Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: Beliar    06/09/2010    5 recensioni
Occhi distrutti. E stanchi. Come se avessero affrontato una vita intera, e invece sono soltanto vent'anni, mese più, mese meno. Ma vent'anni in un mondo in cui le stagioni dell'anima sono sempre più lunghe e spregevoli.
Autrice: Beesp
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Other Memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È meno pericoloso con le luci spente

[Prompt #15 - Oscurità]





C'è una stanza buia, o quasi. Un frammento di luce, prezioso quanto un diamante, che si modella in un cono e filtra attraverso le imposte sprangate.

Occhi distrutti. E stanchi. Come se avessero affrontato una vita intera, e invece sono soltanto vent'anni, mese più, mese meno. Ma vent'anni in un mondo in cui le stagioni dell'anima sono sempre più lunghe e spregevoli.

E in questa stanza... due sedie di legno e una promessa infranta.

Dovrebbe essere l'incontro di due amanti ed assomiglia al più crudele degli spettacoli, con quella mano sulla fronte, a reggerla, quasi che stesse per cadere, se non fosse per quella forza, fragile, fragile forza, che si oppone a tale tragedia (che la testa cada – si distacchi? scappi dalla vista?). Non può cedere. O forse quel palmo è sistemato in quel punto per non dover guardare, per evitare sguardi o, ancora, con la pressione delle ditta bloccare il flusso dei pensieri. Uccidere la voce nella testa.

La coscienza urla di scappare da quand'era nel liquido amniotico.

Di fronte, il ragazzo con gli occhi distrutti. Un pierceing al labbro e un miliardo di domande che non riceveranno risposte. Come quando, durante l'adolescenza, ci si chiede per che cosa si sta vivendo. Sembra di essere tornati laggiù, su quella giostra d'ebbrezza, in cui non si è mai certi se essere felici o depressi; un taglio sul polso, allora, è soltanto un graffietto che significa la salvezza dalla morte.

E anche se si morisse, su quella ruota panoramica che mostra distruzione, sarebbe un traguardo di poco conto. I fantasmi del passato sono i più vividi che esistano.

Due sedie. Un cono di luce, espressioni affrante. E che sia finzione tutti lo sperano. Tanta disperazione... ci si potrebbe affondare il coltello dentro, assaggiarla e sputarla via, restituirla ai legittimi proprietari che, di certo, non la reclamerebbero. Ma “Date a Cesare quel che è di Cesare”.

C'è un po' d'ansia, anche. È la sensazione simile a quando una canzone sta per finire, e chi ascolta quel brano fa di tutto, anche tornare indietro e riascoltarla fino alla nausea, purché quella non si concluda. Ma poi arriva l'attimo di distrazione, e si passa alla melodia seguente.

Finalmente il ragazzo alza gli occhi, porta entrambi le mani sulle gambe. Sta in silenzio, naturalmente, quel che aveva da dire già l'ha detto.

Ha detto proprio così, di essere felice. “Sarebbe meglio se lasciassimo perdere”, ha detto. L'altro ha annuito. E poi i loro volti si sono dipinti d'addio.

Allora perché sarebbe giusto così?, si chiedono, ma è silenzio il loro. Silenzio, silenzio, silenzio. Nemmeno il ronzio di una mosca, perché la finestra è sprangata. Nemmeno la polvere osa produrre un solo, singolo rumore.

Non c'è neanche bisogno di precisare che quello, purtroppo, non è un addio vero e proprio. Non vedersi mai più sarebbe troppo facile, riuscirebbero ad andare avanti, a rimediare agli errori. Ma loro continueranno ad incontrarsi. In modo diverso, naturalmente, si sorrideranno, si saluteranno, condivideranno situazioni, emozioni. Una vita. Bello schifo, eh?

Gerard e Frank, come se tutto il peso non fosse abbastanza, indosseranno due fedi all'anulare sinistro, simboli di due unioni diverse.

Ha proprio una faccia tosta a dirmelo così. Pensa Frank.

E, dall'altro lato, Gerard: come avrei dovuto dirtelo?

Frank non risponde neanche più nella sua mente.

No, per Gerard chiude i battenti, non può entrarci; non gli permetterà mai più di violare niente di sé.

Gerard percepisce. E silenziosamente, comunque, gli ricorda che anche lui ha violato ogni singolo frammento del suo corpo.

Frank finge di non sentire, e nemmeno quella punta d'amarezza che diventa più acuta. Gerard dovrebbe pensare che non siano più in sintonia, e che se ne possa andare, finalmente. Dalla sua adorata futura famiglia.

Va', Gerard, va'.

Gerard ascolta, e non si muove. E Frank lo sa con ogni poro della sua pelle che Gerard ha sentito, come continua a sentire tutto l'odio - e il bisogno - che prova nei suoi confronti, assieme al disprezzo.

Ti odio.

Singhiozzo, Gerard sorride come se stesse piangendo. Annuisce. Sembra che stia scomparendo, che il buio lo stia trascinando.

No, Frank, sono ancora qui.

Sì. E le tenebre t'hanno posseduto sin dalla nascita... e forse mai come t'ho posseduto io.

Tra quelle lettere, tra quella durezza: cosa stiamo facendo?

Gerard gli dice con tutto il trasporto che possiede che non lo sa. Ma ora deve davvero andare.

Si alza lentamente dalla sedia, l'ha riscaldata fino ad ora, per lasciare una traccia - se pur flebile - poiché Frank tende a non trovar nulla, quand'è solo; Frank lo imita, allucinato, e gli si avvicina. Non per baciarlo, o abbracciarlo o simili gesti... stupidi.

Loro sono amici, tra amici maschi non ci si scambia effusioni. Si scambiano una virile stretta di mano.

Oh, Gerard l'ha sentito. E anche Frank. Un piccolo, sottile, infido e bastardo brivido.

Ma è tempo di salutarsi, sul serio. Sono le dieci, se non anche più tardi.
Cosa dirà alla sua fidanzata Gerard? Cosa?

Prende la direzione della porta, non si volta indietro. Non ce n'è bisogno. Di certo Frank non comincerà a piangere, non l'hai mai fatto. Sente, pure, che non ne è capace. Non ora, almeno.

Si appoggia alla maniglia, lentamente, lentamente, potrebbe avere qualcosa da dire, e se non lo sentisse sarebbe tragico. Se non sarà lui a chiamarlo, se fosse costretto a tornare indietro, non tornerebbe mai più a casa.

Gerard”.

A voltarsi è velocissimo, invece.

Gerard”. Ripete.

Filtra più luce, fa male agli occhi - fa male al cuore.

Gerard...”.

Qualche metro in meno li divide; per fargli capire che ascolta. Ma lo sa Frank che Gerard ascolta. Gli deve fare male, e Gerard inizia a comprendere gli scopi dell'altro... cosa stai facendo?

Non ti amo”. Dice Frank.

È una specie di frustata. Anche se, forse, non è vero. Gliel'avrà chiesto, in passato, un centinaio di volte se l'amava. Un centinaio. E proprio oggi, guarda caso, Frank gli rivela la verità. Meglio così. Meglio così.

Brutto stronzo.

Gerard apre la porta e scompare.

Frank si siede sulla sedia su cui si è sistemato per così tanto tempo Gerard... la notte sarà infinita. Frank ride.

























Angolo dell'autrice: Vi chiederete, se avete letto altre mie storie, come mai io abbia questa tendenza al tragico, al melodrammatico, alle situazioni al limite della sopportazione anche per chi ne legge. Non che io sia così trascinante, ma se avete letto qualcosa di mio già in passato, e vi siete immedesimati in quello che io devo aver provato, allora vi sarete certamente accorti di quanto mi piaccia scrivere di fini crudeli, malanni, dolori e tutto il resto che segue.

E allora, adesso, chiarito questo punto, vi domanderete – forse, se vi interessa – come mai piaccia così tanto. Perché nella tragedia puoi mettere il comico, mentre il comico non è comico se c'è della tragedia. A scrivere tragedie siamo tutti più bravi, ma a renderle completamente tragiche? A spiegare i motivi che la rendono tragica e senza alcun rimedio? È a questo che miro, a sistemare di fronte agli occhi del lettore una storia che non abbia punti deboli. Una storia che, quando la si legge, si pensa “era inevitabile”. Questa tragedia, per esempio, era evitabile. Eppure, non lo sapremo mai, perché in questa storia Frank e Gerard non spiegano le motivazioni. E quindi rimaniamo in sospeso.

Una tragedia immotivata in più, una in meno... non fanno la differenza.


I personaggi che ho usato per questa storia non mi appartengono, fanno parte della band musicale “My Chemical Romance”, sono delle persone reali, e non è assolutamente provato che abbiano avuto una storia amorosa. Sono sposati e Gerard ha una figlia che ha avuto dalla sua bellissima moglie rockettara, mentre la moglie di Frank ha concepito due gemelli.

Dunque, tutto questo è frutto della mia immaginazione. La prima volta che è stata adoperata per qualcosa che riguardi i My Chemical Romance, senza contare la raccolta di Drabble di Natale.


P.S. Il titolo, come molti avranno capito, è tratto dalla canzone dei Nirvana “Smells like teen spirit”, mi sembrava opportuno.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: Beliar