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Autore: LaTuM    09/09/2010    4 recensioni
In quella posizione sentiva il suo cuore battere. Un solo cuore, l’unico.
Come unico era in fondo il Dottore.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Doctor - Altro, Rose Tyler
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beat the Clock

Disclaimer: E’ tutta roba della BBC. Io ci scrivo solo per diletto e senza alcun guadagno.

 

Beat the Clock

 

 

La fredda brezza londinese di fine settembre s’infiltrò attraverso la finestra rimasta socchiusa andando a svegliare un’inquieta Rose Tyler. Nonostante non facesse realmente caldo, la donna di alzò di scatto dal letto, mandida di sudore, come se fosse stata reduce da uno dei peggiori incubi della sua vita.

Da che aveva conosciuto il Dottore le sue notti avevano iniziato a popolarsi di sogni angosciosii, ma quando era in viaggio con lui sembrava che questi venissero in qualche modo messi a tacere da una forza superiore, acquietandola e facendo scemare la paura che s’impossessava di lei. Rischiare la vita ad ogni viaggio era una perpetua scarica d’adrenalina, ma alla fine il suo corpo si sentiva in dovere di protestare. C’era però sempre quella forza che aveva la meglio sugli incubi, sui pensieri tristi e immagini capaci di tormentare chiunque. Di tutte le possibili soluzioni a cui si era ritrovata a pensare, l’unica plausibile era che fosse la stessa TARDIS a proteggerla, quasi volesse che lei restasse lì per sempre. Lì col suo Dottore.

Rose si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli leggermente e si rigirò nel suo lato del letto, mettendosi di fianco per poter osservare l’uomo placidamente addormentato accanto a lei.

La stoffa delle tende recentemente acquistate era troppo sottile per impedire alla luce della luna – o forse sarebbe stato meglio dire dei lampioni – di filtrare attraverso la finestra e i pallidi raggi andavano ad illuminare il profilo dell’uomo, sottolineandone così ancor di più i lineamenti già di per sé affilati.

Rose si ritrovò a sorridere vedendo i capelli di lui ancor più scomposti rispetto al solito: adorava vederlo alzarsi la mattina con una chioma che pareva essere stata co-protagonista del Big Bang, il volto ancora assonnato, le labbra gonfie e gli occhi un po’ impastati. Non che quella condizione – apparentemente misera – durasse a lungo, ma per Rose quegli attimi erano meravigliosi. Perché in fondo era durante la notte e di prima mattina che il lato prettamente umano del suo Dottore aveva la meglio sull’energia di lui e quel pizzico – anche se forse pizzico era un eufemismo – di follia che l’aveva sempre caratterizzato.

Bastava una tazza di caffè – o English Breakfast rimasto in infusione molto a lungo, forte e ricco di teina – a ridargli quell’aspetto da scienziato pazzo che in fondo giustificava il suo impiego all’università presso la quale lavorava. Era bastato mostrare la sua Carta Psichica per far credere a tutti di essere un dottore laureatosi all’università di Edimburgo. Il suo accento del Nord era davvero marcato.

Era diventato un dottore in fisica. Ne sapeva abbastanza su qualunque materia – lui era il Dottore, lui sapeva tutto ed era anche molto intelligente – ma la fisica era la sua forza e nessuno aveva fatto troppe domande. Neanche di perplessità relative al nome John Smith che il Signore del Tempo aveva voluto continuare ad utilizzare. Rose inizialmente avrebbe preferito che si trovasse un’altra identità, ma poi aveva convenuto che essendo lui il Dottore, l’unico nome che lo potesse al meglio rappresentarlo agli occhi altri era proprio John Smith. Anonimo e comune, l’esatto opposto di ciò che era il Dottore. E Rose, in fondo, non aveva mai smesso di chiamarlo così. Dottore. Lui era il suo Dottore anche se, nel profondo del suo cuore, sapeva perfettamente che non era lui al cento per cento. Avevano gli stessi ricordi, le stesse emozioni, lo stesso modo di parlare, porsi e muoversi, ma Rose sapeva che l’uomo con cui condivideva oramai la vita – e al quale mai avrebbe rinunciato – era… un uomo, per l’appunto, non il folle Signore del Tempo che l’aveva portata con sé attraverso le epoche, il tempo e lo spazio.

Teoricamente, chiusasi la capsula temporale, Rose non avrebbe dovuto ricordare nulla come accadeva a tutte le persone che assistevano alle mirabolanti imprese dell’uomo, ma lei era stata una viaggiatrice del tempo e per questo le era concesso di ricordare ogni singolo istante di ciò che aveva vissuto.

L’unica persona che non avrebbe mai dimenticato nulla – da che aveva iniziato ad esistere – era il Dottore.

E proprio il Dottore, quello vero, le aveva fatto dono della cosa più preziosa che possedesse: un se stesso umano in grado di vivere e morire esattamente come avrebbe fatto lei. Nessuno avrebbe mai potuto cancellare dalla mente della donna la prima volta che l’aveva incontrato, ancor prima di sapere chi fosse, ancor prima di viaggiare con lui, quando credeva trattarsi semplicemente di un pazzo che le aveva detto ‘Corri!’ per salvarla dai manichini assassini. Il Dottore di cui si era innamorata era diverso, non aveva quel viso, quei capelli, quei lineamenti lineari e quel corpo così sottile, ma era sotto quelle spoglie e in quegli abiti eleganti il cui effetto finale veniva rovinato da un paio di All Star – bianche o rosse – che gli davano un’aria sbarazzina e folle, che aveva imparato ad amarlo.

All’inizio – alla rigenerazione - aveva creduto di averlo perso per sempre, invece lui aveva continuato a vivere. E dopo averla abbandonata per anni – ma in fondo cos’era per il Dottore qualche anno? – era tornato da lei. Era tornato il Dottore e con lui il suo clone mezzo umano e mezzo Dottore. Quel clone – o forse semplicemente quel lato umano del Signore del Tempo – che sulla Dårlig Ulv Stranden, la spiaggia in cui Rose anni prima aveva vissuto il peggior giorno della sua vita – le aveva detto ciò che Lui invece non era mai riuscito a fare. Non esplicitamente, almeno. Perché senza bisogno delle parole, le aveva detto mille volte di amarla.

La capsula temporale si era poi chiusa e il Dottore era sparito insieme a Donna.

Rose si ritrovò nonostante tutto a sorridere. All’inizio non l’aveva creduto possibile: come poteva una persona sdoppiarsi? Eppure aveva deciso di fidarsi un’ultima volta di quel folle alieno che l’aveva conquistata con un sorriso e un ‘Corri!’… di certo non si era trattato di un vero e proprio corteggiamento, ma le aveva proposto di viaggiare con lui, lasciarsi alle spalle quella vita apparentemente oramai priva di senso e vivere avventure che nessun essere umano avrei mai potuto vivere. Eccetto coloro che venivano scelti dal Dottore, ma ai tempi lei non lo sapeva, Rose credeva che sarebbe stato per sempre. Così però non era stato.

Comunque si era fidata e, nonostante il clima su quella spiaggia non fosse dei più allegri, tornati a Londra, Rose aveva rivisto in John il suo Dottore.

Era lui: pazzo, malefico come un folletto, ma innamorato di lei.

Perché glielo aveva detto. Lui, non il Signore del Tempo, ma il suo clone.

Lui le aveva detto di amarla, di averlo fatto da che l’aveva vista, di non aver mai smesso e che le due compagne di viaggio che erano venute dopo di lei erano state una compagnia, ma non una compagna.

E come se per tutti gli anni in cui era stata lontano da lui non l’avesse mai fatto, il cuore di Rose aveva ripreso a battere, rendendosi conto che ora la sua vita aveva nuovamente un senso. E per quanto un po’ alieno, un po’ umano, un po’ Dottore, quello era comunque l’uomo di cui si era innamorata. Con il vantaggio che lui non avrebbe viaggiato attraverso il tempo e lo spazio come l’altro, ma sarebbe rimasto lì, insieme a lei.

Rose si avvicinò all’uomo che, inconsciamente, la strinse a sé nel sonno.

Lei sorrise e appoggiò il capo sul corpo magro di lui; in quella posizione sentiva il suo cuore battere. Un solo cuore, l’unico.

Come unico era in fondo il Dottore.

 

Note dell’autrice:

Si, ecco, allora… *pensa a cosa dire*

E’ una storia sul Doctor Who. E’ una het. E’ anche un po’ triste in effetti – oltre che forse un po’ poco originale, ma volevo scrivere di Rose che svegliandosi, tornava a dormire accoccolandosi sul suo Dottore mentre sentiva battere il suo unico cuore. Doveva essere una drabble *guarda il conteggio parole* ma evidentemente non ci sono riuscita. It’s bigger on the inside, prendetela così XD

Spero vi sia piaciuta, a me – effettivamente – scriverla è piaciuto davvero un sacco :3

   
 
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