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Autore: Frytty    31/08/2010    2 recensioni
Joy, durante uno degli appuntamenti al buio al quale l'ha costretta la sua migliore amica Emma, si ritrova a fantasticare su un banale scontrino trovato a terra, immaginandone il suo "proprietario" e la sua storia. Ff partecipante al contest indetto da Writers Arena: "Tickets"
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nell'attesa di aggiornare le mie Ff in corso, ho deciso di pubblicare qualcosa di un po' datato, quindi risalente a qualche tempo fa e che, rileggendo, mi è sembrato carino poter condividere con tutti voi.

Questa One-Shot è nata per un concorso indetto dal forum Writers Arena, Ticket e spero che vi piaccia, perché a me ha divertito molto scriverla ^^

Love you, all! <3

scontrino

 

 

Il centro della mia città è, come al solito il sabato pomeriggio, pieno di gente che si affretta presso i negozi prima che chiudano, di coppiette che si tengono per mano e si scambiano sfuggenti baci sulle labbra, di amiche che, rigorosamente in gruppo di tre, ridono e prendono in giro il ragazzo che le ha appena sorpassate per via dei suoi pantaloni troppo larghi.

Io, invece, non so bene perché sono qui. Cioè, lo so, ma fingo, o forse sarebbe meglio dire cerco, di non pensarci.

Sono una ragazza piuttosto solitaria, e con questo non voglio dire che non so stare insieme agli altri, ma che preferisco richiudermi in casa a pensare e a struggermi, come direbbe la mia fidata consigliera, Emma.

< Dovresti uscire di più! Non sei una vecchia novantenne! > Mi rimprovera sempre.

E adesso, eccomi qui, ad aspettare il ragazzo con il quale mi ha combinato una serata, a detta sua, galante.

Guardo l'orologio da polso e sbuffo: sono quasi le nove e di lui nemmeno l'ombra. Che abbia deciso di darsi alla fuga?

Lo capirei, poverino. Insomma, chi mai accetterebbe di uscire con una ragazza che non ha mai visto prima e di cui conosce a malapena il nome?

Nessuno, appunto.

Mentre la folla davanti a me si infittisce per via di un piccolo gruppo fermatosi in chiacchiere proprio nel bel mezzo della strada, il mio sguardo viene catturato dalla figura di un ragazzo piuttosto alto, dai capelli chiari, che mi si avvicina correndo tra la fila di ragazzi in coda. 

Ha il fiatone quando mi raggiunge, ma, in compenso, ha un bellissimo sorriso.

< Tu devi essere Joy! > Mi indica, gli occhi luccicanti.

< Si, e tu devi essere... > Mi anticipa.

< James, già! > Si scompiglia i capelli corti della nuca e continua a sorridere.

< Allora, cosa ti va di fare? > Mi domanda, affiancandomi.

Faccio spallucce.

< Conosco un chiosco dove fanno degli ottimi gelati. Non è lontano da qui, anche se ci toccherà attraversare il fiume umano. > Sorrido divertita, precedendolo e cominciando a camminare.

Ride anche lui e mi affianca in un paio di falcate.

< Emma ti ha incastrato, no? > Gli domando, voltandomi verso di lui.

< In che senso? > Aggrotta le sopracciglia.

< Nel senso che ti ha convinto ad uscire con una sconosciuta. > Gli spiego ovvia.

< Beh, in verità, io ti conosco già. > Ammette in imbarazzo, tornando a guardare di fronte a sé.

< Come sarebbe a dire che mi conosci già? > Sono perplessa e... sorpresa, oserei dire.

< Ti ho vista una o due volte all'università, durante la pausa pranzo. Sei l'unica che rimane in biblioteca fino a tardi il pomeriggio e l'unica che non chiacchiera mai con nessuno, nemmeno con il proprio compagno di banco, nel corso di chimica. > Sorride. I suoi occhi azzurro-verde mi incatenano per un attimo. Un lungo attimo.

< Oh. Beh, direi proprio che corrispondo perfettamente alla descrizione, me ne rendo conto. > Sospiro teatrale.

Ci avviciniamo al chiosco mentre lui infila le mani nelle tasche dei jeans che indossa e si avvicina allo sportello in plastica per ordinare.

< Scelgo per te? > Mi chiede, mentre io osservo incantata l'incredibile varietà di torte esposte e già pronte per essere consegnate.

Ho solo la forza di annuire.

Quando un cono formato gigante si materializza davanti al mio viso, sono costretta a ritrarmi dalla vetrina e a puntare lo sguardo sul ragazzo che, sorridente, ha già cominciato a gustare il suo gelato panna e cioccolato.

Pistacchio e nocciola non sono esattamente i miei gusti preferiti, ma, lo devo ammettere, non mi dispiace, e non mi dispiace nemmeno cogliere James in flagrante mentre mi osserva attento, lasciando sciogliere la panna che cola lungo la cialda, in un rivolo ghiacciato, lungo la sua mano.

Quando se ne accorge impreca a bassa voce, mentre io sono costretta a reprimere una risata.

Peccato, però, che dura poco. Perlomeno, fin quando un ragazzino, fin troppo maldestro, e del suo compare, maldestro quanto, se non peggio, di lui, decidono di investirmi con i loro skate, facendomi rovinare a terra, gelato compreso.

< Tutto bene? > Mi domanda James, inginocchiandomisi accanto, un'espressione preoccupata sul viso.

< Si, sto bene. Sono solo furiosa che le mamme permettano ai loro figli immaturi di andarsene in giro ad ammazzare la gente! > Ok, odio i bambini, è vero. Problemi?

Per di più, il contenuto della mia borsa è adesso sparso sul marciapiede. Mi rialzo, inginocchiandomi il secondo dopo a raccogliere la borsa e gli oggetti caduti a terra, tra cui il mio cellulare, il portamonete, la mia agenda, il cerca persone, lucidalabbra, caramelle alla menta e un mazzo di chiavi... è solo un'impressione la vostra, non state realmente vedendo il contenuto della borsa di Mary Poppins, non preoccupatevi.

Sto per infilare l'ultimo oggetto rimastomi nella borsa, quando un piccolo foglietto di carta attira il mio sguardo. Uno scontrino?

D'accordo, non dovrebbe sorprendermi. In giro ce ne sono tanti di quelli che, appena usciti da un negozio, buttano via lo scontrino, ma questo è uno di quelli che non sono stati appallottolati con noncuranza, no. E' l'esatto opposto.

Lo afferro e rimango a leggerlo:


LA JOURNEE DE L'EPOUX

di Julien LaRoche

Rue de Montpellier, 90

Tel. e Fax 0973657885

P. IVA 58786410591224


.................................................................................EURO


GIACCA NERA LINO.......................................................35.50

PANTALONE NERO.........................................................76.00

CRAVATTA VERA SETA...................................................25.00

CAMICIA COTONE BIANCO..............................................46.50


TOTALE.....................................................................183.00


20/07/10_________________________h 09-30


SC. FISC. N. 675


MERCI ET A BIENTOT!


Di chi mai poteva essere?


Steven era agitato. Certo, doveva sposarmi, ovvio che fosse agitato! Non era nemmeno un caso se il suo migliore amico, alias il suo testimone di nozze, si rifiutasse di accompagnarlo a scegliere il vestito da sposo. I testimoni, era risaputo, non accompagnano gli sposi a scegliere il proprio vestito da cerimonia, no. Ma lui era disperato e non sapeva a chi altro chiedere, se non voleva presentarsi in chiesa in jeans e maglietta e subire le ire di Grace!

< Va bene! Ma solo mezz'ora! Mezz'ora, non di più! > Acconsentì George esasperato, afferrando le chiavi della macchina e partendo a tutta velocità.

Il negozio non era molto spazioso e una strana pista ne occupava l'intero spazio. Forse, si disse Steven agitato, era una passerella.

< Allora, in cosa possiamo servirla? > Una signora di mezz'età gli si era avvicinata cordiale e sorridente e adesso attendeva una sua risposta.

< S-si, in verità, vede, devo sposarmi fra una settimana e sono qui per... per un completo da sposo, si. > Stava cominciando a sudare. Ma perché diamine era così agitato, poi? Stava per sposarsi con la donna dei suoi sogni!

< Bene! Le faccio vedere qualche nuovo arrivo, allora. Se volete seguirmi. > La signora gli fece strada, conducendoli ad un antro illuminato a giorno e pieno di armadi dalle ante spalancate dalle quali riuscivano ad intravedersi raffinati completi da cerimonia.

La donna si diresse al centro della stanza, all'armadio più grande, e ne pescò un completo di cotone grigio chiaro completo di cravatta di seta nera.

Steven lo afferrò con mani tremanti e lo osservò. Era bellissimo ed elegante, ma voleva qualcosa di classico. Non era proprio il tipo da novità.

Madelaine, così si chiamava la signora, gli porse un completo classico, come voleva lui, dalla giacca nera, camicia bianca e cravatta di seta nera. Era perfetto.

< Come credi che mi stia? > Domandò a George, una volta che si fu cambiato, guardandosi nello specchio.

< D'incanto. > Borbottò quello, scuro in volto e dall'aria annoiata. Erano in quel negozio già da trentacinque minuti e lui non ne poteva più.

< Dici? Credi che a Grace piacerà? > Domandò ancora, paranoico.

< Si da il caso che debba metterlo tu, non Grace. > Rispose, gettando un'occhiata al suo orologio da polso.

< Allora per me è perfetto. E credo anche che le piacerà. > Sorrise al suo riflesso, soddisfatto.

< Bene, possiamo andare allora? Sono esattamente quarantacinque minuti che siamo chiusi qui dentro! > Lo spinse malamente verso il camerino, sbuffando.

Steven fu velocissimo. Cambiatosi, pagò alla svelta, trattenendo nella mano la busta voluminosa e aprendo la porta del negozio con un sorriso ebete stampato in volto. Stava davvero per sposarsi!


< Cos'è? > Mi chiede James, avvicinandomisi per sbirciare il foglietto che ancora reggo tra le mani.

< Niente. Solo uno scontrino. > Rispondo, infilandomelo nella tasca posteriore dei jeans che indosso.

< Mi dispiace per il tuo gelato. > Si rammarica, assumendo un'espressione da cucciolo bastonato.

< Non importa, ma era buonissimo, grazie! > Esulto al settimo cielo. Dio, cosa diavolo mi prende?

< Sai, non ti conosco molto, ma già mi piaci! > Mi confessa con un sorriso. 

< Anche tu! > Ricambio e lo prendo a braccetto. < Allora, quando hai intenzione di chiedermi di sposarti? > Continuo allegra, trascinandolo quasi. Non so perché l'ho detto. Voglio dire, sono troppo giovane per sposarmi! Ok, manteniamo la calma. Quello scontrino deve avermi dato alla testa e se ci aggiungiamo anche la mia fervida immaginazione, possiamo ben capire il mio stato attuale di deficienza non comune.

< Beh... non dovremmo conoscerci un po' meglio, prima? > Domanda in imbarazzo. E io odio mettere la gente in imbarazzo.

< Già. Scusa, sono un'idiota. > Borbotto, abbassando lo sguardo.

< No! No, è che... voglio dire, di solito al primo appuntamento a malapena ci si bacia. > Risponde, bloccandomi il viso con una mano e poggiando le labbra morbide sulle mie.

Beh, in fondo, dare retta ad Emma non è poi così male. 

 

   
 
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