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Autore: _Syn    02/09/2010    3 recensioni
One Shot sui Vizard. Ora la verità è stagliata ancora davanti ai loro occhi, come un dipinto che guardi per la seconda volta nella tua vita. La prima volta è come guardare un pezzo della tua vita venire strappato via, a forza, e sigillato nella cornice. La seconda volta è come ricordarsela, quella vita. E lei è sempre lì, incastrata tra la cornice e il colore.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dov’è il tuo posto?

 

A volte i rimpianti hanno un frammento di rimorso, dentro. Perché la vita ti trascina e le azioni che compi, ora, adesso, ti porteranno sicuramente a non fare qualcos’altro, qualcosa di davvero importante. Sono rimorsi invisibili, che non puoi individuare nella matassa infinita di azioni compiute. Però te lo chiedi: se non avessi fatto questo... magari... forse. Chissà.

I rimpianti esistono quando quando la paura stringe il cuore in una morsa di ferro e sangue, accecandolo. I rimorsi esistono quando la paura si vince e, troppo troppo tardi – il tempo che la spada sfiori come un petalo la pelle non riesci a vedere il vero motivo per cui agisci. Perché quando è troppo tardi, anche i motivi e le verità vengono risucchiati via insieme alla paura.


 

Ora la verità è stagliata ancora davanti ai loro occhi, come un dipinto che guardi per la seconda volta nella tua vita. La prima volta è come guardare un pezzo della tua vita venire strappato via, a forza, e sigillato nella cornice. La seconda volta è come ricordarsela, quella vita. E lei è sempre lì, incastrata tra la cornice e il colore.

 

Aizen è lì, davanti a lui, i loro piedi toccano il vuoto alla stessa altezza. Eppure lui troneggia e gli basta uno sguardo – ne ha visti tanti, Shinji, ma non li ha mai osservati – per ricordargli quanto lui sia stato prezioso. Probabilmente più prezioso dei galoppini che si porta dietro, che farà fuori al momento più opportuno, quando non serviranno più. Si erge come un dio, come se esistesse oltre il tempo, come se l’immortalità fosse un concetto superato per lui. Aizen sta andando oltre, è lì dove il pensiero si ramifica in sentieri di stelle che esistono solo per illuminare l’eterno potere che gli scorre dentro. Più immenso del cielo. Cos’è il cielo dopotutto, per lui? E’ solo la tenda che ha celato per anni il vero regno, le quinte oscure in cui gli inconsapevoli attori che ha raccattato come mendicanti e combattenti avidi di sangue sono nati. Sono nati per lui. Gli legge questo negli occhi: la sicurezza diventa cenere di fronte a quello che lui sembra sapere. Si potrebbe dire che lui abbia già vissuto quella vita, che sappia come andrà a finire.

 

E’ lì, dove per un attimo anche Shinji aveva infilato il naso, senza tuttavia vedere nulla. Le stelle brillano nella notte più oscura, Shinji credeva ancora nel sole, allora.

Shinji l’osservava, allora, restando immobile, sapendo che la difesa sarebbe stata vana ora che era lui, fin dentro all’anima, l’arma di devastazione – corrotta – da cui difendersi.

Anche adesso lo osserva. Gli occhi che guarda sono quelli che l’hanno portato alla cecità. Ora che lo rivede, dopo tanto, dopo anni, l’arma di devastazione è soltanto una: il cuore che esige vendetta, l’anima che, ancora imprigionata nell’oscurità creata da Aizen, si scatena contro un dio. Lo sente bene il cuore degli altri, batte come quella notte, quando tutto era perduto. Ma ciò che si perde, alla fine, si ritrova. Loro hanno ritrovato la ragione per cui hanno combattuto; no, non Aizen. Per lui sono sopravvissuti, sforzandosi, ferendosi, vivendo la morte. La ragione si trova sotto il cielo che si spacca. La ragione si trova dove la corruzione del potere non ha trovato terreno fertile. E sono po’ anche loro stessi la ragione, perché altrimenti i cuori non batterebbero da tempo.

Sente ognuno di loro, la forza che viene trattenuta ancora per un po’. Solo per un attimo lascia perdere lo sguardo di Aizen. La macchia sbagliata che in quel quadro non dovrebbe comparire.

Poi lo chiede, Shinji:

 

Lisa, dov’è il tuo posto nel quadro?

Nell’angolo nascosto, dove il silenzio è più forte e i miei occhi possono vedere meglio degli altri.


Hacchi, dov’è il tuo posto?

Nello spazio libero, dove le mie barriere potranno difendere la libertà.


Kensei, dov’è il tuo posto?

Ovunque tu avrai bisogno di me: dove i tuoi piedi non potranno muoversi e dove le mie mani potranno strappare via il pericolo.


Mashiro, dov’è il tuo posto?

Accanto a Kensei!

Mashiro...

Dove la mia forza potrà aiutarti e dove i miei occhi potranno vedere i punti ciechi che Kensei farà esplodere quando io non sarò forte abbastanza. Dove la mia difesa sarà una certezza quando tu avrai bisogno di me.


Dov’è il tuo posto, Rose?

Vicino al nemico, dove potrò vederlo, dove lui potrà vedere me. E poi lontano, e nello spazio fiorirà la rosa e l’imprigionerà, e di lui non resteranno che frammenti e risuoneranno come melodie in quel grande silenzio che...

Ora uno sbuffo, così familiare che gli sembra quasi di essere altrove.


Avanti, Shinji, chiedi a me.

Ehi!


Dov’è il tuo posto, Love?

Forse dove ci sono gli eroi, forse dove tre minuti sono troppi o troppo pochi per salvare una vita. Ma io li farò bastare quei tre minuti. E attaccherò per primo, senza fare passi indietro.

 

Hiyori, dov’è il tuo posto?

Tsk. Lo saprò al momento giusto, non fare domande sceme, idiota.

 

Li sente gli occhi da combattente di Hiyori che gli guardano le spalle, anche se non dovrebbe essere così. E’ lì il suo posto, dove Shinji sarà abbastanza vicino da poter essere colpito da un suo calcio, ma anche abbastanza vicino da potergli dire, senza parlare, che il punto in cui poggiano i suoi piedi è sempre quello esatto finché c’è una ragione per combattere. Finché le loro ragioni sono le stesse.

E questo lo sanno tutti mentre si dispongono ognuno al proprio posto. Mentre il tempo dei rimpianti e dei rimorsi finisce.

 



Dov'è il tuo posto, Shinji?

Dove ciò che è chiaro per me diventa confusione e trappola per chi ho di fronte. Dove la resa non esiste e ciò che fai diventa guida e luce.

 

********

 

Note di Alexiel: Una cosa. Nelle risposte che danno, i Vizard rispondono sempre con "tu". E' un tu generico, rivolto a tutti. Non so, ma quando ho provato a usare "voi" qualcosa strideva. Magari mi sbaglio io, eh.

Bene. Grazie per aver letto.

Alexiel.

 

 

  
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