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Autore: rospina    03/09/2010    5 recensioni
matiàs decide di tornare e veder la sua Maya... ma sono passati quattro anni, cosa sarà successo? quando si hanno quattordici anni quattro anni sono una vita, ma a ventiquattro sono solo un alito di vento...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stava camminando lungo lo stretto dei baci. Quante volte aveva percorso quella via … non lo ricordava. Era passato molto tempo dall'ultima volta che era stato in Argentina. Quattro anni per la precisione. Matiàs camminava inspirando l'aria. Gli parve che fosse sempre la stessa. Non si accorse di essere arrivato di fronte ad una grande casa. Quella casa. Conosceva ogni angolo di casa Fritzwalden. Chissà... era sempre la stessa?

Guardò il nome sul campanello Fritznwalden – De la hoya

suonò senza neppure pensarci. Ed un volto conosciuto apparve ad aprirgli la porta. Lunghi ricci castani e grandi occhi verdi sorridenti.

Era Flor.

Sempre stupendamente uguale. Ma cosa teneva in braccio? Era un bambino.

Lei lanciò un urlo di gioia.

“Matiàs sei tu?” corse dentro lasciò il piccolo tra le braccia della buona e sempre presente Greta e gli corse incontro. Lui era rimasto lì. Fermo sulla soglia di quella casa che non era cambiata di una virgola. Si passò una mano tra i suoi capelli castani. Abbozzò un sorriso e rispose all'abbraccio di Flor.

“siediti ti prego. Che gioia vederti. Quando sei arrivato? E perché non hai avvisato nessuno? Saremmo venuti a prenderti! Sei sempre il solito testone. Nicolàs, Massimo , Franco, venite a vedere chi c'è … oh non lo credereste mai...” parlava come il suo solito, senza fermarsi un istante, gesticolando in continuazione e lui rimaneva fermo su quel divano ad osservarla ed ascoltarla. Non aveva chiamato Maya. Dov'era?

Maya.

Quel nome piccolo ma gigantesco dentro di lui. Era ancora pensante sul suo cuore e presente nella sua mente. Ma non chiese di lei. E chiese in una pausa presa da Flor per respirare:

“Flor, raccontami che è successo da quando me ne sono andato? E quel bimbo?”

“Oh mio Dio, per tutte le fatine del mondo non ti ho raccontato niente ...” si alzò di scatto ed andò a prendere il piccolo pargolo che era nella culla.

“lui è solo il primo …”

Matiàs la guardò stupito aveva chiamato suo figlio con il nome del suo primo amore, ma non gli diede tempo per pensare ancora

“ho tre gemelli e lui è il piccolo Federico ...” sussurrò quel nome con lo stesso amore di un tempo e poi aggiunse:

“Mi sono sposata con Massimo Calderon De la Hoya, e sono mamma ...”

“Di tre splendidi gemelli”

“e non solo! Ho anche ottenuto l'adozione di Thomas, Martin, Franco e Maya” Flor rimase in silenzio pronunciando il nome di lei, la ribelle della famiglia, sapeva bene quanto lui l'aveva amata e quanto aveva sofferto andandosene e fu lui che disse:

“non preoccuparti è tutto a posto”

il portone di casa si spalancò nuovamente. Ed eccola! Era li con tutta la sua gioia di vivere, la sua freschezza, i suoi grandi occhi quasi neri. I suoi capelli lisci. Era entrata come un tornado. Ma come vide lui. Matiàs si bloccò.

“Che ci fai qui?” riuscì a dire

“Passavo da queste parti!” mentì

e con il pensiero disse la verità, sono tornato dalla Germania per rivederti

“Quanto tempo è passato?” chiese Maya

“Non lo ricordo di preciso … comunque tanto”

tre anni e undici mesi e mezzo per la precisione... il cuore e la mente di Matiàs non potevano fare a meno di continuare a smentire le sue parole. Si passò una mano sulla barba che spuntava appena e spalancando gli occhi osservava Maya girarle in faccia chiedendole:

“Sono cresciuta?”

“tanto”

eri già grande quattro anni fa

“sono più bella”

“ma che domande?”

sei sempre stata meravigliosa

interruppe quel vortice di domande chiedendole:

“Parlami di te ...”

“sono sempre la solita pazza. Ma almeno adesso sono felice, dopo la morte di Fede ho passato un altro periodo tremendo, ma ora va tutto per il meglio...”

il suono della sua voce era ammaliante per lui. Capiva che non  avrebbe resistito a lungo. Era andato in Germania per curare il suo cuore, ma era tornato malato come prima. Forse anche più, perché aveva lasciato una ragazzina e adesso aveva trovato una donna.

Si alzò di scatto e disse:

“Ora devo proprio andare...”

“Aspetta sei appena arrivato”

e sono rimasto anche troppo pensò

“ti prego resta ancora” pregò Maya stringendole il braccio

vecchie emozioni, antiche sensazioni si impadronirono di lui, e facendo forza sulla sua volontà rispose:

“Devo andare”

si avviò verso la porta, aprì e di fronte a lui apparve Facha. Sorrise laconicamente e si disse

dovevi aspettartelo, non poteva essere sola

ancora uno sguardo alla sua amata e disse:

“Addio”

“Matytu aspetta”

quel modo di chiamarlo … ah com'era dolce. Sentì il suo cuore sciogliersi e lacrimare. Come poteva succedere tutto questo? Il tempo cura le ferite, e perché la sua non era guarita. Voleva scappare, correre come un ragazzino, ma rimase lì fermo sulla soglia e chiese:

“te lo ricordi ancora?”

“Non ho dimenticato niente di noi”

Matiàs guardò Facha e lo vide sorridere. Ed allora chiese:

“tu e Maya non ...”

“No! Io sono venuto a prendere Natha, tra me e lei è finito tutto un po' di tempo fa e tu dovresti saperlo!”

deglutì.

Non riusciva a pensare chiaramente. Cos'era successo in questo lasso di tempo? Non poteva essere. Maya non poteva averlo aspettato. Quando si ha quattordici anni quattro anni sono una vita, ma se gli anni sono ventiquattro non sono che un alito di vento.

Facha uscì chiudendo la porta. Lo aveva chiamato Natha dicendole che era già al capannone ad aspettarlo. E loro furono nuovamente soli.

“Matytu, ti ho aspettato. Ma non pensavo che saresti tornato?”

“E chi ti dice che sono tornato per te?”

“I tuoi occhi. Mi parlano come allora. Mi guardano come allora ...”

“Ti prego lascia stare non andare avanti...”

“Non sono più una bambina. Sono una donna adesso”

io vedevo una donna già allora pensò lui

“Ti prego non andartene di nuovo. Io ...” si fermò, e se lui non provava le stesse cose? Se si stava sbagliando? Glielo chiese:

“sei tornato per me?”

silenzio.

“Scusa che figura che ho fatto. La figura della bambina! Sarai sicuramente fidanzato, sposato... scusami”

“Non sei una bambina! Non sei più una bambina da tanto tempo!”

le carezzò i lunghi capelli. Con la stessa mano le accarezzo la guancia e poi le labbra.

La baciò.

Con amore. Un amore intenso. Che dopo quattro anni non si era spento sotto la cenere della lontananza. Ma aveva continuato a divampare bruciandogli il cuore fino a farlo decidere di tornare da lei, per vedere se per caso lei lo pensasse ogni tanto …

aveva scoperto che lo aveva pensato ogni giorno della sua vita. Amandolo e sperando in un ritorno.

“come sapevi che sarei tornato da te?” le chiese tenendo la sua fronte appoggiata a quella di Maya:

“l'amuleto porta fortuna che mi regalato Flor, quando sei partito!”

“Ti amo Maya. Ti ho sempre amata da morire”

“ti amo anche io! Ma stavolta promettimi che non mi lascerai mai, e dico mai più”

“te lo giuro mia nena!”

e restarono così, abbracciati, come se il tempo per loro non fosse mai passato. stretti in un amore che aveva passato le barriere del tempo. Dell'età e della lontananza. Un amore puro e forte che li avrebbe finalmente riuniti per sempre.

   
 
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