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Autore: LunaRebirth_    29/08/2010    3 recensioni
Alessandro puntò di nuovo i suoi occhi sul sole morente. – Un giorno succederà anche a me – fece una pausa, poi disse quasi afono: - E sarà tutto perduto. –
Una promessa, sigillata dall'amore, verrà infranta dalla morte.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You’re not alone.

Alessandro contemplava il sole che tramontava dietro la terra immensa dell’Asia, affacciato alla terrazza nel suo palazzo a Babilonia.
Ammirava le terre, le alte vette, il cielo d’Oriente come se fosse stata la prima volta. Ma con un’enorme differenza: sapeva quello che c’era oltre Babilonia, oltre quelle vette e quel deserto che tempo fa aveva desiderato ardentemente conquistare; spingersi oltre, fino al limite della sopportazione umana…
Il limite della sopportazione umana.
Era questo il motivo per cui fu costretto a ritirarsi dal suo viaggio ai confini del Mondo, costretto a ritirarsi a un passo dalla completa realizzazione del suo sogno.
Un tremito di malinconia gli attraversò lo stomaco. E si rese conto che non ammirava il panorama come se fosse stato la prima volta, ma l’ultima.
Sentì le lacrime annebbiargli la vista al solo pensiero che tutto quello che aveva desiderato fin da bambino e conquistato con il sudore e il sangue dei suoi valorosi uomini sarebbe andato perduto. Tutto perduto.
- Alessandro? – Efestione era alle sue spalle. L’aveva chiamato più volte, ma il re non accennava alcuna risposta; continuava a ripetere solo che era tutto perduto.
Poco tempo prima l’aveva visto in compagnia dei suoi amici, era sorridente e scherzoso e adesso… adesso lo vedeva singhiozzare silenziosamente per un motivo che non conosceva.
Era abituato agli sbalzi d’umore del suo re, e non era quello che lo preoccupava, ma le parole che non smetteva di pronunciare come una litania: “Tutto perduto. Tutto perduto.”
Si avvicinò al suo compagno di sempre e gli poggiò una mano sulla spalla. Alessandro sussultò.
- Oh, Efestione, sei tu. –
- Mi hai fatto chiamare, hai bisogno di qualcosa? – Efestione lo guardava fisso negli occhi, quasi a cercare di scoprire il motivo che rendeva il suo sovrano così triste.
Alessandro non rispose. Non mosse un muscolo. Ma non riuscì a fermare una lacrime che gli scivolò giù dall’occhio sinistro e che andò ad inumidire le sue labbra rosa.
Efestione con un gesto del pollice, asciugò la guancia dell’amico; poi si portò il dito alla bocca e assaggiò uno dei tanti fardelli che attanagliava il cuore del sovrano.
- Cosa c’è che non va, Alessandro? – Il suo tono di voce era dolce, e anche il suo sguardo lo era.
Alessandro puntò di nuovo i suoi occhi sul sole morente. – Un giorno succederà anche a me – fece una pausa, poi disse quasi afono: - E sarà tutto perduto. –
- A cosa ti riferisci? – parlava con calma, il generale. Sapeva come comportarsi con lui in quei momenti, l’aveva visto tante volte così.
Il re esitò per qualche secondo, poi scosse il capo. Efestione capì e gli fece una domanda che non c’entrava nulla con quell’argomento: - Hai saputo cos’ha fatto Leonnato a Eumene? –
- No, cosa? –
Efestione, incoraggiato dalla curiosità dell’amico, raccontò il fatto: - Ha messo delle rane nel cassetto del tuo segretario, dove tiene il suo inchiostro, e quando il poverino è andato ad aprirlo le rane, che erano state chiuse lì dentro dalla notte scorsa, sono praticamente volate sul suo corpo. Eumene ha dato un urlo così acuto che le guardie avevano pensato che fosse stata una delle flautiste ad urlare! Dovevi vedere la sua faccia, Alessandro! Quando poi ha scoperto che era stato Leonnato a fargli lo scherzo, l’ha fulminato con lo sguardo, poi si è rintanato nella sua camera e da lì non si è mosso per tutto il pomeriggio. Io penso che stia complottando a una vendetta assai temibile. Chissà cosa aspetta al povero Leonnato! Conosciamo tutti il carattere di Eumene e sappiamo anche che è molto vendicativo ma Leonnato sembra essersi dimenticato dei vecchi tempi, quando quel piccoletto ci teneva testa tutti con i suoi scherzi. Non vorrei essere nei suoi panni, in questo momento… –
Alessandro ascoltò il tutto con un piccolo sorriso sulle labbra. Non tanto perché trovasse divertente la faccenda, o perché gli aveva fatto ricordare la loro infanzia spensierata, ma il tono di voce allegro e leggero di Efestione gli aveva fatto dimenticare per quei pochi minuti i pensieri che vorticavano nella sua mente.

Il sole scomparve del tutto, lasciando dietro di sé un leggero bagliore che dipingeva le poche nuvole di rosa.
Alessandro sentì Bagoa all’interno della camera che accendeva i lumi e, dopo che ebbe finito, avvicinarsi e con un inchino dire: – Mio signore, ho preparato il tuo bagno. –
- Grazie, ci penso io. Ora, vai. –
Il servo persiano fece un altro inchino e si dileguò silenziosamente.
Alessandro si avviò dentro, spogliandosi, seguito da Efestione. Quando fu completamente nudo, s’immerse nella vasca e sospirò di piacere nel sentire l’acqua calda bagnargli la pelle.
Efestione, per puro piacere personale, prese a massaggiare le spalle e le tempie del suo sovrano, come se volesse, in qualche modo, alleggerire il carico pensante dei pensieri che lo perseguitavano.
- Non saranno le mani delicate di Leptine, ma le preferisco notevolmente. – commentò il re.
Efestione abbozzò un sorriso e continuò con il suo massaggio, spingendosi sulle braccia e sul petto di Alessandro, e passando più delicatamente le mani laddove c’erano cicatrici o ferite di guerra non ancora guarite del tutto.
Poco dopo, Alessandro era in estasi, sotto l’effetto delle mani del suo amico.
- Efestione? –
- Sì? –
- Ti piace qualcuna?-
- Beh, se devo essere sincero, più di una. In questo palazzo ci sono così tante belle donne! -
Il re scosse il capo, sorridendo. – Intendo, ti piace qualcuna che vorresti sposare? –
Efestione arcuò un sopracciglio, trovandosi sorpreso dalla domanda.
Certo, c’erano tante ragazze che gli piacevano e si era portato anche a letto, ma non… amava nessuna tanto da volerla sposare. Se avesse mai trovato una donna che gli avrebbe fatto battere forte il cuore, che gli avrebbe reso la vita un tormento se accanto a lui lei non ci fosse stata, che gli avrebbe fatto sentire brividi lungo tutto il corpo solo con il suono della sua voce, allora lì avrebbe pensato che forse avrebbe potuto sposarla. Ma siccome questo non era mai successo con nessuna donna, non aveva mai pensato al matrimonio.
- Ehm… non lo so… io non ho mai pensato di sposarmi, sinceramente. –
- Come sarebbe che non ci hai mai pensato, Efestione? – A quel punto il re si voltò a guardare l’amico. – Non vorresti una bella donna al tuo fianco? O un… figlio che ti renda orgoglioso? - Senza volerlo, Alessandro aprì il discorso che voleva evitare.
Efestione lo guardò con uno sguardo comprensivo. – Ho un sacco di tempo per pensare ai figli, Alessandro. Ho solo trentatré anni. Verrà il momento in cui vedrò i miei figli giocare a palla come facevamo noi da bambini. – Parlò al singolare ma Alessandro capì che in mente sua tutti i verbi erano al plurale.
Alessandro tornò alla sua posizione con Efestione che gli massaggiava ancora il corpo.
Il generale iniziò a chiedersi se era quello il motivo per cui era stato chiamato, ma non ne era pienamente sicuro. Conosceva Alessandro.
- Dovresti pensarci seriamente, invece. Siamo guerrieri, ricordi? Sai che esci al mattino, ma non sai se ritorni a sera. E non voglio che tu ti senta così… solo come mi sento io. -
- Ma tu non sei solo… -
- Sì che lo sono! –
Efestione si offese, ma non lo diede a vedere. Ormai sapeva nascondere bene le emozioni dietro la sua maschera bella e sorridente.
Il re si alzò di botto dalla vasca, e nudo e bagnato, raggiunse l’altra parte della stanza, dove appoggiato all’enorme letto, c’erano un paio di pantaloni e una vestaglia di seta che indossò.
Nel frattempo che il re si vestiva, il generale uscì sulla terrazza e si mise a contemplare la luna appena sorta e non riusciva a non pensare alle parole di Alessandro che lo avevano ferito.
- Scusami, Efestione, se in qualche modo ti ho offeso. Non era mia intenzione. – Alessandro gli poggiò il mento sulla spalla. Anche il re conosceva bene il suo generale; per lui non era difficile capire quali fossero le sue vere emozioni, nemmeno in quel momento che lo fissava nei suoi occhi color cielo. Vedeva amore folle e passione ardente. Riflesso dei suoi.
Non guardarmi così, Efestione. Non guardarmi così.
Alessandro si mise al fianco del suo compagno e volse lo sguardo a occidente. Verso la Macedonia, cercando di scorgere il Monte Olimpo.
- Sai, credo che gli dèi mi abbiano maledetto. – Efestione lo guardava curioso. – Penso che siano arrabbiati perché ho conquistato tutto questo. –
- E perché dovrebbero esserlo? Hai costruito il più grande impero mai esistito, Alessandro! Hai riunito sotto il tuo comando Greci, Macedoni e Barbari, mantenendo le loro culture e le loro lingue... –
- Dimentichi, che gli dei sono molto simili a noi uomini; sono vendicativi, lussuriosi, innamorati… gelosi. –
- Pensi che siano gelosi del tuo impero? –
- Probabile. – rispose il re. Esitò qualche secondo poi si aprì completamente – Non riesco ad avere un figlio.–
- Hai quasi trentatré anni, Alessandro. Non temere, arriverà il momento in cui potrai tenere in braccio l’erede del tuo impero. –
Alessandro scosse la testa e mormorò: - Il vecchio soldato che va alla guerra, cade giù per terra, cade giù per terra!
- Ma tu non sei vecchio! –
- Ma è come se lo fossi, Efestione. Ho fatto tutto questo e ho solo trentatré anni. In primavera dovremmo partire per l’Occidente, ma siamo davvero sicuri che riuscirò nel mio intento? Certe volte mi sento così stanco e... –
Efestione scosse la testa, - È stata quella brutta ferita in India che ti ha abbattuto, ma sei sopravvissuto. Tu sopravvivi a tutto.-
- … e vecchio che penso che la mia ora sia vicina. – finì Alessandro.
- Alessandro, ma… - Efestione, sconvolto da quelle parole, cercò di ribattere, ma Alessandro non glielo permise. Baciò il compagno con tutta la passione che provava in quel momento.
- È normale che debba succedere, Efestione. E quando accadrà, l’intero impero sarà perduto. – poggiò la fronte contro quella dell’amico.
- Io non lo permetterò, Alessandro. – lo interruppe Efestione che teneva ancora gli occhi chiusi e il respiro corto.
Il re commosso da quelle parole continuò il suo discorso, rivelando il motivo per cui aveva fatto chiamare il suo amico: - Allora promettimi una cosa. Promettimi che se dovessi morire e non avessi eredi, prendi tu il mio posto. Diventa il re e governa come meglio puoi queste terre.-
Efestione lo guardava come se il suo re fosse impazzito. Alessandro sorrise vedendo l’espressione del suo Efestione.
Riprese a parlare: - Ecco perché voglio che tu abbia un figlio. Voglio che tu abbia un erede forte e coraggioso come il padre, pronto a sacrificare la vita per il suo popolo. Efestione, ti sto chiedendo di non mandare alla deriva il sudore e il sangue dei nostri soldati. Non voglio che questo impero cada quando me ne sarò andato… - gli prese il viso tra le mani e guardò ancora una volta l’azzurro dei suoi occhi in quel momento confusi e immensamente lusingati. – Io non ho eredi, ma ho te. E hai ragione quando mi dici che non sono solo, perché ho te. Sei l’unico, Efestione, l’unico di cui possa fidarmi, l’unico che io abbia mai amato… Voglio sapere che governerai questo impero per me. Non il mio impero, ma l’Impero di tutti. –
- Io… non so… cosa dire… - balbettò Efestione.
- Dì che lo farai. –
Gli occhi del generale versarono non lacrime di lusinga o di commozione, ma di tristezza. Se mai fosse salito al trono, Alessandro non sarebbe stato con lui. Ed Efestione non avrebbe mai potuto immaginare una vita senza Alessandro, il suo amico, il suo compagno di guerra, il suo amante, l’uomo che amava più di se stesso.
Ma proprio perché lo amava come nessun altro, promise: - Lo farò, Alessandro. Lo giuro. –
Il sovrano strinse in un abbraccio Efestione, ed entrambi piansero, si baciarono e si amarono sotto il pallido sguardo della luna.

***

Sotto un albero, ai piedi delle mura di Babilonia, un vecchio, coperto da un mantello nero, era invisibile, essendo un tutt’uno con il tronco dell’albero. Aspettava.
Vide che le luci provenienti dalla stanza del re si affievolivano man mano. E quando tutto fu buio, sentì dei passi che si avvicinavano.
Un uomo, basso e curvo, coperto anch’egli da un mantello scuro che lo nascondeva, coprì la distanza che c’era tra lui e il vecchio.
L’uomo pronunciò la parola d’ordine e subito il vecchio gli porse una fiala di un veleno fatale che procurava una malattia del tutto inguaribile.
L’uomo infilò il medicinale al sicuro nella tasca dei pantaloni, pagò il vecchio generosamente e poi disse: - Devi procurarmi un’altra fiala. Il re ha un erede. -


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Ciao a tutti :)
Allora, ammetto di non saper cosa scrivere in questo momento xD
In primis, grazie a chi ha letto questa piccola storia.. mi son sentita ispirata e non ho saputo fermare le mie dita v.v
Mi son anche chiesta perchè la stessi scrivendo.. beh, diciamo che è un motivo che mi son data sul perchè Efestione muore prima di Alessandro. Poi, boh! Cosa ne protrei sapere io? xD
L'ultima parte.. putroppo ho dovuto scriverla per forza. Volevo una bella cosuccia a lieto fine ma la storia è così. çç
E vabbè, vi ho fatto già perdere abbastanza tempo xD
Grazie mille a chi leggerà e soprattutto a chi recensirà. Spero vi sia piaciuta. :D
Un bacione.
Mary.


   
 
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