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Autore: R e d_V a m p i r e     05/09/2010    7 recensioni
In quell’istante aveva capito d’aver fatto la scelta giusta.
Sapeva che, se mai fosse potuto tornare indietro, si sarebbe sacrificato ancora e ancora per lei.
Saperla viva, saperla al sicuro era bastato a compensare la fitta di dolore assoluto che aveva invaso ogni cellula del suo corpo e la sensazione nauseante di terrore al pensiero che gli era esploso in testa come un fuoco d’artificio di consapevolezza:
E’ finita.
[Dedicata a Martina, sempre e comunque]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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{ A Martina.
Perché a lei piacciono l’alieno dai capelli verdi e la tizia mezza gatta.

Fa troppa luce la parola sempre

Era convinto d’essere morto.
Il suo corpo glielo aveva urlato nell’istante stesso in cui si era mosso, senza riflettere, parandosi davanti alla ragazza che amava e ricevendo al suo posto il colpo del suo ex Dio.
L’ultima cosa che aveva visto prima di chiudere gli occhi era stato il suo sguardo sconvolto. Avrebbe voluto rispecchiarsi in quei pozzi di cioccolato fuso di cui si era così impunemente invaghito, ma aveva dovuto accontentarsi delle iridi feline della Mew Mew.
In quell’istante aveva capito d’aver fatto la scelta giusta.
Sapeva che, se mai fosse potuto tornare indietro, si sarebbe sacrificato ancora e ancora per lei.
Saperla viva, saperla al sicuro era bastato a compensare la fitta di dolore assoluto che aveva invaso ogni cellula del suo corpo e la sensazione nauseante di terrore al pensiero che gli era esploso in testa come un fuoco d’artificio di consapevolezza:
E’ finita.
La sua vita si era conclusa lì, su quel pianeta ostile che oramai non era più tanto estraneo e che avrebbero dovuto conquistare ma da cui erano stati conquistati.
Tutto per salvare una sua nemica.
Ma chi voleva prendere in giro? Non considerava la Mew Neko sua nemica dal bacio che le aveva rubato quel giorno di – quanti? – mesi e mesi addietro.
Non aveva mai avuto paura della morte.
Sul suo pianeta era stato addestrato a non temerla, ma a sfidarla in continuazione.
Era quello che faceva giorno per giorno.
Infondo era un soldato e, si sa, i soldati muoiono in battaglia.
Forse la sua morte non era più onorevole di tante altre – aveva tradito la sua gente, la sua famiglia – ma sentiva che il sacrificio che aveva compiuto era alla stregua di qualsiasi altro gesto eroico.
Aveva difeso la persona che amava, non era certo da biasimare.
No, a lui la morte non faceva paura neanche ora che si era gettato a testa bassa fra le sue braccia.
Sentiva il buio avvolgerlo come una coperta gelida e al contempo meravigliosamente piacevole.
C’era finalmente pace attorno e dentro di sé. Nessuna battaglia, nessun dolore.
Si sentiva un po’ smarrito, è vero, ma chi non lo sarebbe stato davanti all’ineluttabilità della fine?
Prima d’allora non aveva idea di cosa avrebbe trovato una volta chiusi gli occhi al sonno eterno.
E nemmeno ora sapeva cosa aspettarsi.
Tutto era immobile in quella dimensione senza spazio né confini. L’immensità s’apriva infinita alla sua vista, riempiendola solo di nero buio.
Poi un improvviso squarcio di colore in tutta quella oscurità attirò i suoi occhi, ferendoli.
All’inizio rimase abbagliato dall’intensità di quella luce, rimanendone accecato.
Poi, finalmente, riuscì a distinguere un contorno prima tremolante via vai sempre più netto e definito.
Sgranò gli occhi osservando con una fitta di dolorosa nostalgia la figura dell’uomo che veniva proiettata in un ombra leggera dalla luce ardente e morbida alle sue spalle.
Malgrado questo ne intuì la forma sfilata del viso, i tratti gentili contornati da una cascata di capelli color fiamma e dolci ma fieri occhi dorati identici ai suoi.
Si sforzò di reprimere le lacrime che pizzicavano insolenti ai lati delle iridi socchiuse, sentendo il fiato mancare.
<< P a p à … >>
L’uomo sorrise, allungano una mano nella sua direzione come se avesse voluto accarezzare l’aria che li separava, o forse solo il suo viso.
<< Figliolo è da un bel po’ che non ci vediamo >>
Il giovane deglutì incerto, occhieggiando la mano che sembrava simile ad un tacito invito.
Sospirò, tornando a guardarlo.
<< Mi sei mancato così tanto >>
L’alieno più grande chinò il capo di lato, senza abbassare il braccio.
<< Anche tu ci sei mancato. La mamma voleva vederti, ma non è potuta venire >>
Sua madre.
Sentiva tutta la stanchezza accumulata fino a quel momento gravargli sulle spalle.
Quanto avrebbe desiderato afferrare la mano di suo padre e potersi finalmente riposare fra le braccia di sua madre!
L’uomo – o spirito, o fantasma – dovette intuire qualcosa dalla sua espressione, perché abbassò la mano, scuotendo il capo.
<< No. Non sei ancora pronto figliolo. Tua madre voleva che ti dicessi di non arrenderti. Di continuare a lottare per ciò a cui tieni >>
<< Ichigo>>
Si lasciò sfuggire il ragazzo.
L’altro sorrise, annuendo.
<< Avremmo voluto conoscere quella ragazza. E’ un gran bel tipetto, darebbe del filo da torcere persino a Kemyo*. E’ per questo che non mi puoi seguire, oggi >>
<< Ma … >>
L’uomo inspirò, facendo un passo verso il figlio. Ne cinse il corpo con le braccia muscolose, appoggiandogli il capo sul suo petto, come quando era bambino.
Gli accarezzò i capelli ora sciolti che gli ricadevano sulle spalle esili come quelli di sua moglie, e lo strinse più forte a sé.
<< Ci sarà tempo per riposare e re-incontrarci, figliolo. Noi ti aspetteremo. Or vai. Torna da chi ti ama. Non tutti hanno la fortuna di avere una seconda possibilità >>
<< Cosa? Papà … ! >>
Ma l’uomo prese a scomparire, i contorni impallidirono e ben presto ciò che ne rimase fu solo l’ombra del suo sorriso inghiottito da quella luce accecante.
Poi un’altra luce, più fievole, calda e rassicurante lo inondò, impregnandogli il corpo e l’anima.
Chiuse gli occhi vedendo il buio allontanarsi fino a diventare un pallino indistinto in tutto quel bianco.
E cadde.

<< Kisshu! >>
Riaprì gli occhi, disorientato, cercando di tirarsi su.
Ma delle braccia esili cingevano il suo corpo impedendogli di alzarsi e delle lacrime caddero sul suo viso pallido, sorprendendolo.
Alzò lo sguardo, incrociando occhi di morbido velluto marrone illuciditi dal pianto.
La ragazza emise un singhiozzo più forte, gettandosi sul suo petto e nascondendovi il viso.
<< Kisshu! Oh Kisshu … ! >>
L’alieno sorrise, accarezzando i sottili capelli rossi della Mew Mew.
<< Shh Ko-neko, va tutto bene >>
Le sollevò il viso e poi, con una carezza ad asciugarle le lacrime sulle guance rosee d’imbarazzo, la baciò catturandone le labbra e l’essenza.
Rimasero abbracciati per qualche minuto ancora, poi dopo che i loro corpi ebbero richiesto prepotentemente ossigeno costringendoli a dividersi, Ichigo gli strinse le braccia attorno al collo, chiudendo gli occhi e appoggiando il capo sulla sua spalla.
<< Perdonami. Sei tornato, non ti farò più scappare così da me. Non voglio perderti di nuovo. Non pensarci neppure! >>
L’Ikisatashi sorrise, stringendola forte.
<< Fossi matto, Ko-neko, fossi matto … >>
Suo padre aveva ragione.
C’era ancora tutto il tempo del mondo per prepararsi all’eternità.
E chissà.
Magari avrebbero conosciuto la sua Ichigo, quando quel giorno fosse arrivato.
Voleva proprio vedere come se la sarebbe cavata con sua madre.

E allora è meglio che

tornino le ombre.

Fa troppa luce la parola

sempre

[E’ stato un attimo-Mario Venuti]


Angolino di R e d_V a m p i r e

*Non conosco il nome della madre di Kisshu, inventato, quindi uwu xD
Che dire? E’ la prima fict che scrivo su questo fandom ( nh, forse sarà anche l’ultima xD ) Ambientata dopo la morte di Kisshu per salvare Ichigo.
Con finale diverso, ovviamente, visto che amo la coppia e son rimasta malissimo quando ho visto che la cretina è rimasta col pesce lesso buono a nulla di FacciadaebeteMasaya.
Nh.
Ho pensato anche a cosa avrebbe potuto provare l’alieno morendo. Ed è venuto fuori quest’incontro col padre.
La citazione presa dalla canzone di Venuti … si riferisce al fatto che per ora Kisshu preferisce tornare alle ‘ombre’ della vita, perché l’eternità non è ancora il posto giusto per lui.
Poetica da far schifo, bleah .w.

xD
Beh, speriamo che vi sia piaciuta almeno un po’.
Ciaossu!

   
 
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