Top of the world
Correva.
La
testolina gialla spiccava fra la gente.
“Il
mio nome è sinonimo di ritardo!” pensò, mentre si faceva strada
fra la folla del centro. Imboccò l'entrata della stazione, perse
leggermente l'equilibrio. Con una spinta a sinistra si rimise
perfettamente in posizione e riprese la sua corsa.
L'amico
era lì, con le spalle posate pesantemente alla colonna della
stazione.
«Kida!
Ma quanto ci hai messo? Credevo che non arrivassi più!»
Il
biondo saltò sui talloni, sorrise e portò una mano avanti con le
dita a formare una “V” «Le star si fanno attendere, non lo
sapevi?» flautò, facendo per uscire dalla stazione.
Mikado
gli trotterellò vicino, chiedendo dove sarebbero potuti andare. Kida
propose di andare a vedere il parco che piaceva tanto all'amico, che
rispose con un sorriso raggiante, proprio come un bambino appena
accontentato.
Il
pomeriggio trascorse veloce e piacevole. Kida era sempre smagliante,
sorridente, perfetto.
Si
fermarono davanti a casa di Mikado, chiacchierando spensierati.
«Mi
chiedo come tu faccia ad essere sempre così smagliante! Ti invidio
sai? Mi piacerebbe essere sempre allegro, come te.»
Il
ragazzino rise e salutò il brunetto, augurandogli di vederlo domani.
Percorse
lentamente la distanza che lo separava dalla sua abitazione.
Era
vuota.
“Meglio
così!” Si preparò qualcosa da metter sotto i denti, e si sdraiò
bellamente sul divano.
Era
solo.
Nessuno
che lo giudicasse dal suo comportamento, la sua reputazione non
avrebbe subito alcun tipo di danno.
Il
sorriso si sciolse rapidamente, lasciando spazio ad un viso forse
inespressivo.
Il
suo buonumore si vanificò rapidamente. Sfumò come alcool lasciato
all'aria, lasciando un odore altrettanto piacevole.
Si
alzò a passi pesanti, ed andò in camera sua. Si guardò brevemente
allo specchio prima di coprirlo con una maglia che aveva lasciato in
giro.
When you waste another picture.]
La
mancanza di voci intorno lo stava facendo star male.
Se
non c'era qualcuno, non si sforzava neanche di fingere allegria.
Fingere.
“Che
schifo.” fu l'ultima cosa che pensò lucidamente, nausea e mal di
testa si impossessarono del suo corpo togliendogli le forze.
È
meglio che non pensi a queste cose, altrimenti vai in quello stato.
Gli
balenò per la mente che avrebbe potuto smettere, da domani, di
fingere.
E
la sua reputazione? E tutto quello che si era guadagnato con
quell'atteggiamento?
No,
no, no. Non poteva rinunciarvi.
Scoprì
lo specchio, si fissò con cattiveria.
Era
entrato in un assurda turbina di apparenze; ed era stato lui
stesso a volerlo.
La
bocca si torse nell'ennesimo sorriso.
“Forse
sono solo diventato un po' paranoico.”
Sciolse
quella tensione in un piccolo risolino.
Che
proseguì, diventando una risata fragorosa. Rideva così tanto che
l'addome iniziava a dolergli, e fu costretto a cadere sulle
ginocchia, e continuare a ridere.
La
risata divenne pianto, un pianto rotto solo da singhiozzi di
consapevolezza: era tutto una
farsa.
[Wasting
away... I see you.
When the top of the world falls on you
Finally
a day, don't wanna be you.
When the top of the world falls on
you.]