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Autore: Eclair    29/08/2010    3 recensioni
A due anni dalla conclusione del caso Kira, Near si trova occupato con una serie di omicidi molto bizzarri. Ma cosa succederebbe se Mello fosse vivo e decidesse di collaborare con l'eterno rivale a questo caso che sembra riguardarli molto da vicino?
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Mello, Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Specchio inverso
specchio
inve
rso.
Mai silenzio fu più carico di significato e riflessione, come questo che aleggia nella costosa vettura che sta riportando me e Mello al quartier generale. E' bizzarro, se consideriamo che il silenzio è solo assenza di suoni misurati in decibel, ma riesce a essere diverso ogni volta. Infatti, misurati in decibel. Ci sono altri suoni, suoni fatti di sensazioni. E questi non possiamo misurarli su nessuna scala.

Le parole di Dajh mi risuonano nella mente, acquistando un senso inoppugnabile, scontrandosi con quello che avevo sempre pensato fino ad ora. Ero sempre stato convinto che l'unica cosa che contasse fosse raggiungere l'obiettivo, e se questo non veniva raggiunto, se si cadeva prima di realizzarlo, l'intero processo che era stato fatto per avvicinarcisi, per quanto lodevole, perdeva di significato. Mi sbagliavo. Dajh avrà perso concretamente la sua sfida, ma è riuscito a raggirare me e Mello, individualmente, sfruttando i nostri punti deboli: l'impulsività di Mello e il mio essere - delle volte, lo ammetto - prepotente. E' riuscito ad avvicinarsi a noi come nessun altro non era ancora riuscito a fare, nonostante la sua netta inferiorità: questo particolare non può perdere di significato di fronte a una sconfitta, perchè è già da sè una vittoria. Dajh ha creduto fino all'ultimo nei suoi ideali e ha adoperato tutte le sue forze per realizzarli, questo conta.
Quindi, il perdere una sfida all'ultimo momento non sminuisce il lavoro fatto.
Ma cosa succede, se mentre stai per vedere il tuo desiderio di una vita, causa di sofferenza e sacrifici, avverarsi, cambi idea, spinto da una forza più grande? Cosa succede, se all'ultimo momento rivolti la situazione all'esatto inverso? Cosa, se mentre realizzi che il tuo rivale di sempre ha deciso di scrivere il suo nome su un quaderno che tu sai essere mortale, capisci che non è quello che vuoi e dai la tua vita per salvarlo? Dajh sostiene che sia mettere sotto i piedi la propria dignità. Cosa ne penso io? Penso solo che se non fosse successo, non avrei Mello seduto al mio fianco, in questo momento. Mello, cosa ne pensa? Non ne ho idea, e forse non lo saprò mai. Mi ha davvero impressionato, non l'avrei mai creduto capace di un gesto del genere, non conoscendo il suo odio di una vita nei miei confronti. E invece l'ha fatto, contro ogni previsione, strappando ogni schema. Adesso non credo più a stupide classificazioni, non ci sono numeri uno e numeri due, c'è solo chi parte in vantaggio perchè possiede una qualità utile e chi no. Mello completa le mie mancanze, e io le sue.
Appunto, Mello.
Cerco di farlo con discrezione, mentre mi volto a destra a guardarlo. Tiene il viso verso il finestrino, posso scorgere solo il suo profilo illuminato dalle luci provenienti dalla strada.
Quando sono uscito dalla stanza per cercare Mello e dirgli quello che avevo capito sul caso, dopo qualche minuto ho visto un'ombra sfrecciare per il corridoio attiguo, non so dire se fosse Mello, appunto, o Dajh. Non mi muovo molto spesso quindi ci ho messo sicuramente di più ad arrivare alla camera, e quando l'ho fatto mi sono accorto di come Mello fosse stato preso di sorpresa. Dalla mia posizione potevo vedere solo una gamba di Dajh e una pistola semiautomatica con appesa una croce in argento all'impugnatura sul pavimento.

Sentivo la conversazione degenerare, ho pensato che avrei potuto chiamare una scorta, ma il tempo non sarebbe bastato. Ho capito che se non facevo qualcosa, qualunque cosa, in quel preciso momento, Mello sarebbe morto. Senza pensare a quanto non conoscessi nella pratica il funzionamento delle pistole, ho recuperato quella sul pavimento senza che nessuno dei due mi notasse, e ho premuto il grilletto con entrambe le mani e tutta la forza che avevo in corpo, senza mirare neppure. Male che sarebbe andato il colpo, lo sparo non l'avrebbe ferito ma l'avrebbe distratto per pochi secondi preziosi a Mello per divincolarsi.

Faccio questi pensieri mentre ancora osservo Mello, accorgendomi che tiene una mano premuta sotto la costola destra. Senza curarmi della sua reazione mi avvicino e sposto la giacca e la mano, tastando il punto di prima da sopra il tessuto, accorgendomi nel semibuio di come le mie dita si siano sporcate di qualcosa, sangue. Alzo di scatto la testa trovandomi il suo viso di fronte, sento interdetto le parole morirmi in gola mentre mi scontro con il suo sguardo cristallino, stranamente serio e impenetrabile.
Abbassa gli occhi a guardare le mie dita macchiate di rosso amaranto e mi prende la mano. Rimango scioccato, quando realizzo che sta portandosele alle labbra, e spalanco le palpebre quando sento la sua saliva sulle mie dita rimuovere con una lentezza esasperante ogni traccia del suo sangue, senza staccare gli occhi dai miei imbarazzati, senza rompere quel filo invisibile tra il cristallo delle sue iridi e la pece delle mie, come se romperlo adesso fosse la cosa più faticosa di questo mondo, come se fosse linfa vitale di cui nutrirci.

Voglio assaporare questi ultimi istanti, prima che tutto finisca.
Non mi sorprenderei se avesse già deciso di andare via, gli è costato tanto il dover crearsi da capo una vita sotto il nome di Luke Geller e sarebbe insensato se abbandonasse tutto. Il caso è già risolto, questo momento sarebbe arrivato comunque.
Lo lascerò andare, se è questo che vuole, non potrei comunque evitarlo in nessun modo.


   ●    .



Near non ha voluto sentire ragioni. Arrivati al quartier generale mi ha praticamente spogliato - sì, esatto - e costretto a medicarmi la piccola ferita che mi ero procurato quando Dajh mi ha scaraventato contro il mobile dell'antibagno. Ho provato a dirgli che era solo una botta e il graffio quasi non si notava, che neppure mi fa male, ma alla fine ho dovuto cedere ed accontentarlo, strappandogli le bende dalle mani e mettendole alla meno peggio, ripetendogli quanto è logorroico quando si ci mette. Quindi adesso sono nel suo letto e sembro un idiota, mezzo nudo con i guanti ancora addosso, che fisso la finestra che inizia a bagnarsi di sempre più gocce di pioggia. Del resto, siamo quasi ad ottobre ormai. Mi rigiro nel letto, guardando la piccola figura di Near seduto alla scrivania, concentrato e con le dita fra i capelli, unica luce nella stanza quella debole della lampada da tavolo. Come ultima cosa c'è da rileggere e riordinare tutto l'albo dei dati personali di Dajh con quello che ha effettivamente fatto per tutti questi anni.

Decido di alzarmi e gli vado vicino, appoggiando la schiena al muro accanto alla scrivania e incrociando le braccia.
«Come procede?» Gli chiedo svogliatamente.
«Procede» Risponde semplicemente, senza alzare gli occhi dal suo lavoro.
Sul tavolo davanti a lui ci sono i vecchi registri della Wammy's House, un documento di laurea in avvocatura e tanti altri fogli di false identità prese da Dajh per seguire il caso Kira, due anni fa: così era riuscito a controllarci. In mezzo a tutto questo disordine di fogli, qualcosa spicca per i colori differenti, probabilmente una foto del registro. Allungo il braccio sinistro e la prendo. E' nostra foto ai tempi della Wammy's House, che Roger ha dovuto togliere dalla cornice e riporre, per questioni ovvie, ai tempi di Kira.

Non so neppure quanti anni erano che non la rivedevo, anzi l'avevo praticamente rimossa. E' ormai sbiadita e tutta sgualcita, ma si distinguono ancora le figure. In fila ci sono tutti i miei vecchi compagni, non eravamo tanti, arrivavamo appena a venti, ed eravamo quasi tutti di età diverse. In prima fila ecco Near: lo sguardo indifferente sul viso infantile, il pigiama di sempre, era solo un bambino allora.
«Sai Near, forse è vero che sei cresciuto un pò»

Gli dico con un sorriso di scherno, ricevendo in riposta un mugugno e qualcosa tipo "potevo avere nove anni".
Sopra la sua spalla ecco la testa scura di Dajh, che nonostante non avesse che dodici anni in quella foto sembrava già un adulto per la decisione dello sguardo e dell'espressione. Dava davvero l'impressione di un pesce fuor d'acqua, per quanto fossimo tutti dei bambini fuori dal comune.
Di lui ricordo come smise di parlare con chiunque dopo qualche tempo, e come non fossero rare le volte che lo picchiassi.
Non potevo davvero immaginare cosa lo turbasse, e che si sarebbe spinto fino a questo punto.
Forse, in certo senso, è come guardarmi allo specchio.
Sento quasi un moto di comprensione nei suoi confronti, nonostante non sia molto d'accordo con le sue idee.
In realtà non ho mai pensato come potesse sentirsi lui, o tutto il resto dei nostri compagni: non avevano la minima speranza di ereditare il posto di L, perchè era conteso fra noi due. Io avevo in mano la mia vita e ho scelto di non collaborare con Near per dimostrargli che potevo superarlo, ho avuto libero arbitrio di gestire la cosa, mentre tutti gli altri no. Solo pezzi di scarto, senza possibilità di scelta. Penso sia questa la sostanziale differenza tra me e Daley.

Lui ha avuto la forza di dire di no a una realtà che non riteneva giusta nei suoi confronti e in quelli degli altri, ha usato i suoi mezzi e i suoi modi per portare a termine la sua vendetta, forse discutibili, ma del resto anche i miei lo sono stati. Il suo errore è stato coinvolgere altre vite. Io stesso ho fatto una cosa del genere, facendo uccidere tutti gli agenti dell'SPK per togliere a Near il vantaggio del numero. Ma lui ha ucciso quattro persone solo per il piacere di raggirarci, per il puro divertimento di avere la situazione nelle sue mani e giocare con noi. E' questa mancanza di obiettivi concreti e mania di protagonismo che rende il tutto inaccettabile, mentre la sua ossessione l'ha logorato fino a portarlo alla pazzia, così doveva essere.
All'estrema sinistra ci sono io, vestito di nero, un caschetto biondo regolare, nessuna cicatrice sul viso. Ero l'unico che non guardava l'obiettivo della fotocamera, troppo occupato a voltarsi a guardare chissà cosa.
Dajh è quasi il mio riflesso, però al contrario. Rappresenta solo una delle tante possibilità tra cui avevo da scegliere, di cui però non ne ho scelta nessuna, abbandonando tutto per qualcosa di più importante, di più forte.

Che io e Near fossimo legati da un legame indissolubile di odio e rivalità, che fossimo le due facce della stessa medaglia era noto a tutti. Era meno noto, soprattutto a me, come l'odio non è altro che l'altra faccia di qualcos'altro. Quando ero solo un quindicenne credevo che mi sarei sentito finalmente in pace solo se avessi ucciso Near. Con il tempo ho capito che quello non sarebbe servito, non avrei provato nulla arrivato al traguardo, guardando l'altra sponda e trovandola vuota, se l'avessi ucciso. Il mio rivale mi era necessario perchè era entrato a fare parte di me. L'unico degno avversario, l'unico con un abbia mai condiviso - incosciamente - qualcosa. Ogni mio gesto e pensiero era rivolto a lui, alla mia smania di superarlo. Inusuale, forse, come si sia evoluta la situazione. Fino a una settimana fa pensavo che non ci saremo più rivisti, anche perchè lui ignorava che fossi ancora in vita. Ma credo sia inutile ripensarci adesso.

Near mi distoglie dai miei pensieri.
«Mello, cosa hai in programma di fare, adesso?»
Lascia andare i fogli e mi fa questa domanda, senza guardare nella mia direzione.
«In che senso, Near? Cosa ti aspetti che faccia?»
«Credo sia chiaro. Il caso è risolto e tu hai una vita, una casa e un lavoro, là fuori»
La piccola mano efebica risale, come al rallentatore, ad avvolgere candide ciocche attorno all'indice.
«Mi stai dicendo che adesso che il caso è concluso non sono più di alcuna utilità?»
«Ti sto dicendo che se vuoi andartene sei libero di farlo»
Faccio qualche passo, avvicinandomi alla sua sedia, mentre lui si volta finalmente verso di me. Davvero pensa che ho intenzione di andarmene?
«Sbagli, Near. La vita là fuori non è la mia, e non lo è mai stata. E' la vita di un certo Luke, che di Mihael non ha niente. La mia vita non è lì fuori. La mia vita è quì, tra queste stanze, tra questi fogli, tra questi dadi» Adesso ho trovato la pace con me stesso, ho ottenuto il ruolo di L, solo con un'altra strada. E ho anche te, Near, al mio fianco.

Senza una parola di più, lui si alza in piedi nella sua sedia per arrivare alla mia stessa altezza, prima di cingermi il collo con le braccia  e unire le nostre labbra. Mi sorprendo di come il contatto con le sue labbra morbide e calde sia ogni volta meraviglioso quanto scombussolante in un modo sempre diverso, come un corpo così piccolo e apparentemente freddo, possa essere così perfetto e cambiare repentinamente, come i suoi occhi possano acquistare luce così all'improvviso. Rimaniamo così a baciarci, lui in piedi nella sedia e io di fronte a lui, alla luce della lampada, unico sottofondo le gocce di pioggia, adesso più fitte sul tetto e sui vetri.  Senza quasi accorgermene lo sollevo, arretrando verso il letto e distendendomi con Near cavalcioni su di me. Per un attimo che sembra infinito scaviamo uno nello sguardo dell'altro, in cerca di nemmeno noi sappiamo cosa. Forse una conferma, una spiegazione. Qualcosa che razionalizzi il tutto, ma che non arriva. Torniamo ad unire le nostre labbra, incapaci di attendere, in una frenesia che vuole sempre di più. Beh, direi che possiamo fare a meno della razionalità.

[...]

Il tuo corpo nudo e bianco impiedi di fronte a me, il tuo viso rivolto verso l'alto e gli occhi chiusi, i capelli scarmigliati le mani che sembrano non avere pace, le dita che tremano e si stringono nevroticamente, tradadendo l'emozione mal celata dai sospiri.
«Me-Mello..» Interrompo la mia attività, risalendo fino al suo viso.
«Già, è così che mi chiamano» Gli rispondo, con una nota di scherno nella voce, spingendolo sul letto e fermandolo sotto il mio corpo.

[...]

La finestra è rimasta aperta, ma la pioggia è cessata da un pò.  Adesso si sente soltanto un strusciare di corpi sulle lenzuola, l'unirsi e il dividersi di labbra umide e i sospiri sempre più intensi di entrambi. Una mano piccola e bianca si alza a carezzarmi una guancia.
«...Resterai?»
«Finchè respiro»








♠♠♠
Chiunque fosse entrato in quella stanza avrebbe trovato il disordine sovrano. Sparsi per la stanza, tra i fogli, i dadi, una pistola e della cioccolata, vi erano particolari ben più bizzarri. I pantaloni di un pigiama bianco, un gilet in pelle, dei calzini bianchi e un rosario in perle rosse. Chiunque avrebbe pensato che non c'era nulla di troppo canonico negli abitanti di quella stanza, ma pochi sarebbero arrivati a pensare che si trattasse di due detective, due eterni rivali opposti come il bianco con il nero, come il fuoco con il ghiaccio. Eppure quel legame che rende gli opposti complementari li attraeva l’uno verso l’altro in maniera invincibile, e loro non hanno avuto che da abbandonarvisi, senza riserve.












* * * * * * *
Eccomi quà, scusate tantissimo il ritardo! Con tanta malinconia vi annuncio che la storia è finita quì, visto che il prossimo capitolo sarà solo una scheda del profilo di Dajh che avevo fatto per agevolarmi sulle battute da fargli fare, ma che ho deciso di pubblicare perchè mi sembra un particolare interessante. Che dire? Non avrei mai detto davvero che sarei arrivata fin quì. Quando ho iniziato a scrivere questa ff era tutto completamente diverso, io stessa avevo incertezze su come scrivere, sui caratteri del personaggi, sulla grammatica e il punto di vista. Posso dire davvero di essere migliorata almeno un pò, e tutto questo lo devo solo e unicamente a voi.
Siete state la mia forza, e conserverò ogni parere come la cosa più preziosa, Grazie.
non so se ne scriverò altre, però ho una mezza idea in testa che potrebbe essere una serie che ha come primo capitolo la storia che avete appena finito. Per adesso non vi voglio promettere niente, chissà:)
Passiamo alle recensioni.

per Akira Haru Potter: Ho riso davvero di cuore leggendo la tua precendente recensione, sono contentissima che tu abbia apprezzato Near "versione pistola(?)" e di essere riuscita a mantenerti in suspance*-* Devo comunque dire che la tua prof di latino ha detto una cosa giustissima u.u Grazie di cuore per aver seguito la mia storia, il tuo parere mi è stato molto prezioso e apprezzato, senza contare che se sono su efp è stata quella volta per recensire la tua MelloxNear, la prima in assoluto che abbia letto:D Quindi grazie a te!
Spero che ti sia piaciuto questo capitolo conclusivo, un bacio!

per DANYDHALIA: Perdonami, perdonami con tutto il cuore per averti fatta aspettare così tanto! Spero comunque che ti sia piaciuto questo capitolo e ti ringrazio di cuore per tutto, ho adorato le tue recensioni e aspetto con ansia che anche tu scriva qualcosa quì su efp.
Ancora grazie per essere stata sempre presente e costante, un bacio!

per redseapearl: Perfetto allora, spero di essermi fatta perdonare in pieno u.u Questo capitolo l'ho fatto più lungo di proposito e come puoi notare i nostri Mello e Near non passano la serata a giocare a uno... ahah. Seriamente, tu sei la persona a cui volevo rivolgere un ringraziamento speciale, mi hai aiutato tantissimo e lo sai! Questa storia è la mia prima e ha tanti traballamenti, ma la cosa che mi fa felice è notare il graduale cambiamento dai primi capitoli agli ultimi. Di questo devo rigraziare te Lory, grazie mille.
Per quanto riguarda Dajh anche a me è dispiaciuto dargli un ruolo così marginale, per questo ho deciso di pubblicare la scheda che troverete nel prossimo capitolo! Un bacio!
P.S. Certo che ti mando il pupazzo grandezza naturale di Mello, e anche quello di Near, anche se è giusto 1.50... E un pacco di carte Uno per fargli passare il tempo.

per ladyVegeta1988: Oddio ho seriamente paura di averti uccisa con quest'attesa o.o! Mandami un segno, te ne prego! Ahah scherzi a parte, grazie mille anche a te per avermi seguito fin dagli inizi, mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato il precendente capitolo e spero tu abbia fatto lo stesso con questo. Un bacio!


Come ultima cosa, un rigraziamento a Polka, la mia migliore amica, senza la quale non solo non sarei quì, ma non conoscerei neppure due personaggi meravigliosi come Mello e Near. Grazie, Acara<3





























  
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