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Autore: La Mutaforma    11/09/2010    7 recensioni
Shadow era solo, solo al mondo. anche l'ultimo dettaglio della sua vita senza fine aveva perso ogni significato...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shadow the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…Who want to live forever?

 

“Oh, la morte, come deve essere bella la morte. Dormire lontano dal mondo, dimenticare il tempo, perdonare la vita, risposare in pace…”

 

–Il fantasma di Canterville, Oscar Wilde–

 

Shadow guardò nel vuoto per qualche tempo con i suoi occhi rossi che non ingannavano uno sconforto non indifferente, come se non gli interessasse minimamente lo spettacolo che aveva davanti. Ai suoi occhi, sembravano così fatue le stelle che brillavano lontane come milioni di astronavi erranti nello spazio, la pallida luna agitata dal vento nel suo unico giorno di plenilunio, la natura che dormiva placidamente cullata dallo stridio dei grilli e dai versi dei gufi tra gli alberi. Per lui, tutto era superficiale, freddo, e non gli donava alcuna sensazione emotiva nel suo cuore. Anche il cielo, quel meraviglioso firmamento, che almeno nelle sue remote reminiscenze, ricordava di aver contemplato in compagnia di Maria, che anche adesso gli sembrava un’amica stretta pur non avendola mai conosciuta di persona, gli sembrava privo di quella luce fatale che nel corso dei secoli aveva ispirato tanti poeti e aveva fatto nascere l’amore nel cuore dell’uomo.

Prison Island avrebbe potuto essere un posto magnifico per chiunque, se non ci fosse stata la prigione di stretta sorveglianza. Tranne che per lui.

Poteva trovarsi sotto la pioggia o sotto il sole, in primavera o in autunno, ma per lui sarebbe cambiato ben poco. Perché davanti ad ogni cosa che vedeva, c’era sempre un’ombra che la deformava, che oscurava anche il più terso e chiaro orizzonte.

La luna piena brillava alta nel cielo e tutto intorno a lui era oscurità. A volte si chiedeva se anche lui stesso fosse fatto di oscurità. Chissà, si chiedeva lui, nelle sue interminabili riflessioni. Poi raggiungeva la solita risposta che, come morfina, usava per placare quei dubbi con i quali aveva imparato a convivere. No, non era oscurità. L’oscurità non è tangibile, non è viva. L’oscurità non ha pensieri propri.

Ma è infinita. È per sempre. Era questo che lo distingueva dalle altre creature che lo circondavano e che, in un certo senso, lo isolavano. Come avrebbe potuto dire di essere anche lui una persona come tutte le altre? Chi altri era immortale come lui?

Guardandosi tutt’intorno, Shadow aveva visto la gente morire, aveva visto persone che temevano la morte, persone che desideravano l’Immortalità.

L’Immortalità. Chissà che ci trovava l’umanità in quella parola, in quel falso pregio che dopo qualche tempo diventava una maledizione.

Era forse una benedizione non morire mai? Valeva la pena essere allontanati da un ciclo vitale senza scrupoli e di conseguenza, anche da qualunque creatura vivente, solo per avere una vita senza fine, senza termine?

Tutto era destinato a finire. Ma non lui.

Oppure, se anche lui era destinato a finire, quando? E in che modo?

Il suo destino era continuare a camminare, senza tregua, senza sosta, con le persone alle sue spalle che si abbandonano tra le braccia della morte volenti e nolenti.

Tutti.

Quanto avrebbe voluto, per una volta, far parte di un “tutti”. Di far parte di un drappello, di un gruppo, di una cerchia di persone che dividesse con lui, anche se in minima parte, il suo sconforto, la sua eterna solitudine. Invece si era circondato di individui frivoli come Rouge o fredde macchine di metallo. Anche con loro, la sua solitudine rimaneva eterna.

Che fosse legata anche quella all’Immortalità? Magari, in un unico pacchetto, Shadow aveva ricevuto dal suo creatore immortalità e solitudine.   

Infatti non c’era nessun “tutti” per lui. C’era solo lui. Solo Shadow. Un tempo non gli era sembrata una condizione così sgradevole. Ora invece sembrava a dir poco inaccettabile. Tutto da quando Rouge gli aveva detto chi era…

Nessuno.

Ecco chi era lui. Il suo creatore gli aveva sempre ripetuto alle sue domande la stessa risposta:

–Chi sei? Logico, sei Shadow the hedgehog!–

Ora la domanda gli veniva spontanea: chi era questo Shadow the hedgehog che credeva di conoscere come se stesso, quando ancora credeva di essere l’unico, e che invece era una realtà totalmente a parte dalla sua? Insomma, chi era costui?

Nessuno, almeno per lui. 

Forse prima era stato qualcuno, questo a lui ignoto “Shadow the hedgehog”, ma non era di certo lui.

Quindi…i suoi ricordi…

Anche l’ultima cosa che credeva fosse eternamente in suo possesso, l’unico punto in comune che lo legava al resto del creato…anche quelli, i più belli, i più dolorosi e importanti della sua vana vita, erano finzioni.

Rivedeva se stesso in una persona che non era lui. Si rivedeva in compagnia di una persona che nei suoi ricordi era sua amica, ma che in alcuni momenti gli sembrava così lontana… in altre parole, sconosciuta.

Con quale garbo, con quale faccia avrebbe preteso ancora di essere Shadow, l’Immortale?

E in che modo, avrebbe potuto diventare Shadow, il Mortale?

Forse era suo destino vivere tra la vita e la morte, tra la comune mortalità e la dannata immortalità, che entrambe lo legavano ad un mondo che non era il suo, che non lo sarebbe mai stato.

Non ci sarebbe mai stata una casa, non per lui. Non avrebbe mai avuto un suo simile. Non ci sarebbe mai stata tregua per lui.

In quei momenti, oh, come invidiava la gente che si voltava a guardare. Così consapevole della fine, che vive cercando di godersi ogni attimo, sapendo in anticipo che quel momento non tornerà. Come invidiava i moribondi che, con un ultimo respiro, salutano il mondo che hanno amato e che ora stanno per lasciare. Come desiderava il dolore fisico, la paura di chiudere gli occhi e non risvegliarsi più, alleviato da tutto il dolore, da tutti i ricordi, belli e brutti, e così abbandonarsi in un sonno eterno, mortale.

No, lui era destinato ad essere eterno, come il tempo e come questo, poteva solo sfiorare la gente, ma non avrebbe mai potuto essere parte di esse, non sarebbe mai stato anche lui un “mortale”. O almeno una “persona”.

Non era né l’uno né l’altro. Era solo lui.

Solo Shadow. Anzi, non era nemmeno il vero Shadow, quello che lui vedeva nei suoi ricordi. Era solo l’ombra di un passato lontano, inafferrabile, e che persisteva nel presente.

 

…presente.

Per lui non c’era né passato, né tanto meno futuro. In compenso, aveva solo un immenso presente che non finiva mai. Aveva tanto tempo davanti. Tutto il tempo del mondo.

In quel periodo di tempo infinito avrebbe visto le persone alle quali si sarebbe legato, cadere, cedere sotto la pressione dell’universo, concludere il proprio ciclo vitale spirando e donando al vento le proprie emozioni, prima di un assordante silenzio che avrebbe riempito la loro esistenza ultraterrena.

Un destino che non era il suo. Non si sarebbe mai tolto di dosso le pene della vita, non si sarebbe mai lavato di dosso il sangue delle persone che aveva ucciso e che avrebbe continuato ad uccidere.

Eppure, gli sembrava così semplice, ma allo stesso tempo irrealizzabile, il suo eterno desiderio.

Dimenticare il tempo…

Dimenticare tutto quello che gli era appartenuto in vita, tutto quello che lo legava al mondo e alla vita terrena.

Perdonare la vita…

Perdonare la vita che lo aveva tradito, che lo aveva abbandonato separandolo dalle persone che amava.

Riposare in pace…

Riposare in pace senza più alcuna preoccupazione, con il cuore fermo che non avrebbe più scandito il ritmo della sua vita, come un eterno e stanco orologio, ormai leggero e libero da ogni turbamento.

 

Shadow chiuse gli occhi, con la luna che illuminava il suo profilo spigoloso. Si era arreso? E perché mai! Aveva tutto il tempo del mondo per trovare un modo per tranciare la sua vita. Aveva tutto il tempo del mondo per trovare un qualunque modo per raggiungere Maria e chiederle perdono, perché non era chi credeva di essere e aveva turbato il suo sonno eterno con la sua nascita, con la sua sola esistenza.

Perché ci sarebbe riuscito. Se lo sentiva dentro il suo instancabile cuore.

–Pazienta ancora un po’, Maria. Presto ci rivedremo…–

 

…Who wants to live forever?

   

 

   
 
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