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Autore: Fe85    31/08/2010    4 recensioni
Matt aveva fatto richiesta a Roger di lasciare vuote e intatte le camere di Mello e Near; sapeva che il suo comportamento era sciocco, ma era inconsciamente convinto che sarebbero tornati da un momento all'altro.
[Matt's POV] [Lievissimo accenno HallexMello, LindaxNear]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Linda, Matt, Mello, Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Winchester, Inghilterra

 

Doveva completare l'ultimo livello.

Mani e cervello lavoravano in simbiosi per raggiungere il tanto agognato traguardo. Il boss finale era quasi sconfitto, quando improvvisamente lo schermo del DS si fece nero, rendendo vani i suoi sforzi.

«Siamo quasi arrivati, Matt» lo avvisò Halle autoritaria, dopo aver spento con un gesto rapido il videogioco. La sua accompagnatrice era un'agente segreto di una società investigativa americana, l'SPK, creata allo scopo di arrestare Kira, nonché la compagna di Mello.

Il ragazzo sospirò pesantemente, abbassando il finestrino e accendendo una sigaretta. Il panorama che gli scorreva davanti agli occhi era conosciuto: stavano costeggiando il viale di platani, ancora spogli per via del rigido inverno inglese, che li avrebbe condotti  fino al luogo in cui aveva trascorso la sua infanzia, la Wammy's House, edificata da Watari. Dietro a questo pseudonimo, si celava Quillsh Wammy, un geniale inventore che accompagnava L in ogni suo spostamento, assistendolo in qualità di maggiordomo.

Fece un paio di tiri, aspirando il fumo con la speranza che la nicotina lo tranquillizzasse almeno parzialmente. Una settimana prima, Roger, il direttore dell'orfanotrofio, gli aveva proposto di tenere un discorso davanti ai nuovi candidati al titolo di L per incoraggiarli. Matt accettò controvoglia (si sentiva quasi in debito con lui per averlo cresciuto), non era un tipo cerimonioso e, soprattutto, non gli piaceva stare al centro dell'attenzione; ipotizzò che il vecchio Roger, con la complicità di Linda, avesse organizzato quella messinscena per fargli superare il trauma della loro perdita. Tuttavia, quella ferita era ancora troppo fresca; solo il più efficace dei disinfettanti, il tempo, avrebbe potuto lenirla. Un mese non era sufficiente per «dimenticare».

Il Death Note gli aveva sottratto prematuramente sia Mello che Near, mentre lui era sopravvissuto miracolosamente. Non credeva in Dio, ma nel destino, che, celatosi sotto le sembianze di Halle, lo aveva strappato da morte certa. I ricordi riaffiorarono dolorosamente nella sua mente, come se una spina l'avesse punto nel vivo.

Ormai era tutto pronto. Lui e Mello avevano studiato il piano nei minimi dettagli: la percentuale di rischio era altissima, però sapevano entrambi a cosa stavano per andare incontro. Il mafioso avrebbe rapito Takada, e lui si sarebbe occupato della sua scorta. Inizialmente, tutto sembrò filare liscio come l'olio, finché non venne circondato dalle auto delle guardie del corpo della giornalista. A quel punto, decise di scendere dalla macchina e di alzare le mani in segno di resa, notando che i suoi nemici erano pericolosamente armati. Partirono dei colpi, alcuni andarono a segno, ferendolo gravemente; altri lo sfiorarono. L'ultima cosa che sentì fu la sgommata di un'auto che creò il panico generale, e poi il nulla.

Successivamente, si svegliò in un letto d' ospedale, intorpidito e con una flebo attaccata al braccio. Vistose fasciature coprivano la maggior parte del suo corpo, quando notò Halle al suo capezzale. L'agente dell'SPK lo mise al corrente degli ultimi avvenimenti con voce meccanica e impersonale. Non appena gli riferì che Mello era morto assieme a Takada in un incendio divampato in una chiesa, Matt strinse convulsamente le lenzuola, impotente. Quindi, il suo amico aveva previsto ogni cosa. La donna gli spiegò che era stato Mello stesso a chiederle di salvarlo. Solo in quell'istante si rese conto di quanto anche Halle stesse soffrendo: aveva sacrificato la vita dell'uomo che amava per la sua. Evitò le classiche frasi di circostanza, ritenendole inutili, soprattutto in quel frangente.

«E il confronto con Kira com'è finito?» si sforzò di domandarle, biascicando.

Halle sobbalzò leggermente, e rimase un attimo in silenzio, quasi come se stesse scegliendo le parole adatte per introdurre il discorso.

«E’ stato sconfitto, ma Near...» lasciò la frase in sospeso, presumendo che il videogamer fosse abbastanza intelligente per poterla completare da sé.

Matt socchiuse leggermente gli occhi, forse stava vivendo in un incubo. La minaccia «Kira» era stata sventata, ma a quale prezzo. In un certo senso, non si poteva parlare di una vittoria «totale».

Halle aveva perso il suo fidanzato e il suo capo. Lui aveva perso il suo migliore amico e…come poteva considerare Near?

Una cosa era certa: il ventisei e il ventotto gennaio 2010 sarebbero rimasti indelebilmente marchiati nella sua memoria.

La donna gli spiegò che, grazie all'aiuto di Mello e Gevanni, il detective era riuscito ad incastrare abilmente l'assassino che, d'altro canto, aveva giocato sporco fino alla fine: aveva estratto dal suo orologio un pezzo di pagina strappata in precedenza dal quaderno, e vi aveva annotato il vero nome di Near con il sangue. Il colpo di pistola esploso da un poliziotto giapponese era arrivato troppo tardi; il pluriomicida era riuscito nel suo intento, e Near era deceduto per arresto cardiaco dopo quaranta secondi. In seguito, Raito Yagami stesso, ovvero Kira, aveva avuto la fine che meritava. Si augurava che quel bastardo di Yagami, ovunque fosse, stesse patendo le pene dell'Inferno.

Con la dipartita di Near, lui, il numero tre costantemente oscurato da Mello  e Near, si era trovato ad ereditare la carica di L. Un ruolo che gli andava stretto, dato che non gli piaceva comandare, ma non poteva e non voleva tirarsi indietro.

La vettura nera di Halle frenò di scatto in prossimità del cancello in ferro battuto dell'orfanotrofio e, dopo aver parcheggiato, scesero entrambi. Varcare quel cancello significava anche varcare il confine tra passato e presente.

A giudicare dall'erba incolta, il cortile doveva essere stato lasciato «allo stato brado», e, mentre passava accanto agli enormi alberi che facevano ombra alla struttura, venne letteralmente travolto da Linda che lo abbracciò, trasmettendogli il suo rammarico, ma anche la sua voglia di incontrarlo. Sì, negli occhi limpidi di lei si poteva scorgere il sollievo di rivederlo sano e salvo. Si fermarono a chiacchierare qualche istante nei pressi di un'imponente quercia, che li aveva silenziosamente accompagnati nel loro percorso di crescita. Quella quercia era stato il rifugio di Mello e Matt a seguito dei castighi da parte di Roger, e ancora, aveva assistito alla dichiarazione di Linda all'imperscrutabile Near. Anche lei, come Halle, aveva dovuto forzatamente separarsi dalla persona che amava, però ambedue avevano saputo reagire prontamente all'accaduto. Se da un lato lui si era rassegnato, crogiolandosi nel suo dolore, Halle e Linda si erano rimboccate le maniche, concentrandosi nei loro obiettivi e riprendendo, dunque, la vita di tutti i giorni. Matt le ammirava per la loro forza di volontà, e decise di prendere in prestito un po’ del loro coraggio per affrontare con vigore quel pomeriggio di inizio marzo.

« Matt, vieni. I bambini ti stanno aspettando!» esclamò Linda entusiasta, trascinandolo per un braccio. Le aveva segretamente affibbiato il soprannome «Wonderwoman», arrivando addirittura a definirla una versione di Mello in gonnella. Linda era sempre stata dinamica, spontanea, loquace (fin troppo a volte) e socievole. Recentemente, aveva ottenuto un contratto da una casa editrice che aveva pubblicato un suo libro di illustrazioni per bambini, dove aveva implicitamente esposto e disegnato la sua storia e quella di Near; dai suoi lavori trasparivano la sua freschezza e la sua genuinità.

Il ragazzo spense la sigaretta, gettando a terra il mozzicone, e aprendo poi il pesante portone d'entrata. Non appena mise piede all'interno dell'edificio, fu avvolto da una strana sensazione: era come se in quel posto il tempo si fosse fermato, rendendo tutto immutabile. Ritrovò lo scricchiolio del pavimento ad ogni suo passo, giocattoli e fogli abbandonati a terra, le urla dei bambini e…Roger. Gli andò incontro, stringendogli cordialmente la mano rugosa.

«Sono contento che tu abbia accettato l'invito, Matt» ammise sinceramente l'uomo, consegnandogli una chiave lievemente arrugginita, dove vi era incisa una W gotica. Il videogamer lo ringraziò, e si voltò verso Linda e Halle, avvertendole che, prima della sua «conferenza», avrebbe fatto un giro. Detto questo, sparì al piano superiore, incamminandosi per un lungo corridoio, e sostando, infine, davanti ad una porta bianca. Tempo fa, il direttore gli aveva rivelato che quella era stata la stanza di L, il beniamino della Wammy's House. Sfiorò con le dita gli inseparabili occhiali arancioni che teneva in testa: gli erano stati regalati proprio dal suo predecessore in occasione del suo settimo compleanno. Nessuno aveva mai visto L in volto e, nonostante questo, ogni abitante dell'orfanotrofio lo stimava incondizionatamente, Mello in primis. L'alone di mistero che circondava il detective lo rendeva simile a Batman, un altro paladino della giustizia che, come L, combatteva da solo e nell'ombra il marciume della società. Per Matt, L simboleggiava la speranza contenuta nel vaso di Pandora: L aveva anteposto la sua stessa esistenza per lottare contro il crimine e per proteggere l'umanità; così come la speranza rimane celata nel vaso, affinché il prossimo possa usufruirne per costruire un mondo migliore. Per un paio di minuti restò immobile e in silenzio, un silenzio colmo di rispetto nei confronti di colui che lo aveva precorso, dopodiché proseguì fino ad un bivio. Svoltò a sinistra, individuando la porta della stanza che aveva condiviso con il suo compagno di avventure. Non appena ruotò la chiave nella serratura, udì un leggero cigolio, e venne investito da un odore di chiuso e di muffa: Matt aveva fatto richiesta a Roger di lasciare vuote e intatte le camere di Mello e Near; sapeva che il suo comportamento era sciocco, ma era inconsciamente convinto che sarebbero tornati da un momento all'altro.

Il muro era scrostato in più punti, le tende che adornavano la finestra lacere, e i mobili erano coperti da una sottile patina di polvere. Sul comodino vicino al letto, Matt trovò un foglio ingiallito dal tempo, sul quale vi erano elencati i propositi di Mello; decise quindi di dare una spolveratina ai suoi ricordi.

«Dai, Mello scendiamo, altrimenti Roger ci farà saltare la cena!»

Il suo compagno di stanza, seduto alla sua scrivania, lo ignorò palesemente, continuando imperterrito a scrivere su un pezzo di carta. Matt, abituato alle stranezze dell'amico, alzò le mani in segno di resa, e gli andò alle spalle, spiandolo.

«Supererò Near e renderò onore a L» la grafia pulita e ordinata di Mello riportava esattamente quelle parole.

Era pressoché impossibile qualificare Mello con un solo aggettivo, la sua personalità presentava diverse sfaccettature. Gli risultava strano parlare di lui al passato, gli sembrava ancora di sentirlo sbraitare contro il mondo intero.

A prima vista Mello era irascibile, focoso, testardo, determinato, aggressivo,  arrogante;  anche se a dire il vero, dietro a quel suo lato burbero, si nascondeva una grande insicurezza, che sfociava in rabbia ogni volta che Near otteneva un punteggio migliore del suo in qualche test. Probabilmente, lui poteva ritenersi fortunato ad essere entrato in contatto anche con il lato «buono» di Mello, anzi ne era pienamente soddisfatto, e quasi geloso.

Mello era un leader nato ed era in grado di fare qualsiasi cosa, un po’ come Superman. Leale e coraggioso, era disposto ad immolarsi per raggiungere i suoi scopi e per le persone a lui care, tra cui Matt e Halle. Inoltre, il videogamer  dedusse che, nonostante la rivalità dichiarata e l'odio nei suoi confronti, Mello provasse una profonda stima anche per il suo rivale. C'era una cosa che lo irritava tremendamente: spesso gli altri lo etichettavano come il «cane da compagnia» di Mello, solamente perché tendeva ad assecondarlo o perché si dimostrava apparentemente remissivo al suo cospetto. Matt aveva una propria personalità e, nonostante stesse perennemente relegato nel suo mondo «virtuale», aveva la capacità di captare con rapidità sorprendente ciò che accadeva intorno a lui, spiazzando chiunque. Forse, il nuovo incarico avrebbe dimostrato a tutti che lui era in grado di prendere delle decisioni autonomamente, senza dipendere da Mello come erroneamente sosteneva la maggioranza delle persone.

Infine, Matt abbozzò un sorriso, e depositò sul letto di Mello una tavoletta di cioccolata fondente, la sua preferita. Abbandonò rapidamente la camera, recandosi in quella di Near, più spoglia e sterile della loro. Non aveva mai approfondito il rapporto con il più giovane, all'epoca era quasi intimorito dalla maturità con cui affrontava ogni cosa. Si era domandato frequentemente se esisteva qualcuno o qualcosa che potesse scalfire la barriera che aveva abilmente erto intorno a sé: Near si era isolato perché temeva il mondo esterno o perché era semplicemente indifferente?

Una montagna di neve caduta durante la notte aveva impedito a Mello e gli altri di andare fuori a disputare la solita partitella di calcio. I bambini sbuffavano annoiati, quando lo sguardo di Matt cadde su Near chinato in mezzo alla sala comune, intento a giocare con dei tarocchi.

«Ehi, Near cosa stai facendo? Come si leggono questi cosi?»

Near fissò Matt diffidente, spiegandogli poi ermeticamente i contenuti di ogni carta. Lo sorprese non poco quel gesto, era raro che Near concedesse la sua fiducia a chicchessia, tuttavia era stato contento di essere quel «qualcuno». Fu l'unica occasione in cui ebbe modo di dialogare con lui; gli sarebbe piaciuto vedere sorridere l'Uomo Ghiaccio almeno una volta.

Chissà se gli pesava essere il numero uno.

Chissà quale opinione aveva di loro.

Chissà quali erano i pensieri del numero uno della Wammy’s House.

Come aveva fatto in precedenza con il suo compagno, lasciò sul letto di Near un piccolo robot di plastica, a cui mancava un braccio.

Una volta uscito, chiuse a chiave la porta e tornò al piano inferiore, dove i bambini lo attendevano.  Non poteva più fuggire o ritardare l'evento, e la distanza che lo divideva da loro gli parve infinita; in realtà era la sua andatura ad essere insolitamente lenta. Non poteva nemmeno giocare con la sua console, dato che Halle gliel'aveva sequestrata. In che modo poteva allentare la tensione?

Successivamente, fece la sua comparsa nel salone in cui, parecchi anni prima, L aveva risposto ai loro quesiti tramite un computer. Roger, Linda e Halle si erano sistemati ai lati, per permettere a lui di stare al centro, mentre i piccoli erano seduti per terra a gambe incrociate. Non appena si accorsero della sua presenza, si zittirono e lo scrutarono carichi di aspettativa.

Matt deglutì un paio di volte, impacciato: non aveva mai tenuto un discorso in vita sua, e non si era neanche preparato una scaletta da seguire per quello. Ripassò mentalmente alcuni argomenti da trattare, osservando il suo pubblico: nonostante la loro tenera età, quei bambini erano costretti a portare sulle spalle il fardello di una grossa responsabilità, esattamente come lui, Mello e Near.

Si schiarì la voce, pensando che innanzitutto doveva diventare loro amico, guadagnandosi la loro fiducia, e trattandoli come dei comuni bambini.

«Vi piacciono gli animali?» esordì lanciando un'occhiata circolare a tutti i presenti, studiando le loro reazioni con occhio critico.

I bambini commentarono la sua domanda a bassa voce, disorientati e confusi: i più grandi erano addirittura convinti che fosse un trucco per testare le loro potenzialità.

«Vorrei puntualizzare che non vi sto sottoponendo ad alcun tipo di test. Allora, facciamo così: avete mai letto le favole con gli animali, ad esempio quelle di Esopo?»

Si levò un coro di «sì», e Matt scoppiò istintivamente a ridere, cancellando ogni traccia di agitazione dal suo corpo.

«C'era una volta un leone, fiero e orgoglioso, considerato il re della foresta. Aveva molti amici che lo adoravano, fino a quando non si imbatté nel maestoso e regale cigno che se ne stava sempre in disparte. Come ben sapete i cigni sono animali che amano la solitudine, però il leone si vedeva in qualche modo minacciato dal suo antagonista, e i due entrarono in competizione. Dall'alto, l'aquila reale ha sempre vegliato su di loro, proteggendoli da lontano»

I bimbi lo osservavano rapiti, desiderosi di ascoltare la fine del racconto.

«Mancava un animale all'appello: lo struzzo. Lo struzzo preferiva non venire coinvolto nelle diaspore tra il leone e il cigno, e nascondeva la testa sotto terra, vivendo la sua vita passivamente, e non prendendo alcun tipo di decisione per paura di sbagliare» fece una breve pausa, dopodiché tornò a parlare « Un giorno però, un cacciatore uccide il leone,il cigno e l'aquila reale, lasciando il povero struzzo da solo, che non può più tenere la testa sotto la sabbia e deve prendersi le sue responsabilità, affinché nuovi cacciatori non uccidano anche gli altri animali della foresta"» si indicò con un gesto teatrale « non vi sto invitando a prendermi come esempio. Il messaggio che voglio trasmettervi è questo: assaporate la vita, vivetela a trecentosessanta gradi, e siate voi gli artefici del vostro destino. Vi sto parlando in qualità di Mail Jeevas, e non da Matt o terzo L»

Nel salone calò il silenzio per diversi minuti: rivelare il vero nome alla Wammy's House significava mettersi a nudo.  Poco dopo, i bambini corsero incontro a Matt e lo abbracciarono gioiosamente. Linda gli si avvicinò, complimentandosi , e dicendogli che anche Mello e Near sarebbero stati soddisfatti di lui.

«Grazie, Linda. Eeeh, che ci vuoi fare? Sono più famoso dei personaggi dei miei videogiochi» affermò allegramente, circondato dai suoi nuovi «ammiratori».

In un certo senso, era stato merito loro se aveva compreso la sua posizione.

Ora condivideva pienamente lo stato d'animo di L, lui doveva fungere da esempio per i suoi successori, e guidarli verso il futuro.

Ora gli era chiaro il rapporto instauratosi tra Mello e Near: aggiungendo del caramello, dal sapore tipicamente agrodolce al budino, soffice ma consistente, si ottiene un crème caramel. Ironia della sorte, l'unica volta in cui avevano unito le forze, riuscendo addirittura a superare L, erano stati uccisi da un vile che si nascondeva dietro ad un quaderno.

Matt spostò lo sguardo sui bambini che si erano allontanati da lui per andare a fare merenda, chiedendosi quale tra di loro sarebbe diventato un crème caramel, e sperando che nessuno di loro avrebbe mai scelto di essere uno struzzo.

 

FINE

 

FE SCRIVE...

Ciao a tutti.

Ho voluto provare ad immaginarmi un Matt sopravvissuto alla sparatoria del ventisei gennaio e la sua vita dopo di essa. Credo sia abbastanza chiaro, comunque specifico i paragoni animali/personaggi Death Note: Mello è il leone, Near il cigno, L l'aquila reale, Matt lo struzzo e Raito il cacciatore. 

Inoltre, le parti in corsivo sono inerenti ai ricordi di Matt.

Ringrazio tantissimo Robby, una mia cara amica, che ha letto questa fic e mi ha aiutato con la revisione. Grazie di cuore, sei mitica!^^

Aspetto i vostri commenti sia positivi che negativi, sperando di aver trasmesso esaurientemente il mio messaggio^^

Un grazie immenso a chiunque vorrà lasciare una recensione, ma anche a chi legge soltanto^^

A presto!

Fe

 

CREDITS:

© Tutti i personaggi di Death Note appartengono a Tsugumi Ohba e Takeshi Obata.

© Superman, DC Comics, Jerry Siegel & Joe Shuster .

© Batman, DC Comics, Bob Kane & Bill Finger.

© Wonderwoman, DC Comics, William Moulton Marston.

© Uomo Ghiaccio, Marvel Comics, Stan Lee & Jack Kirby.

   
 
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