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Autore: avvelenata    01/09/2010    2 recensioni
Ti è venuto questo tic, se così si può chiamare, da quella volta in cui ti sei reso conto di avere una dipendenza “fisica” oltre che spirituale da tuo figlio Dean.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Ti è venuto questo tic, se così si può chiamare, da quella volta in cui ti sei reso conto di avere una dipendenza “fisica” oltre che spirituale da tuo figlio Dean. Da quando Sam ha deciso di andarsene a Stanford, dalla notte in cui il minore dei tuoi figli ha sbattuto la porta di quella casa diroccata in cui avevate passato gli ultimi giorni di pausa tra una caccia e l’altra, dal momento in cui tu e suo fratello siete rimasti completamente soli, da quando non hai fatto altro che girare per il Paese dando la caccia al mostro che ti ha portato via Mary, da allora ti sei reso conto di essere cambiato. Che tu e Dean eravate cambiati.

 

Ti ritrovi sul letto dell’ennesimo squallido motel, insonne come sempre nell’ultimo mese; no, negli ultimi vent’anni. Senti di essere vicino alla cosa che ha ucciso tua moglie più che mai e sai benissimo di non potergli dare la caccia con Dean al tuo fianco: sarebbe troppo rischioso. È uno dei migliori cacciatori che tu conosca, lo hai addestrato per non esitare mai davanti a nulla, ma è al tempo stesso il tuo punto debole. Se gli capitasse qualcosa, se rischiasse anche solo per un secondo la vita, tu distoglieresti lo sguardo dall’obbiettivo e metteresti in pericolo entrambi: e questo i demoni che vi stanno alle calcagna lo sanno bene. Per questo non riesci a dormire: sai che stai per dirgli addio. Forse, se le cose andranno bene, sarà solo un arrivederci. Forse, sperando per il meglio – cosa che comunque non sei solito fare, per come sei stato abituato dalla vita – potreste rincontrarvi, ma preferisci non metterlo in conto.

 

Sei già in astinenza. Senti già la mancanza di tuo figlio, prima ancora di abbandonarlo. Lo guardi dormire nel letto in parte al tuo e ricominci a tenere impegnata la mente con il tuo tic; ti torturi il labbro inferiore mordendotelo fino a che non senti il gusto dolce del sangue sulla tua lingua. Ti porti due dita sul taglio che ti sei procurato e ti metti a sedere sul letto, affondando la mano destra nei tuoi capelli.

«Che succede, papà?»

 

Dean è così diverso con te. Quando si tratta di suo fratello riesce a gestire le sue emozioni, ad essere il fratello maggiore, a nascondere le sue preoccupazioni. Anche ora che Sammy è lontano riesce comunque a fingere indifferenza, a celare la sua ansia per la lontananza e la sua rabbia per averlo lasciato solo con te a fare questa vita. Ma quando si tratta di te ritorna un bambino. Per quanto tu sia diventato il suo sergente, Dean non smette di guardarti come un figlio, bisognoso di una guida e riconoscente di tutti gli insegnamenti che gli hai donato.

 

«Torna a dormire, Dean» affermi senza far trapelare le tue emozioni, in modo quasi asettico. Quando gli rispondi così hai paura che lui inizi a pensare che tu non gli voglia bene. La verità è un’altra, la verità è che lo ami. Lo ami più di quanto un padre dovrebbe amare un figlio e trovi tutto questo malsano e innaturale. Non dovrebbe essere così, non dovresti essere morbosamente attaccato a quel ragazzo, almeno non fino a desiderarlo. La cosa addirittura peggiore è che non solo non cerchi di chetare questi sentimenti, ma cerchi addirittura di giustificarli.

È la vicinanza, pensi tra te. Deve dipendere dal fatto che passate ogni giorno e ogni notte insieme, sostieni nella tua mente. È sicuramente colpa delle volte in cui vi siete ricuciti a vicenda le ferite, dici.

 

Dean si alza dal letto, accende la luce e si avvicina a te. Vede le dita sporche di rosso e ti chiede cosa ti sia successo. Non fai in tempo a trovare una scusa plausibile che tuo figlio è già seduto sul tuo letto con una pezza per tamponarti il sangue.

Non vorresti pensare quello che ti sta passando per la mente in questo momento, ma non lo puoi impedire. Cerchi di allontanare Dean, cerchi di fargli capire che no, non hai bisogno di niente, cerchi di fargli intuire che è praticamente per colpa sua se ti sei tagliato, ma tuo figlio non capisce e si avvicina ancora di più a te.

Chiudi gli occhi, cerchi di respirare normalmente e di non pensare. Non pensare, John. Ti appare l’immagine di Mary nella tua testa, e mai come ora avresti bisogno di lei. Quando li riapri però hai sempre davanti a te Dean che ti fissa preoccupato. Ti ritorna alla mente quel bambino che a dieci anni, quando ti trovava in un angolo della stanza con gli occhi lucidi, si fingeva un uomo e ti abbracciava, mormorandoti che non ti avrebbe abbandonato. Guardi ora quel ragazzo che è cresciuto e capisci che è riuscito a mantenere le sue promesse di bambino: non ti ha mai lasciato solo.

 

Gli accarezzi i capelli e sorridi dolcemente. Gli sussurri un ‘grazie’ come non facevi da tempo a giudicare dall’espressione che assume il suo volto. Un espressione grata, contenta, appagata. Si avvicina e ti stringe in un abbraccio, così intimo e sincero da farti dimenticare ogni tuo conflitto interiore. Chiudi gli occhi e rimani a godere di quel gesto ancora per un po’: quando Dean si allontana lo guardi ancora per qualche istante e gli stampi un bacio sulla fronte, prima di intimargli di tornare a dormire, per prepararsi alla dura giornata successiva.

  
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