E vabbè, ci sono tragedie peggiori.... tipo quelle della nostra Eleanor, no?? xD Se vi ricordate di lei!
Ci vediamo alla fine dove dovrò sottoporvi un piccolo sondaggino! ^.^
ps
Non fate caso al titolo scemo del capitolo! xD
CAPITOLO TRENTATRE
Il Papà numero due e la Signora carina
“Lui saprebbe cosa fare.” quasi non si accorse di aver pronunciato quelle parole a voce alta. Solo il sospiro amareggiato che le solleticò un orecchio gliene fece prendere coscienza.
“Mi spiace di non essere lui.”
Non c'era rancore ad inclinare la voce di Rock, solo un profondo rammarico.
Eleanor voltò il viso per guardarlo: “Non intendevo questo.”
Le sue labbra s'inclinarono in un mezzo sorriso : “Si invece.”
“Nessuno sarà mai come Evan. Così come nessuno può e potrà mai essere come te, ok?”
Il sorriso si allargò in un tentativo di alleggerire la tensione : “Hai ragione! Non esiste al mondo peggior consigliere di me!”
Eleanor allungò una mano fino al suo viso : “Non dire scemenze! Sono io quella che non è capace di seguire i consigli e crea casini a non finire!”
Un accenno di risata e poi un pesante silenzio tornò a circondarli.
“Quindi che farai?” domandò Rock
“Non lo so.” ammise lei, stremata. “Non lo so proprio! Come posso accettare quei soldi? Dio, è come se mi stesse comprando, lo capisci? Come se fosse convinto che basti sistemarmi economicamente per avere il mio affetto! Come posso accettare una cosa simile? E' sbagliato!”
Rock si tirò su a sedere, le lenzuola scivolarono sul suo corpo come acqua : “Sai, per una volta dovresti fregartene di cosa è giusto o sbagliato.”
La sua fronte si corrugò: “Che intendi?”
“Non lo conosci ancora bene. Non sai se è nella sua indole comportarsi così. Magari l'ha fatto perchè ci tiene davvero a te. Ma se anche non fosse così, se per caso l'avesse fatto solo ed unicamente per pulirsi la coscienza, dov'è il problema? Pensa a te stessa per una volta. Sii egoista e approffittane. Non capita tutti i giorni di ritrovarsi un conto in banca come regalo, no?”
Eleanor si mise a sedere e lo guardò confusa : “Quindi mi stai dicendo di accettarli? Fare una cosa del tipo Prendi i soldi e scappa ?”
“Si!” fece lui, facendola sembrare la cosa più ovvia del mondo “Sei cresciuta da sola, hai una avuto una vita di merda, ti sei venduta per sopravvivere e nessuno ti ha mai aiutato. E' un tuo sacrosanto diritto fare la cosa sbagliata! Stiamo parlando di soldi, Eleanor. Pochi o tanti che siano, ne hai bisogno. Sai quante persone vorrebbero essere nella tua situazione? Non è il momento per crearsi inutili problemi da moralisti!”
La
mente di Eleanor cominciò a lavorare veloce. Accettare quei
soldi
avrebbe voluto dire riappacificarsi automaticamente con Will, quindi
dimenticare il passato. Non prenderli invece avrebbe portato,
sì, al
mantenimento della sua coscienza pulita, ma anche all'eterno rancore
verso suo padre. Forse Rock aveva ragione. Cosa le importava che
fosse giusto o sbagliato prendere quei soldi? Le avrebbero fatto
comodo! Le avrebbero permesso di avvicinarsi sempre di più
ad
Haylie....
Come
un fulmine, il pensiero della bambina le rischiarò la mentre
da
tutti i dubbi.
“....Haylie.” Le sfuggì dalle labbra.
Rock sorrise trionfante : “Ed era proprio lì che volevo portarti a parare!”
“Quei soldi ci servono!” esclamò Eleanor, senza alcun indugio.
“Altrochè se ci servono!”
Eleanor scattò in piedi e cominciò a vestirsi : “Andiamo! Vediamo quanto ha deciso che vale il mio perdono il caro paparino!”
Rock scoppiò a ridere : “E tanti cari saluti alla tua coscienza immacolata!”
“Già, e diamo uno speciale benvenuto al Signor Menefreghismo!”
“Comunque sia, io non avrei tutta questa fretta di uscire.”
“Lo so , è stupido. Ma non capisci? Siamo ad un passo dal prenderci Haylie! Non posso stare calma!”
Rock alzò gli occhi al cielo svagato, mentre la osservava infilarsi i vestiti alla velocità della luce :
” Lo capisco. Però sai, dubito che le banche siano aperte alle sei e mezza della mattina.”
Eleanor s'immobilizzò e notò il ragazzo farle un cenno con il capo in direzione dell'orologio appeso alla parete.
“Ma dai!” si lamentò, sbattendo per terra un piede come una bambina capricciosa “Questo è un complotto contro di me!”
“Oh si, assolutamente!”
“Potevi anche farmelo notare prima che mi vestissi di tutto punto!” sbottò acidamente, assumendo un'aria vagamente arrabbiata.
“E perdermi tutto questo? Mai!”
Rock allungò un braccio fino ad afferrarle la mano e farla capitombolare sul letto.
“Hey!” fece lei, ridacchiando. “Ma che fai?”
“Cerca di rilassarti! La banca non scapperà. Così come non scapperà questo fantomatico conto corrente.”
“Lo so. “ disse lei, imbronciandosi appena. “ E' solo che voglio fare tutto subito. Ho il terrore che se non mi sbrigo possa accadere qualcosa che faccia saltare tutti i nostri piani. In fondo, non sarebbe una novità per me!”
“Pensa positivo per una volta!”
“No. Pensare positivo porta male, dannatamente male!”
“D'accordo. Allora chissà quale disgrazia ci accadrà mentre andremo a verificare quanto ricca sei diventata? “
Eleanor rise e decise di stare al gioco : “Un meteorite che cade sulla banca, può andare?”
“Uhm, si …. e cosa ne dici di un pazzo a cui è stato rifiutato un prestito che entra armato di bomba e che si fa saltare per aria?”
“Con noi dentro magari!”
“Beh, questo era sottointeso naturalmente.”
“E un attacco alieno ?”
“Un po' troppo inverosimile, ti pare?”
“Ah perchè? Il kamikaze invece non lo è?”
“Non tanto, visti i tempi che corrono!”
La
risatina di Eleanor decretò la fine di ogni futile
chiacchiericcio.
I due ragazzi rimasero in silenzio, ognuno immerso nei proprio
pensieri.
Eleanor
non era una che amava fare progetti. Le poche volte che l'aveva
fatto, qualcosa le aveva sempre impedito di andare fino in fondo.
Preferiva vivere alla giornata. Eppure, in quel momento, non riusciva
proprio ad evitare di fantasticare sulla piccola Haylie.
Immaginò
come sarebbe stato vivere con lei, giocarci insieme, farla ridere,
vederla fare i capricci, abbracciarla, metterla a letto, leggerle le
favole per farla dormire … l'istinto materno che nemmeno
sapeva di
possedere venne improvvisamente a galla.
Aveva
paura però a fare certi pensieri. Se fosse accaduto
qualcosa, se i
suoi piani fossero saltati per qualsivoglia motivo, sarebbe stato
atrocemente difficile da accettare.
Mai
per un secondo si domandò come l'avrebbe presa Rap. Era
certa che
inizialmente non sarebbe stato contento, non per cattiveria, ma
perchè Haylie le ricordava troppo Marika. Trascorreva la
vita a
cercare di non pensare a lei, a tutta la sofferenza causata dalla sua
morte; però, in cuor suo, Eleanor sapeva anche che gli
sarebbe
bastato davvero poco per innamorarsi di quella bambina. Era sua
figlia... sua e della sua amata Marika. Non le avrebbe mai e poi mai
voltato le spalle.
Si
ritrovò a sorridere immaginandoli insieme. Raramente la sua
fantasia
aveva partorito qualcosa di così tenero!
Quel
sorriso non sfuggì a Rock:
“Stai sognando ad occhi aperti.”
“Si...” rispose lei, pur sapendo che si trattava di una semplice osservazione e non una domanda. “In effetti pensare positivo è più divertente!”
***
Rock
ed Eleanor erano usciti da quasi due ore.
Rap
era felice che Rock l'avesse convinta a prendersi quei soldi, se li
meritava tutti. A dir la verità, lo era stato
finchè lei non se
n'era uscita con quella frase criptica.
Mi servono per il tuo regalo!
In
quel momento l'avrebbe sinceramente strozzata!
Lui
non voleva alcun regalo. Quei soldi, di qualunque somma si fosse
trattata, doveva utilizzarli per sé stessa e nessun'altro.
Non
riusciva davvero a capire cosa stesse architettando e nemmeno ci
teneva a saperlo, ad essere sinceri.
Ma
sorrideva mentre parlava di questo fantomatico regalo. Sorrideva come
una bambina la mattina di natale. E Rap non aveva avuto il cuore di
dirle la verità, ossia che non voleva nulla di lei. Anzi no,
non era
propriamente esatto. Qualcosa di suo c'era che bramava di possedere
da tempo, ma purtroppo c'era già inciso sopra il nome di
qualcun'altro...
Quando
lei e Rock finalmente rientrarono, lui s'impegnò con tutto
sé
stesso ad apparire tranquillo e pacato.
“Allora?” fece, con non-chalance, mentre i suoi amici varcavano la soglia d'ingresso. “Puoi portarci tutti a mangiare aragoste e caviale adesso?”
Si
rese subito conto che qualcosa non andava. Eleanor sembrava scossa.
Pallida e silenziosa, il suo sorriso era scomparso. Alzò gli
occhi
blu su di lui e lo fissò per qualche istante con espressione
indecifrabile.
Le
fece male vederla così. Quello stato quasi apatico le
ricordò in
maniera dolorosa i giorni successivi alla morte del suo amico Evan.
“Va tutto bene?” chiese automaticamente, la voce inclinata dalla preoccupazione.
Rivolse
uno sguardo interrogativo a Rock, dato che Eleanor non sembrava
intenzionata a reagire. Fece appena in tempo a vederlo sorridere e a
domandarsi cosa ci fosse da essere così allegri, che Eleanor
lo
abbracciò senza apparente motivo.
Rap
non seppe come reagire, del tutto interdetto da quello strano
comportamento.
“Eleanor....” provò a dire “ ….cosa - ?”
“Ce l'ho fatta, Rap!” disse, e parve si stesse liberando da un grosso peso “Ce l'ho fatta! Anche tu sarai finalmente felice, te lo prometto.”
Quelle
parole lo tramortirono e rassicurarono al tempo stesso. Aveva creduto
di poter soffocare l'amore che provava per lei, ma si
era illuso. In qualche modo, negli ultimi trenta secondi, Eleanor era
riuscita ad accrescerlo in maniera esponenziale.
Non
aveva idea di cosa lei stesse parlando, a cosa si stesse riferendo,
ma un concetto era chiaro:
Solo a te importa della mia felicità, vero?…
Era sul punto di rispondere a quell'abbraccio liberatorio, ma Eleanor lo sciolse. Scoppiò a ridere , quasi non riuscisse a contenere tutta quella gioia che le illuminava il viso, prese per mano Rock e lo trascinò verso la loro stanza.
“Goditi questi ultimi giorni di libertà, amico!” fece Rock “Presto sarai molto indaffarato per... ehm, diciamo il resto della tua vita!”
Entrambi scomparvero dietro la loro porta, lasciando Rap confuso, frastornato e dolorosamente coinvolto in quel sentimento proibito.
***
“E' in ritardo!” esclamò Eleanor, per circa la decima volta.
Rock le fornì la solita risposta : “Arriverà, cerca di rilassarti!”
Lei sbuffò sonoramente, incrociò le braccia sul petto e, per la gioia di Rock, decise finalmente di fermarsi. Aveva trascorso gli ultimi venti minuti a camminare ansiosamente avanti e indietro di fronte al ragazzo, seduto tranquillamente in una panchina del parco.
“Perchè ci mette così tanto? E se si fosse dimenticato? Forse dovrei chiamarlo! Forse-”
“Eleanor!” la fermò subito Rock, prima che si facesse venire un attaco di panico “Non potrebbe mai essersi dimenticato di un appuntamento con sua figlia.”
Con un sospiro, Eleanor andò a sedersi al suo fianco : “Spero che tu abbia ragione.”
“Certo che ho ragione!”
Eleanor
chiuse gli occhi. Era da quella mattina che la sua mente proiettava
la stessa immagine. Non ricordava l'aspetto dell'impiegato di banca,
né il numero dello sportello dove lei e Rock si erano
recati, non
ricordava neppure se avessero fatto la fila o no. Ricordava solo la
cifra scritta in fondo all'estratto conto che gli avevano dato.
All'inizio aveva creduto ci fosse un errore. Nella sua vita non
c'erano mai state cifre a cinque zeri.
Ma
invece, era tutto vero! A quanto pareva Will, suo padre, si era
rimesso economicamente in carreggiata e le aveva riservato una
piccola fortuna. Per tutto il tragitto fino a casa non aveva
spiccicato parola, troppo scombussolata. Aveva anche pensato di
rifiutarli quei soldi, non avrebbe saputo gestirli dato che non ne
aveva mai avuti molti. Tuttavia, ogni dubbio e ogni timore si erano
dissolti nel nulla nel momento in cui si era trovata di fronte Rap,
la solita espressione triste e malinconica ad incrinargli il volto.
Non
era importante da dove provenissero quei soldi o quanti fossero.
Servivano per aiutare Rap! Per restituirgli un valido motivo per
vivere! E ora, non vedeva l'ora di svuotare quel dannato conto
corrente!
La
prima cosa che aveva fatto era stata chiamare Will, che le aveva
lasciato il suo numero sullo stesso foglietto in cui compariva quello
del conto.
Doveva
vederlo! Non sapeva se era giusto ringraziarlo o no … la
sensazione
che stesse cercando di comprarsi il suo affetto, nonché il
suo
perdono, era ancora fastidiosamente presente. Ciò
nonostante, le
sembrava corretto provare a conoscere quell'uomo. Probabilmente non
l'avrebbe mai chiamato papà,
però ignorarlo sarebbe stato meschino e crudele. Le ragioni
che
l'avevano tenuto lontano da lei sembravano sincere; in più,
sembrava
aver amato davvero sua madre e forse, dato che non aveva alcuna donna
al suo fianco, l'amava ancora.
Ci
avrebbe provato a volergli bene! Era insanamente impaziente di
conoscere il cosidetto affetto
paterno,
per lei del tutto estraneo.
Così
eccola lì, ad aspettare quel padre assente che l'aveva resa
all'improvviso ricca.
Cercò
di sgombrare la mente da quei pensieri e di fare ciò che
Rock le
stava suggerendo dal momento in cui erano usciti di casa, ossia
rilassarsi.
L'occasione
le si presentò subito. La sua attenzione venne
irrimediabilmente
attirata da due persone che passeggiavano poco distanti. Una coppia
di anziani, per la precisione, marito e moglie con tutta
probabilità. I loro passi erano lenti, piccoli, trascinati,
a malapena alzavano i
piedi da terra. Appoggiato ad un bastone lui, leggermente ingobbita
lei, le loro mani saldamente unite, come due adolescenti.
Eleanor
si ritrovò a sorridere in maniera naturale e
provò ad immaginare la
loro vita insieme. L'incontro, l'innamoramento, la dichiarazione, il
matrimonio, i figli, i nipotini … il tutto contornato da
litigate,
problemi economici, famigliari e tutto ciò che comporta
l'essere
sposati. Eppure, eccoli lì, a sfidare la resistenza dei loro
corpi
attempati e passeggiare per mano nel parco come due fidanzatini. Era
la cosa più dolce che avesse mai visto!
La sua natura di ragazzina immatura e sciocca venne a galla. Chissà dove sarò io tra cinquantanni ? ….
Senza quasi rendersene conto, strinse il braccio a Rock e appoggiò la testa sulla sua spalla.
In qualunque posto capiterò, spero di essere ancora con te...
“Eleanor!”
La voce di Will dietro di loro, la strappò a quelle piacevoli fantasie. Entrambi si voltarono.
“Scusami, lo so di essere in ritardo. Mi spiace davvero!”
“Non fa nulla.” lo tranquillizzò lei. “Siediti!” aggiunse poi, più seria di quanto volesse apparire.
Will acconsentì e le si sedette di fianco, un lieve imbarazzo a velargli lo sguardo. Era chiaramente in difficoltà, a malapena osava guardarli, soprattutto Eleanor che invece lo fissava con insistenza.
“Sai, non so davvero cosa pensare...” esordì la ragazza, con tono inflessibile “... il mio istinto mi dice di non fidarmi, che il tuo animo non è mosso da buone intenzioni e che stai solo cercando di salvarti la faccia.”
“Hai tutte le ragioni per pensarlo.”
“Già, ma ho deciso di non dare ascolto al mio istinto, questa volta.”
A quel punto ebbe tutta l'attenzione di Will che, finalmente, si decise a guardarla. “Eleanor, ascolta...”
“No!” lo fermò subito lei. “Non voglio sentire il perchè mi abbia regalato quei soldi, non m'interessa. Ti farà piacere sapere comunque, che ho deciso di accettarli.”
“Ne sono felice.” fece Will, sfoggiando un sorriso di sollievo. Tuttavia Eleanor, cercò di soffocare sul nascere quella momentanea gioia.
“Ma non li userò per me!”
Immediatamente, il sorriso di Will scomparve, lasciando spazio allo sbigottimento :”Come? Per quale motivo? Sono tuoi!”
“Appunto, sono miei! Quindi posso usarli come voglio, dico bene?”
“Certo ma... io pensavo che magari li avresti usati per il tuo futuro. Per pagarti l'università, magari... oppure per una scuola di canto. Nelle sue lettere, tua madre non faceva che ripetermi quanto fossi brava.”
Ad Eleanor per poco, non venne da ridere. Will si stava comportando come un perfetto, qualunque genitore. La cosa la intenerì. Sorrise senza volerlo.
“A scuola sono sempre andata male.” gli spiegò “Non ci penso proprio ad andare all'università. Non sono nemmeno riuscita a diplomarmi, figuriamoci. E la scuola di canto non m'interessa. Io canto per rilassarmi, diventare famosa non è il mio obbiettivo.”
Will era visibilmente contrariato, cercò tuttavia di non mostrare troppo quanto quelle parole lo stessero deludendo. Fece un sospiro profondo : “Allora cosa vuoi farne?”
La sicurezza che Eleanor era riuscita a mantenere fino a quel momento, si dileguò di colpo. Non avrebbe mai voluto parlare di Haylie a Will, ma era stato Rock a convincerla.
Abbiamo bisogno di un aiuto esterno, Eleanor! Le aveva detto, L'aiuto di una persona che sappia come muoversi. Noi non sappiamo nulla di adozione, di pratiche legali e tutto il resto. Dobbiamo parlarne a tuo padre! Ci aiuterà, vedrai! Te lo deve!
Era stato impossibile recriminare. Aveva dannatamente ragione! Loro erano solo due ragazzini, in fondo! Avevano bisogno del supporto di un adulto per questa faccenda. Eleanor desiderava tanto che nessuno oltre a lei e Rock fosse a conoscenza di quel folle piano, ma c'era in ballo il futuro di Rap e Haylie. Comportarsi da irresponsabile era l'ultima cosa da fare!
“Ok!” fece, afferrando forte la mano a Rock “Ci serve il tuo aiuto.”
Will la guardò circospetto : “Per cosa?”
“C'è una bambina nell'istituto dove sono stata dopo la morte della mamma. Si chiama Haylie ed è lì dentro dal giorno in cui è nata...”
L'uomo appariva sempre più confuso. Eleanor non indugiò oltre: “Sappiamo dov'è suo padre e vogliamo riportargliela!”
***
“Domanda!” esclamò Heavy, entrando in palestra, dove Metal e Rap si stavano intrattenendo con una sfida a basket. “Ma Rock e Eleanor vivono ancora qui?”
“E chi lo sa?” fece Metal, mettendo a canestro il pallone “Appaiono e scompaiono di continuo come due fantasmi! Forse sono morti senza che ce ne rendessimo conto e ora infestano questo posto. Sarebbe plausibile, no?”
Heavy scoppiò a ridere, mentre Rap gli mandò un'occhiata raggelante : “Credevo che tu fossi il fratello intelligente!”
“Si beh... una volta ogni tanto concedimela qualche cazzata!” Gli passò il pallone e andò a sedersi sugli spalti, seguito da Heavy. Anche lui li raggiunse.
“Quei due stanno architettando qualcosa!” disse Heavy, facendosi pensieroso “Ma non riesco ad immaginare cosa?”
“Qualche idea, Rap?”
“Mi sembrano usciti di senno tutti e due! Comunque, fossi in voi, non mi preoccuperei troppo. Qualunque cosa stiano architettando è rivolta a me, quindi tranquillizzatevi!”
I due gemelli lo guardarono senza capire : “Che intendi?” chiese Metal.
“E' da parecchio che Eleanor mi assilla con un fantomatico regalo che vuole farmi. E so per certo che ha trascinato pure Rock in questa faccenda!”
Heavy lo guardò confuso: “Un regalo?”
“Esatto!”
“E cosa sarebbe?”
La
voce di Eleanor tornò a riempirgli la mente:“Ce
l'ho fatta! Anche tu sarai finalmente felice, te lo
prometto.”...
Poi
giunse anche quella di Rock:“Goditi
questi ultimi giorni di libertà, amico! … Presto
sarai molto
indaffarato per... ehm, diciamo il resto della tua vita!”
Se le parole di Eleanor l'avevano rincuorato, quelle del suo amico lo avevano allarmato più del necessario. Cosa diavolo intendeva dire con “goditi i tuoi ultimi giorni di libertà” ?
Rap guardò Heavy : “Non ne ho la più pallida idea!” sbottò, piuttosto aspramente. Sbattè con forza il pallone a terra e si allontanò dai due ragazzi, deciso ad uscire dalla palestra.
Né heavy né Metal lo seguirono. Entrambi sapevano bene quanto fosse poco raccomandabile cercare di fare ragionare Rap nei suoi momenti di massimo nervosismo.
***
L'illuminazione era giunta di colpo, a tutti e due nello stesso istante, tanto che Will aveva dovuto trattenersi dal non ridere.
“Devi chiamarla subito!” incalzò Eleanor, fissando supplicante Rock.
“Per telefono sarebbe troppo lunga da spiegare. Credo sia meglio parlarci di persona!”
“Bene! Allora cosa stiamo aspettando?”
Will sospirò, pazientemente : “Non essere così frettolosa. Serve un appuntamento per avere un consulto legale. Non puoi presentarti lì come se niente fosse!”
Avevano
discusso per quasi un'ora lei, Rock e Will. Su Haylie, sulla loro
intenzione di portarla a Rap, sul fatto di prendere casa
e farla vivere in un ambiente decente... alla fine Will si era
rivelato per l'adulto maturo e responsabile che era. Non
solo li
aveva rimproverati per essere così avventati, ma gli aveva
anche
consigliato di rivolgersi ad un esperto. Un avvocato sarebbe stato
l'ideale. Lui era nuovo in città e non aveva ancora avuto
modo di
conoscerne, tuttavia a Rock e Eleanor saltò alla mente un
nome:
Jules.
La
sorella maggiore di Rock infatti aveva studiato da avvocato, si era
laureata e ora lavorava come tirocinante in uno studio legale. Era
assolutamente perfetto! In fondo loro non avevano bisogno di altro se
non un semplice consulto. Dovevano sapere cosa esattamente gli
serviva affinché dessero loro la bambina senza problemi.
“Sciocchezze!” sbottò Eleanor “Jules non è davvero un avvocato... non ancora perlomeno. Faremo finta di essere passati per un saluto e nel frattempo le parleremo del nostro problema!”
Rock sembrava d'accordo, ma Will appariva ancora titubante. Comunque non li scoraggiò.
“Bene, allora andate, però vi prego... tenetemi informato”
Eleanor annuì e fece per allontanarsi con Rock, ma Will la fermò: “Eleanor!”
Lei lo guardò, in attesa. Ci volle qualche istante prima che l'uomo si decidesse a parlare : “E' bello quello che stai facendo per quel tuo amico. Sono fiero di te!”
Eleanor
non riconobbe la sensazione che le riempì il cuore.
Orgoglio, gioia,
imbarazzo...
Non
l'avrebbe mai ammesso apertamente, ma l'idea che Will approvasse
le dava una forza incredibile. Inutile negarlo, era bello sapere che
qualcuno faceva il tifo per lei …. e l'essere a conoscenza
che quel
qualcuno era anche suo padre era semplicemente fantastico. Surreale,
per quanto la riguardava, ma fantastico! Forse tutta quella faccenda
avrebbe portato a qualcosa di buono anche fra loro due. Gli sorrise
grata e lo salutò con un cenno del capo.
Mentre
si allontava con Rock, si mise a rovistare con foga dentro la sua
borsa.
“Perso qualcosa?” domandò Rock vedendola così indaffarata.
Eleanor parve trovare l'oggetto del suo desiderio. “No!” fece sorridendo felice “Tutto a posto! L'ho trovato!”
Rock notò che stava stringendo qualcosa nel pugno. Con un gesto fulmineo lo infilò nella tasca dei pantaloni. Si corrucciò appena dalla confusione : “Cosa stai cercando in tutti i modi di nascondermi?”
Lei assunse un'aria innocente : “Ho preso una cosa dalla camera di Rap prima di uscire.”
Rock la fissò incredulo: “Tu cosa?”
“Lo so, lo so. Se lo scoprisse mi ucciderebbe a sangue freddo, ma dovevo farlo!”
“Posso sapere cos'è?”
“Dopo!” tagliò corto lei “Mi serve un computer. Subito! C'è un internet cafè da queste parti, o qualcosa di simile?”
Rock stava fondendo il cervello nel cercare di capire cosa avesse in mente Eleanor : “Ehm...si, ma pensavo stessimo andando da mia sorella!”
“Si, infatti. Ma prima dobbiamo fare una cosuccia!” Di fronte alla sua espressione smarrita, Eleanor le sorrise raggiante e sicura di sé. “Fidati di me.”
***
“Ci sono!” Jules li fece entrambi saltare sulla sedia. Era stata in assoluto silenzio a rimuginare negli ultimi cinque minuti, per poi esplodere con un'illuminazione improvvisa. “Ma certo. E' così semplice! Come ho fatto a non pensarci subito?”
La
sorella di Rock non si era scomposta più di tanto nel
sentire la
storia di Haylie. Aveva mantenuto una freddezza molto professionale.
Il
loro obbiettivo era dimostrare che Haylie aveva un padre, che non era
orfana e che quindi non c'era alcun bisogno che vivesse all'Istituto.
Sarebbero bastati un test di paternità e qualche firma su
alcuni
documenti, niente di più. L'unico ostacolo era rappresentato
però,
dallo stesso Rap. Lui non doveva sapere, non avrebbe mai accettato
d'incontrare la bambina. Dovevano portarla loro da lui, a sua
insaputa … ma come riuscirci senza andare contro la legge?
Non
potevano certo rapirla! E quelli dell'istuto non gliel'avrebbero mai
lasciata sulla fiducia.
“C'è un modo!” spiegò Jules, riassumendo la sua aria professionale “Dovete essere voi due a fare richiesta di adozione!”
“Cosa?” fecero all'unisono Eleanor e Rock.
“Ma si! Lasciate perdere la faccenda di Rap. Lui potrà dimostrare la sua paternità in un secondo momento. Ora vi spiego, vivete sotto lo stesso tetto, dico bene? Si, quindi è molto semplice: voi due vi presentate all'Istituto, dite di essere interessati all'adozione di questa bambina, loro vi concedono la custodia temporanea, vi portate a casa la piccola e la fate conoscere a Rap. A questo punto lui non potrà più tirarsi indietro...”
“Si affezionerà a lei.” mormorò Eleanor, sentendo il cuore accellerare dalla contentezza. “Sarà lui stesso a fare di tutto per dimostrare di essere suo padre!”
“Esatto!” confermò Jules, “Finito il periodo di prova per la custodia, sarà proprio Rap a richiedere l'adozione definitiva!”
Eleanor guardò Rock in preda ad una gioia incontenibile. Anche lui sembrava stretto dalle stesse sensazioni. “E' perfetto!” esclamò “Il tuo folle piano si sta realizzando!”
“Direi di si!” fece Jules, “Dovete solo impegnarvi a recitare la parte dei genitori disperati che vogliono a tutti i costi un figlio, quando andrete all'istituto. Nulla di troppo complicato.”
Il sorriso di Eleanor si spense in un istante, lasciando il posto all'imbarazzo più totale. “Non.... non dovremmo mica fingere di essere.... marito e moglie, vero?” domandò, mentre le guance le s'imporporavano.
Rock scoppiò a ridere, mentre Jules si affrettò a rispondere: “Non ce ne sarà bisogno. Non serve essere sposati per adottare un bambino. Basta dimostrare che avete le possibilità per farlo vivere in un ambiente sano. Nulla più!”
Eleanor tirò un lungo sospiro di sollievo, cosa che scatenò l'ilarità di Rock ancora di più :”Tra tutte le cose che avrebbero potuto preoccuparti, proprio questa?”
“E non ridere!!!” sbottò lei, con tono lamentoso, desiderando ardentemente di venire risucchiata dal pavimento.
***
La
signora carina le aveva detto che sarebbe andata a trovarla.
Sperava che avrebbe di nuovo cantato per lei. Aveva una bella voce
che la faceva stare bene, cosa che nessuno faceva mai in quel posto.
Però
non si era più fatta vedere … forse aveva
conosciuto una bambina
più bella e simpatica di lei. Qualcuna che magari aveva
risposto
alle sue domande....
Come
tutti i pomeriggi, aveva sperato che piovesse. Non le piaceva stare
seduta in cortile a guardare gli altri giocare. Nessuno la chiamava
mai. Quando pioveva invece, le maestre non permettevano di stare
fuori e lei poteva andare a nascondersi nella biblioteca. Gli altri
bambini andavano a piazzarsi davanti alla televisione, ma lei
preferiva sfogliare i libri, anche se ancora non sapeva leggere. Non
vedeva l'ora d'imparare. Sapeva scrivere e leggere il suo nome
però. Lo scriveva ovunque. Lo aveva anche inciso sul muro
dietro la
testiera del suo letto. Si divertiva un mondo ad individuare e
riconoscere le lettere che lo componevano su quei grossi libri della
biblioteca. Una volta le aveva cerchiate con un pennarello, ma
l'avevano sgridata e messa in punizione e gli altri bambini avevano
riso di lei.
“Ridono perchè sei divertente. Non è una brutta cosa.”
Le
aveva detto così una volta il papà
numero due. Ma nemmeno
lui era più venuto a trovarla. Si era dimenticato di lei.
Sperava
sempre di vederlo dall'altra parte del cancello; aveva anche un
regalo per lui. Per lui e per la signora carina che
cantava
bene. Si era impegnata così tanto su quel disegno
stropicciato che
stringeva tra le mani.
Guardò
ancora verso il cancello, senza vedere nessuno. Voleva tanto alzarsi
e andare a vedere attraverso le inferriate se loro due erano
lì ad
aspettarla, ma non osava. L'ultima volta che aveva provato ad
attraversare da sola il cortile, le avevano scagliato un pallone
dritto in faccia. Le era uscito sangue dal naso e aveva pianto
davanti a tutti. Non voleva che ridessero ancora di lei. Non voleva
più essere divertente! Il papà numero
due si era sbagliato.
Era una cosa tanto brutta essere divertenti.
Seduta
sul primo gradino che conduceva all'interno dell'istituto, la bambina
allungò una mano ai piedi del gradino e tracciò
sullo sterrato un
nome con l'indice : Haylie
Lo
cancellò subito con il piede, per poi riscriverlo ancora, e
ancora e
ancora fino a che la punta del dito non fu completamente nera. Si
pulì sull'orlo della gonna della divisa, macchiandola. Le
maestre si
sarebbero arrabbiate. Quella sera niente dolce per lei!
Un'ombra
la sovrastò, nascondendola al sole. Alzò timorosa
gli occhi e un
sorriso spontaneo le illuminò finalmente il viso.
Papà numero
due era lì, e c'era la signora carina
con lui. Erano
venuti a prenderla, finalmente!
Si
alzò in piedi e si strinse forte alla gamba del
papà numero due.
Lui la prese in braccio e la signora carina le accarezzò una
guancia, sorridendo:
“Ciao Haylie...”
La
sua voce era ancora più bella di quanto ricordasse.
In
mano stava stringendo ancora il disegno che aveva fatto per loro.
Timidamente e cercando di non fare qualcosa di divertente, lo diede
alla signora carina. Lei lo guardò e i suoi occhi divennero
più
brillanti. Si era posata una mano sulla bocca e aveva fatto vedere il
disegno al papà numero due.
“...E' bellissimo, Haylie. Sei una vera artista!” Aveva detto lui.
Lei
aveva sorriso e immediatamente nascosto il viso contro la sua
spalla. Adorava quando lui le faceva i complimenti per qualcosa, ma
non riusciva mai a guardarlo. Era il genere di cosa che gli altri
bambini trovavano divertente, ma la signora carina e il papà
numero
due non risero.
Aveva
imparato a scrivere due parole nuove per fare quel disegno. Le aveva
ricopiate da un libro pieno di figure e colori. Era stata la maestra
a darglielo. Aveva ritratto se stessa in mezzo a due figure
più
grandi, il papà numero due e la signora carina. Sopra di
esse tre
parole scritte con una calligrafia incerta e tremolante : Mamma Haylie
Papà ,
Il papà numero due l'aveva stretta forte e le aveva parlato :
“Presto ti porteremo da lui. “
Non
c'era stato bisogno di chiedere da chi. Papà numero due
gliene aveva
parlato tanto.
Stretta
in quell'abbraccio che per tanto aveva sognato, Haylie sentì
un
calore salirle alla gola, qualcosa che reprimeva ogni volta che
poteva. Era convinta che la gente trovasse divertente la sua voce.
Tutti sorridevano sempre quando parlava.... però quella
volta non le
importava.
“.....Andiamo dal papà numero uno ? “
Lo vide solo annuire, ma la signora carina stava sorridendo. O piangendo... non riusciva a capirlo. Forse, stava facendo entrambe le cose. Non le piaceva che la signora carina piangesse. Non gli piaceva quando gli adulti piangevano; eppure lei continuava ad essere bella lo stesso.
Trovò il coraggio di rivolgerle la parola : “Tu sei la mia mamma numero due?”
La signora carina le aveva passato una mano tra i capelli : “Lo sarò, ma solo se lo vuoi tu!”
“Si.” era sicura di questo. Il papà numero due aveva bisogno di una mamma numero due. “Però non la numero uno. Lei è volata in cielo!”
Il bel sorriso della signora carina sparì per un secondo, per poi ricomparire subito : “Sarei felice di essere la tua mamma numero due...”
***
E quindi??? Non lo so, mi sembra un po', come dire, vuoto.... non mi convince del tutto! La parte di Haylie è stata un parto plurigemellare. Non mi lamenterò più di Rap, giuro! Scrivere pensando come una bambina di 4 anni è allucinante.... spero di esserci riuscita, comunque.
E ragazze, vi spiace se non ringrazio una per una chi ha commentato lo scorso capitolo???? SIccome c'è una persona (non faccio nomi eh!?) che sta aspettando disperatamente l'aggiornamento, non posso perdere altro tempo < _ <
Rinnovo l'invito ad aggiungermi su faccialibro, se avete voglia. Mi piacciono le amicizie virtuali. Si rivelano migliori di tante altre: http://www.facebook.com/home.php?ref=home#!/profile.php?id=1502696351
Ora vi lascio! Devo scrivere il penultimo capitolo!
E si ragazze, il penultimo! Siamo agli sgoccioli! Sono contenta, perchè ho tante di quelle idee per altre storie che la testa mi sta per esplodere! xD
Vi saluto
Fatemi sapere quanto fa schifo il capitolo! ^.^
Grassssssie e a presto!
Ayleen