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Autore: itsbrie    07/09/2010    3 recensioni
La giovane donna chiuse alle sue spalle la porta del locale e raggiunse Joe di corsa. Si abbracciarono forte, cercando di comunicarsi silenziosamente tutte le emozioni e le parole non dette che avevano dentro. Non avevano più quindici anni, e sembrava sempre così difficile dirsi cose importanti, perché poi, sapevano quanto avrebbero gravato sulle proprie teste confessioni o verità come quelle che nascondevano nei propri cuori. Ma c’era una cosa che entrambi non sapevano: ognuno era in grado di conoscere i segreti più profondi e inconfessabili anche solo con uno sguardo. Ecco perché sia Savannah, sia Joseph, sapevano di amarsi. E non riuscivano assolutamente a capire perché non avessero la forza di farlo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Last Spring - Acquiesce

 

 

Sono di nuovo qua!
Ritorno di nuovo con una shot, davvero molto molto importante.
Ancora.
Sì, come l’anno scorso l’estate mi ha portato un po’ di ispirazione e anche questa è stata scritta ad Agosto, dopo una serie di episodi che mi hanno dato lo spunto per scrivere la storia.
E’ molto semplice, i protagonisti sono due migliori amici, Joe e Savannah, che dopo anni di silenzi e parole non dette, si ritrovano a fare i conti con i proprio sentimenti.
Spero che vi piaccia!
Vi prego, davvero, fatemi sapere la vostra opinione, e se vi piace, fate anche un salto alla long che ho scritto con due mie amiche (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=563705&i=1 ).
Vorrei che mi facesse arrivare la vostra voce, perché è davvero davvero importante per noi.
Vi aspetto!
Un bacione forte a tutte,
Letizia.

 

Last Spring
-
Acquiesce

 


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I don't know what it is
That makes me feel alive
I don't know how to wake
The things that sleep inside
I only wanna see the light
That shines behind your eyes

Savannah aspettava il taxi impazientemente.
Sapeva che sarebbe arrivato solo tra cinque minuti, ma non riusciva comunque a calmarsi.
Già quella mattinata di lavoro era stata stressante, ci mancava solo il taxi che aveva prenotato così tardi.
Questo perché aveva mangiato di corsa per fare prima, altrimenti non dovrebbe aspettare nessun taxi.
Sarebbe uscita dal locale e lo avrebbe trovato lì ad aspettarla.
Invece no.
Pazienza.
Ma dopotutto, era per una giusta causa.
Non vedeva Joe da quattro mesi, e gli mancava terribilmente.
La lontananza che li separava li uccideva, ma entrambi sapevano che non si sarebbero mai persi, nonostante tutto.
La loro non era una di quelle amicizie storiche, che vanno avanti da una vita, che poi, finito il liceo si chiudono nel cassetto dei ricordi, no, la loro amicizia era nata il secondo anno di liceo, durante un viaggio d’istruzione.
Sembrava tutto così strano all’inizio.
Savannah e Joseph si erano conosciuti perché lui voleva conoscere la sua migliore amica, ma in un ambito come quello di una gita scolastica, sarebbe stato troppo poco delicato farsi avanti, così lui pensò di interpellare prima l’amica.
Da lì, nacque un legame speciale, fatto di intese di sguardi, di piccole tenerezze, di grandi attenzioni.
Forse, dopo aver conosciuto Savannah, Joe si era completamente scordato di essere interessato ad Ella.
E’ che lei aveva qualcosa in più rispetto alle altre, qualcosa che nessuno avrebbe mai avuto.
Ma loro amicizia, ancora doveva nascere, quando Joe , ormai sulla via del successo, si era dovuto trasferire, lasciando lì Savannah, incapace ancora di capire.
Nessuno di loro aveva mai ammesso che ci fosse qualcosa in più, perché temevano che anche la loro amicizia potesse perdersi, così, preferirono lasciare tutto così com’era.
Gli ultimi tre anni di liceo per Savannah, passarono in fretta, il tempo sembrava essersi messo dalla sua parte.
Joe andava a trovarla a Wyckoff appena poteva, e anche lei, molte volte, aveva portato con sé la sorella minore per piccoli soggiorni a Los Angeles.
Il loro rapporto non era mai cambiato, anzi, crescendo, era diventato anche più solido.
Non erano di quelle persone morbose e insistenti, che si scambiavano messaggi o telefonate in continuazione; a loro bastava sentirsi una volta a settimana, scambiarsi qualche messaggio o email, giusto per raccontarsi le novità, giusto per sapere che stessero bene.
Parecchio volte però, Savannah aveva sentito Joe distante, quasi come se lui si fosse stancato, quasi come se non ne volesse più sapere di lei.
Quando invece, era tutto il contrario.
Ormai, erano diventati professionisti nelle distanze, non si facevano problemi a mettersi su un aereo, un pullman, un treno, anche solo per vedersi qualche ora.
Alcuni, garantivano che fossero fidanzati, altri pensavano che volessero sposarsi.
Tutte assurdità, di certo.
Forse perché Savannah e Joe, agli occhi altrui, risultavano così perfetti insieme, che pensare che fossero fidanzati, era una cosa più che naturale.
Dopotutto, lo erano davvero.
Avevano bisogno l’uno dell’altra per conoscersi meglio, per scoprire lati nascosti del proprio carattere, per capire cosa dormisse nelle loro anime.
Savannah credeva profondamente nella loro amicizia, e mai, per niente al mondo, l’avrebbe lasciata andare.
Nonostante sapesse perfettamente di esserne innamorata.
Ma mai, avrebbe lasciato che qualcosa distruggesse il loro legame.
Così, in quel caldo pomeriggio di metà Maggio, Joe chiamò Savannah, dicendole che si trovava a New York per un paio di giorni di riposo.
Lei accettò subito.
Venire a vivere a New York era sempre stato il suo sogno, e ci era riuscita non appena finita l’università, quando pubblicò il suo prima romanzo “L’ultima primavera”, ispirato proprio alla sua storia.
Decise di intitolarlo in quel modo perché quando si conobbero, e quando si lasciarono, era proprio primavera.
Quando Savannah pubblicò il libro, Joseph la guardava orgoglioso dalla prima fila.
Ora, lei stava pubblicando il suo terzo romanzo, “Acquiescenza”, che trattava una tormentata e abbastanza strana storia d’amore tra due giovani.
Aveva la prima copia nella borsa, e trepidava per farla vedere a Joe.
Scese in un soffio dal taxi, e raggiunse il bar dove, già lui la stava aspettando.
Non me la ricordavo così bella.
Pensò il giovane appena la vide.
Ed era la verità: aveva tagliato i capelli castani all’altezza delle spalle, ed ora li teneva legati in una elegante mezza coda; era vestita con un vestito blu semplice, adornato da una collana bianca intonata agli orecchini.
Quelli che non erano assolutamente cambiati, erano i suoi occhi, due pozze d’ambra profondissime.
Joe quasi ne rimase folgorato.
Non aveva mai mentito a sé stesso, ne era sempre stato pazzamente innamorato, ed anche se scostava sempre quel pensiero, era impossibile negarlo.
Savannah era l’unica persona importante della sua vita.
Dopo il trasferimento, non era riuscito mai ad avere una relazione continua con qualche donna, perché tutte, erano un ripiego abbozzato per cercare di non pensare a lei.
Non aveva mai provato a dimenticarla perché era impossibile, andava contro la sua natura.
Completamente.
Aveva bisogno di lei, come si ha bisogno di respirare, perché grazie a lei riusciva a vivere.
Ecco perché non aveva mai perso occasione per correre da lei o per farla venire a Los Angeles.
Perché Joseph senza Savannah era niente.
Assolutamente niente.
<< Joe! >> esclamò lei andandogli in contro.
<< Sanny! >> fece lui, alzandosi dal tavolo e sorridendole felice.
La giovane donna chiuse alle sue spalle la porta del locale e raggiunse Joe di corsa.
Si abbracciarono forte, cercando di comunicarsi silenziosamente tutte le emozioni e le parole non dette che avevano dentro.
Non avevano più quindici anni, e sembrava sempre così difficile dirsi cose importanti, perché poi, sapevano quanto avrebbero gravato sulle proprie teste confessioni o verità come quelle che nascondevano nei propri cuori.
Ma c’era una cosa che entrambi non sapevano: ognuno era in grado di conoscere i segreti più profondi e inconfessabili anche solo con uno sguardo.
Ecco perché sia Savannah, sia Joseph, sapevano di amarsi.
E non riuscivano assolutamente a capire perché non avessero la forza di farlo.
<< Smettila di diventare così bella, dannazione >> disse Joe, facendola accomodare di fronte a sé.
<< E tu smettila di farti così affascinante davanti le telecamere >> rispose lei di rimando.
<< E’ l’immagine! >> si difese lui allargando le braccia.
<< Tutte scuse le tue.. >> fece lei indifferente, prendendo in mano il menù.
Lo scrutò con attenzione, ma poi Joe la interruppe improvvisamente << Un caffè lungo italiano e una.. >>
<< Ciambella semplice >>aggiunse Savannah, sovrapponendo la propria voce a quella di Joe << Si esatto >>
Entrambi rimasero in silenzio, a fissarsi, come se fossero in contemplazione.
Non riuscivano a capire cosa stesse succedendo.
Se era vero che erano sempre stati innamorati, perché stava venendo fuori solo ora?
Perché proprio adesso, bastava uno sguardo per sentirsi così maledettamente male?
Perché le altre volte, quella sensazione allo stomaco la sentivano solo in lontananza?
Perché Savannah tremava solo ora, e non lo fece quando Joe le dedicò una canzone?
Perché Joe era costretto ad abbassare lo sguardo solo ora, e non quando lei era andata da lui fino a Londra?
Dopo aver ordinato, i due giovani, iniziarono a scambiarsi qualche informazione sulle proprie carriere, come procedessero i rispettivi lavori.
<< Quindi, il tuo prossimo romanzo sarà disponibile nel prossimo fine settimana.. Bene, dovrò correre a comprarlo prima che finisca >> affermò Joe, pulendosi la bocca, sporca di zucchero.
<< Non esattamente >> rettificò Savannah.
Prese la sua borsa, ed estrasse la prima copia pubblicata, riservata all’autore.
Joe strabuzzò gli occhi, sorpreso quanto colpito dal gesto dell’amica.
Aveva sempre comprato i libri di Savannah, nonostante lei insistesse col dargliene una copia.
Questa volta però, lei lo aveva anticipato, lasciando Joe completamente spiazzato.
<< Ma, ma.. Non posso prenderlo >> disse.
Savannah rise << Assolutamente no! Prendilo! Mi auguro tu stia scherzando! >>
Anche Joe rise, scuotendo il capo << C’è poco da fare, lo so già, è inutile contraddirti  >>
Lei schioccò le dita << Eh si, ormai con gli anni lo hai capito >> sospirò.
Sembrava passata un’eternità da quando due semplici amici, uscivano da scuola per pranzare insieme e poi studiare in biblioteca fino a tardi.
Se non avevano pochi compiti, potevano farsi un giro in città, altrimenti, dovevano tornare a casa poiché quando entrambi finivano, fuori stava già diventando buio.
Oppure, quando due volte alla settimana, Joe accompagnava Savannah al laboratorio editoriale, e lei, invece, seguiva costantemente le prove della sua band.
Non era passato tanto, solo dieci anni.
Dieci anni di parole non dette, di gesti tenuti nel cuore.
Entrambi, adesso, a venticinque anni, si trovarono a chiedersi quando e se mai, si sarebbero detti la verità.
<< Piuttosto, voglio sapere, Nick come sta? >> domandò poi Savannah.
<< Bene, molto bene! E’ molto impegnato con l’allestimento dello spettacolo, ma sta bene >>
<< E con Liz? >>
Joe rise << Dopo sei anni di fidanzamento, hanno deciso di sposarsi il prossimo Dicembre. So che non dovrei dirlo, ma tu sei tu, e ad ogni modo, o lui o lei te l’avrebbero detto, anche perché.. >>
Si fermò, ghignando tra sé e sé.
<< Anche perché ..? >> lo incitò lei curiosa.
<< Potresti fare da damigella o secondo testimone di Nick >> disse, tutto d’un fiato.
Savannah spalancò la bocca, completamente scioccata.
Joe le porse la mano, e lei la strinse forte.
In quel momento, entrambi si sentirono percorrere da un brivido.
<< E’.. Meraviglioso >> convenne lei, provando a sorridere.
Ma ormai, c’era già dell’altro, e i loro occhi, se lo stavano dicendo.
Perché ci sono tante cose che vorrebbero dirsi, ma come, come?
Se per ogni parola c’è un abisso di silenzi, come può essere vera, alla fine di tutto, la verità?
Ma non potevano rimanere lì dov’erano solo per paura di perdersi, perché non sarebbe mai successo.
L’uno aveva bisogno dell’altra, e viceversa.
Non erano niente da soli, mentre insieme erano tutto.
Erano ogni cosa: sole, pioggia, amore, dolore, allegria, tristezza.
Eppure, se solo si fossero detti prima ciò che provavano, forse ora non dovrebbero temere di scoppiare, e mandare all’aria tutto.
Forse ora vivrebbero insieme la loro vita già da un pezzo.
Forse il loro amore avrebbe già fatto invidia al mondo, tanto era grande e forte.
<< Sono troppo contenta.. >> aggiunse poi, commossa.
Joe le sorrise teneramente, senza lasciare la sua mano << Anche io lo sono, e non sai neanche quanto >>
Quell’ultima frase, lasciò leggermente interdetta Savannah, che lo guardò stranita, ma senza dire o fare niente.
Sembrava che li dividesse una distanza oceanica, quando invece, in mezzo al loro c’era solamente la ciotolina con lo zucchero in bustine e il porta fazzoletti.
I loro visi erano ad una spanna di distanza, forse troppo vicini.
<< Allora, che ne dici se ti porto a fare un giro? >> propose il giovane allegramente.
<< Questa cosa non te la dovrei dire io, che vivo qui da sette anni? >> ribattè Savannah ridendo.
Lui fece spallucce, aiutandola ad alzarsi << Fa lo stesso >>
La giovane annuì, lasciando che Joe la conducesse fuori dal bar, diretti alla macchina di lui, parcheggiata non distante da lì.
Savannah non ricordava più l’ultimo volta in cui era salita nell’auto di Joe, sembrava fosse passata un’eternità.
La ritrovò così com’era sempre stata, piena delle sue cose sparse ovunque, dai giornali alle felpe, dalle cianfrusaglie al kit di pronto soccorso.
<< Vedo che il tuo disordine non è migliorato >> puntualizzò lei scuotendo il capo.
<< Neanche un po’ >> esclamò lui, mettendo in moto.
<< Allora, dov’è che mi porti? >> domandò lei, controllando la sua retromarcia.
<< Dov’è che vorresti andare? >> fece poi Joe, guardandola.
E in quell’istante, gli occhi di Savannah, si illuminarono.
Un’immagine, precisa e nitida le si focalizzò di colpo.
Sapeva perfettamente dove andare.
Guardò Joe furba, poi gli disse << Quanto tempo hai? >>
Joe aggrottò le sopracciglia, non capendo dove lei volesse arrivare << In che senso? >>
Savannah rise << Quando vai via? >>
<< Tra tre giorni >> rispose semplicemente.
<< Voglio andare Wyckoff, Joe >>
Il giovane strabuzzò la vista, per accertarsi di non sognare << Sav.. Cosa diamine stai dicendo? >>
Lei annuì imperterrita << Non lo so, non capisco niente..
Ma portarmi lì >>

Because we need each other
We believe in one another
And I know we're going to uncover
What's sleepin' in our soul
Because we need each other
We believe in one another
(And) I know we're going to uncover
What's sleepin' in our soul
(Oasis – Acquiesce)



Non seppe neanche per quale assurdo motivo, allineamento di pianeti, particolare condizione atmosferica, accettò di portare Savannah a Wyckoff.
Sapeva che era una follia, ma dopotutto, non gli importava così tanto.
Mancava lì da almeno un anno, e sentiva la mancanza di quel posto.
Così, dopo diverse ore in auto, a causa del traffico e delle diverse soste che fecero, raggiunsero Wyckoff in piena notte.
Savannah scese dall’auto dopo aver dormito per le ultime due ore di viaggio.
Non si era mai sentita tanto stonata in tutta la sua vita: la schiena si era irrigidita tutta, e aveva sul collo i segni della cintura di sicurezza che aveva lasciato leggermente stretta.
Ma non si pentì neanche un minuto dell’idea che aveva avuto.
Si trovavano lì, nel posto che li aveva visti nascere, crescere, diventare qualcuno.
Quasi le venne da piangere.
Joe, istintivamente le sorrise, cingendo le sue spalle con un braccio << Fa un certo effetto >>
Lei annuì, guardando quell’enorme edificio che aveva di fronte a sé.
Il loro liceo non gli era mai sembrato così smorto e arido.
Erano le due di notte, ma lì, in quei corridoi, c’era sempre stata così tanta vita, che sembrava incredibile adesso, vederlo in quel modo.
Non era poi cambiato tanto dall’ultima volta che lo videro: aveva ancora quel colore scolorito che, essendo scrostato in alcuni punti, lasciava intravedere qualche mattoncino rosso; all’insegna mancava ancora il simbolo della contea e ancora era possibile intravedere i segni di un vecchio graffito.
<< E’ passato tanto tempo.. >> mormorò Savannah con le lacrime agli occhi.
Non riusciva ancora a realizzare di trovarsi lì, in quell’oceano di ricordi, dove tutto, le ricordava qualcosa.
Si separò da Joe, e poi iniziò a percorrere l’ingresso a piccoli passi.
Ricordava di quando, una volta, essendo in grande ritardo, iniziò a correre per quel vialetto a perdifiato, noncurante degli studenti a cui aveva già urtato.
Alla fine, dopo essere inciampata nei propri piedi, fu aiutata da Joe, che aveva assistito a tutta la scena dal portone principale, ridendo come un idiota.
Raggiunse le scalette che tante volte l’avevano ospitata durante gli intervalli per le ripetizioni dell’ultimo minuto, e guardò subito verso sinistra, dove ancora si erigeva quella enorme quercia dove amava ripararsi nella calde giornate primaverili e d’inizio estate.
Sembrava fosse passata una vita intera.
Come era cambiata dai tempi dell’università, quante cose aveva lasciato, quante cose aveva portato con sé.
Quanti ricordi erano rimasti chiusi in quei luoghi, quante emozioni le erano rimaste nel cuore.
E come in una fotografia, arricchita dai particolari, ma sbiadita dal tempo, le sembrava di rivivere tutto, di non essere mai cresciuta.
Le sembrava di avere ancora quindici anni, alla ricerca di sé stessa, del suo posto nel mondo.
Ora che ne aveva venticinque, lo sapeva benissimo chi era, ma aveva paura di perdersi.
Guardò verso Joe.
E capì che forse, non sarebbe mai successo.
<< Perché sei voluta venire qui? >> le domandò, sedendosi di fianco a lei.
Savannah fece spallucce, scuotendo il capo << Non lo so.. Ma solo tu, potevi portarmi qui? >>
Joe la guardò negli occhi, terribilmente sinceri e profondi.
Si ritrovò senza parole, come sempre, come allora.
Anche per lui quel liceo aveva significato tanto, e ad ogni posto, era legato un ricordo, un’ immagine.
Tutte con Savannah, quella giovane che gli aveva colorato la vita così tanto da cambiargliela completamente.
E ancora sorrise, perché quando era con lei, ogni cosa era speciale.
E sembrava che il tempo non fosse mai trascorso, che fosse rimasto sempre lì.
A pensarci, neanche le piaceva all’inizio, Savannah.
Quando la vide la prima volta, non provò niente di che, le era semplicemente simpatica.
Ma ora, era diverso.
Ora, poteva solo guardarla negli occhi, pensare a quello che avevano avuto, a quello che gli era successo, e non poteva non poteva non ringraziarla.
<< Sono contento, Savannah, sono contento >> disse Joe, preso dall’istinto.
Lei lo guardò stranita, non capendo << Cosa intendi? >>
Lui si alzò, mettendosi di fronte a lei << La verità, è che non lo neanche io >>
<< Ma hai detto che sei contento, contento per cosa? >> ribattè Savannah.
<< Sav, ancora non capisci perché? >> domandò Joe, facendola sembrare una cosa ovvia.
<< Non ti seguo, scusami >> fece la ragazza, scuotendo il capo.
Lui rise, alzando gli occhi al cielo << Avanti, pensaci, perché ci troviamo realmente qui? Perché sei voluta qui? Perché io ho acconsentito senza dire nulla? >>
Perché le parlava così?
Forse perché non sopportava più quel silenzio in fondo al cuore.
Forse voleva solo sapere cosa dormisse nella sua anima.
Forse voleva vedere la luce che brillava dietro gli occhi di Savannah.
Anche la giovane si alzò, rimanendo di fronte a Joe << Beh.. Ci troviamo qui perché ti ho chiesto di venire, sono voluta venire perché avevo nostalgia e tu.. Perché hai acconsentito senza dire niente? >>
Perché voleva saperlo?
Forse perché non ne poteva più di conservare quel segreto.
Forse perché voleva solo sapere cosa dormisse nella sua anima.
Forse voleva vedere la luce che brillava dietro gli occhi di Joe.
<< Perché.. Perché? >> continuò a dire lui, senza venirne a capo.
Dopotutto, l’unica soluzione era quella di dirsi tutto, mettere fine al silenzio con delle semplici parole.
Nessuno dei due sarebbe come sarebbe andata, ma non l’avrebbero mai saputo se avessero continuato a restare bloccati nelle loro paure.
Perché la paura alla fine, non esiste.
E per loro, che sarebbero rimasti insieme comunque, c’era solo in mezzo la sensazione del tutto insensata di perdere quello che avevano.
Ma non sarebbe stato possibile, se si amavano così tanto.
E anche se fosse?
Quante persone vanno e vengono dalle nostre vite, ed era vero che ogni volta, se qualcuno se ne andava si soffriva tanto.
Ma quante altre volte ancora avremmo sentito bussare alla nostra porta, e ricominciare.
Solo perché si perde, non significa che si è perduti.
Solo perché siamo feriti, non significa che stiamo ferendo.
E quante altre volte ancora, avremo paura, per poi accorgerci che non era niente.
Allora, stare in silenzio sarebbe stato peggio, perché il silenzio opprime, soffoca.
Non ti da respiro, tregua.
<< .. Joe.. >> disse Savannah, mentre si gettava sul suo petto.
Aveva bisogno di sentire battere il suo cuore, aveva bisogno di sentire il suo respiro.
E ricordarsi che lui c’era sempre stato.
<< Vorrei solo che tu sapessi quanto tu sei per me, quanto standomi affianco, hai reso la mia esistenza più mia di quanto potessi fare da solo >> le sussurrò lui, con il cuore in mano.
La luna piena dava al viso di Savannah un bagliore diverso, e gli sembrava che mai sarebbe stata sua.
Completamente.
Il tempo non era mai passato, era rimasto lì ad aspettarli, perché non avrebbe mai permesso che due come loro si perdessero.
Ed ora lì, dovevano capire quanto si appartenessero.
Già da tempo ormai.
E il tempo passa, veloce come la luce.
E’ come un treno, che passa, ma se lo perdi, chissà quanto ripassa.
Ma ora, era giunta la loro fermata.
Anche se non sapevano se sarebbero saliti a bordo.
Ma perché no?
Savannah iniziò a tremare, ricacciò con violenza le lacrime dagli occhi e si impose di non piangere nonostante quelle parole le pungessero forte il cuore.
<< Come posso non ringraziarti per la forza, la tenerezza, quello che mi hai donato in questi anni? E non è merito mio, Joe >> disse sorridendo.
Lui la guardò felice << E di chi è il merito? >>
<< Cavolo Joe! Vai piano! Ho paura! >> sbraitò Savannah, seduta al posto dietro la bicicletta di Joe.
<< Non ti lamentare! Siamo quasi arrivati ormai! >> ribattè il ragazzo con una risata << Piuttosto, aiutami con i piedi, sennò la salita non la faremo mai >>
Lei non rispose, iniziò a strisciare i piedi, dando slancio alla bicicletta per superare la salita.
Si trovavano nella casa in montagna del giovane, durante la loro prima estate insieme.
Savannah era andato a trovarlo per una settimana, per poi ripartire per la Florida.
L’idea di prendere la bici era stata di Joe, e lei accettò, non sapendo però che le altre due disponibili, erano già state prese dai fratelli di lui poco prima.
Così, per raggiungerli, avevano dovuto prendere la vecchia bicicletta di Denise a due posti, e farsi tutta la strada in quel modo.
Ma nessuno dei due era preoccupato, dopotutto, erano una bella squadra.
Anzi ottima.
Quando arrivarono fin sopra la salita, dove si estendeva un enorme piazzola con un belvedere, Joe levò un urlo di soddisfazione.
<< Batti cinque sorella, sono un grande >> le disse ridendo.
<< Vacci piano coccodè, è tutto merito mio! >> ribattè Savannah contrariata.
Joe sbuffò << Facciamo fifty – fifty? >>
<< E’ merito di entrambi, dopotutto >>
<< E’ merito nostro Joe, tuo e mio >> rispose Savannah semplicemente.
Lui sorrise, annuendo.
Poi avvicinò i loro visi, e si trovarono così vicini che Joe potè vedere quanto quella ragazza fosse dannatamente bella e ormai, così vicina.
Le cinse i fianchi dolcemente, e poi, con un gesto che partì da entrambi, iniziarono a baciarsi.
Fu tutto molto spontaneo e lento, quasi come se volessero godersi quel momento in maniera così profonda, da non lasciarlo neanche per un attimo sospeso nel tempo.
Avevano aspettato tanto.
Ne avevano così bisogno.
Dopo un po’ di secondi si separarono, senza allontanare però, i loro visi.
Rimasero così, ancora in silenzio.
Ma ormai, non era più come prima.
Non sentivano più quell’abisso, quella pesantezza che ingombrava i loro cuori.
Ogni cosa, sembrava essere cambiata.
Non sarebbero andati da nessuna parte, si sarebbero aspettati.
Perché non avevano niente da perdere.
<< .. e vorrei che tu sapessi che tutto quello che ho dentro è solo una inutile cosa.. Che vorrei dirti, ma non so come >> continuò Joe, mentre seguiva con un dito il profilo di Savannah, disegnando le sue labbra.
La baciò di nuovo.
<< Provaci >> mormorò lei sorridendo.
Fu in quel momento che entrambi capirono che dovevano farlo.
Era inutile continuare a reprimere quei sentimenti.
Era passato troppo tempo, si sarebbero soltanto uccisi.
Lui le prese le mani, portandole sul proprio petto << Sono dieci anni ormai che ti conosco, e mai nella mia vita ho incontrato una persona come te. Ci ho provato, ma niente, tu eri sempre lì, ad occupare ogni mio pensiero. Per questo ho capito che ti amavo, e che non avrei mai smesso. Non voglio essere troppo sdolcinato, non ci riesco, ma è la verità, e vorrei che tu, mi possa capire se ti sto dicendo queste cose, ma non ce la faccio più >>
Finì il suo discorso sospirando.
Savannah si morse un labbro, impedendo ai suoi occhi di far scorrere lacrime, alla sua bocca di emettere singhiozzi.
Joe glielo stava dicendo, l’amava, sì dannazione!
Certo che l’amava!
<< Joe la verità è che io senza di te non posso stare. Lo so che è una cosa banale e idiota ma è così. E non te l’ho mai detto perché non ce la facevo.. E non posso più tenermele dentro. Ho bisogno di dirti che ti amo, e spero tu possa capirmi, se ti sto dicendo queste cose, ma non ce la faccio più >> disse, ripetendo le stesse parole del giovane.
Un leggero venticello primaverile, mosse i capelli di Savannah scompigliandoglieli leggermente.
Di sfondo, l’antico portone del loro liceo, circondato da alcuni ghirigori in pietra che lo adornavano tutto.
Non erano mai cresciuti, avevano sempre avuto quindici anni, erano sempre stati insieme, anche quando non lo sapevano, anche quando erano distanti.
Una vecchia musica, giunse alle loro orecchie, come se si fosse aperta una scatola del passato, piena di ricordi, emozioni, attimi.
Era buio, ma non per le loro anime, non per i loro occhi.
Ormai avevano risvegliato ciò che dormiva nelle loro anime, dando spazio a nuove sensazioni.
Sarebbe stato tutto diverso, e avrebbero ricominciato, insieme.
Non ci sarebbe stato più il tempo di andare via e così, rendere le cose più complicate.
<< Ma come faremo? La lontananza, io.. >> fece per dire Savannah, ma Joe la bloccò.
Lui sorrise, portandole una ciocca di capelli dietro le orecchie << Io resterò, e ti prego di credermi, non desidero altro >>
Questa volta fu lei a sporgersi verso Joe per baciarlo delicatamente.
Il cinguettio di un uccellino li spaventò, facendoli prima separare, poi ridere.
<< Lo senti? E’ primavera >> fece Joseph, stringendo forte Savannah.
<< L’ultima? >> domandò lei, chiudendo gli occhi.
<< Forse la prima >> rispose lui, con un sorriso.
Non era più il tempo di salutarsi, per dirsi “a presto”, ma era solo arrivata l’ora di vivere insieme.

 

   
 
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