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Autore: _Diane_    01/09/2010    9 recensioni
Ci sono incontri che non si scordano mai. Altri invece si dimenticano, ma solo perché devono prendersi il tempo necessario per fare un lungo giro e poi tornare.
Al destino non si sfugge.
Forse Merlin e Arthur un giorno ricorderanno ciò che è successo dieci anni fa nel bosco di Eldor e... lo capiranno.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù, Uther
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Ci sono! Sono riuscita a scrivere la mia prima fiction su una serie tv della quale sono davvero appassionata, ossia Merlin!! Avevo tante idee su cosa scrivere... Non volevo cadere nello scrivere qualcosa di banale o qualcosa di simile alle molte fiction su Merlin e Arthur che si leggono in giro (la maggior parte delle quali sono comunque stupende!). Da ciò è nato questo breve racconto, ambientato dieci anni prima dell'inizio della prima serie... Ma non voglio anticipare di più.
Magari lasciate un commentuccio dopo la lettura, giusto per darmi delle indicazioni (proprio perché è la prima mia fiction in questa sezione)! Grazie e (spero) a presto! :)








Una foresta. Un segreto. Un incontro.

Dieci anni fa. Ai confini del regno di Camelot.


In un piccolo villaggio agricolo chiamato Eldor, un bambino correva sotto la fitta foresta. Più aumentava il ritmo della sua corsa, meno notava le foglie e i rami che gli si impigliavano nei vestiti, già poveri stracci ricavati da qualche vecchio abito dismesso, ora strappati in più punti e -veramente- malridotti. Anche i suoi capelli non erano stati risparmiati a questa buffa tortura: i lucenti ciuffi neri si erano trasformati in un piccolo cespuglio nel quale avrebbe potuto trovare dimora più di un animale.
Eppure il bambino, noncurante, continuava a correre.
Sempre più veloce.
Mentre correva, talvolta girava la testa, certo di non aver ancora seminato il suo inseguitore.
Era una gara con un solo vincitore.
O il bambino, o l'altro.
O la sconfitta, o la vittoria.
Ad un tratto, dopo aver guardato dietro di sé per l'ennesima volta, rallentò l'andatura fino a fermarsi. Era quasi certo di aver seminato il suo inseguitore. Le gambe gli dolevano e respirava tanto affannosamente da non sentire altro rumore se non quello prodotto dalla sua stessa bocca. Benché il bambino fosse abituato a correre per la foresta, il suo corpo minuto non resse allo sforzo e scivolò a terra, appoggiandosi al tronco di un possente albero, trovando un soffice cuscino sull'erba. Diede un paio di occhiate per controllare che non ci fosse nessuno nei paraggi; quindi chiuse gli occhi. Fece un grande respiro che lo calmò, distese i muscoli e aprì la mente ai rumori del luogo. Il vento soffiava sereno fra le foglie, gli animali del bosco si esprimevano secondo i più disparati linguaggi, l'acqua di un ruscello scorreva tranquilla nel suo fangoso letto, quando…
Un rumore.
-Ahhhh!-

L'assalitore era piombato sul corpo del bambino che cacciò un urlo. I due continuarono ad azzuffarsi fra le foglie secche, fin quando l'inseguitore ebbe la meglio.
-Ho vinto ancora io, Merlin!- Disse trionfante il vincitore, tenendo fermo lo sconfitto a terra premendo sulle sue spalle. Lo sconfitto tentò di liberarsi dalla stretta dall'avversario ma ottenne il risultato di rotolarsi con lui nel fogliame, giù per una discesa. Dopo poco si fermarono in una radura e si trovarono a guardarsi, sdraiati, uno affianco all'altro.
Un'allegra risata scoppiò spontanea sui visi dei bambini, sporchi e coperti di foglie.
-Merlin, Merlin! Non sei capace neppure a sfuggire ad un assalitore che vieni subito acciuffato come una bambinetta qualsiasi!-
-Eh no, Will! Se io sono una bambinetta allora tu sei un fifone! Attaccare una persona mentre riposa non mi sembra molto "cavalleresco"…-
In effetti il fisico di Merlin era differente da quello di William, nonostante avessero la stessa età: il secondo era più alto, più agile e più robusto del primo.
-Bhè, non è colpa mia se la natura è stata così avara nel consegnarti delle doti naturali, Merlin.-
Mentre Will cominciò a mettersi a sedere per poi alzarsi, Merlin volse lo sguardo dall'altra parte; il sorriso che precedentemente abbelliva il suo pallido volto era cancellato.
Non poteva contraddire ciò che aveva detto il suo amico benché, nonostante sua madre non lo volesse far sapere ad altri, Merlino era consapevole di possedere delle… doti naturali.
Uno strattone interruppe i suoi pensieri; William lo stava letteralmente trascinando per la maglietta, senza dargli nemmeno il tempo di alzarsi.
-Che stai facendo? Cosa succede?-
Urlò Merlin all'amico, che aveva una faccia molto preoccupata. Dopo avergli fatto segno di zittirsi, aspettò a parlargli fin quando non raggiunse un cespuglio, dietro al quale i due si nascosero.
-Ho due notizie cattive.- Disse sottovoce William.
-Solitamente non ce né sempre una buona e una cattiva?- Rispose ironicamente Merlin.
-Non c'è tempo per scherzare ora. Siamo nella foresta delle streghe.-
Merlin non fu molto spaventato da quella notizia. Gli abitanti di Eldor temevano quella radura perché sostenevano fosse abitata da donne malvagie che uccidevano chi vi si avventurava… ma lui vi aveva passato così tanti anni prima di conoscere Will, il suo unico vero amico; vi regnavano solo un silenzio e una pace irreale. Si trattava di superstizioni. Non gli sarebbe capitato nulla.
-Non mi sembri spaventato, Merlin.-
-No… cioè sì, un po'. - Mentì, con un sorriso tirato. -E la seconda notizia cattiva?-
-Non siamo soli.-

Tra gli spiragli che lasciava loro il cespuglio nel quale erano rintanati, i due notarono una figura muoversi nell'ombra. Non sembrava così lontana da loro, ma non riuscivano tuttavia a capire chi potesse essere.
Trattenendo il respiro e tentando di rimanere immobile, Merlin cercò una posizione comoda dalla quale osservare quella figura… Ma il suo maldestro piede inciampò in un sasso e lui cadde di lato, uscendo un poco dal cespuglio e trattenendo a fatica l'"ah" che gli stava uscendo dalla bocca.
-Merlin!- Sussurrò rimproverandolo Will.
Ma era tardi.
Erano stati scoperti.
Videro il luccichio della spada che l'uomo stava estraendo dal fodero. Mentre avanzava verso il cespuglio dove i due amici erano nascosti, il loro nemico attraversò un punto nel quale la luce filtrava attraverso la vegetazione. La voce che subito dopo sentirono diede a Merlin e a William la conferma di ciò che i loro occhi avevano visto; si trattava di un bambino!
-So che ci siete! Venite fuori!-
Il tono del bambino sconosciuto era tutt'altro che allegro.

Il volto di Will era sbiancato dopo aver visto la spada, Merlin l'aveva notato. Anche lui aveva paura, soprattutto pensando che quel bambino potesse far del male al suo amico.
-Ora esco e vedo cosa vuole. Tu stai qui in silenzio, non ti ha visto.-
William voleva replicare alle parole di Merlin, ma lui già si stava alzando in piedi.
Poi accadde tutto molto velocemente.

Un pesante ramo sopra lo sconosciuto cominciò a spezzarsi sotto il suo stesso peso. Ma l'unico che se ne rese conto era Merlin che istintivamente gridò a chi aveva di fronte:
-Attento!-
Il bambino subito alzò lo sguardo e il ramo si spezzò. Merlin sgranò gli occhi e, come se volesse dare una spinta all'altro, distese le mani davanti a sé… Proprio come se avesse realmente dato uno spintone a qualcuno - nonostante la distanza che c'era tra loro - cadde in avanti per il contraccolpo di uno sforzo improvviso. Finì faccia a terra, rovinosamente. Nonostante la confusione che regnava nella sua testa, vide il bambino rialzarsi correre via nella direzione dalla quale era venuto, sorpreso e un po' spaventato. Il ramo era caduto proprio un passo davanti a lui.
Quando riprese controllo di sé, Merlin si tirò sù, facendo leva sulle braccia. Trovò gli occhi di William ad un palmo dai suoi. Erano indecifrabili.
-Cosa… come… Cosa hai fatto?-
-C-Cosa ho fatto? Nulla… Veramente nulla. Sono… Sono inciampato di nuovo.-
-E quel ramo? Stava travolgendo quello sconosciuto e tu… Tu hai fatto qualcosa! Ne sono sicuro!-
-No, ti sbagli…-
-Lo avrebbe sicuramente ucciso se solo tu non avessi fatto… qualcosa con le mani. Avevi una strana luce… negli occhi.-
Merlin sentiva, per la prima volta, con le spalle al muro.
Non aveva altre giustificazioni, non c'erano altre scuse.
Era stato scoperto.
Per un minuto Merlin rimase a guardare l'amico. Il silenzio improvvisamente creatosi tra i due era assordante.
-Va bene.- Riprese Merlin, abbassando lo sguardo.
-Va bene… Che cosa?-
-Ti spiegherò tutto. Ma devi promettermi che non dirai mai niente a nessuno, perché tu sei… l'amico più caro che ho.-
-E' un… segreto?-
-Sì, ma prima… promettimelo.-
-Te lo prometto.-
Merlino alzò gli occhi. Si sentiva più stupido ed imbarazzato del solito ma le parole, superate le prime, gli uscirono come un fiume in piena.
Era come liberarsi di un grosso peso.

Alla fine abbassò ancora lo sguardo. Aspettò la sentenza di William per un altro lunghissimo minuto.
Poi Merlin sentì le braccia dell'amico che lo stringevano. Percepì l'importanza del momento e non trattenne le lacrime.
-Te lo prometto.- Sussurrava William, sorridendo.





-Arthur Pendragon!-
A cavallo del suo nobile destriero il re di Camelot, Uther Pendragon, chiamava a gran voce suo figlio. Con lui, anche i suoi più fidati cavalieri cercavano il principino Arthur, allontanatosi nella mattinata dal castello e non più tornato. Ormai stava per calare il sole e suo figlio proprio non si trovava. Si era spinto con i suoi uomini fin fuori dai confini del suo regno per cercarlo, vicino al villaggio di Eldor, rischiando di far scoppiare un'inutile guerra… Appena l'avrebbe trovato, nessuno gli avrebbe risparmiato una bella lezione.

-Sire, guardate!-
Disse uno dei cavalieri, indicando un punto nel bosco dal quale poco dopo uscì proprio Arthur. Stava correndo guardandosi indietro.
Non accorgendosi del padre, la sua spalla andò a sbattere contro il possente destriero che cavalcava e cadde a terra.
Aveva ancora il fittone quando si rese conto di chi si trovava di fronte…
-Arthur! Dove diamine eri finito? Una serva ti ha visto allontanarti furtivamente da Camelot! Cosa ti passa in quella testa!-
Disse ad alta voce Uther, rimproverando il figlio.
-Ma padre, io volevo solo giocare un po'…-
-Sai che non sopporto quella parola! Per un principe come te non c'è spazio per quello. Hai già molto da fare, se un giorno vorrai diventare re.-
-Sentite, ma io…-
-Non una parola di più. Si torna a Camelot.-
Uther sollevò di peso il figlio che si sedette dietro di lui sul cavallo. Zittito dalla severità del padre, si voltò per un attimo verso quel bosco che, per un pomeriggio, gli aveva regalato sia momenti di spensierata serenità, sia attimi d'avventura. Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che gli era successo quando il ramo gli stava per cadere addosso. Non sapeva cos'era quel bagliore che aveva visto, nella penombra.

E si chiedeva chi fosse quel bambino.

   
 
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