Den Lille Pige Med Svovlstikkerne
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La fiammella è dispettosa. Continua a scottargli le labbra, anche se il ragazzo ha imparato da tempo i segreti di quel giochino appreso dal compagno di viaggio. Gliel’ha detto anche lui, che spegnere il fiammifero in bocca è la parte più difficile. Ma il ragazzo non cede, vuole imparare. Vuole essere bravo come lui.
Dita di Polvere lo osserva sempre in silenzio, negli occhi quell’ombra lontana che non lascia mai trapelare alcuna traccia di sentimento. Solo l’ironia, a volte, quando fingere diventa troppo faticoso.
Non gli rivolge quasi mai la parola. Al ragazzo sta bene così; sa che non lo voleva con sé, che avrebbe preferito restarsene da solo a macerarsi nella propria disperazione. Non gliene importa molto. Proprio come non gli importa dell’ostinazione della fiammella che ancora non è mai riuscito a spegnere in bocca.
Però ci sono delle volte in cui il mangiafuoco gli parla senza schermi, ed è in quei momenti che Farid riesce ad avvertire il suo dolore.
«È un peccato che tu non sia rimasto con Lingua di Fata, ragazzo. Avrebbe potuto raccontarti molte storie.»
Solleva le spalle. A lui non interessano le storie. Lui vuole vivere e basta. Che è esattamente ciò che Dita di Polvere non si risolve a fare, non ancora.
Il mangiafuoco sorride amaro e chiude gli occhi. «Come quella della piccola fiammiferaia…»
Il ragazzo non può fare a meno di alzare lo sguardo, curioso suo malgrado. Dita di Polvere non se ne accorge. Continua a parlare come a se stesso.
«A me l’ha raccontata tanto tempo fa –
una delle prime sere, credo. C’è questa ragazzina che va in giro a
cercare di vendere fiammiferi, la notte dell’ultimo dell’anno; e fa
freddo quella notte, così freddo che lei, invece di venderli, li accende
tutti e in ognuno di essi vede l’illusione di una cosa calda e
confortevole. Una cena, una stufa, una famiglia. Poi i fiammiferi finiscono, e
lei muore assiderata.»
Farid accenna un sorrisetto. «Non sei proprio bravo a raccontare le storie come Lingua di Fata, tu.»
Dita di Polvere apre gli occhi e gli mostra di nuovo l’ombra scura, spenta, quella che il ragazzo odia.
«Hai ragione. A me riesce molto più facile accendere i fiammiferi ed illudermi.»
E insieme alle parole posa anche lo sguardo sulla scatolina che Farid tiene ancora in mano. E il ragazzo capisce, ma scuote la testa.
«Non è come pensi. Io non vengo con te per illusione.»
Dita di Polvere incurva le labbra, scettico. «E per cos’altro?»
«Perché io non ho niente.» Lo guarda apertamente, senza sorridere. «A te è rimasto il fuoco – come alla fiammiferaia. Io ho solo ricordi brutti.»
Nel silenzio che viene a crearsi, il ragazzo potrebbe giurare di aver visto qualcosa intaccare finalmente la barriera che il mangiafuoco si costruisce ogni giorno negli occhi. Forse è comprensione, forse addirittura accettazione. Decide che non gli interessa saperlo. Hanno tutto il tempo per imparare ad accettarsi; hanno tutto il tempo.
Si concentra ancora sui fiammiferi e cerca di ripetere il trucco. Stavolta deve riuscirci. Neanche il tempo di pensarlo, e Dita di Polvere è al suo fianco a spiegargli finalmente cosa deve fare perché la fiamma non si ribelli e non lo bruci.
Chissà come la racconta, Lingua di Fata, la favola della piccola fiammiferaia.
Chissà se quella bambina soffrirebbe come Dita di Polvere, se si ritrovasse di colpo dentro un’altra storia.
Chissà se si sentirebbe felice e libera come Farid.
Primo
esperimento su Cuore d’inchiostro.
Premesso che finora ho letto solamente – per l’appunto – il
primo libro della trilogia, devo ammettere che da subito mi sono follemente
innamorata di Farid, e che ammiro Dita di Polvere in
ogni suo singolo comportamento. Sono due personaggi diversissimi l’uno
dall’altro, eppure il rapporto che si instaura tra loro è davvero
molto dolce. E non mi riferisco necessariamente allo slash,
che i lettori possono riscontrare o meno – voglio dire, io sono
più dell’idea che Farid veda Dita di
Polvere come il primo punto di riferimento della sua vita, e niente di
più. Perché il mangiafuoco vuole sì l’esatto opposto
di ciò che desidera lui, ma al tempo stesso è l’unico in
grado di guidarlo e soprattutto di condividere qualcosa con Farid.
Come il fuoco, che a volte è un’illusione, a volte una certezza.
Il titolo
della storia è l’originale danese per ‘La piccola fiammiferaia’ di Hans Christian Andersen.
Grazie
a chiunque stia leggendo queste righe <3 Recensioni graditissime, come
sempre! :)