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Autore: DazedAndConfused    30/08/2010    5 recensioni
21 marzo 1998. Prendete una vecchia soffitta, un musicista affermato e i suoi figlioletti alla caccia di vicende emozionanti targate "Queen & Co."...
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicated to SeRRRi.

 

(ri)Spolverαre vecchi ricordi

 

Ah, la primavera.

Il risveglio della Natura, lo sbocciare delle timide corolle nei giardini, il melodioso cinguettare dei passerotti…

-Roooooog!-

Le auliche e pittoresche immagini che si stavano formando nella sua mente lo abbandonarono, impedendogli di continuare nel suo intento di fare l’indiano.

-Sììì, caraaa?-

-Ti ricordi che giorno è oggi, vero?- gli chiese la voce femminile, proveniente dal salotto, con il tono di chi non vuole sentirsi dare una risposta negativa.

L’uomo deglutì e riprese a sorseggiare la birra ghiacciata dal bicchiere, facendo finta di niente.

-Ma mi hai sentitooo?-

-Sì che ti ho sentito!-

-E allora rispondimi, mister Meddows-Taylor! E non fare il finto tonto con me, che tanto non ti riesce!-

Roger deglutì di nuovo, stavolta più rumorosamente.

Cazzo, era in trappola.

-Ehm…- provò a schiarirsi la voce -Il 21 marzo?-

-Eeeeesatto! E quindi? Che succede il 21 marzo di ogni anno?- la donna fece capolino dalla porta-finestra.

-Compie gli anni tua madre?- azzardò lui, con un’espressione tra il divertito e il finto “c’ho riflettuto con attenzione, vai tranquilla”.

-Rooooog!- lo guardò offesa, beccandosi una risata fragorosa per risposta -Starai scherzando, spero?!-

Il compagno le sorrise, ghignando quasi, per poi continuare a bere.

-Beh, ti rinfresco io la memoria…-

-No! Non dirlo! Ti prego!- si strozzò quasi, annaspando tra la schiuma bianca al malto.

-Eh no, signorino mio, così impari a prenderti gioco di me…-

Roger si tappò gli occhi e si rannicchiò su se stesso, come un riccio fa quando si ritrova davanti ai fari accecanti di un’auto impazzita.

-Le pulizie primaveriliiiiiiiiiiiiiiiiii!- gli urlarono due vocine assordanti nelle orecchie, mentre sentì quattro manine strattonarlo, obbligandolo ad alzarsi e ad aprire gli occhi.

Credette di aver perso ogni facoltà uditiva, credette di avere i timpani a brandelli, credette che quell’opera fosse frutto di qualcuno che aveva parlato male di lui o che, peggio ancora, gli aveva scagliato qualche maledizione, kabala o macumba e che volesse porre fine alla sua sfavillante carriera.

E invece erano stati solamente i suoi due figli più piccini, altro che opera del Diavolo.

-Dai, papy, la soffitta ci sta aspettando!- lo tirò per il braccio il maschietto, mentre la femminuccia lo prese per mano ed esclamò, sognante: -Chissà quante belle cose troveremo, là sopra!-

-Ma mi dite come cavolo fate ad essere così felici all’idea di dover mettere sottosopra tutto quel casino?!- ribatté lui, facendosi trascinare in prigione.

 

***

-Quanta polvereee!-

La vocina di Tigerlily rimbombò in tutta la soffitta, echeggiando tra uno scaffale e l’altro.

-Beh, ragazzi, diamoci da fare: prima si comincia e prima si finisce.- sbuffò per niente entusiasta il padre, tirandosi su le maniche e abbandonando gli occhiali da sole su un tavolino.

-Mi raccomando, fate attenzione perché in un secondo tutto il casino potrebbe franarvi…-

Non fece in tempo a finire la frase che mezzo scaffale di robe gli cadde addosso.

-Cazzo!- tossì, riemergendo completamente bianco ma comunque incazzato nero.

-Roooog! Non davanti ai bambini!- lo rimproverò Debbie, dal pianoterra.

-Acciderbolina!- trillò lui per tutta risposta, con un’espressione fintamente pentita.

Quella scenetta piacque da morire a Rufus e la sorellina, che si stavano tenendo la pancia dalle risate.

-Dai, riprendiamo la caccia al tesoro.- mugugnò il padre, nascondendo un sorrisetto.

 

Era intento a spolverare una vecchia libreria quando lo strillare dei figli lo fece smettere.

Tigerlily e il fratello si stavano azzuffando, mentre quest’ultimo non la finiva di urlare: -E la chiave dove cavolo l’hai messa? Ladra! Questo è un forziere dei pirati, serve a me la chiave!-

Da buon padre, come si riteneva, li separò e, urlando più forte di loro, chiese spiegazioni.

-È tutta colpa sua! Non mi vuole far vedere cosa c’è dentro il forziere!-

-Ha parlato quella! Sei una ladra! Hai rubato la chiave per non farmelo aprire, egoista!-

Roger scosse la testa divertito e, calmando le acque, disse tranquillo: -Tigerlily non ha rubato la chiave, perché la chiave non c’è.-

I figli si bloccarono e lo fissarono stupiti.

-Sapete,- cominciò il padre, prendendo la rincorsa -non ho mai avuto la chiave di questo “forziere”, ma sono comunque sempre riuscito ad aprirlo…-

E, detto quello, assestò al baule un calcio ben piazzato, facendolo spalancare di colpo.

-Woooow! Daddy, sei il migliore!- urlò entusiasta Rufus, avvicinandosi al “forziere” e pregustandosi già tutte le meraviglie che dovevano esserci al suo interno.

Tigerlily invece gli saltò al collo e gli schioccò un bacio sulla guancia.

-Sei il migliore paparino che io possa mai desiderare. Ti voglio bene.- gli bisbigliò all’orecchio, per poi sgattaiolare dal fratello.

 

-Oh, queste sono le bretelle di Brian! Ve lo ricordate Brian, ragazzi?-

-Mmmm, è quel signore con i capelli lunghi e ricci che è venuto qualche volta a farci visita?-

-Esatto, Rufus… Proprio lui! Ebbene, queste…-

Seduto a gambe incrociate sul pavimento, i figli attorno che lo imitavano, Roger ogni tanto tirava fuori dal “baule dei tesori”, come ormai era stato ribattezzato, un oggetto che risaliva al periodo in cui militava nei Queen e rispolverava i suoi ricordi per quei suoi giovani impiastri assetati di “cultura”.

-Beh, un giorno stavo bisticciando con gli altri perché ero fermamente convinto che una strofa che avevo scritto fosse perfetta per la canzone che stavamo incidendo, ma in realtà la metrica era tutta sconclusionata. Fatto sta che continuavo, imperterrito, a sostenere con foga le mie convinzioni, ed allora il cantante mi sfidò a canticchiarla per sentire se effettivamente filava tutto liscio. Al che lui mi dà l’attacco, aspettando che io la canti, ma in realtà io ho fatto solo «lalalalala, One Vision!» e la finisco lì, mentre il cantante era ancora lì a darmi il tempo con la gamba. L’avevo lasciato di sasso, e Brian era scoppiato a ridere nel vedere la sua faccia tutta concentrata e la mia espressione soddisfatta, perché ero veramente convinto di aver fatto un ottimo lavoro…-

Roger scoppiò a ridere, e Rufus e Tigerlily fecero altrettanto.

-Andiamo avanti…- continuò, frugando nel baule -Uh, la biciclettina! Ragazzi, questa arriva direttamente dal set del videoclip di I’m Going Slightly Mad Il video con i pinguini, avete presente? Ecco, ad un certo punto evidentemente al pinguino sul divano scappava e beh, lo sapete anche voi, quando scappa scappa!-

I bimbi ridacchiarono, mentre Rufus iniziò a fare: -Psssst! Pssssst!-

E lì giù altre risatine.

-Insomma, il pinguino fece la pipì sul divano e il cantante, schizzato subito in piedi, urlò: -Roger, what did you do?!- fintamente scandalizzato, ma questo bastò per farci scoppiare a ridere tutti quanti… Non vi dico quante volte ho tentato di acciuffare quel pennuto!- e mimò un ipotetico strangolamento del volatile, scatenando altre risate.

-E questi, papà?- Rufus interruppe le risa del padre sbucando dal baule, con qualcosa in mano.

-Oddio, non ci credo! Pure questa?- iniziò a ridere come un cretino, tanto che Debbie, attirata dalle sue risa, si era nascosta dietro lo stipite per sbirciare.

-Questa è una ciocca dei miei capelli, figli miei!-

I bimbi lo guardarono straniti: sicuramente li stava prendendo in giro.

-Eddai, non guardatemi così! Sto dicendo sul serio… Ora vi spiego. Per esigenze del gruppo, ero costretto a tingermi i capelli, e ricorrevo a qualsiasi tinta che potesse permettermi di mantenere i miei bellissimi capelli del color del grano, e…-

-Veramente non erano esigenze del gruppo, ma semplicemente eri così vanitoso e così fiero della tua chioma dorata che hai fatto sempre pazzie, pur di mantenerla del suo colore… E non azzardarti a negare, che il modo in cui l’hai detto ha lasciato intendere bene come andavano veramente i fatti…- intervenne Debbie, entrando nella stanza.

-Non ascoltate vostra madre- la interruppe lui, per poi dire loro sottovoce -è solo invidiosa!-

I bimbi ridacchiarono ancora.

-Coooomunque! Una volta, non mi ricordo come, mi procurai una tintura nuova, che volevo sperimentare per il concerto… Quando andai a lavarmi l’adoperai ma, una volta uscito, mi accorsi con enorme disappunto di non avere più i capelli biondi, bensì… verdi.-

Rufus si rotolò per terra cercando di tenersi la pancia mentre Tigerlily, tra una risatina e l’altra, riuscì a chiedergli cosa sarebbe successo dopo.

-Oh, tesoro, semplicemente andai sul palco con la chioma fluente di un perfetto venusiano.- replicò il padre con tono fintamente saccente, facendo ridacchiare di nascosto anche Debbie.

-Uuuh, che belle!-

La vocina sognante di Tigerlily interruppe nuovamente quell’atmosfera divertita.

Roger alzò lo sguardo ma le risate gli morirono in gola.

 

Where’s my shoe? These are not Rock’s shoes!

 

Sua figlia teneva tra le mani delle ballerine, le ballerine, per esattezza, che erano appartenute a lui.

-Rimettile al loro posto. Subito.- le ordinò seccamente.

-Ma… Ma io volevo sentire cos’avevi da raccontare su…-

-Hai sentito quello che ti ho detto?- gliele strappò di mano e, dopo averle buttate di nuovo dentro al baule, se lo richiuse alle spalle.

-Ehm, bambini, che ne dite di andare giù a fare merenda? La nonna mi ha dato una torta che mi ha confessato di aver fatto solamente per voi due… Andiamo giù, forza!- Debbie cercò di salvare la situazione imbarazzante che si era venuta a creare.

Rufus corse entusiasta fuori dalla stanza ma Tigerlily, una volta arrivata alla porta, si staccò dalla mano della madre e stette a fissare il padre con un’aria mesta, per poi uscirsene mogia mogia.

 

***

-Scusali.-

Debbie era arrivata alle spalle di Roger, che stava pulendo il vetro dell’abbaino.

-Sono stati… inopportuni, ecco.-

-Non ne hanno colpa. Sono troppo piccoli per capire, e io sono stato troppo rude con loro. Non è colpa loro se non lo hanno potuto conoscere.-

Nel frattempo delle risate salirono dal salotto: i bimbi erano intenti a giocare a guardia e ladro sul Miracle Express.

-Ti manca molto, vero? Del resto sono già passati più di sei anni, e…-

-Sei, otto, quindici o quaranta, che importa? Lui non c’è più, è questo quello che conta, purtroppo!- strinse i pugni con rabbia -E ho sempre l’impressione di non essere riuscito a fare abbastanza per lui, di non aver vissuto i momenti con lui come meritavano di essere vissuti…- girò la testa di lato, fissando il pavimento.

La donna appoggiò una mano sulla sua spalla, carezzandogliela piano.

-Avanti, non dire così… Sai benissimo che hai fatto, avete fatto tutto ciò che vi era possibile fare… Evidentemente era destino.-

-Non è una scusa sufficiente, il destino.-

Debbie ignorò la frase del marito e proseguì: -Ha vissuto la sua vita sempre al massimo, e questo lo sai anche tu. Non ha mai tollerato vite vissute con prudenza, perché secondo lui quello non era vivere. E in questo caso si può proprio dire che abbia…-

-Basta. Non mi va più di parlarne.- la interruppe Roger, dirigendosi verso il baule.

Ne accarezzò la superficie e poi, dopo un istante di titubanza, lo riaprì.

Ritirò fuori le mani dopo cinque minuti, stringendo un boa di piume.

Chiuse gli occhi.

Poteva ancora sentire la sua voce.

 

Why are you wasting your time doing this?

You should do more original material, you should be more demonstrative in the way that you put the music across...

If I were your singer that's what I'd be doing!

 

Riaprì gli occhi, ma l’unica cosa sua che restava lì era soltanto quello stupido boa dalle piume ormai ingiallite dal tempo.

Però sorrise.

Non avrebbe saputo immaginare un modo più originale di quello per proporsi come loro nuovo leader.

Solamente un genio come lui poteva infarcire un discorso del genere…

Ed era riuscito ad infinocchiarli, lui e quell’altro fessacchiotto di Brian.

Ma mai e poi mai avrebbe rimpianto la decisione di quel giorno, che si era rivelata la più giusta, la più azzeccata, la più ovvia della sua intera esistenza.

 

-Manca molto anche a me.-

La voce di Debbie lo fece trasalire.

Si girò e la fissò con gli occhi chiari, che la moglie notò, anche se priva di stupore, lucidi.

-Mi rendo conto, però, che per te è più dura: un conto è farci un paio di video assieme, un conto è vivere nello stesso appartamento e vendere insieme vestiti usati per campare.-

 

A quelle parole, Roger si lasciò andare e iniziò a piangere, mentre la compagna gli accarezzava il volto e cercava di consolarlo: -L’agognata vita meravigliosa che era solito esaltare alla fine l’ha avuta. E poi lo diceva anche lui, no? C’est la vie.-

Ma mr. Taylor quel giorno non era in vena di consolazioni, così scostò la mano della donna e si girò dalla parte opposta.

Debbie capì che voleva essere lasciato da solo e, silenziosa come suo solito, uscì dalla stanza.

 

***

Dopo lo sfogo, il musicista fece per chiudere quel baule, che gli aveva gettato addosso una malinconia senza eguali, ma qualcosa lo trattenne dal farlo.

La sua attenzione era stata attirata da un rettangolo che sbucava da un paio di vecchi pantaloni.

Lo girò e spalancò gli occhi: credeva di averla persa.

Era la foto dove lui e Freddie portavano dei sombreri, e avevano delle facce ai limiti della buffezza.

Sembra strano, ma quel rettangolino un po’ sgualcito era riuscito a fargli tornare un po’ di buonumore.

Così, senza stare a pensarci su troppo, decise che quella foto si meritava una cornice sul tavolino da tè del salotto.

Chiuse il baule e, prima di uscire dalla stanza, diede un’ultima occhiata all’immagine in bianco e nero che stringeva nel palmo della mano.

-Come sempre, non sbagliavi: friends will be friends, right ‘til the end. È una promessa, te lo giuro.-

 

 

La polvere riprese a danzare in controluce, coprendo di nuovo gli oggetti ma non i ricordi che questi serbavano dentro di loro.

Non riesco a resistere per secoli senza scrivere qualcosa sui miei beniamini *w*

E Roger meritava qualcosina come protagonista, no? (:

Beh, l’idea è nata tutta dalla foto qui sopra, che personalmente ADORO <333

Sono o non sono splendidi, qui? (:

Ora passo a un po’ di precisazioni:

-Essendo ambientata il 21 marzo 1998, Rufus Tiger ha 7 anni compiuti da poco (8 marzo 1991), mentre Tigerlily 3 anni e qualcosa (10 ottobre 1994): entrambi sono figli di Debbie.

-La scena del «lalalalala, One Vision!» è presente nel Making Of di One Vision, di cui vi do il link. (minuto 5.18, mi pare)

-Il pinguino con problemi d’incontinenza invece credo fosse nel Making Of di I’m Going Slightly Mad, ma non ne sono sicura… Comunque vi metto qua il link.

-La disgrazia dei capelli “da venusiano” credo invece che risalga alla tournée del 1981, se non erro (:

-Le scarpette da Rock le trovate invece in un video che purtroppo ho perso di vista, assieme alla seduta di make-up di Brian, un Roger non proprio fiero degli stuzzicadenti che si ritrova al posto delle gambe e un Deaks alquanto menefreghista del fatto che il suo pacco sia quasi in bella vista :D Se lo ritrovate, fatemelo sapere ;)

-Il Miracle Express è il treno usato per il videoclip di Breakthru, e leggenda vuole che sia nel salotto/giardino di casa Meddows-Taylor. (se fosse la verità, Roger si guadagnerebbe un combo di punti incredibile nella mia graduatoria della stima :D)

-C’est la vie è ormai uno dei biglietti da visita di Freddie: l’intervista in cui lo dice la trovate qua.

 

Mi pare di aver detto tutto (:

Ringrazio tutte le persone che sono arrivate fin qui, chi ha letto, chi ha recensito, chi ha seguito e chi ha preferito.

 

Bacioni,

 

Dazed;

 

p.s. Non per andare OT, ma tempo fa ho visto un video di Rufus e devo dire che è davvero niente male :D Tale padre, tale figlio, no? ;D

 

   
 
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