra le morbide pieghe che l'acqua acquista quando uno sbuffo di vento ne accarezza le acque, passa pigramente un dito diafano lungo le pieghe della gonna del vestito cobalto, testandone la morbidezza e la qualità del capo.

<< Non voglio che un vestito così bello si sporchi >> sussurra distrattamente, inclinando leggermente il capo all'indietro e spostando la sua attenzione dal cielo sereno negli occhi di Rima in quello più torbido e scuro della notte.

Anche Rima segue il suo esempio, e stavolta è Shiki a seguirla in ogni sua espressione con malcelata curiosità.

<< Come mai sei così disgustata? >> indaga, una lieve nota apprensiva che sfugge birichina all'autocontrollo quasi sempre impermeabile del giovane ed impassibile vampiro.

La ragazza di ghiaccio scuote il capo, mordicchiandosi il labbro inferiore - Rima odiava mordersi le labbra, con il rischio di creare piccole pellicine che ne avrebbero irrimediabilmente rovinato la superficie morbida - e sussurra, con quell'innocenza disarmante che salta fuori allo scoperto nei momenti più impensati: << Non ci sono stelle >>.

Alza il braccio destro, rabbrividendo leggermente quando la pelle nuda sfiora per sbaglio una guancia di Shiki, ed indica tre piccoli puntini dorati muoversi nell'immensità del manto oscuro.

<< Immagina...immagina che quegli aerei, là in alto siano stelle cadenti. Esprimi un desiderio >> le risponde semplicemente lui, scostandosi un ciuffo rossiccio dinnanzi gli occhi ancora persi fra i manti di nuvole, seguendo con lo sguardo la luce lampeggiante di un jet che in quel momento vola tranquillo sopra le loro teste.

Non gli serve guardarla per avvertire lo stupore che quella frase ha scatenato su Rima; può sentire l'improvvisa contrazione dei muscoli sopra alle sue gambe e la presa più rigida sul suo collo.

Ma infondo, Rima lo sa meglio di lui, è fatto così, strano a modo suo ma unico.

<< Esprimere un desiderio?! Shiki, questa è roba da...da...umani! >> borbotta semplicemente, sputando fuori quelle parole come fossero veleno.

Shiki sorride, voltandosi per guardarla negli occhi ed è solo quando due oceani sconosciuti s'incontrano, che Rima capisce dove il ragazzo vuole arrivare.

Rafforza la stretta al suo collo, trascinandolo più vicino a sè tanto da sentirne il respiro perfettamente calmo e fresco sul collo, tentando in tutti i modi di fermare quel cuore troppo agitato per smettere di battere così semplicemente.

<< Allora immagina di non essere Rima. Di non essere una vampira. Immagina di essere un'umana, quello che vuoi tu. Immagina di non avere niente a che fare con intrighi e segreti, di essere semplicemente libera...di essere quello che vuoi tu. E ora, esprimi un desiderio >>.

Si china su di lei e, innaspettato come solo lui sa essere, appoggia con delicatezza le labbra gelide sulle sue, assaporandone ogni gusto - dolce e misterioso - che riesce a cogliere nella sua bocca, beandosi di lei, della sua presenza, rapendola e trasportandola in un mondo diverso da quello, in un altro spazio, in un altro tempo, in un'altra vita.

<< Il mio desiderio più grande...si è avverato la prima volta che i miei occhi hanno incrociato i tuoi Shiki >>









+ Angolino Della Vampirella Malata +

Sììì sono tornata *-*
Logicamente con un'altra Shiki X Rima perchè - diciamocelo - sono troppo belli per resistergli *__*.
Inspirata alla splendida canzone Airplanes di B.o.b.
E bè, dedicata a voi, splendide, che siete state così dolci e gentili da recensire l'altra mia one-shot con parole davvero bellissime e per nulla meritate ç_ç
Grazie infinite a debbyuchiha, RuNami 4 ever, DolceSherry_Eris95 e ad Aurora_Cullen, siete fantastiche -^^-.
Spero che anche questo ennesimo sclero sia di vostro gradimento - anche se dubito riesca a superare il confine fra "obrorio" e " schifo assoluto".
Ancora grazie infinite e alla prossima ;)
Bacioni <3
  
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