Sixty Seconds
Grazie per ogni singolo momento nostro,
per ogni gesto, il più nascosto,
ogni promessa, ogni parola scritta
in una stanza che racchiude ogni certezza.
(Zero
assoluto – Grazie)
Si
sedette in un angolo della stanza, per terra nonostante il freddo di quei
giorni e tirò a sé le ginocchia fino a circondarle con le braccia e poggiarvi
sopra la fronte. Ora tutto ciò che poteva vedere era il buio degli occhi che,
impossibilitati ad aprirsi, riflettevano in nero delle orbite.
Sarebbe
voluto rimanere così per sempre, fuori dal mondo, senza pensare, senza neanche
respirare. Avrebbe voluto congelare tutto e con un sospiro di sollievo,
rendersi conto che aveva ancora tempo.
I
primi fuochi d’artificio cominciarono ad esplodere nell’aria buia di quella
notte, freddandolo. Dalla grande finestra che gli stava di fronte giungeva la
loro prematura luce. Tuttavia Jude non alzò la testa: non aveva alcuna voglia
di festeggiare, non quella sera.
In
realtà gli erano sempre piaciute le feste – ne era convinto. Certo, non era
quello che trascinava gli altri o che diventava “l’attrazione principale” della
serata, ma sapeva come divertirsi e amava farlo.
E
allora quale migliore occasione per festeggiare dell’ultimo dell’anno? Ci si
riunisce con tutti gli amici e fra allegri schiamazzi e risate si ricordano gli
ultimi 365 giorni per poi accogliere il primo del nuovo anno.
Eppure,
stavolta, l’ultimo dell’anno aveva un sapore così amaro nella bocca… sapeva di
passato, sapeva di nostalgia e dolore, sapeva di impotenza e arresa.
Altri
scoppi tuonarono nell’aria portando con sé la gioia delle grida delle tante
persone, pronte a dire addio a quei giorni e accoglierne di nuovi.
Loro non hanno nulla da
perdere pensò con rabbia l’inglese per loro un anno vale l’altro… Non cambia
nulla se adesso ci sarà mezzo mondo a separarci.
Una
morsa fredda gli tolse il respiro non appena ebbe formulato quel pensiero. Strinse
con più forza le braccia intorno alle gambe. Avrebbe voluto fermare tutto. Perché
Guy non poteva gridare uno stop e bloccare quella
scena? In fondo non stava venendo affatto bene…
Non fare l’idiota, Jude!
Questo non è un film… è la tua vita!
Le
grida ripresero, più forti di prima. Stavolta, però, suonavano la sua condanna.
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…è sempre stato puntuale, da
perfetto inglesino, ma sa bene che non tutti sono
così educati. Possibile che l’attore principale del film faccia tardi già dal
primo giorno? In fondo, però, è americano e tanto basta a Jude per aspettarsi
un comportamento simile. Quando alla fine, dopo mezz’ora di ritardo, Robert Downey Jr scende dalla sua sportiva nera con un sorriso
smagliante, però, l’inglese dimentica improvvisamente perché mai fosse tanto
seccato.
È
la prima volta che incontra i suoi occhi scuri.
49,48,47,46
…è strano, non sa definire con
precisione cosa, ma dall’inizio delle riprese sente qualcosa di diverso dal
solito. Jude non è mai stato un tipo eccessivamente espansivo, ha sempre saputo
controllarsi. Lui, invece, è diverso, completamente diverso. Sono solo al terzo giorno
di riprese ma lui è come se fosse lì
da sempre. È simpatico a tutti, è divertente e carismatico; probabilmente non
esiste una persona a cui non stia simpatico. Jude si sente quasi onorato di
lavorare con lui. E pare che neanche a Robert dispiaccia che l’inglese sia il suo Watson.
Gli
altri dicono che stanno bene insieme.
39,38,37,36
…ora ha capito. Adesso gli è
tutto chiaro. Ha cercato di dirsi che era ammirazione per una personalità tanto
bella.
Falso.
Poi ha cercato di convincersi
che si sentiva così perché lavoravano bene insieme.
Falso.
Falso.
Allora si è detto che era l’amicizia,
così spontanea e bella che lo stava legando a lui.
Falso.
Falso. Falso.
Ora sa che non è amicizia e
che, sì, gli altri hanno ragione: loro stanno bene insieme. Jude si
sente bene quando sta con Rob, si
sente bene quando gli sorride, si
sente bene quando è d’accordo con una sua
proposta o quando con una pacca sulla spalla gli dice: «ben fatto!»
Teme
di aver capito che si sentirebbe bene ovunque con lui…
29,28,27,26
…impossibile! Quella è
semplicemente una situazione impossibile! Non può continuare le riprese in quel
modo. È assurdo come riesca ad imbambolarsi ogni volta che Robert lo guarda,
ogni volta che un suo sorriso gli sfiora gli occhi. Se non fosse fin troppo
equivoco, resterebbe a guardalo per ore.
Gli basterebbe.
Invece ultimamente gli parla
il meno possibile, evita gli sguardi, blocca i sorrisi: non può rischiare di
farsi accorgere in qualcosa di troppo esplicito. Gli piace e l’ha accettato. Non
credeva che sarebbe arrivato a dire: «Mi piace un uomo», ma Robert lo aveva
sorpreso anche in questo senso. Ora però aveva una paura folle di poterlo
perdere, che in un modo o nell’altro, con una parola o un gesto di troppo
sarebbe potuto andare tutto l’aria e Robert da semplice amico sarebbe diventato
un estraneo.
Non
sarebbe mai riuscito a sopportare una cosa simile.
19,18,17,16
…«Posso parlati… in privato?» gli
chiede alla fine di un giorno di ripresa Robert.
Jude sussulta: si è accorto di
qualcosa, ne è certo. E d’altronde, anche un cieco si sarebbe accorto del clima
improvvisamente freddo che si era insidiato fra i due, anzi, che Jude aveva
insidiato tra i due.
«Certo» risponde con un groppo
in gola.
Quando i due entrano nella
stanza di Rob, l’americano non dà tempo all’altro neanche di respirare.
«Che ti ho fatto?» chiede con
forse troppa aggressività.
L’inglese sussulta. Perfetto. Ed
ora?
«Nulla, Robert» risponde
fingendo semplicità.
«E allora spiegami perché mi
tratti così!»
«Robert ascolta: io… è che in
questi giorni non mi sento molto bene e risulto particolarmente odioso,
scusami» inventa su due piedi l’inglese.
«Soffri di un qualche disturbo
chiamato “facciamo finta che Robert non esista”, forse? Perché guarda che non
sono stupido: ti comporti così solo con me»
Ancora una volta Jude rimane
spiazzato. Non sa cosa inventarsi, quale scusa montare.
«Allora?» chiede spazientito
Rob.
Jude non riesce a staccare i
suoi occhi chiari da quelli dell’altro. Poi quest’ultimo sospira abbassando il
capo.
«Tu non hai idea di quanto
faccia male, Jude…» sussurra «Non so cosa ti ho fatto per meritarmi un
trattamento simile, ma, in ogni caso, ti chiedo scusa. Solo… non trattarmi così.
Non immagini che capacità tu abbia di farmi star male…»
«Co-cosa…?»
Robert rialza gli occhi con
una certa determinazione, quasi avesse preso un’improvvisa decisione.
«Jude, tu non puoi immaginare
quanto sei importante per me»
L’inglese
non riesce a credere a ciò che l’americano gli ha appena detto.
9,8,7,6
…rimane per alcuni istanti
immobile, lasciando che il silenzio riempia la stanza. Teme di aver sentito
male, di aver frainteso, teme che sia solo una sua illusione.
Eppure quegli occhi scuri
sembrano non saper mentire. E le parole che quelle labbra hanno appena
sussurrato sono le più dolci del mondo.
«Soffri per lo stesso motivo
per cui ti evito, Rob» confessa alla fine.
«Co-cosa…?»
stavolta è il turno dell’americano di balbettare.
«Mi hai folgorato dal primo
giorno che sei arrivato, stupido americano ritardatario! E più andavo avanti,
più mi rendevo conto che non era amicizia quella che provavo. Mi hai stupito in
tutti i sensi, Robert Downey Jr. Non avrei mai
creduto di poterti amare»
«Non suona così male, in
fondo» sussurra Rob, stupidamente.
«Avevo paura che mi avresti
mandato via, tagliando ogni rapporto. Per questo mi sono allontanato. Se tu mi
avessi scoperto… non avrei sopportato un tuo rifiuto»
Erano due uomini fatti ormai,
con un mucchio di esperienze sulle spalle e avventure di ogni genere. Eppure in
quel momento, così, dichiarandosi l’uno di fronte all’altro, si sentivano come
due ragazzini alle prese con la prima vera cotta. Assurdo, assurdamente bello l’amore.
Magico.
«Ti amo…» gli sussurra Jude
stringendosi a lui.
«Ti amo anch’io» risponde l’altro
e lo scosta di poco, lo spazio necessario perche le labbra si possano toccare.
E
nessuno dei due credeva che quel bacio sarebbe stato così bello. Da togliere il
fiato.
Buon
anno!
Un
brivido freddo corse sulla schiena di Jude. Ecco, il 2009 era appena andato via
ed entrava il 2010, un nuovo anno, diverso da quello che era appena passato,
completamente, irrimediabilmente diverso. E dove finivano tutti i momenti
stupendi di quel 2009? Dimenticati? Buttati con il resto dei ricordi in quel
grosso cassetto chiamato passato?
No,
lui non aveva alcuna voglia di considerarli passato. Questo avrebbe significato
che il presente e soprattutto il futuro sarebbero stati diversi e lui non
voleva cambiare.
La
vibrazione del suo cellulare lo fece sussultare. Quando lesse il nome sul
display non rimase affatto stupito, mentre in lieve sorriso gli si dipingeva
sul volto.
«Eh,
Jude! Buon anno!»
«Rob…
ma da te non è ancora mezzanotte!» si rese conto.
«Beh,
da te sì, quindi: buon anno!»
Jude
non sapeva che dire: non aveva voglia di festeggiare, ma non farsi vedere
allegro avrebbe fatto sicuramente insospettire l’americano.
«Ehi,
ma dov’è il casino che mi aspettavo? C’è un silenzio di tomba lì! È capodanno,
Jude!»
«Lo
so da me che è capodanno, Robert!» gridò l’inglese improvvisamente spazientito
da tutto quell’entusiasmo, fuori luogo per lui.
«Jude,
che hai? Perché gridi?» chiese senza arrendersi l’americano.
Ma
l’altro non rispose, mise il silenzio come unico commento a quella domanda e
senza staccare l’orecchio dal cellulare pose di nuovo la testa sulle ginocchia.
In quel momento avrebbe solo voluto averlo lì accanto a lui e il capodanno – o qualsiasi
altra festa – sarebbe stata stupenda.
«Mi
manca il 2009, Rob» sussurrò «Mi mancano le riprese del film, mi mancano i
nostri baci segreti, mi manchi tu. Avrei voluto che il 2010 non fosse mai
venuto» confessò.
Dall’altro
lato si sentì solo un respiro sommesso.
«Anche
a me manchi, Jude – Dio, non immagini quanto! Ma il 2010 non è così male, in
fondo e anche se non ci sono le riprese del film a farci stare vicini, non è
detto che non ci vedremo»
«Da
uno a dieci quanto credi in quello che hai appena detto?» chiese triste Jude.
«Cento.
E dovresti farlo anche tu! Insomma Judsie! Avevamo
detto che non ci sarebbe pesato, ricordi?»
«Io
non ci riesco, a non farmelo pesare. Ogni istante vorrei che fossi qui»
«Ora
non pensarci, non farlo. Ti prometto che ci vedremo… anche più spesso di quello
che credi»
Jude
sorrise: possibile che bastassero le sue parole a fargli vedere il mondo da un’altra
prospettiva?
Mentre
rifletteva, sentì uno strano ticchettio che proveniva dal cellulare.
«Rob,
che fai?» chiese curioso.
«Guardo
gli orari degli aerei per l’Inghilterra e prenoto il primo biglietto che trovo,
cos’altro?»
E Jude avrebbe potuto giurare
che quello sarebbe stato il miglior capodanno mai passato.
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Eccomi
di nuovo a voi ^-^! *evita agilmente il lancio di oggetti da parte dei lettori*
Se
vi state chiedendo come sia possibile che abbia scritto una shot sull’ultimo
dell’anno ai primi di settembre, vi confesso che non lo so neanch’io! Uno di
questi giorni mi sono messa a canticchiare canzoncine natalizie, poi ho pensato
alle vacanze di Natale e al capodanno e mi si è formata davanti l’immagine di
Jude seduto a terra nell’ultimo giorno del 2009, triste e sconsolato. Ed eccone
il risultato (tra l’altro scritto quasi completamente nel salone della mia parrucchiera
xD)
Voglio
ringraziare le persone che hanno letto la mia scorsa shot sulla coppia – Doubts – Don’t leave me alone –
in particolare aXce, Ilaria1993, barbydowney
e BlackCobra
per aver recensito, EugyChan
per averla aggiunta tra le preferite e Elena
Mafoy e pochiperpe per averla aggiunta tra quelle da ricordare.
Inoltre
ringrazio tutti i lettori di questa storia, chi recensirà, chi la metterà fra
le preferite o quelle da ricordare.
Alla
prossima, un bacio…
Alchimista ~ ♥