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Autore: elfin emrys    31/08/2010    3 recensioni
Merlin che gioca. Arthur che gioca. Due bambini che scopriranno un sentimento più forte di loro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Merlin e Arthur

-two children and their toys-

 

Inverno. Neve. Freddo. Dopotutto le vacanze di Natale non erano tutto questa pacchia di cui aveva sentito parlare! Il piccolo Merlin stava giocando in mezzo alla neve con il suo giocattolo preferito. Era il mago de “La spada nella Roccia” della Disney! Era un piccolo omino barbuto vestito di blu: un colore molto bello secondo il bambino. Quando aveva visto il film al cinema, se n'era subito innamorato. Appena usciti aveva chiesto immediatamente alla mamma di prendergli un pupazzo e la cara Hunith aveva esaudito il desiderio appena possibile. Quando si era presentata con un bel pacchetto, il bambino era saltato in aria dalla gioia perchè non gli capitava spesso di ricevere doni. Quando poi aveva scartato il regalo e ci aveva trovato quel giocattolo... era stato veramente molto felice e aveva subito cominciato a giocarci. Ogni tanto lo lavava e gli spazzolava i lunghi capelli e la barba, per tenerlo in ordine, e gli piaceva quando la mattina lo trovava tutto pulito accanto a lui sul cuscino. E quante avventure avevano vissuto insieme! Merlin stava appunto per far fare un incantesimo al suo mago a un mostro cattivo, quando un bambino arrivò.

-A cosa giochi?

Il moretto alzò lo sguardo e vide un biondino meraviglioso. I capelli color del grano ondeggiavano leggermente al vento freddo. Gli occhi azzurro cielo sembravano infiniti ed erano così belli... Merlin arrossì subito, sperando che il bambino non capisse che era dovuto alla sua comparsa.

-Lui è Merlino, il mago della Spada nella Roccia e sta combattendo contro un mostro cattivo.

Detto questo indicò un piccolissimo pupazzetto di neve.

-Quello è Merlino??

-Sì.

Il volto del biondo si illuminò all'istante. Merlin vide che cercava dentro una tasca del giaccone rosso.

-Lui è Semola. Possiamo giocare insieme! Io mi chiamo Arthur.

Il biondo tese una mano verso il moro, che la strinse sorridendo.

-Io sono Merlin.

-Vuoi giocare con me?

Il bambino sembrava molto curioso di sapere la risposta.

-Sì.

-Allora è deciso!!!!

Arthur strinse la mano di Merlin e lo trascinò via.

-Sarai il Merlino del mio Artù!!

Il moretto arrossì sentendo il calore della manina del biondo anche attraverso i guantini blu. Non sapeva che anche Arthur stava arrossendo per l'imbarazzo.

Giocarono per qualche ora con i loro pupazzetti, successivamente li misero in tasca (attenti a farli stare comodi) e comincò una lotta a palle di neve. Dopo, stanchi e accaldati, si misero ditero un albero a parlare. Merlin scoprì che Arthur era il figlio del nuovo vicino di casa (Uther Pendragon). La cosa lo rallegrò molto: poteva vederlo spesso, allora! Intanto per il freddo si erano fatti vicini. Guancia contro guancia, chiacchieravano del più e del meno con molta naturalezza.

-Sai, sei molto simpatico.

Merlin arrossì ancora. E non per il freddo.

-...Grazie...

-E sei anche molto carino.

Il moretto si sentì svenire. Vide Arthru farsi più vicino ancora.

-Mi piaci molto.

Merlin notò il rossore delle guance del biondo che era appena apparso.

-A... Anche tu mi piaci molto, Arthur.

Il biondo poggiò la testa contro la sua spalla, sorridendo. Merlin pensò che quel momento era molto romantico e che fosse un vero peccato roovinandolo dicendo qualcosa. Tuttavia, doveva guardare Arthur. Doveva? Ne sentiva il bisogno! Merlin allora girò la testa e si trovò a un centimetro dalle labbra del biondo che si era tolto dalla sua spalla e che lo stava guardando a sua volta. I due arrossirono fino alla punta dei capelli. Addirittura la neve intorno sembrava sciogliersi per il calore che le guance e le orecchie dei due bambini emanavano.

-Io... penso che... tu... sia... molto, molto bello.

Il moro vide che alle sue parole, il biondino si era leggermente avvicinato. Adesso poteva ddirittura sentire il respiro del nuovo amico sulla bocca.

-Davvero?

Lo sguardo del biondo era acceso dall'orgoglio e dalla voglia di sentire una risposta affermativa.

-Sì... molto...

A quel punto il moro sentì un innaturale (almeno lui credeva che lo fosse) desiderio di appartenere al bambino. Un tepore mai provato prima gli riscaldava il cuore. Non sapeva cosa fosse, ma era meraviglioso. Il moro chiuse gli occhi, non sapeva per quale motivo. Il biondo ne approffitò per poggiare le proprie piccole labbra su quelle rosse e morbide del bimbo davanti a lui. Entrambi sentirono le guance incendiarsi. Il solo contatto fra i due scatenava in loro il desiderio di rimanere così per sempre. Allora per loro era inspiegabile: non avevano mai provato sensazioni così forti prima d'allora. Ed erano destinati a sentirle ancora tante volte.

 

Restarono così per un tempo indefinito. Forse molto di più di quanto due bambini si potessero permettere. Eppure non sembrava una cosa sciocca, sporca o vuota, ma era giusta, piena di emozione, ed era una cosa così bella... Quando i loro genitori vennero a chiamarli, sentendo le loro voci si staccarono subito, ma non con irruenza, dolcemente, come avevano cominciato. Merlin si morse il labbro inferiore. Arthur tolse la mano dai suoi capelli. E in un momento capirono cosa avevano appena fatto. La strana consapevolezza che colpisce tutti e la spietata ragione che fa crescere un rimorso. No, non avrebbero dovuto. Non perchè erano bambini di soli otto anni, non perchè erano due maschi, ma perchè era semplicemente troppo. Troppo calore avevano sentito, troppe emozioni, semplicemente troppe per il loro piccolo cuore, che doveva ancora provare tante cose. Eppure... era stato così... così... irreale. Sembrava di sognare. Certamente non sapevano che da grandi sarebbero passati molto oltre un solo bacio. Se ne sarebbero dati tanti e non solo sulle labbra. Ma era un futuro lontano, che due bambini così piccoli non potevano neanche immaginare. Perchè non si cresce mai tutto in una volta. E in un attimo un'unico pensiero, un'unica cosa importava: avevano trovato quello che sanno di poter anche chiamare, almeno nel loro cuore, il loro giocattolo preferito.

 

 

   
 
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