11-04-2009
Domanda:
cosa succede quando nel bel mezzo di una lezione di letteratura inglese ti
vengono
in
mente i Cavalieri dello Zodiaco e in particolare Kanon dei Gemelli? Leggere per
scoprire!
Ps: la poesia è “Ode to
the West Wind” di Shelley ed ho deciso di lasciare il testo in inglese
perché
è una lingua che mi piace di più e perché nessuna traduzione rende bene come
l’originale
O West Wind, thou breath of
Autumn’s being,
Thou, from whose unseen
presence the leaves dead
Are driven like ghosts from
an enchanter fleeing
Capo
Sounion, Grecia.
Il
tramonto rosso e oro si rifletteva sul mare agitato alla base del promontorio,
la luce
spezzata
in una miriade di riflessi.
L’
autunno arrivava tardi in Grecia e
ancora a Novembre c’ era un gruppo di turisti che
sfidava
il vento impetuoso per visitare le rovine del tempio di Poseidone.
In
mezzo a loro c’ era un tipo piuttosto singolare, un ragazzo alto, atletico, con
lunghi capelli
blu
scuro che gli scendevano fino alla vita; Kanon era salito sul promontorio da
solo ma
quando
aveva visto la comitiva aveva deciso di avvicinarsi giusto per sentire cosa
avrebbe
detto
la guida.
:-Il
tempio è stato costruito nel secolo avanti cristo e…-:
“Il
tempio che vedete ora” pensò Kanon “In origine qui sorgeva il palazzo terrestre
di
Poseidone,
altro che secolo: era qui già dall’
era mitologica!”
Si
astenne dall’ esprimere ad alta voce e si riconcentrò sulla guida.
:-Il promontorio
è praticamente inaccessibile dalla base, non c’è modo per arrivarci …-:
“Per arrivarci… o per andarsene…”
Chiuse
gli occhi.
Sale.
Sale
amaro che gli spaccava le labbra e gli bruciava sulla pelle.
Sangue.
Dei
colpi disperati che aveva scagliato contro le pareti del carcere alla base di Sounion.
Quando
riaprì gli occhi si accorse che una ragazzina lo osservava incuriosita, le fece
l’
occhiolino e quella arrossì.
Kanon
sorrise mentre la guardava allontanarsi insieme al resto del gruppo, lui non aveva
intenzione
di scendere per il momento anzi aspettava proprio che se ne andassero per
restare
un po’
da solo.
Il
sole era ormai scomparso per lasciare il posto ad Espero e il vento dell’ ovest
sibilava
scompigliandogli
i capelli, gli unici rumori erano le
onde contro la scogliera sotto di lui e poi,
più
vicino, le foglie secche che ad ogni raffica gemevano come fantasmi.
Wild spirit, which art moving everywhere;
Destroyer and preserver;
hear, oh, hear!
“Queste
foglie…” pensò raccogliendone una.
Il
vento le aveva strappate e disperse
quando erano appassite ed erano diventate un impiccio
inutile,
forse quello stesso vento lo avrebbe aiutato a spazzare via l’angoscia che a
volte
ancora
gli opprimeva il cuore.
Senza una volontà precisa si lasciò spingere
fino all’ orlo del precipizio, se avesse fatto un
altro
passo sarebbe caduto e il mare si sarebbe chiuso su di lui come aveva già fatto
una volta.
Per un
attimo accarezzò quella la possibilità e come ipnotizzato si lasciò scivolare
giù a terra,
dove
rimase disteso sulla schiena a braccia aperte lasciando che il vento gli
corresse addosso.
Black rain and fire and
hail will burst: oh, hear!
Non
sapeva da quanto tempo era lì e non gli importava, non si mosse neanche
quando le
prime schizze di pioggia gli bagnarono il viso.
Ricordò
altre gocce, quelle salate che il mare gli sputava addosso quando era rinchiuso
nella
prigione
già mezza allagata, poco prima che la marea salisse e lo avvolgesse nel suo
torbido
abbraccio
di morte.
Acqua.
Acqua
che lo sommergeva poco alla volta come se il mare non si accontentasse di
prendere la
sua
vita ma volesse anche torturarlo con quella lunga agonia per dargli il tempo di
capire fino
il
fondo la fine orribile che gli sarebbe toccata.
Aria.
Aria
che gli mancava disperatamente, il petto che gli si contraeva nella spasmodica
ricerca di
ossigeno.
Bruscamente
lasciò andare il respiro: senza rendersene conto lo aveva trattenuto.
And saw in sleep old
palaces and towers
Quivering within the wave’s
intenser day
E
ricordò l’ ultima notte che aveva passato in quella cella maledetta, quando aveva
raccolto le
ultime
forze del suo corpo stremato da dieci giorni di sete e digiuno per distruggere
la parete
di
roccia che nascondeva la lancia di Poseidone; l’ aveva estratta dalla roccia e
subito dopo era
stato
trascinato dal suo potere fino al palazzo sottomarino sul fondo del
Mediterraneo.
Lì
c’era silenzio, un silenzio irreale, anzi tutto era così irreale che aveva
creduto di sognare.
Il marmo bianco delle antiche colonne
catturava la luce iridescente che filtrava da quel cielo
liquido
e la restituiva sotto forma di un riflesso verdazzurro ma la cosa più straordinaria
era il
Tempio:
un edificio imponente, uguale a quelli sulla terra ma con un che di più
maestoso.
Al suo
interno Kanon aveva sentito la presenza di un cosmo, era appena percettibile ma
lui era
sicuro
che ci fosse e aveva deciso di scoprire a chi appartenesse.
Thou who didst waken from
his summer dreams
The blue Mediterranean,
where he lay,
Lulled by the coil of his
crystalline streams
Era
arrivato fino al naos, la parte più
sacra del Tempio.
Nei
templi terrestri quell’ area ospitava la statua del dio, invece in quello si
trovava la sala
del
trono di Poseidone.
Sette scales, sei per i generali dei mari e una che avrebbe ricoperto
il corpo del dio appena si
fosse
reincarnato in questo mondo, al centro un vaso con il sigillo di Athena.
Era da
lì che proveniva il cosmo e quel sigillo poteva significare solo una cosa:
dentro il vaso
era
imprigionato lo spirito di Poseidone.
Kanon
aveva spezzato la pergamena con le mani che gli tremavano, un po’ per la vaga
consapevolezza
del sacrilegio che stava compiendo ma soprattutto per la stanchezza,
nonostante
questo la sua mente aveva cominciato a lavorare per cercare di sfruttare la
situazione
in cui si trovava.
Lo
spirito di Poseidone si era svegliato e solo in quel momento aveva provato un
po’ di paura:
nessun
uomo, per quanto forte e sfacciato come lui, poteva rimanere indifferente
davanti al
cosmo
di un dio.
Si
inginocchiò.
:-Chi
sei tu, uomo?-:
Una
voce profonda come il mare lo aveva interrogato e lui aveva mentito.
:-Mi
chiamo Sea Dragon, signore-:
:-Sea Dragon? Allora sei uno dei sette generali dei
mari?-:
Un
piano aveva cominciato a formarsi nella sua mente
:-Sì…Sì, mio signore-:
Aveva
mentito di nuovo, questa volta con il cuore in gola: era consapevole di non
aver mai
osato
tanto in vita sua ma aveva voluto provare ad andare avanti.
E gli
era andata bene.
[…]Thou
For whose path the
Atlantic’s level powers
Clave themselves into chasms
Era
stanco, avrebbe volute riposare ma prima doveva fare un’ ultima cosa: una delle
scales
brillava
e rispondeva al cosmo del suo nuovo proprietario.
Aveva
osservato quella luce palpitante, quasi viva, poi si era alzato per ricevere l’
armatura di
Dragone
dei mari, quella che difendeva la colonna dell’ Oceano Atlantico del Nord; un
pezzo
dopo
l’ altro la scale aveva aderito al suo corpo e lui aveva provato un impeto di
selvaggia
soddisfazione
a sentire quella nuova forza che gli correva nelle vene: ora avrebbe potuto
rifarsi
di tutte le umiliazioni subite, con quell’ armatura di cui si era reso degno da
solo
avrebbe
potuto conquistare tutto quello che gli era stato negato.
Aveva
pensato a suo fratello “Saga, tu pensavi di fermarmi e invece guarda che
opportunità
che mi
hai dato!”.
Aveva cercato
di schiacciarlo e invece lo aveva reso più forte, una forza che lui avrebbe
saputo
bene
come sfruttare, certo non era ancora il potere che aveva sempre sognato ma per
ora
poteva
bastare.
Non
era ancora un dio, ma almeno non era neanche più un semplice essere umano, era
diventato
un generale dei mari.
Era
Kanon di Sea Dragon.
[…]I would never have
striven
As thus with thee in prayer
in my sore need
Si
riscosse quando capì che stava piangendo.
Grosse
gocce di pioggia si mescolavano alle sue lacrime e il vento che soffiava gliele
rendeva
gelide
sulla pelle.
“Ma
perché? Perché l’ho fatto dannazione!” pensò per l’ ennesima volta.
Il
vento gli sibilava la risposta tutto intorno, un sussurro ossessionante che lo
accusava senza
tregua
come il grido delle Erinni.
L’hai
voluto tu, lo hai voluto tu, potevi fermarti in qualunque momento e invece sei
andato
avanti
con la tua cieca testardaggine, lo hai voluto tu!
:-Lo
so!-:
Gemette
disperato.
Il
vento lo schiaffeggiava con le sue raffiche come a sputargli in faccia e lui lo
lasciava fare.
Vento
e freddo e pioggia.
Gocce
grosse e pesanti ma non ancora un vero temporale e Kanon invece sperava che si
mettesse
a piovere forte, così forse la pioggia lo avrebbe bagnato tanto da lavare via
le ultime
tracce
delle sue colpe.
“Che
altro devo fare? Che devo fare ancora per liberarmi del passato?”
Una
goccia gli cadde in bocca mentre respirava e gli andò di traverso
costringendolo a
sollevare
la testa per tossire e togliersela dalla gola, solo in quel momento aprì gli
occhi e si
accorse
delle macchie che aveva sulla maglietta.
Drive my dead thoughts over
the universe
Like withered leaves to
quicken a new birth!
Era
sorpreso: alcune delle gocce che gli erano cadute addosso ricalcavano perfettamente la
posizione
delle piccole cicatrici che gli erano rimaste dopo gli Scarlet
Needle di Milo.
Ricordò
anche quello.
Dolore,
un dolore fortissimo come non ne aveva mai provato e il cavaliere dello
Scorpione che
lo
attaccava come un nemico tanto per ricordargli quanto era fuori posto uno come
lui al
tempio
di Athena.
Ricordò
che lo sguardo carico di disprezzo di Milo lo feriva più dei suoi colpi e che
aveva
deciso
di fargli cambiare idea ad ogni costo, anche facendosi ammazzare.
Voleva
la sua vita come prova? Che se la prendesse!
Aveva
continuato a rialzarsi con uno strano miscuglio di orgoglio e umiltà, orgoglio
di non
cedere
e umiltà di accettare quel dolore senza reagire per quattordici volte.
L’ultima
stella, Antares.
Con la
vista annebbiata aveva visto Milo prepararsi a lanciare l’ ultimo colpo e aveva
provato
una
fitta di rimpianto, non tanto per la vita che stava per perdere ma per non
essere ancora
riuscito
a cancellargli quell’ espressione di rifiuto dagli occhi.
Un
brillane lampo rosso e il tempo si era fermato.
Aveva
sentito l’indice che egli premeva lo sterno, poi era crollato a terra sul suo
sangue.
Il suo
cuore batteva contro la pietra, ancora per poco certo.
O
forse non era ancora arrivato il suo momento di fermarsi.
Aveva
pianto quando si era reso conto che Milo non aveva mai avuto intenzione di
ucciderlo e
che i
colpi che aveva lanciato non erano una punizione ma una prova di fiducia: Milo
si era
fidato
del suo cambiamento e aveva voluto aiutarlo a dimostrarlo.
Forse
quegli aghi rosso cremisi avevano fatto soffrire anche lui.
Tornò
al presente e si accorse di un’altra cosa: sulla stoffa le gocce ricalcavano le
stelle dello
Scorpione
ma ancora una volta il punto dove avrebbe dovuto esserci Antares era
intatto.
Sorrise.
Alla
fine il vento lo aveva aiutato davvero ricordandogli il vero significato del
gesto di Milo:
portarlo
quasi alla morte per dargli una nuova vita che avrebbe potuto usare meglio
della
precedente.
[…] Oh,Wind,
If winter comes, can spring
be far behind?
Kanon
si alzò lentamente e osservò il mare sotto di se, in realtà non lo vedeva perché
era buio
ma
sentiva chiaramente il respiro delle onde e il loro infrangersi sulla
scogliera.
Sorrise
ancora, ormai poteva ascoltare quel rumore senza che gli evocasse sensi di
colpa o
rimorsi,
non aveva più niente da rimproverarsi.
Sospirò
soddisfatto e stava pensando seriamente di tornarsene a casa quando gli sembrò
di
sentire
una voce.
:-Kanon!-:
Gli
sembrava la voce di suo fratello.
Non
fece in tempo a voltarsi che qualcuno lo afferrò dalle spalle e lo fece cadere
sulla schiena.
:-Kanon, fermo! Che vuoi fare?-:
Saga
lo bloccava a terra mentre ondate di ansia provenivano dal suo cosmo.
:-Va
tutto bene, Saga, tranquillo…-: cercò di
spiegare
:-Tranquillo?
Come faccio a stare tranquillo se tu hai deciso di buttarti da una
rupe?!-:
:-Cosa?
Ma Saga! Io non avevo nessuna intenzione di buttarmi!-:
In
realtà lo aveva pensato ma non gli sembrava il caso di dirlo a suo fratello,
era già
abbastanza
preoccupato.
:-No…? Ah…bè, allora scusa…-:
Lo
lasciò e lo aiutò ad alzarsi un po’ imbarazzato. Silenzio.
Kanon lo
osservò nella luce scarsa: Saga, che una volta in quello stesso posto gli aveva
voltato
le
spalle, ora era venuto a cercarlo perché era preoccupato per lui.
Chiuse
un attimo gli occhi e ascoltò il vento.
:-Saga?-:
:-Sì…?-:
:-Scusami,
non avrei dovuto farti preoccupare tanto, mi dispiace-:
:-Non
c’è problema, sono io che ho avuto io una reazione esagerata…però
mi dici perché sei
venuto
qui? Credevo che questo posto…insomma… -:
Scosse
la testa e si fermò.
Kanon
capiva bene il suo imbarazzo, Capo Sounion evocava spettri dolorosi per
entrambi.
:-Sai,
Saga, sono tornato perché volevo chiudere il cerchio-: Gli disse guardando lontano
:-Sono
stato qua da traditore, quando la mia anima era intrisa di malvagità…
volevo tornare
dopo
essermene liberato-:
Si
voltò verso di lui sperando che comprendesse e per un momento i loro occhi si
incontrarono.
:-Kanon…sei stato forte …-:
Kanon
sorrise, ora era davvero tutto a posto, ora che aveva sistemato le cose anche
con suo
fratello
poteva considerare tutto finito.
:-Allora,
andiamo a casa?-:
Saga
imboccò il sentiero a scendere e lui lo seguì, non c’era più niente che lo
tratteneva su
quella
roccia, aveva chiuso quel capitolo della sua vita e poteva ricominciare daccapo.
Mentre
scendevano il vento li sferzava ma Kanon non provava fastidio anzi gli sembrava
di
giocare
con un vecchio amico, dopotutto era grazie a quel vento se si era liberato
definitivamente
del passato.
Era
libero, libero! Il pensiero lo faceva ridere senza che se ne rendesse
conto.
:-Scusami,
Kanon, siamo quasi congelati e abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare…mi dici
cos’è
esattamente che ti mette tanto di buon umore?-:
Rise
forte per rispondere
:-Ma
come, Saga, non lo senti? È il vento!-:
Hear, oh, Hear!
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Grazie a Kikka_Hiwatari che aveva lasciato questa recensione:
Ciaooo! Sono savvero lusingata
di essere la prima a commentare questa fic
stupenda! La prima risposta te la do io xD
"Domanda: cosa succede quando nel bel mezzo di una lezione di
letteratura inglese ti vengono in mente i Cavalieri dello Zodiaco e in
particolare Kanon dei Gemelli?" LO DICO IO, LO DICO IO!! TOCCA CAMBIARE
QUADERNO! xD e sai perchè??
quando ho finito di sognare il quaderno è intriso dalla mia bava xDxD No tornando a cose serie U.U
Questa fic è davvero bellissima! *_* Mi è piaciuto
l'ultimo pezzo con saga, e la frase che mi ha toccato di più è stata:
"Ma come saga non lo senti? E' il vento"*_**_* stupendoo!
COmplimenti davvero*_* W kanon^_- Bacioni e buona
pasqua^^ |
Preferite: Vodia Black Pandora
Ricordate: Kasdeya
Seguite: koln 1750