Autore:
WindOfTheNight
Titolo:
Rain Drops
Fandom
scelto:
Originali
Frase
scelta:
n° 10
Personaggi:
Sinny/Lilandt
Rating:
giallo
Genere:
romatico, malinconico, nonsense
Avvertimenti:
shonen ai
Introduzione:
La vita di Sinny è caratterizzata da una
sola cosa: le voci nella sua testa. Cosa capita quando Lilandt,
misterioso
ragazzo spuntato da chissà dove, ne entra improvvisamente a
far parte e
altrettanto repentinamente ne esce? Forse, Sinny avrà
finalmente una storia da
raccontare…
Note
dell'Autore:
Finora ho scritto principalmente fanfiction
su Death Note, ma l'assenza di questo fandom nel contest mi ha spronata
a
lavorare su un'originale. Sinny e Lilandt sono due personaggi che avevo
già
sviluppato in un altro lavoro inedito, quindi a grandi linee sapevo da
dove
partire. Non so bene l'idea da dove sia venuta, ma la frase che mi era
stata
assegnata mi ha fatto venire in mente qualcuno che non aveva nulla da
raccontare, fino a quando un evento straordinario non illumina la sua
vita.
Spero che questa storia guadagnerà un buon piazzamento, nel
frattempo, grazie
ancora per la bella idea!
Lo
incontrai in un giorno di pioggia, mentre camminavo a
capo chino in mezzo ad un mare di figure grigie e anonime. Il silenzio
e le
gocce non facevano tacere il brusio delle voci nella mia testa, quando
lo vidi
che danzava sotto l'acqua come una ballerina dai capelli biondi, a
braccia
aperte chiedeva al cielo di essere abbracciato.
"Sei
arrivato finalmente!" cantava e rideva,
una scintilla dorata che tagliava la noia.
Mi guardava
e lo guardavo, le voci nella mia testa si
dissolvevano lasciando spazio ad un misericordioso silenzio.
Era un
gattino perduto, bagnato e felice, che viveva in
un mondo dove la gente non era cattiva, anche se lui di cattiveria ne
aveva
vista tanta. Forse era fuggito da un ospedale psichiatrico, i segni
dell'elettroshock sulle tempie, i fori delle iniezioni sulle braccia
nude, i
polsi segnati dalle cinghie ne erano una prova. Era giovane, forse
perfino più
giovane di me, non arrivava a toccare i vent'anni e come fosse riuscito
a
conservare la sua innocenza in mezzo a tanto dolore, non cessava mai di
stupirmi.
"La luce
sembra miele oggi." diceva guardando
una finestra buia. La luce era tutta nei suoi occhi del colore dei
vetri
azzurri, la vedeva e se ne saziava, diventando di luce lui stesso.
Stupendosi
di quel colore, osservava e passava le dita
tra mia chioma rossa. "E' come se i tuoi capelli si vergognassero dei
pensieri che hai in testa." diceva, e io pensavo che forse davvero si
era
vergognata dei miei pensieri, o forse ne era stata spaventata e aveva
cercato
di avvertire gli ignari sconosciuti della mia malattia. Ma lui non
fuggiva.
Chissà
se Lilandt era davvero il suo nome: quello aveva
sussurrato al mio orecchio la notte in cui mi aveva chiesto di
prenderlo. Avevo
dimenticato il mio la prima volta che avevo ucciso. Sinny era molto
più
appropriato per un peccatore come me.
Non avevo
mai amato nessuno, e non so nemmeno se quello
che provavo per lui fosse vero amore o piuttosto una morbosa affezione
per un
animaletto randagio e selvaggio: era amore vedere le sue labbra che
sapevano di
burro-cacao alla ciliegia più rosse del corallo,
più carnose dei boccioli delle
rose? Era amore pensare che la sua pelle pallida come la luna avesse
l'odore
più buono del mondo, perché profumava di neve e
di freddo, come la mia vera
casa? Era amore accarezzare i suoi capelli setosi e capire che in
realtà il
colore dell'oro non fosse poi così bello o così
puro, e che sarebbe parso ferro
arrugginito al loro confronto? Era amore guardare nei suoi occhi
azzurri come i
cielo in estate e non desiderare di ucciderlo?
"Perché
quel giorno danzavi sotto la pioggia?"
gli domandai un giorno mentre lo osservavo intrecciare fili colorati
tra i
capelli di una bambola rotta trovata in soffitta.
Alzò
il viso e mi guardò, sorrise e mi chiesi se fosse
intenerito dalla mia curiosità o se mi trovasse buffo, o
magari fosse solo
felice che qualcuno volesse conoscere i suoi pensieri senza poi
scriverli poco
dopo su una cartelletta indiscreta.
"La pioggia
pulisce le cose sporche." mi
rispose, riprendendo il suo gioco.
Non essere
normali, vuol dire essere sporchi? Un
assassino che si muove nella notte uccidendo altri assassini
è sporco, le sue
mani sono sudicie del sangue altrui; ma un bambino che non sa come il
mondo
funzioni, a cui è oscuro il significato delle cose,
costretto a subire gli abusi
di sporchi uomini e sporchi dottori… Il sudiciume di
quell'immondizia, può
davvero toccarlo?
"I tuoi
occhi sono del colore della pioggia"
disse una volta, appoggiando il capo sulla mia spalla, il suo respiro
che si
confondeva con il mio. "Ma quella bella, quella pulita, non la pioggia
di
questa città. I tuoi occhi sono sempre pieni di pioggia.
Come mai?" scrutò
i miei occhi grigi, e mi sentii nudo davanti a lui. Che cosa potevo
rispondere?
Che nemmeno la pioggia aveva potuto ripulire la mia anima? Che il cielo
tanto e
tanto aveva pianto per me, ma nulla aveva potuto fare?
Canticchiava
una filastrocca che col tempo imparai io
stesso a memoria.
"Star
light, star bright, first star I see
tonight. Wish I may, wish I might, wish this wish I wish tonight."
A volte me
la recitava per farmi addormentare oppure,
quando non aveva nulla da dire, ripeteva quel motivetto con un mezzo
sorriso
sulle labbra, riempiendo i silenzi con la sua voce dolce.
Per il
breve periodo in cui restò con me, fu tutto il
mio mondo. Fu madre, fratello e amante. Ma si sa, i gatti selvatici non
possono
resistere al richiamo della libertà. Era stato imprigionato
e maltrattato,
nella pioggia aveva trovato una cura ai suoi mali, in me un luogo
sicuro in cui
poter guarire. Un giorno, semplicemente, scomparve. Lo seppi nel
momento esatto
in cui trovai la mia casa vuota. Divenni triste e mi arrabbiai, ma mai
una sola
volta lo biasimai o lo odiai, anche se piansi e piansi, e le voci nella
mia
testa tornarono a farsi sentire. Avrei
dovuto sapere che non sarebbe rimasto con me. Ripresi la mia vita dal
punto in
cui lui era entrato a farne parte, come una lama di luce da una
finestra
sprangata.
Anni dopo
guardai negli occhi un uomo morente, che mi
chiese: "E tu cos'hai
da raccontare?"
L'unica
risposta che potei dargli prima di
affondare il coltello fu: "Un passante che sotto la pioggia chiuse di
colpo l'ombrello, lasciandosi bagnare tutto."
Grammatica e lessico: 20
Stile: 18
Trattazione della frase: 18
Originalità: 16
Opinione personale del giudice: 3,5
Totale: 75,5
La grammatica è corretta, c'è forse solo un errore di battitura.
Lo stile è scorrevole, fluido, pulito. Si lascia leggere senza alcun problema.
Per quanto riguarda la trattazione della frase, ho apprezzato molto il fatto che tu abbia inserito vari riferimenti all'interno della storia: la pioggia che lava via lo sporco, gli occhi grigi... hai fatto molto bene a cercare di dare un significato in più ad una frase che in sé poteva essere anche banale. Mi ha poco convinto il finale, in quanto non so se un uomo morente si metterebbe a chiedere: "E tu cos'hai da raccontare?", ma la frase in bocca al protagonista Sinny ci stava, questo sì.
Lilandt, lo confesso, mi è sembrato un po' un cliché da shounen-ai, e questo ha penalizzato un poco l'originalità. Ho comunque apprezzato il contrasto tra la tenerezza delle sue parole e dei suoi gesti- in particolare della filastrocca- e ciò che ha invece vissuto e forse continuerà a vivere.