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Autore: _Ella_    11/09/2010    5 recensioni
E camminava, camminava senza fermarsi, imboccando strade che non aveva mai preso. Voleva lasciarsi andare, non voleva pensare, si sentiva leggero come non mai, si sentiva in pace con sé stesso. Al diavolo tutto. Al diavolo ogni cosa. Finalmente si sentiva vivo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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{Memories}

Pioveva, pioveva forte quella notte. Le uniche luci erano quelle dei lampioni, molti dei quali rotti. Non c’era un rumore, solo ogni tanto qualche macchina passava di lì, oppure il vociare che proveniva dai locali. Ma non ci badava, c’era solo lo scosciare della pioggia. E pioveva, pioveva così tanto quella notte che ormai la sua felpa era piena zeppa d’acqua, ma non importava, l’importante era camminare, l’importante era bagnarsi, l’importante era andare via da quel posto che aveva chiamato per tanto tempo casa. Nonostante il cappuccio, i suoi capelli erano appiccicati dall’acqua, pensare che prima di uscire aveva impiegato ore ad aggiustarseli. Ma non importava, stranamente non importava nemmeno quello.
Di stronzate ne aveva fatte tante, moltissime, ma quella sera aveva esagerato. E cercava di trovare un nesso logico, un motivo valido per il quale l’avesse fatto, ma il problema era che non c’era, perché lui – leggermente brillo – l’aveva fatto perché voleva. Aveva trattenuto l’impulso perché non si rovinasse l’amicizia che aveva col suo migliore amico, l’aveva trattenuto per troppo tempo e in quindici secondi – in quindici fottutissimi secondi – era riuscito a mandare a puttane sedici anni di un’amicizia che tutti invidiavano, per un maledettissimo bacio.
Eppure, nonostante stesse una merda per aver bruciato quel rapporto in poco tempo, si sentiva leggermente soddisfatto. Soddisfatto allo stesso modo di quando faceva bruciare una cosa che gli altri amavano.

E a quella stronzata ci avrebbe sempre pensato col sorriso sulle labbra, perché prima o poi si sarebbe comunque rovinata, perché un amicizia non poteva essere lo sfondo di un amore. Avrebbe rimpianto i bei momenti passati con amarezza, avrebbe ricordato ogni giorno di quell’amicizia con una nota di malinconia. Ma stava bene, stava così incredibilmente bene per averlo fatto, forse perché si era trattenuto per troppo tempo, forse perché aveva sognato di farlo così tante volte che credeva di impazzire. Forse – no, sicuramente – pazzo lo era di certo.
Tutte le pazzie che ho fatto stanotte, saranno i migliori ricordi. 

{All the crazy shit I did tonight those will be the best memories}

E camminava, camminava senza fermarsi, imboccando strade che non aveva mai preso. Voleva lasciarsi andare, non voleva pensare, si sentiva leggero come non mai, si sentiva in pace con sé stesso. Al diavolo tutto. Al diavolo ogni cosa. Finalmente si sentiva vivo. Aveva rinunciato ad una cosa importante, certo, ma andava bene così, almeno era finita come andava a lui.
I passi si sentivano appena, il corpo non gli apparteneva, congelato dal freddo, tenuto in moto dal fuoco che si sentiva dentro. E sorrideva, ghignava soddisfatto contro la pioggia che gli gocciolava sul viso. Lo sguardo fisso avanti a sé, per non perdersi un solo istante di quella “fuga” che andava avanti da quanto? Minuti? Ore? Non importava. Era l’ennesima cosa di cui non si importava. Niente aveva importanza quella sera, se non la sua voglia di perdersi, la sua voglia di essere libero fuori quanto sentiva libero il suo cuore. Era solo il battito, che scandiva il tempo. Un ennesimo bivio, andò a sinistra senza nemmeno riflettere se stava facendo la cosa giusta, quella notte aveva seguito solo il suo istinto, nient’altro, nemmeno il cuore. Quella notte, si sentiva come un animale, come un gatto o un cane randagio. Ormai aveva persino smesso di sentire i piedi intorpiditi dal freddo, ormai aveva persino smesso di sentire il dolore alle gambe. C’era solo la pioggia. C’era solo la strada che percorreva. C’era solo la notte buia.
Voglio solo lasciarmi andare per la notte, sarebbe la migliore terapia per me.

{I just wanna let it go for the night that would be the best therapy for me}

Forse mancava poco all’alba, forse in realtà non era nemmeno tardi come pensava. Ma in realtà lui non pensava, non quella notte. Il tempo sembrava non esistere, la musica della pioggia era accompagnata dal battito del cuore, entrambi calmi, entrambi gli facevano notare quanto si stesse bene soli sotto la pioggia e con nessun pensiero nella testa. E forse aveva percorso centinaia di chilometri e forse ci aveva messo ore ed ore. Forse a casa si stavano preoccupando come pazzi per sapere lui dove fosse finito, per sapere Axel dove fosse finito. E in realtà, nemmeno lui sapeva dov’era. Quella notte era così diversa da tutto il resto della sua vita.
Sbadigliò, strofinandosi gli occhi, se perfino il suo corpo ne risentiva, significava che era parecchio tardi. Ma non importava. Non importava nemmeno quello. La sua mente e la sua amina stavano bene e se le sarebbe godute finché non fosse caduto al suolo, stanco come non mai. Ma sembrava impossibile, perché avrebbe potuto camminare per altre ore, incurante della pioggia che amava per la prima volta, incurante dell’ora che si era fatta. Anche il tempo, quella notte, era di un importanza nulla.
Si sta facendo tardi, ma non mi importa.

{It’s gettin’ late but I don’t mind}

Fino all’alba, sarebbe stato tutto diverso, poi sarebbe tornato quello di sempre, poi avrebbe cercato di rimediare.
Per ora – solo e soltanto per ora – non importava.

 

 

 

 

*Note dell’autrice:
. . .
Ok, è una cosa assolutissimamente insensata, lo ammetto!!!
Ma considerando che l’ho scritta di getto, dopo un ora passata sotto la pioggia e che ho finita di scriverla all’1:18, con solo questa canzone sparata nelle orecchie, potete benissimo immaginare come sia stata compromessa la mia salute mentale!!!
In ogni caso, si accettano recensioni ^^

   
 
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