Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: Kicchina    29/08/2010    4 recensioni
[S80 - Squalo x Yamamoto][Lime; OOC; OneShot]
In un certo qual modo, se fossero stati costretti a dar nome alla loro relazione, avrebbero potuto dire di stare assieme. Ma, praticamente parlando, non si erano mai preoccupati nemmeno di provare a pensare a cosa significasse effettivamente il loro frequentarsi in maniera così intima.
Per Takeshi, l'importante era che potesse stare con Squalo.
Per Squalo un “importante” non c'era, ma era risaputo che la maggior parte delle sue azioni non fossero, per così dire, propriamente ponderate.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Superbi Squalo, Takeshi Yamamoto
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nome: In Your Hands
Pairing: S80 – Squalo x Yamamoto
Rating: Arancione
Avvertenze: Lime; OOC; Shounen'ai; OneShot
Disclamers: I diritti sono tutti di Akira Amano, e che lo dico a fare *ride*
Note: La mia prima S80! Non ho letto tutte le fic del fandom, ce n'è per caso qualcun'altra? Comunque, questo è al terzo posto tra i miei pair preferiti in questo fandom – prima le 4827, poi le 8059 e poi queste *ride* - quindi mi sembrava ovvio scriverci qualcosina! Nella fic c'è una parte dedicata ai ricordi, e lì hanno la loro età normale, mentre per il resto sono un po' più grandi del contesto della serie originale, diciamo che Yama è tra i 17 ed i 19, ok?
Comunque Squalo è lo stesso più grande, quindi Takeshi fa' l'uke hihi *Takeshi uke nelle mie mani si comporta comunque da seme lol* ditemi che ne pensate, ci tengo davvero! Sono un po' OOC, credo, ma vabbè, mica è facile scrivere su 'sti due... tra l'altro Squaletto è un casino perché ancora non ho capito com'è che funziona la sua mano meccanica lol ok, vi lascio alla lettura che è meglio hohoho


In Your Hands




Gli passò una mano tra i capelli argentati, facendo scorrere fra le dita le lunghe ciocche perfette.
Sentì Squalo sospirare – anzi, più che un sospiro fu un ringhio sommesso, un verso molto gutturale; sorrise, mosse la mano ancora una volta. Quella era una delle sensazioni che più adorava, il lasciar scivolare sul palmo quei fili sottili e liscissimi per poi ascoltare la voce roca dell'italiano riempire l'aria muta della camera; gli dava quella sensazione di pace che solo il campo da baseball era in grado di donargli.
E se il suo compagno l'avesse saputo, se avesse saputo che preferiva il baseball e la sua voce alla spada, probabilmente non ne sarebbe uscito proprio integro. Ma gli andava bene così lo stesso, erano cose che proprio non poteva evitare, Yamamoto Takeshi.
Si sistemò meglio sul petto nudo di Squalo, guardandolo con il sorriso sulle labbra e nello sguardo mentre lui gli teneva il braccio destro attorno alle spalle, sembrava quasi si stesse addormentando.
- Che hai da guardare?
Yamamoto rise, di quella risata il cui eco aleggiava ovunque lui si trovasse, quella che lo contraddistingueva e che non poteva essere di altri se non sua.
- Te! - rispose semplicemente, e Squalo sbuffò.

Avevano fatto l'amore.
Avevano fatto l'amore nella stanza d'albergo in cui alloggiava il Varia, con le imposte serrate e la luce spenta, in una penombra intima che, qualcuno avrebbe potuto affermare, rendeva l'intera atmosfera come bloccata nel tempo, come uno spazio isolato solo per loro.
Ma loro non erano quel qualcuno, né erano abbastanza romantici per formulare pensieri del genere. Perché Squalo era un assassino professionista, rumoroso e parecchio esaltato; perché Yamamoto era un fissato del baseball con il sorriso sempre sul volto ed il tono conciliante.
Non era la prima volta che facevano l'amore.
In un certo qual modo, se fossero stati costretti a dar nome alla loro relazione, avrebbero potuto dire di stare assieme. Ma, praticamente parlando, non si erano mai preoccupati nemmeno di provare a pensare a cosa significasse effettivamente il loro frequentarsi in maniera così intima.
Per Takeshi, l'importante era che potesse stare con Squalo.
Per Squalo un “importante” non c'era, ma era risaputo che la maggior parte delle sue azioni non fossero, per così dire, propriamente ponderate.

- Sei un idiota. - constatò l'italiano, stringendo tuttavia la presa attorno alle sue spalle e spostando lo sguardo assorto sul soffitto candido. Yamamoto rise ancora.
- Non sei il primo a dirmelo!

Ad aver iniziato quella relazione era stato Yamamoto.
Un giorno, mentre Squalo gli inveiva contro a causa del suo scarsissimo impegno nell'arte della spada, si era alzato sulle punte coprendo quei cinque centimetri che li separavano ed aveva posato le proprie labbra sulle sue.
Il Varia lo aveva guardato per tutto il tempo che quel contatto così fugace era durato e per il successivo mezzo secondo, poi era esploso in quel Voooooooi che usava tanto spesso e gli aveva urlato che non sarebbe bastata una cosa del genere a distrarlo.
Nessuno dei due ricordava quanto tempo fosse passato, o che giorno in particolare fosse. Yamamoto, di quel momento, ricordava solo che nella risata che aveva seguito la sfuriata dell'italiano ci aveva riversato tutta la sua tensione ed una buona parte della propria anima; perché non si aspettava una reazione del genere, perché aveva avuto paura di farlo sin da quando si era reso conto di provare attrazione per quell'uomo, perché Squalo non smetteva mai di sorprenderlo e di questo era felice.
Poi erano passati giorni e Yamamoto aveva iniziato a ricredersi. Forse l'italiano non aveva capito, forse gli sarebbe effettivamente toccato spiegarglielo a parole.

- Si vede che lo devi essere davvero.
Takeshi rise ancora, poi si alzò su di un gomito, raggiungendo il suo volto, e lo baciò. L'uomo rispose al bacio in modo violento, come suo solito, mordendogli il labbro inferiore e mostrando un sorriso affilato.

Il secondo passo era toccato a Squalo.
Ancora una volta, non ricordavano quale fosse la data. Sicuramente era sera, sicuramente era nel campo da baseball della scuola, indubbiamente la mattina presto del giorno successivo il Varia sarebbe tornato in Italia.
Yamamoto, che si allenava per non pensarci, aveva scoperto il tentativo vano quando aveva visto la figura dell'indesiderato oggetto dei suoi pensieri comparirgli dinanzi e schivare di un soffio una palla. Gli aveva inveito contro, il più grande, e Yamamoto aveva riso, e tutto era sembrato esattamente come al solito, come se quel gesto non ci fosse mai stato.
Poi l'italiano si era calato alla sua altezza e gli aveva intrappolato il labbro inferiore tra i propri denti, succhiandolo e poi baciandolo di un bacio ben più profondo di quello precedente. Andandosene, gli aveva intimato di farsi trovare con una spada in mano la prossima volta che si fossero visti.
Squalo, di quell'istante, ricordava perfettamente gli occhi nocciola sgranati del ragazzino e poi, al momento di separarsi, il suo sorriso ebete. Ricordava anche che non era stata un'azione premeditata, ma solo quella che gli era parsa più corretta in quel momento.

- Però ho un buon intuito!
Gli tappò la bocca, il Varia, premendovi la propria e ribaltando le posizioni, trovandosi sopra di lui. Yamamoto portò le braccia attorno al collo di Squalo, intrecciando le dita ai capelli argento e perdendosi nel sapore dell'italiano, mentre assaporava quelle labbra che ormai conosceva così bene.

Poi era tornato, qualche mese dopo, per una missione di cui Yamamoto non aveva mai saputo lo scopo.
Se lo era trovato alle spalle e per miracolo aveva evitato un cazzotto dritto alla schiena. Ricordava, Takeshi, che in quel momento erano presenti anche Tsuna e Gokudera; ricordava che Tsuna aveva urlato e si era preoccupato per lui, ricordava che, nemmeno un istante dopo, Gokudera aveva già in mano sei candelotti di dinamite e che per poco non li lanciava anche; ricordava che aveva riso ed aveva provato a calmarli, poi era stato trascinato via dalla stessa mano che aveva provato a colpirlo.
Durante tutto il tragitto verso una meta a Takeshi sconosciuta, l'italiano aveva continuato ad urlare e lamentarsi, il solito linguaggio sboccato e colorito, dell'assenza di una spada tra le mani del giovane guardiano della pioggia; a quel punto Yamamoto aveva realizzato che quella frase che aveva pronunciato l'ultima volta che si erano visti andava presa letteralmente e si era messo a ridere.
Lo aveva portato nella sua camera d'albergo.
Il più piccolo era talmente sorpreso della cosa che non aveva sentito nemmeno la porta chiudersi alle sue spalle, riprendendosi solo nel momento in cui le labbra di Squalo si erano scontrate violentemente contro le sue ancora socchiuse dallo stupore.

Il Varia spostò le labbra sul suo collo, succhiando e lasciando un segno visibilmente rosso, e Takeshi sospirò, per poi stringere la presa sulle sue spalle e spingerlo lievemente indietro.
I sorridenti occhi nocciola si scontrarono con quelli scocciati argentati.
- Vuoi farlo ancora? - domandò ridendo il giapponese.

La loro prima volta Yamamoto la ricordava come se fosse successo pochi istanti prima.
Non la data, non l'ora, non il tempo meteorologico o il numero di maglie che Squalo aveva dovuto togliergli.
Erano sensazioni. Tante, forti, prepotenti; il loro solo pensiero era in grado di togliergli il respiro, viverle si era rivelata un'esperienza paradisiaca.
Il Varia non era stato gentile, Takeshi non si aspettava nulla di simile e, in caso, gli sarebbe sembrato anche sbagliato. Lo aveva portato sul letto, lo aveva spogliato ed aveva saggiato con le labbra ogni singola parte del suo corpo; aveva carezzato ogni lembo di pelle con le sue mani e lasciato su essa marchi rossi e segni di denti.
Yamamoto, al ricordo, poteva ancora chiaramente sentire il sangue ribollire mentre passava per quei punti.
Quella prima volta, quando si erano uniti, quando Takeshi aveva affondato le unghie nella sua schiena e Squalo gli aveva morso violentemente una spalla, in quel momento le sensazioni erano talmente tante e confuse che le aveva potute comprendere solo dopo, steso su quello stesso letto matrimoniale, con l'italiano addormentato al suo fianco e la mente, se pur di poco, decisamente più lucida.
Dolore, prima. Poi piacere, immenso, e senso di completezza. Felicità, gioia crescente, e la consapevolezza che, in quell'istante, non gli interessava di nient'altro. Desiderio di possessione, anche; il bisogno schiacciante di avere la certezza che Squalo sarebbe stato così solo con lui, che quella situazione, quel contesto, quelle espressioni, erano sue e sue soltanto.
Le stesse sensazioni che provava ogni volta che quegli occhi argento si spostavano su di lui, seguiti dalle mani, le labbra, i denti e poi il resto di quel corpo che tanto avrebbe voluto reclamare come di sua esclusiva proprietà.

- Hai iniziato tu, moccioso, ora non ti lamentare. - constatò l'italiano, il ghigno deciso a decorargli il viso. Yamamoto rise di gusto, sfiorandogli in un casto contatto le labbra.
- Ti ho solo baciato! E poi abbiamo finito nemmeno dieci minuti fa', fammi riposare, sono stanco!
Squalo puntò i palmi ai lati della testa del più piccolo, fece pressione e si spostò di lato, fissandolo con sguardo adirato. Il sorriso sul volto di Takeshi si ampliò appena.
- Voooooooi!! Sono sei mesi che non vengo in Giappone, sei mesi di astinenza, vedi di non lamentarti per un po' di esercizio fisico!
Le pupille del guardiano della pioggia si sgranarono appena, poi cinse le braccia attorno al collo di Squalo e premette le proprie labbra sulle sue.
- Va bene!

Avere la certezza che quel corpo e quei momenti fossero solo suoi, così come il suo corpo e la sua intera anima appartenevano unicamente a lui.

Owari



  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Kicchina