Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Iria    03/09/2010    12 recensioni
"Noi -io e Veneziano, intendo.- abbiamo sofferto per secoli.
Piangevamo insieme, pur lontani.
Lui si feriva, io ricevevo una cicatrice... Io mi arrabbiavo furiosamente, lui digiunava per il malumore."
Questa one shot è nata da una piccola riflessione e mi auguro possa piacervi =).
Aspetto i vostri eventuali commenti, i vostri pareri o le vostre critiche in merito ^^!
Grazie.
Iria.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Di egoismo ed inutili sfoghi

Permettetemi, oggi, di parlare non come “Italia del Sud” o come Romano Vargas, ma come semplice “Italia”, come Nazione, come spirito nascosto in ogni singolo vicolo della vostra città, del vostro cielo o del vostro sorriso.
Concedetemi l’aiuto dei miei vecchi amici letterati per rivolgermi a voi… Sapete, non sono in grado di esprimermi particolarmente bene, purtroppo.
Però ne sento il bisogno.
Sento il bisogno di gridare e sussurrare, di arrabbiarmi e rassegnarmi, di sorridere e piangere per le ferite e le cicatrici che ogni giorno si riaprono sul mio corpo.
Sono distante, io, dalla nebbiolina sottile della verde e splendente pianura Padana, dal profumo del fiume Po e dallo spettacolo delle Alpi.
Eppure, nonostante tutto, sento che queste meraviglie appartengono anche a me, e non solo al mio stupido fratello.
Soffermandomi ad ammirare il golfo di Napoli -e vi invito a farlo nel momento più scuro del tramonto, quando la sagoma del Vesuvio diviene un pezzo di cielo.- non posso, non riesco a fare del tutto mio quel panorama.
E’ incompleto.
Solo un abbozzo al mio sguardo.
… Ma voi non riuscite ad ammirarlo con gli occhi di una Nazione, vero?
Siete italiani, ma chi si sente davvero tale?
Quanti sono i cuori che battono al ritmo dell’Inno di Mameli?
Alzi la mano chi conosce il significato del nostro tricolore!
Oh, vi siete mai commossi nell’osservarlo sventolare?
Vi si è mai stretto il cuore?
L’avete mai baciato?
E, infine, avete mai pensato “Questa bandiera è mia ed io vi appartengo.”?
Soffermatevi sulle mie riflessioni ed accompagnatemi attraverso di esse… Sapete quanto sia una frana in questo genere di cose!

“La bandiera della Repubblica è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.
Articolo dodici della Costituzione.
Sorpresi?
Dimenticate che c’ero anch’io  –oltre che Veneziano, ovvio!-, durante la faticosa stesura di questo magnifico oggetto.

La prima banda verticale della bandiera, dunque, è verde.
L’interpretazione può essere semplice e scontata, se ve ne fosse una soltanto!
Infatti, c’è chi dice che il suddetto colore rappresenti la speranza.
La nostra speranza.
La stessa che spinge l’essere umano a sorridere nonostante il dolore.
Altri, però, l’attribuiscono al verde delle pianure che da nord a sud tingono l’Italia, unendola in uno splendido dipinto..!
La parte centrale della bandiera, invece, è immacolata, bianca e bellissima come, suggeriscono alcuni, le nevi delle alte Alpi e degli Appennini, colonna vertebrale della -noiosa, ve lo concedo!- geografia italiana.
Poi, una diversa ipotesi suggerisce che quel bianco rappresenti la fede.
Fede in chi? In Dio?
Io e Veneziano non neghiamo la nostra religione, non possiamo. E’ instaurata nella cultura dell’Italia, vi ha messo radici.
Ma sappiamo scindere ciò che spetta a Dio, al Signore, e ciò che invece spetta a noi.
E, perciò, affermo che la fede ipoteticamente rappresentata nel tricolore non è riposta nel Divino.
E’ fede nell’uomo.
Nelle sue capacità e nel suo amore verso la patria –oggi scomparso, vero?
Il sangue dei soldati, dei civili e dei volontari pronti all’Unificazione tinge, infine, di rosso l’ultima banda della bandiera.
Ma il rosso è anche passione.
E’ anche la lava dei nostri vulcani.
E’ il fuoco che ha infiammato l’animo italiano del Risorgimento… Ma che si è assopito troppo presto.
Personalmente, ritengo che tutti questi significati si incastrino in maniera perfetta, che le interpretazioni geografiche e romantiche della bandiera possano combaciare: d’altra parte è l’Italia, no? E l’Italia ha posseduto e possiede tutto questo.
Ah, voglio confessarvi un segreto, prima di andare avanti!
Secondo me, nella bandiera italiana vi è anche la pizza!
Verde come il basilico, bianco come la mozzarella, rosso come il pomodoro.
Visto? Ci siamo, veniamo rappresentati anche a livello culinario!

Va bene, va bene, perdonate quest’inopportuna fantasia!

Noi  -io e Veneziano, intendo.- abbiamo sofferto per secoli.
Piangevamo insieme, pur lontani.
Lui si feriva, io ricevevo una cicatrice... Io mi arrabbiavo furiosamente, lui digiunava per il malumore.
Non c’è mai stata una vera e propria sincronia –i battiti dei nostri frammenti di cuore non sono scanditi all’unisono, ed è questa la malattia che ci affligge.-, ma semplice bisogno di sentire l’altro vicino, di riconoscerne i sentimenti ed i dolori ed accettarli, per il bene della nostra un’unica anima, del nostro unico cuore spezzato in due corpi.
E noi vogliamo sentirli vicini, questi pezzi di cuore.
Vogliamo percepirli intonati al punto tale far vibrare l’anima che condividiamo.
Io vorrei ascoltare la voce di Veneziano cantare frasi come “Viva l’Allegria!” e lui vorrebbe che lo accompagnassi col mio tamburello, sorridendo per davvero, condividendo quell’esaltante sentimento.
Vogliamo tenerci la mano ed intrecciare le nostre dita non con formalità, ma col calore dovuto a due fratelli.

Una volta, mentre pranzavamo a Roma, Veneziano sollevò il viso dal piatto di bucatini alla matriciana che stava mangiando, per fissarmi con un’espressione trasognante e con le labbra sporche di sugo schiuse.
Veh ~ … Romano, non è colpa nostra.” Esordì di punto in bianco, sorridendo.
Io lo fissai con l’espressione più accigliata che potessi permettermi -e ne conosco tante varianti, eh!-, non capendo dove volesse andare a parare.
Lui, stupido, si limitò a rispondermi con un altro, leggero “Veh ~”, che subito trasformò in una risposta decente, dopo la mia occhiataccia persuasiva.
“Noi desideriamo stare insieme, ma non possiamo. “Italia” è anche –e soprattutto- il popolo… E fino a quando lui non sentirà di appartenerci, dovremo continuare semplicemente a tenerci per mano, a fingere che vada tutto bene e… A sorridere.” Pronunciò quelle ultime parole chinando lo sguardo per concentrarsi su una forchettata di pasta.
Eppure io la vidi, l’espressione triste che congelò il suo volto.
L’avvertii dentro me, e mi tremarono le mani.

No, non è mai stata colpa nostra.

Non ricordo quanto tempo sia trascorso da quel pranzo.
Resta il fatto che la situazione non è cambiata per niente, anzi
Io e Veneziano esistiamo solo nella lingua, nei dialetti e sulla carta d’identità delle persone.
Nessuno si sente italiano –o comunque ci sono poche eccezioni.- e questo non può che continuare a dilaniarci.
Stringo il Tricolore, non faccio che rispecchiarmi in esso… E, davvero, non capisco come la mia gente non vi si riconosca.
Vegliando sul Sud, posso dirvi e confessarvi quanto sia doloroso sentire frasi come “Io non sono italiano, sono napoletano.” o  slogan del tipo “Sicilia Nazione e Palermo capitale.”
E, allo stesso modo, so quanto Veneziano sia atterrito dai pensieri dei folli politici che si ritrova a gestire in casa sua.
Mano nella mano, tentiamo di consolarci nel calore del letto dove dormiamo assieme.
Ma a cosa diavolo serve, quando veniamo feriti giorno dopo giorno? Quando il nostro popolo discrimina se stesso?
Terroni?
Polentoni?
Che cazzo di roba è?!
Appartenete all’Italia, a me e a Veneziano
Una Nazione ama il proprio popolo, perché è il popolo a renderla tale.
Allora perché le persone non possono fare lo stesso? Perché non possono semplicemente legarsi a noi?
Troppe differenze tra una regione e l’altra, direte voi.
Sì, siamo stati deboli in passato.
Ci hanno smembrato e posseduto.
Lo siamo ancora adesso.
Ma se è la nostra stessa gente ad indebolirci ulteriormente, come potremo continuare ad essere Italia?
Quell’Italia fatta di due corpi, di un solo cuore malato, di una sola anima…
Già, dopo tutto io e mio fratello vogliamo semplicemente abbracciarci e sentire i nostri battiti regolarizzarsi assieme al respiro che ci scandisce la vita…
Vogliamo guarire.
E’ così sbagliato?
E’ così… Egoistico?

*Owari*

 
Bene, eccomi giunta alla fine anche di questa one-shot.
Non credo ci sia molto da dire, è nata dal nulla, riflettendo su ciò che Romano e Veneziano potrebbero provare, sapendo del modo in cui molte persone in Italia non sentono di appartenere a questo Paese.
Purtroppo, è una realtà che davvero ci affligge… Il popolo italiano, vuoi per le diverse culture e tradizioni di ogni singola regione, non si sente poi tanto legato alla propria terra…
Spero che questa one-shot possa esservi piaciuta ^^.
Aspetto la vostra opinione in merito, grazie.
Iria.

 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Iria