Ok,
lo so che sono passati cinque mesi e che io avevo promesso di postare
questo sequel “A breve”, ma davvero.. Tra il mio pc
malaticcio,
lo studio per gli esami di riparazione.. e la stesura di altre
fanfiction che, comunque, hanno la priorità.. non ce l'ho
fatta.
.__.
Mi dispiace un sacco, spero che vi ricordiate di questa
storia, che è il seguito di “Never” e
spero che la possiate
apprezzare e, magari, recensire. Mi farebbe davvero piacere sapere
che cosa ne pensate (:
Come nella prima, anche questa è molto
introspettiva, quindi la consiglio solo ed esclusivamente a chi ama
il genere.
Che altro dire? Buona lettura! Enjoy ^__^
P.s. I Tokio Hotel non mi appartengono e tutto quello che segue è frutto della mia immaginazione. No scopo di lucro.
P.s.s La canzone inserita è “E fuori è buio” di Tiziano Ferro.
Forever
Scendo
gli scalini ed entro nel backstage, seguito da Tom, Georg e Gustav,
sudati quanto me. E’ stata una bella serata, le fan erano
calorose
più del solito ed è andato tutto liscio.
David ci aspetta
insieme a Benjamin al tavolo del rinfresco, con le braccia conserte e
dipinto in faccia il suo sorriso plastico che, a volte, lo ammetto,
mi mette i brividi.
“Bravi, ragazzi.” Ci accoglie, allargando le braccia. Faccio un cenno distratto con la mano mentre gli altri si fermano a chiacchierare. Io ho solo voglia di chiudermi nel mio camerino, almeno prima che mi costringano ad uscire per andare all’after show.
Con una corsetta attraverso il corridoio, arrivando davanti alla porta in legno chiaro su cui campeggia la scritta del mio gruppo. La apro, abbassando delicatamente la maniglia.
Mi lascio cadere esausto su un pouf rosso vicino all’entrata e mi prendo il viso tra le mani, sospirando profondamente, per poi buttare la testa all’indietro e guardare il soffitto candido sopra di me.
C’è qualcosa che non va, oggi.
Qualcosa mi turba, anche se non so esattamente di cosa si tratta. Ho un nodo dentro allo stomaco che mi attorciglia tutto e stringe, stringe forte.
Afferro il cellulare che avevo lasciato sul tavolino lì di fianco e scrivo velocemente un messaggio che, forse, potrebbe portarmi una risposta rincuorante. Poche parole capaci però di farmi stare meglio.
Glielo invio e accenno un debole sorriso.
Prima l’ho sentita, le ho telefonato poco prima di salire sul palco e mi è sembrata tormentata, come se avesse la testa piena di pensieri. Era.. strana.
E
lo sai.. lo sai che è colpa tua. Non potrebbe essere
altrimenti. E’
colpa tua, del tuo lavoro, dei tuoi impegni che ti portano
così
lontano da casa. Da lei.
E’
così fragile, così sensibile.. Ha un disperato
bisogno di averti
vicino, di sentirti parte inscindibile di lei. Ma.. tu non puoi. Non
puoi darle tutto quello di cui ha bisogno come potrebbe fare un
qualsiasi altro ragazzo. Però la ami. La ami talmente tanto
che
certe volte non sai nemmeno come dirglielo, e ti crogioli nella
sensazione che forse.. forse a lei il tuo amore basta.
Forse lei
ti comprende davvero e accetta te e tutto quello che implica lo stare
insieme a te. Sì, lei ti capisce. Ti capisce meglio di
chiunque
altro.
Sentirla
così angosciata al telefono ti ha fatto venire un groppo in
gola che
per poco non ti ha soffocato. Aveva la voce tremolante e pensare
anche solo lontanamente che, forse, stesse piangendo, ti fa un male
atroce.
Davanti
agli occhi ti si presenta il suo viso sorridente. Quel sorriso che ti
fa stare bene, che ti fa sentire fortunato e sereno di averla
accanto.
E’ così che dovrebbe sempre essere. Felice. Quando
piange.. quando piange vorresti spaccare il mondo in due, vorresti
distruggere ogni cosa, perché non è giusto. Non
può esserci
qualcosa dalla quale tu non la possa difendere.
“E
no, non piangere che non sopporto le tue lacrime
Non ci riuscirò
mai
Perché se sei felice
Ogni sorriso è oro”
Tremi
al solo pensiero che lei voglia lasciarti. Che lei si sia
inevitabilmente stancata di questa relazione ormai a distanza, di non
poterti vedere ogni giorno, di non poterti abbracciare o baciare
quando ne ha voglia. Non gliene faresti una colpa, purtroppo.
Ma
tu ce la stai mettendo tutta, ci stai mettendo davvero
l’anima in
questa storia che, nonostante tutto, ti ha fatto volare in alto e ti
ha fatto provare sensazioni mai sentite prima.
E il tuo cuore lo sa che non è una bugia.. quando dici che faresti di tutti pur di non perderla. Saresti disposto a scendere a qualsiasi compromesso se questo implicasse l’averla sempre al tuo fianco.
Sei cresciuto troppo in fretta, tu. A quindici anni eri già sui palcoscenici a cantare con i tuoi amici, a diciassette eri in giro per l’Europa e a venti avevi conquistato tutto il mondo. Non c’era posto in tutto il globo in cui il tuo nome non facesse scalpore.
Ma ti era sempre mancato qualcosa. Percepivi sempre un piccolo vuoto, infondo al cuore, che ti faceva sentire incompleto e, ogni tanto, anche un po’ infelice.
Poi..
poi è arrivata lei. Con il suo vestitino azzurro che
richiamava
terribilmente il colore strepitoso dei suoi occhi. L’hai
vista alla
sfilata di Dsquared e non l’hai più lasciata
andare via.. Nemmeno
quando lei era cosi ostile nei tuoi confronti, all’inizio.
Ti
viene da ridere se ripensi alla sua acidità, i primi tempi.
Dove si era nascosta per tutto quel tempo?
Trovarla è stata forse la miglior cosa che ti sia successa nella tua intera esistenza. Non avresti potuto chiedere di meglio dalla vita, davvero.
Ti sei innamorato e ora puoi capire cosa significa soffrire per amore. Puoi capire ogni singola lettera di questa breve frase.
Riesci a capire quanta sofferenza puoi provare quando lei sta male e tu non puoi rimanerle vicino, quanto dolore ti porta il suo silenzio nei momenti difficili. Il suo silenzio ti ferisce. Ti fa male da morire e, ancora di più, ti uccide la consapevolezza che non puoi fare proprio nulla, se non incassare il colpo e sperare che il vostro amore illimitato basti a far rimanere in piedi la vostra relazione.
“Ho
passato tanti anni in una gabbia d' oro
Sì forse bellissimo, ma
sempre in gabbia ero
ora dipenderò sempre dalla tua allegria
Che dipenderà sempre solo dalla mia
Che parlerà di te
“
Ti
ricordi quando l’avevi portata con te in tour?
Quante litigate e
discussioni inutili hai dovuto sostenere con Benjamin e, soprattutto,
con David? Loro non la volevano in viaggio con voi. Non avevano mai
approvato la vostra storia e dubiti che lo facciano tanto presto.
Ma
non ti preoccupavi troppo, tanto lo sapevi che alla fine
l’avresti
spuntata tu. Era sempre così.. Sempre così.
Erano
stati mesi fantastici quelli passati in giro per l’Europa
insieme a
lei, su quel tourbus troppo piccolo per tutte quelle persone, ma che,
però, te la faceva sentire ancora più vicina.
Dormire insieme in
una cuccetta che normalmente avrebbe dovuto ospitare una sola
persona.. Abbracciarla per tutta la notte e tenertela stretta al
petto.. Svegliarla ogni mattina con un bacio diverso e poi vederla
tuffarsi fra le tue braccia e riaddormentarsi pochi minuti
dopo.
Riuscivi a sentire il battito del suo cuore in quel silenzio
mattutino, quando avevate la giornata libera e allora potevi rimanere
solo con lei.
Ti ricordi anche del giorno in cui l’avete riportata a casa?
In America non poteva venire, aveva gli ultimi esami all’università e allora dovevate riaccompagnarla nella fredda e desolata Amburgo.
Lei
ovviamente non ci tornava volentieri a casa e tu non avresti mai
voluto che si staccasse da te.
L’avevi abbracciata, l’avevi
coccolata e l’avevi fatta sedere sulle tue ginocchia mentre,
seduto
anche tu, guardavate l’asfalto sfrecciare velocemente sotto
di voi,
lasciandosi indietro mesi fantastici che stavano per sbiadire.
E
per averla sempre accanto a te, hai desiderato follemente che quella
strada non finisse mai.
Non ti importava niente dello scorrere
del mondo intorno a voi, avresti rinunciato a tutto ciò che
stava
fuori.
Non esisteva più nulla ‘fuori’.
Il tuo cuore sprofonda mentre questa manciata di pensieri si affolla disordinatamente nella tua testa. E ti senti piccolo.. e indifeso. Come un bambino che viene cullato dalle braccia protettive della mamma. Ti senti vulnerabile, ma al tempo stesso sicuro. Un posto in cui nessuno può ferirti.
Ti
chiedi se anche lei prova le tue stesse sensazioni, ogni tanto.
E
la risposta è tanto ovvia da far male... Perché a
casa vostra
lei è sola. Non c'è nessuno ad
accarezzarle
la testa prima di andare a dormire. Non c'è nessuno a
baciarle la
fronte il mattino appena sveglia. Nessuno la abbraccia quando sta
male. Nessuno la bacia... nessuno la fa sentire
al sicuro.
E
ti sembra maledettamente ingiusto tutto questo. Esiste un motivo
anche per le cose sbagliate, ma stavolta davvero.. non riesci a
trovarlo.
Saperla sola in quella casa.. ad aspettare te. Ti
distrugge. Ti fa sentire colpevole. Come se fossi tu ad infliggerle
questa pena. E non puoi impedirti di ripeterti che, forse, in parte
è
così.
E
la paura ritorna, non puoi farci nulla. Non riesci a difenderti.
Sai
che ogni tua minima scelta sbagliata potrebbe compromettere
ciò che
di bello c'è tra voi.
Lei approverebbe tutte le tue
decisioni, lo sai. Le accetterebbe a testa bassa e ti farebbe uno di
quei sorrisi tirati e amari.. quelli che ti aprono un vuoto nello
stomaco.
E nessuno sa che in quei momenti vorresti iniziare a
correre senza fermarti più. Correre più lontano
che puoi e
soffocare il dolore che ti scava dentro.
Ma passerà. Deve
passare.
E tu non devi smettere di crederci, per nessuna ragione
al mondo.
“E
questo fa paura
Tanta paura
Paura di star bene
Di
scegliere e sbagliare
Ma ciò che mi fa stare bene sei tu amore”
Silenziosamente
mi alzo dalla mia postazione e mi avvicino alla finestra. Tiro la
tenda e guardo fuori, ha cominciato a piovere. Afferrò la
maniglia e
apro una delle due antine, l'aria autunnale mi invade, è
un'aria
gentile, che mi accarezza l'anima e mi fa stare bene.
Il cielo è
scuro, le nuvole sono poche e le stelle si vedono più del
solito.
Sono tante, brillanti.
Inaspettatamente un fasciò di luce chiara attraversa il cielo, scomparendo all'orizzonte. Una stella cadente?
Ed esprimi un desiderio, uno di quelli già usati, ma così vero... E non dirai mai a nessuno che cos'hai desiderato, altrimenti non si avvera. Te lo dicevano sempre, quand'eri bambino.
Chissà se anche lei l'ha vista quella stella cadente, chissà se anche lei ha chiesto al cielo quello che hai chiesto lui.
Non vedi l'ora di tornare a casa, eh? Non vedi l'ora di riabbracciarla e di guardarla negli occhi, per capire se davvero va tutto bene. Se davvero è ancora disposta a farsi del male pur di rimanere con te. Devi capire.. Devi capire guardandola in faccia.. Uno di quegli sguardi che scuotono, che ti fanno vibrare dentro.
Perché essere innamorati di qualcuno ti rovescia completamente.
Ti
fa sentire forte e debole, bellissimo e inadeguato. Ti fa sentire la
felicità più assoluta guardando la tu lei con
quel sorriso radioso
e poi ti trascina all'inferno, quando invece quel sorriso viene
spazzato via. E la colpa è quasi sempre solo tua, tua e del
tuo
lavoro.
L'unica certezza è che sarete sempre insieme, anche nei
giorni più bui. Insieme anche nella morte. Per
sempre.
“Che
per quegli occhi dolci posso solo stare male
e quelle labbra
prenderle e poi baciarle al sole
perché so quanto fa male la
mancanza di un sorriso
quando allontanandoci sparisce dal tuo
visto”
E rimanete due ragazzi che a distanza di anni non possono fare a meno l'uno dell'altra. Due ragazzi che hanno superato difficoltà impensabili, che hanno riso insieme, che hanno pianto insieme quando tutto sembrava contro di loro. La distanza.. la gelosia. La paura. Le litigate. Le incomprensioni. Ma l'amore vero supera ogni ostacolo e ora vi rimangono i ricordi dei momenti belli, quelli che vi tolgono il fiato, quelli che avresti voluto non finissero mai.
Il cellulare squilla. Un nome. Eliza.
“Ma ciò che mi fa stare bene, ora sei tu amore..”