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Autore: franceschina94    08/09/2010    3 recensioni
Lui, ragazzo sempre sorridente all'apparenza ma che nasconde un fatto che lo fa davvero soffrire. Questo comportamento è il suo modo di reagire, inalzando un muro invisibile. Lei, ragazza che ha sofferto e che, al contrario di lui, non ci prova neanche a rialzarsi per continuare la sua vita.. finchè non lo incontra.
Si vedranno per la prima volta in un modo insolito.. ma che li avvicinerà per sempre.
Riscoprire il mondo con Lui è stato fantastico e scoprirlo lo è tuttora. Ma la cosa più bella è sentire dentro di me il mio cuore che batte ancora, tumtum tumtum.
Perchè la sua semplicità, LUI mi ha rubato il cuore.
Dal terzo capitolo:
Entra lui, forse per prendere la tazza che aveva lasciato sulla scrivania. Ma mi sente singhiozzare e si avvicina cautamente.
- Ei, perchè piangi? -. Mi fissa e io, per la prima volta, lo guardo intensamente in quegli occhi da cui trovo conforto. Mi fanno sentire protetta.
Mi toglie la mano appoggiata alla testa e ci appoggia la sua. Io chiudo gli occhi. La sua mano fredda mi procura sollievo.
- Hai la febbre molto alta -. Mi fissa ancora.
- Tranquilla, non piangere. Se non vuoi dirmi che cos'hai non fa niente. Ma smetti di piangere.. -. Dice lui, asciugandomi un po' di lacrime scese sulle mie guance.
Non riesco a parlare, non so cosa dire.

Revisione in corso (:
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. Incidente                                      
Mi ha rubato il cuore



Avete mai provato quella sensazione di vuoto totale, di buio e disperazione, quando vi sentite orrendamente a pezzi, svuotati da tutte le vostre forze? Cercate di recuperarle, di farle tornare in superficie per non smarirle, ma niente.. se ne vanno e vi fanno sentire un pezzo di spugna, una nullità.
Io è così che mi sentivo in quel periodo.
Pensavo di non valere più niente, di essere diventata un vegetale, una persona inutile e senza sentimenti. I sentimenti.. quelli mi mancavano sul serio, a quanto pare. Il male che ho fatto alle persone intorno a me è dovuto proprio a questo. Mancanza di sentimenti, di UmAnItà.
Ma il mio pensiero più assurdo era quello di credere fermamente nel fatto che tutti coloro  che mi avevano sempre voluta bene, improvvisamente mi avessero voltato le spalle.
Ma la vera persona cattiva, la vera persona che li faceva soffrire ero proprio io, con la mia NoN voglia di vivere. Esiste questa voglia? Beh.. io l'ho incontrata e non lo auguro a nessuno.
Ma, come si dice in giro, la ruota gira, il mondo cambia e giorno dopo giorno si incontrano persone NuoVe, in situazioni strane, assurde e complicate.
Riscoprire il mondo con Lui è stato fantastico e scoprirlo lo è tuttora. Ma la cosa più bella è sentire dentro di me il mio cuore che batte ancora, tumtum tumtum.
Perchè la sua semplicità, LUI mi ha rubato il cuore.

1. Incidente

Esponete il concetto di vita in poche righe, poche parole e concetti. Vi accorgerete che è impossibile. E' impossibile descrivere una cosa tanto grande e sfuggente come la vita.
La vita è un susseguirsi di eventi, un concatenarsi di scelte che portano a delle conseguenze, belle o brutte che siano. Non si potrebbe mai esprimere tutto questo.
E' un cammino incerto su una strada tortuosa, piena di buche e di ostacoli che ti aspettano dietro l'angolo. Purtroppo non è facile vivere, ma mai dire che la Vita è una merda, dite piuttosto che il Mondo è una merda.
E' amare, odiare, essere felici ma soprattutto vivere attimo per attimo, per non pentirsi delle proprie scelte.. mai. La vita è il sorriso di un bambino, l'abbraccio di un amico, l'affetto dei genitori, l'amore della persona amata. Loro sono i pilastri portanti della vita, le persone che amiamo, che vediamo sorridere perchè alla fine, pur non sapendolo, siamo tutti collegati da qualcosa. Nessuno è indifferente alla vicenda o all'episodio di uno sconosciuto. Siamo tutti attratti dall'ignoto.
La vita è costruita su momenti vissuti e persone incontrate che, consapevoli o non, l'hanno cambiata nel bene o nel male. E' bella, ti dà tutto ciò per cui hai lottato; fa schifo quando ti abbandona al tuo destino e ti porta via tutto. Forse è qui che inizi a perdere tutta la felicità. Non si può essere infelici a diciotto anni. Si dice che gli anni dell'adolescenza siano quelli più belli, più veri. Ma la verità è che nessuno dovrebbe essere infelice. Mai.

Il Natale è una delle mie feste preferite. Quando esci per strada si vedono luci colorate ovunque, appese sulle insegne dei negozi, come decorazione sulle ringhiere dei balconi e persino sugli alberi spogli, che hanno perso le loro amiche foglie, ingiallite e rinsecchite. Inoltre si sente nell'aria l'odore del Natale. Si, perchè anche il Natale ha un odore e un sapore. Iniziano le vacanze, la gente si riunisce e si sente felice, insieme, ovunque.
Oggi è la vigilia e con miei genitori ci stiamo dirigendo a casa di mia zia per festeggiare questo grande giorno. Il Mio fratellone  sarebbe arrivato in moto con una caterba di pasticcini. I miei preferiti sono quelli con la frutta sopra. Buonissimi.
Stiamo viaggiando in macchina e abbiamo lo stereo a tutto volume. Io e mia madre stiamo cantando a squarciagola!
Mia madre.. lei è l'unica che mi ha sempre capita davvero. La sua ingenuità è la cosa che la caratterizza di più in assoluto. Lei pensa sempre agli altri, trascurando se stessa alcune volte. Ha quella faccia e  quell'espressione che fanno capire che di lei ti potrai sempre fidare. Anche un estraneo lo ammetterebbe. Ma il suo amore, quello che dona hai suoi figli, è speciale, unico. Io e lei siamo molto unite, come qualsiasi madre dovrebbe essere con sua figlia. Sappiamo tutto l'una dell'altra  e, quando possiamo, usciamo insieme per fare shopping.
In radio sta passando la canzone di Jovanotti. A te. E mentre noi continuiamo a cantare, mio padre non fa altro che ridersela e prenderci in giro.
Lui è sempre stato un giocherellone. Quando ero piccola mi portava sempre al parco e giocava con me a pallavolo e ora, quando può, ride di me e dei disastri che combino. Ma quando sono in difficoltà e ho bisogno di lui, abbandona le sue vesti di pagliaccio e mi ascolta. C'era e c'è sempre stato per me. Abbiamo un rapporto favoloso, di complicità e fiducia.
I miei genitori si fidano di me.


Avete mai visto quei film un po' stupidi in cui c'è sempre una situazione iniziale stabile, di felicità eccelsa e poi si va sempre più degenerando? Doveva per forza succedere qualcosa.
Il perchè non si sa, però proprio da quei film impari che il caso vuole che proprio nei giorni più belli e felici ti capitino le cose più inimmaginabili che in quel momento ti stavano passando per la testa. Anzi, la mia testa non avrebbe mai potuto arrivare a una cosa del genere. Perchè in fondo, queste cose non si possono immaginare. Ed è per lo stesso motivo che qualcuno dice che il Mondo è una merda.
Che cosa sarebbe potuto capitare se quel giorno fosse stato un giorno come un’altro?! Niente. Sarei potuta andare a scuola, a casa di una mia amica o anche nel quartiere più malfamato della città; i miei genitori sarebbero potuti andare a lavorare oppure in un locale non visto di buon occhio dalla gente ma saremmo tornati a casa tutti sani e salvi.


La macchina inizia a slittare sull'asfalto, improvvisamente. Sono tanto spaventata. Mio padre cerca di frenare. L'auto si catapulta, ribaltandosi e rotolando.
Quando si ferma sento la testa accaldata e dolorante in ogni parte del corpo. La gamba mi fa tanto male, come se mi avesse morsicato un lupo o come se fosse stretta in una tenaglia. Alzo un attimo la testa, per rendermi conto di che cosa mi è capitato. Chiamo mia madre, con un gemito, piano, ma nessuno risponde. Continuo così, chiamando pure mio padre. Lacrime di disperazione e paura cadono dalle mie guance. La testa pulsa sempre più forte, poi il nulla più assoluto.

- Mamma, ti prego, non mi lasciare, ho bisogno di te -.
- Papà, almeno tu..  -.
Lacrime.


Mi risveglio in una barella di ospedale. Non ricordo niente. Perchè mi trovo qui?
Mi sento imbambolata e la testa mi gira un po'. I miei occhi fanno fatica a rimanere aperti. E' come se avessi dormito per giorni interi. Il mio corpo è intorpidito e la mia gamba, ingessata, la sento pizziacarmi da dentro. Mi fa male.
Ma cosa è successo?
Ripenso a tutto quello accaduto il giorno prima e una sola cosa mi viene in mente, Le Lacrime. Quelle lacrime versate che fanno riaffiorare tutti quei ricordi, dolorosi ricordi.
" Mamma.. Papà.. "
Lacrime di disperazione e terrore stanno uscendo dai miei occhi, accarezzandomi la guancia per finire nell'incavo delle labbra, dove il loro percorso si arresta.
Dopo alcuni secondi entra mio fratello.
- Piccola, ti sei svegliata -. Si siede a fianco a me e inizia ad accarezzarmi i capelli. Con l'altra mano cerca di scacciare quelle goccioline salate dalla mia faccia, ma senza successo.
Lui non parla. Resta zitto e mi osserva con gli occhi un po' arrossati e il vuoto in quei pozzi scuri.
Tutto questo sta servendo ad affermare le mie convinzioni. I miei non ci sono, quindi..
No, non può essere vero. Doveva essere un giorno felice, invece si è trasformato in un inferno. Nell'inferno ci sono le fiamme, e a me non piace il fuoco. Non quello che ti brucia l'anima.
Le nostre risate, i nostri pranzi insieme, le nostre uscite fino ai confini del mondo e le nostre serate stravaccati sul divano a vedere un qualsiasi film, solo per la pura felicità di stare uniti. Tutto questo non può essere finito. Non può essere successo proprio a noi. Deve essere uno scherzo, un incubo.
La realtà a volte fa male, ti lacera, ti distrugge e tu non puoi fare nulla per fermarla.
Intanto queste lacrime non riescono a fermarsi. Vogliono uscire con l'intento di esaurirsi, per non farne rimanere nemmeno una goccia.
Non posso parlare perché mi hanno intubata. Mi sono accorta di questo particolare solamente in questo momento. 
- Emma, stai tranquilla. Andrà tutto bene. Ci sono io qui con te. Sssh, calmati, sssh -. Jack mi abbraccia con tutta la forza che possiede nel suo corpo per infondermi quel coraggio che, purtroppo, non mi arriva.
Prendo a dimenarmi. Voglio liberarmi da tutti quei fili e da quel tubo che ancora mi permette di respirare.
Si, voglio morire. Io, che una vita ce l'ho ancora, voglio buttarla nel cesso. Lo so, altre persone avrebbero pagato oro per poter vivere, ma io no, VogliO MorirE.
Sento Jack chiamare gli infermieri. Rientra per tenermi il più ferma possibile. Poi sento altre mani su di me, che mi bloccano. Sento anche la gamba dolorante, ma non mi importa.
Ad  un certo punto avverto un pizzicotto al braccio e, dopo un po' di secondi,  chiudo gli occhi scombussolata.
L'ultima cosa che sento è la voce di mio fratello - Ti VogliO BenE -

Mi risveglio ancora in quel dannato letto.
Alcuni dicono che pensare fa male. Questo lo diciamo sopratutto noi adolescenti quando vogliamo trovare una scusa ironica per non fare i compiti. Ma alcune volte, sinceramente, pensare fa male seriamente. Infatti il non pensare implica un casino di significati ma il più importante è il NoN RicordarE.
Quindi Io non voglio assolutamente pensare a niente.
Decido di farlo. Chiudo gli occhi e mi tuffo nel vuoto più assoluto, quel vuoto tenebroso fatto del niente e di nessuno. Li si che si sta bene. Ti estranei dal mondo, dalla vita e da tutto ciò che ti fa male.
Ma è anche vero che è impossibile NoN pensare. Ragionateci un attimo: essere consapevoli di stare vagando nel vuoto implica il pensare e il pensare serve per capire che cosa noi vogliamo o stiamo facendo. Quindi, se pensare è impossibile sicuramente io non sono la persona che può infrangere questa frontiera.
Ricomincio a piangere, sempre di più. Stavolta non c’è Jack. Non riesco a smettere
Entra un dottore che, vedendomi così, mi dice in modo molto chiaro di calmarmi, altrimenti sarebbe stato costretto a riaddormentarmi per precauzione. Io non riesco proprio a calmarmi, sono in panico. Le lacrime non ritornano indietro ma scendono inesorabili. Il mio petto fa su e giù dai singhiozzi e io mi sento sempre più male.
Lui inizia a prendere una siringa di sedativo.
A un tratto arriva Jack che lancia uno sguardo di intesa al dottore.
- Cinque minuti - dice, con sguardo autoritario.
Mio fratello si siede sulla sedia vicino al letto. Ha gli occhi lucidi e arrossati. Sta soffrendo molto e di certo, con il mio comportamento, non lo sto aiutando.
- Principessa, ti prego, smetti di piangere, calmati. Lo so che è difficile ma dobbiamo lottare insieme, dobbiamo farcela insieme. Adesso ti scongiuro, smetti di piangere. Non voglio vederti così -.
Dobbiamo combattere insieme. Però io non so ancora se ho la voglia e la forza di lottare. 
Le mie lacrime si stanno ritirando. Per rassicurare mio fratello e non farlo preoccupare, in quel momento avrei fatto di tutto.
Non sto piangendo, ma dentro sto morendo, come se il cuore non battesse più nel mio petto.
Jack mi abbraccia e io chiudo gli occhi, sfinita e stanca. I miei occhi e tutto il mio corpo stanno per crollare.
- Ok, adesso riposati piccola -. Mi bacia la fronte e, dopo uno sguardo al medico, esce.
Io non ho nemmeno la forza di salutarlo anzi, richiudo gli occhi.
Sento il dottore avvicinarsi. Così sbircio da sotto le palpebre. Lo vedo toccarmi il braccio, appoggiarci l'ago e inniettarmi quel sedativo.
Sfinita, mi addormento.

Esco oggi, dopo due settimana passate in ospedale. Adesso sto scendendo le scale con mio fratello che mi aiuta.
Dopo il viaggio in macchina, eccoci finalmente a casa.
E' gennaio e fa freddo.  Io ho una gamba ingessata e, di conseguenza, devo camminare con le stampelle.
Mio fratello mi sta aiutando a salire gli scalini. Dopo aver aperto  la porta  io, senza volerlo, mi pietrifico. Così, senza un senso logico, sono qui davanti alla porta di casa, bloccata.
E li riaffiorano ricordi su ricordi.
Come si può non pensare a loro in un ambiente così familiare in cui scherzavamo, giocavamo e mangiavamo insieme? NO, non posso. E' impossibile e lo so. Sto per cedere. Quel muro che ho costruito nella mia mente con tanta cura si sta sgretolando. Ormai le mie lacrime stanno incominciando a scendere inesorabili.
Vedo mio fratello fissarmi, preoccupatissimo. A un certo punto mi prende in braccio e mi appoggia sulle sue gambe, sedendosi sul divano. Io ormai ho capito. La bolla è scoppiata definitivamente e ora devo ammetterlo a me stessa: Loro erano morti.
- Sono morti, sono morti, sono morti -. Incosapevolmente inizio a parlare ad alta voce. Mio fratello mi culla.
- Emma, ti prego. Vivi. Ricomincia a vivere. Se non vuoi farlo per me, fallo.. per Loro..  Sorellina, sono sfinito, non ce la faccio più. Ti prego, aiutami -.
E inizia a piangere pure lui. Non lo avevo mai visto così.
Devo cominciare a reagire, assolutamente. Devo farlo per lui, almeno davanti ai suoi occhi.
E pensando a queste cose ci addormentiamo abbracciati.


Sono passati quasi tre settimane da quel giorno. In tutto questo tempo il mio umore non è cambiato affatto. E' più forte di me, non riesco a essere forte, a riprendermi e a cambiare tutto ciò che mi vortica in testa e nel  cuore. E, cosa più grave, non riesco nemmeno a telefonare alla mia migliore amica, Alessandra. Lei telefona ogni giorno ma, puntualmente, riferisco a mio fratello di dirle che sto dormendo o comunque di inventarsi una scusa plausibile. So che se parlassi con lei, lei inizierebbe ad assumere un atteggiamento di compassione e di pietà che non sopporterei. Crollerei all'istante.
Passo la maggior parte delle mie giornate come chiusa in una bolla. Le mie condizioni fisiche migliorano, ma Jack è preoccupato per me. Non sono più la stessa. 
Così, senza rendermene conto, mi sto trasformando in uno zombi con lo sguardo fisso nel vuoto.



**

Buongiorno a tutti!
Questa è la prima storia che scrivo. E' nata mentre ero al mare in un giorno in cui mi è venuta voglia di prendere in mano un foglio, una penna e scrivere qualcosa!
Ho messo giù quello che sentivo. Il carattere dei singoli personaggi rispecchia un po' quello delle persone fantastiche e a cui voglio bene che mi circondano.
Spero che gli intrighi e le situazioni vi piacciano. Lascio a voi il giudizio.
Commentate, anche negativamente.. è importante per me.
Grazie a tutti.

Buona giornata  :)  
Fra



  
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