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Autore: Hika86    11/09/2010    0 recensioni
Il gruppo di punta della Johnny's Enterateinment compie il decimo anniversario di attività e l'azienda avvia uno speciale progetto per la promozione dell'evento. Per l'occasione la collaborazione di artisti dal resto dell'Asia sarà un'ottima occasione per Aiba, Jun, Sho, Nino e Ohno... e per Lei.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno successivo era il penultimo giorno prima del concerto. Tutto sarebbe cominciato a breve.
Il Kokuritsu, mastodontica costruzione che avrebbe contenuto quasi sessanta mila persone, era costantemente attraversato da persone di fretta, in completa fibrillazione: i tecnici sistemavano le ultime cose, facevano un continuo controllo delle luci e del suono, l'orchestra sistemava gli strumenti e faceva il soundcheck quando il corpo di ballo faceva una pausa così da non disturbare il loro ritmo, una troupe faceva alcune riprese per il dietro le quinte seguendo i cinque Arashi ed intervistandoli, lo staff e i vari lavoratori controllavano la stabilità delle passerelle montavano le transenne per il pubblico, appendevano i cartelli per guidarlo quando sarebbe entrato e cominciavano ad issare le bandiere con i simboli del tour in cima allo stadio.
Nell'ora di pranzo cominciò a piovere e nessuno dei lavoratori si fermò a mangiare cominciando a fare i controlli per vedere se tutte le istallazioni reggevano il maltempo, mentre i ballerini si riposarono nella sala riservata e mangiavano qualcosa portato dai manager e dallo staff. Fortunatamente le prove del mattino erano andate bene, Ohno non aveva intralciato nessuno, ma rimaneva quello più intrattabile, tranne davanti alle telecamere dove sembrava diventare un'altra persona per dare una buona immagine nel dietro le quinte. Yun-seo li osservava da una delle aperture nelle tribune, mentre parlavano a turno davanti alla telecamera con una mantella addosso per non bagnarsi. «Vuoi prenderti un malanno il giorno prima?» domandò Takechi, arrivando alle sue spalle e coprendola con un ombrello
«Mh» mugugnò
«Sei nervosa? C'è qualcosa che ti preoccupa?»
«Non lo so» rispose sinceramente «E' come se oggi fosse l'inizio della fine» spiegò per poi fare una pausa, ma la manager non aggiunse nulla, attendendo che continuasse «E' buffo no? E' come se fino ad oggi avessimo lavorato per arrivare alla fine di tutto. Infondo è questo il nostro lavoro: prepararci perchè le cose siano fatte e finite. Abbiamo lavorato duramente questi mesi per arrivare fino ad oggi e oggi mi sento come se mi pentissi di aver speso così tanta fatica nel lavoro precedente, se il risultato dev'essere che tutto finirà»
«Ma non possiamo rimanere per sempre così. Se anche qualcosa finisce ci sarà qualcos'altro che comincerà, non credi?» azzardò Takechi
«Sì, è sempre così nel nostro lavoro. Tutto quello che finisce apre nuove porte, magari ancora più grandi, ancora più importanti e magnifiche... ma non posso fare a meno di guardarmi alle spalle e provare nostalgia per la strada percorsa, pensare alla me di quel passato»
«Se puoi fare una cosa del genere significa che sei cresciuta e maturata, che questo lavoro ti ha lasciato qualcosa. Chissà, magari posso sperare di esserti stata d'aiuto in qualche modo e di aver partecipato alla tua crescita: sarebbe un bel traguardo come manager» ridacchiò quella
«Più che "sperare" direi che puoi "avere la certezza" di aver partecipato al mio cambiamento, così come spero a mia volta di esserti stata d'aiuto... anche se ne ho combinate veramente di cotte e di crude»
«Ne hai combinate talmente tante che la mia incompetenza come manager ha aiutato a peggiorare la situazione»
«Siamo due frane insomma?»
«Sì, una provetta di nitroglicerina e una studiosa con le mani tremanti. Che coppia!» entrambe risero appoggiandosi l'una alla spalla dell'altra: forse era la prima volta che Takechi la vedeva ridere così di cuore.
I ragazzi avevano finito l'intervista e le raggiunsero di corsa «Aaaah... speriamo che non continui così anche domani!» «Che roba! E' aumentata o sbaglio?» dicevano mentre cercavano tutti di accalcarsi sotto il loro ombrello «Guardate che non ci stiamo!» «Riida fatti più in là» avevano trascinato anche Ohno che si ritrovava stretto tra Yun-seo e Aiba e non pareva molto contento «Ma siete stupidi? Cinque passi e c'è il corridoio sotto gli spalti che è asciutto» sbuffò tirandosi fuori dalla calca, dando una leggera spinta ad entrambi. I ragazzi si lamentarono e lei lo guardò allontanarsi a passo nervoso: cos'avrebbe potuto fare?

♫E' come togliere la polvere ad un vecchio scrigno
le memorie riaffiorano quando alzi il coperchio.
Sarai al mio fianco mentre sorrido la ricordo?♫

Bussarono alla porta del camerino, dopo cena, con foga ed insistenza. A poco serviva chiedere di aspettare che finisse di indossare i vestiti togliendo il costume di scena. «Ma insomma! Se dico "un attimo" significa che in un attimo apro, no?» sbuffò arricciando il naso
«Scusa Ahn san» disse Aiba, tutto agitato, quando lei aprì la porta «Non è che hai visto il Riida?»
«Eh? Ohno san? No... dopo l'altra sera cosa ti fa pensare che sia con me? Nel camerino poi...» aggrottò le sopracciglia
«Hai ragione... sono stato uno stupido» rispose lui abbassando lo sguardo
«Cos'è successo?» chiese con un sospiro, vedendolo così agitato e abbattuto
«Mah... dopo ieri sera non è che ci siamo parlati molto. E' anche vero che ormai la tensione c'è per tutti... solo che adesso dobbiamo avviarci agli studi e ci eravamo ripromessi di incontrarci sul pullman prima di tutti per fare una breve riunione tra di noi, ma Ohno non arriva...» spiegò
«Non potete farla alla JH dopo cena?»
«Potremmo si, ma preferivamo tutti farla adesso per poterci rilassare stasera e non pensare a domani»
«Mi spiace Aiba san... non ne ho proprio idea» concluse lei scuotendo il capo
«Va bene, allora continueremo a chiamarlo, scusa» si inchinò e si allontanò. Yun-seo rientrò finendo si sistemare tutto: poi era lei quella che combinava pasticci e che non era professionale? Perlomeno non sarebbe mai scappata la sera prima del concerto senza dire nulla. Raccolse i vestiti di scena e li appese mettendoli da parte, nella grande sala, pronti per il giorno dopo. Afferrò la borsa e la felpa che aveva indossato quel giorno, ma nel portarsela via perse le cose dalle tasche «Ahn san, ti son caduti dei soldi credo» la avvisò un collega aiutandola a raccoglierli
«Oh grazie, sono talmente sbadata che ho preso la giacca sottosopra» sorrise debolmente
«Siamo tutti un po' provati. Riposiamoci stanotte e domani saremo in perfetta forma» la rassicurò quello «Tieni, c'era anche questo» le disse tendendo un foglio e un elastico
«Questo è mio, ma quello no»
«C'è il tuo nome sopra» disse quando la ballerina gli fece notare che il foglio non era suo. Era piegato in quattro, ma si era aperto rivelando che, tra le altre parole scritte, per primo c'era il suo nome «Ma dai? Allora grazie. Ci vediamo sul bus» rispose lei sorpresa. Rimise i soldi in tasca e si avviò verso l'uscita del Kokuritsu leggendo li foglio che non aveva mai visto prima.

Per Ahn YunSeo
Probabilmente sono l'ultima persona con cui hai voglia di parlare, ma se potessi vorrei avere la possibilità di scusarmi per il litigio di ieri. Io sarò dietro la torcia dello Stadio fino all'ora di andarcene.
Ohno

Le luci della città brillavano come diamanti da lassù. Erano nel cuore della città eppure si trovavano così in alto da poterla vedere come un panorama brillante fino all'orizzonte. Da lassù i rumori arrivavano un po' più lontani, mentre il continuo soffiare del vento era meglio udibile e distinguibile dal resto. C'era una sagoma scura, appoggiata alla balaustra, che guardava il panorama in silenzio «Non potevi dirmelo a voce invece di scriverlo?» sbottò dal silenzio la coreana. La sagoma si mosse per volgersi verso di lei ed il viso di Ohno venne illuminato dalle luci dello stadio «Non era facile con le persone intorno a noi. Ce ne hai messo di tempo a venire»
«Ad averlo saputo venivo prima, ma se non avessi rovesciato la felpa per sbaglio non mi sarei mai accorta del biglietto» spiegò lei mettendosi al suo fianco con uno sbuffo «Che tipi complessi che siete, non è così difficile dire le cose come stanno» borbottò prima che entrambi cadessero nel silenzio.
«Come hai cominciato a ballare?» domandò dal nulla il ragazzo
«Nh? Mmmh... beh, come direi... è stato quasi naturale» si mise a riflettere lei guardando il traffico nella strada sotto di loro «Dato il mio problema a scuola non ero brava anzi...
Era impossibile per me stare al passo con i compagni. Diciamo che sono riuscita a raggiungere la capacità di lettura di un bambino di quinta elementare ai vent'anni»
«Così tardi?» domandò lui sgomento
«Avrei potuto far prima se mi fossi impegnata a combattere la mia malattia. Il punto è che non ero una bambina forte, il mio problema mi emarginava dal resto della classe e mi rendeva facile bersaglio dei bulli, ed io non avevo la forza di resistere o rispondere così scappavo dalla situazione e spesso marinavo la scuola. I primi due anni di elementari stavo chiusa in qualche bagno pubblico o in piccoli angoli poco controllati dei parchi, così da non farmi vedere da nessun adulto o poliziotto. Poi ho cominciato a girare da sola e un giorno delle ragazze mi trovarono che guardavo una vetrina di una panetteria nell'ora di pranzo -ero troppo piccola perchè mi lasciassero dei soldi, così spesso digiunavo a pranzo. Mi aiutarono e da quel giorno si affezionarono a me. Così ho fatto amicizia con una banda di liceali, maschi e femmine, appassionati di danza e musica. Ballavano per la strada, occupavano spazi pubblici e li utilizzavano per provare passi, ballare insieme, per poi scappare non appena arrivavano i poliziotti. Mi accettarono come loro mascotte e da quel momento cominciai a stare loro» spiegò, improvvisamente persa nei ricordi
«Ma non erano pericolosi?» domandò Ohno, perplesso
«Forse qualcuno di loro beveva e fumava qualcosa di strano, sicuramente le ragazze si scambiavano gli altri sotto le lenzuola, ma io non potevo immaginare, ero troppo piccola, e comunque tutti mi trattavano bene. Mi presero in simpatia quando cominciai a voler imparare da loro: divennero dei maestri. Con loro ho imparato i primi passi di hip hop e l'improvvisazione, ho imparato a scappare dalla polizia e poi a diventare più forte»
«Questo spiegherebbe perchè, certe volte, hai un modo di fare più da scaricatore di porto che da ragazza» ridacchiò l'altro
«Uhm.. beh» farfugliò lei arrossendo «Non saprei.. ecco... tanto è finito tutto quando i miei mi hanno scoperto, in quinta elementare» scosse il capo con un sospiro «Ma ho dei bravi genitori: ascoltarono i miei problemi e mi vennero incontro. Decidemmo che avrei fatto lezione con un'insegnante privato finchè non avessi superato l'età per la scuola dell'obbligo e nel frattempo accettarono di farmi coltivare l'unica passione che avevo, la danza. Era anche l'unica cosa in cui sembravo riuscire bene»
«E così hai cominciato fin da piccola...» annuì lentamente
«Si, una volta che fu possibile abbandonai gli studi e mi iscrissi ad una scuola di ballo per dedicarmici seriamente. Ho ripreso a studiare quando ho conosciuto gli altri... sono stati Jae-Joong e Chang a costringermi ad imparare almeno a leggere il coreano» sorrise teneramente al ricordo «Poi è stato Chang ad insegnarmi il giapponese»
«Quindi il tuo rapporto con loro è molto più profondo di quanto non sembri»
«Siamo come voi» azzardò la ragazza, voltandosi a guardare il ragazzo al suo fianco «Scherziamo e ridiamo davanti agli altri: guardandoci non ci si immagina che connessione profonda ci sia tra noi» e detto quello si bloccò aspettando che Ohno dicesse qualcosa, ma così non fu. Tornò di nuovo il silenzio tra loro «Scusa» disse dopo un po'
«Non devi scusarti Satoshi san» lo interruppe lei con un profondo sospiro «Sei agitato, nervoso e sotto pressione, lo dimostra anche il fatto che mi hai riempito di domande senza andare subito al dunque. Ieri sera hai detto cose che non pensavi veramente. Non c'è bisogno di dire altro, ho intuito da sola il perché delle tue parole»
«Capisco...» annuì piano lui
«Ascolta» aggiunse subito lei, prima che si avviasse qualsiasi altro discorso «Se tratti male me va bene, non c'è problema»lo rassicurò
«Eh? In che senso?» domandò lui
«Satoshi san, adesso raccontami qualcosa tu: come sei diventato il leader degli Arashi?» chiese lei come risposta
«Giocandomi il ruolo a Jan-ken-pon» rispose candidamente
«Eh?» fece incredula
«Non avevamo scelto un leader e un presentatore in diretta ci disse di farlo. Quando chiese ad ognuno di noi chi dovesse farlo gli altri nominarono me, ma io nominai Sho kun, così ci spinsero a giocarcela tra noi due a Jan-ken-pon. Ho vinto e sono il leader»
«Pazzesco» ridacchiò la coreana
«Vero? Lo penso anche io» disse lui con un sorriso
«Nonostante ciò, Satoshi, penso che tu sia veramente il loro leader» disse lei «Gli altri non mi sembrano persone da diventare nervose per via della tensione, o comunque non sembrano persone da scaricarla gli uni sugli altri sapendo di essere tutti nella stessa situazione; eppure negli ultimi giorni il nervosismo non è solo evidente, ma è chiaramente palpabile nell'atmosfera che c'è tra voi. Credo sia perchè sei teso anche tu... e tu lo stai mostrando»
«Co... in che senso?» strabuzzò gli occhi lui
«E' questo che intendo con "essere il leader": se tu non sei tranquillo non riescono ad esserlo nemmeno loro. Se tu sei con loro, se li controlli, i loro caratteri tanto diversi riescono a trovare l'armonia, ma se tu non stai bene allora nemmeno gli altri lo sono e l'equilibrio si spezza. Per questo puoi trattare male me, se vuoi, ma ti prego di non farlo con loro perchè hanno bisogno di te, del loro leader e della sua sicurezza» spiegò la coreana appoggiandosi anche lei alla balaustra. Il momento era intenso, ma suonò il cellulare, come se quello fosse stato un colpo di scena da tlefilm. «Pronto?» rispose lei «Ah si! Siamo vicini alla torcia... va bene» e mise giù «Stanno arrivando, sono tutti preoccupati perchè non ti trovavano e ora non vedevano nemmeno me in giro» ridacchiò, lui sorrise dopo di lei.

♫E' come uscire in un giorno di sole radioso
e comincia a piovere quando non hai l'ombrello.
Ci sarai tu a coprirmi?♫

«Sono passati dieci anni da quando abbiamo cominciato. Sono tanti.. vero?»
«Si, tanti» annuì
«Abbiamo fatto tanti lavori insieme, tanti lavori separati. Siamo i nostri migliori amici, ma anche i nostri migliori rivali, eppure ognuno di noi riesce ad avere ancora la sua fetta di mondo a parte oltre questo gruppo, perchè, per quanto tempo possa passare, rimaniamo sempre diversi ed ognuno di noi conserva le sue caratteristiche. C'è equilibrio, è vero... c'è anche se siamo tutti diversi. E forse ho sempre sentito di doverlo preservare, senza però rendermene conto. Poi sei arrivata tu, una persona qualsiasi, e senza dover fare alcuno sforzo sembra che tu metta d'accordo tutti» sospirò profondamente e piegò le spalle, appoggiandosi di più sui gomiti «Aiba e Jun, così diversi, sembrano sostenerti allo stesso modo. Sho e Nino, anche loro che sono due mondi a parte, ti hanno protetta con la stessa decisione. Io... io mi sono sentito improvvisamente inutile e superfluo per il gruppo perchè tutti scherzavano e andavano d'accordo senza che io facessi niente... non che l'armonia degli Arashi esista solo grazie a me, beninteso... però... ho sempre pensato di svolgere un ruolo fondamentale per controllarla e farla durare» si passò una mano tra i capelli, tormentandosi qualche ciocca «E' stupido pensare una cosa così infantile alla mia età? Sono un adulto ormai, ma arrivati a questo traguardo, a questi dieci importanti anni, ho improvvisamente paura di non riuscire ad apprezzarlo a pieno con le persone che amo di più al mondo, che mi hanno spronato ad arrivare fin qui giorno dopo giorno e che hanno fatto questa strada con me, al mio fianco» spiegò lentamente Ohno prima di piegare il capo verso il basso
«Io ti ho dato questa impressione?» domandò dubbiosa lei, con tono più leggero rispetto a quello del ragazzo «Io ho dato un'impressione contraria a me stessa. Mi sembra di aver combinato solo pasticci, di non essere stata utile e, anzi, di aver creato solo confusione»
«Probabilmente a te viene naturale tenerli insieme, mentre io mi devo sforzare» spiegò lui con voce tremante: erano quelli i veri pensieri che tormentavano Ohno?
«No, non ci credo! Sai cosa penso? Che il giornale è il giornale, mentre Ohno san è Ohno san!»
«Scusa?» la interruppe lui
«Eh?» domandò strabuzzando gli occhi
«Giornale?»
«Giornale?»
«Ah! Intendevi "te stessa"!*» esclamò il ragazzo dandosi una manata sulla fronte
«Oh vabbè è lo stesso!» sospirò quella prima di continuare «Io... non sono del gruppo, io non sono nemmeno giapponese, appartengo ad un paese diverso, con una cultura diversa, una lingua diversa... io non potrò rimanere qui in eterno. Ho solo due mesi da passare qui, poi tornerò a casa mia e in parte sono felice perchè manco da tanto tempo a casa e mi mancano gli amici e le persone che conosco lì... potrò tornare qui, certo, non siamo lontanissimi, ma io non abito qui, non prendo un autobus e sono a casa vostra. Oltretutto io... io non vi conosco!» esclamò raddrizzando la schiena e mettendosi bene in piedi, senza appoggiarsi più a nulla «Cosa sono 6 mesi scarsi paragonati a 10 anni di lavoro fianco a fianco, di esperienze condivise, di pensieri, paure e successi vissuti insieme? Io spero che gli altri mi vogliano bene almeno un po', ma penso che quello che provano per te non sia nemmeno paragonabile a quello che c'è nei miei confronti! Se non ci sei tu gli Arashi cominciano a perdersi, e così succederebbe se venisse a mancare uno qualsiasi di voi cinque. Quando io me ne andrò le cose tra voi non cambieranno: magari ogni tanto mi scriverete una mail, se avrete tempo, se mai tornerò a Tokyo ci incontreremo per un caffè... ma la vostra carriera continuerà come prima, anzi meglio di prima, dopo questo anno. Io non cambio gli Arashi, solo voi potete cambiare voi stessi» gli spiegò con la voce tremante, aveva paura di star combinando il pasticcio più imperdonabile di tutti: che Ohno lasciasse tutti per colpa sua.
«Forse non faccio abbastanza» sospirò lui sollevandosi a sua volta
«Cosa significa che non fai abbastanza?!» urlò Aiba comparendo lungo il perimetro del Kokuritsu, dopo aver saluto le scale e avvicinandosi a loro alla velocità della luce, seguito a ruota dagli altri tre
«Riida ci hai fatto prendere un accidente!!» esclamò Jun
«Pure tu, che accidenti ti passa per la testa: sparire senza dirci nulla!» borbottò Sho dando a Yun-seo uno scappellotto sulla testa
«Scusate, non volevo farvi preoccupare così tanto... è che non ci ho proprio pensato» mormorò Ohno
«O chan» esclamò Nino puntandogli il dito addosso «Sei uno stupido! L'idea della riunione sul pullman era tua!» aveva le lacrime agli occhi
«Riida... forse non ti occupi dell'organizzazione del lavoro come fa Jun, non ti preoccupi della nostra immagine o della comunicazione del gruppo nel modo in cui fa Sho... ma ti preoccupi di noi» spiegò Aiba, già lacrimando «Non è abbastanza per te?»
«Aiba chan...» sospirò l'altro
«Per noi è sufficiente, Riida! Anzi, è quello che vogliamo! Nessuno può prendere il tuo posto!» esclamò Jun con convinzione
«Jun... grazie io...»
«Riida tu ci conosci, noi non possiamo farcela senza di te. Ognuno di noi ha tante di quelle cose da fare, tanti di quei pensieri e caratteri così diversi, che se non ci fosse qualcuno a tenerci sempre uniti ci perderemmo senza nessuno ad indicarci la strada da seguire tutti insieme»
«Sho, veramente non l'avevo mai vista in questa ottica»
«E poi ad Ahn san l'unica cosa che viene naturale è creare pasticci, di certo non tenerci uniti: cosa vuoi che ne sappia una che non sa leggere nemmeno i nostri nomi?» domandò Nino cercando di trattenere il tremore della voce
«Ehi! Questo è un insulto!» sbottò la ragazza, ma venne interrotta quando vennero spente le luci dello stadio e finirono nella penombra, illuminati solo dal resto della città. «Sei l'unico che possa smuoverci così tanto... se fosse scomparso Aiba "avrà perso la strada, vedrai che per cena torna" avremmo pensato. Se fosse scomparso Jun "quanto tempo pensa di passare ancora a discutere dei dettagli? Domani si va in scena e quel che succede, succede". Se fosse scomparso Sho... ma Sho non scompare, al massimo è in camera sua a leggere, mentre a me mi si ritrova dove si può giocare a qualcosa» continuò Nino «Ma O chan è il nostro leader, dove vuoi che vada un leader? Deve essere con noi adesso, se non c'è, può essere successa qualsiasi cosa»
«E invece dovevo solo parlare con Ahn san, brutti ficcanaso» ridacchiò Ohno
«Ohno san, non lo vedi?» intervenne Yun-seo «Non sei il leader degli Arashi per gli altri. Tu sei il leader degli Arashi per gli Arashi» e cadde il silenzio.
«Che frase profonda Ahn san...» mormorò Ohno
«Wow» sospirò Nino
«Mi ha colpito» disse Aiba portandosi una mano al cuore
«Vero eh?» ridacchiò Jun
«Aspetta che me la segno» concluse l'ultimo dei cinque

♫E' come sentire una melodia improvvisa
venire colti da un senso di benessere ascoltandola.
Sei tu che stai cantando per me?♫

«Siete cinque imbecilli, ecco perchè state bene tra voi» sospirò la coreana alzando gli occhi al cielo «Forza, abbraccio di gruppo e urlo di incoraggiamento prima di domani» li incitò spingendoli ad avvicinarsi. Nonostante qualcuno di loro fosse restio alla fine fecero cerchio in cinque. Si scambiarono qualche frase di incoraggiamento: «Dieci anni eh?» «Tanti, no?» «Se pensi che dobbiamo farne altrettanti sembrano pochi, siamo solo a metà» «Altri dieci?» «Perchè Jun? Hai di meglio da fare?» «No, in effetti no» «E allora di cosa ti lamenti» «Ehi, fratelli... dieci anni» «Mh...» «Già...» «Siamo arrivati in cima?» «Forse sì» «Il nostro "sogno" eh?» «Mh... "arriviamo fino in cima" abbiamo detto» «Forse ci siamo riusciti, no?» «Grazie compagni» «Prego, prego» «Sei scemooo?» «Va bene, allora Oo chan grida "Arashi" e noi "fight", per tre volte» «Ma vuoi farlo davvero?» «Io mi vergogno» «Ci avranno chiuso nello stadio?» «Ma figurati, però ci staranno cercando, facciamo sì che ci sentano per farci venire a prendere» «Siamo proprio un gruppo di dementi» «ARASHI!» «FIGHT!» «ARASHI!» «FIGHT!» «ARASHI!» «FIGHT! FIGHT FIGHT!» e scoppiarono a ridere quando Aiba prese a tossire all'ultimo "fight" «Sono felice di essere negli Arashiiiii!!!!!!!**» urlò Jun per concludere, prima di buttarsi steso a terra. Gli altri lo imitarono e ridendo si misero a sedere sul cemento del Kokuritsu «Che rumore ha fatto la tua borsa Matsumoto san?» domandò la ballerina sedendosi con loro
«Ah! Ho dimenticato di lasciar giù le lattine!» esclamò lui
«Non dirmi che sono quelle di succo al melograno?» domandò sconcertata lei
«Si» annuì lui togliendo lo zaino dalle spalle
«Ricordo che quella sera me l'avevi detto che te le portavi dietro, ma credevo che scherzassi»
«Eh? Il succo delle macchinette della JH?» domandò Aiba avvicinandosi «Lo adoro!»
«Sul serio?» domandò Jun sgomento «Non mi hai mai detto nulla quando mi portavo le lattine ai concerti»
«Veramente non ci ho mai fatto caso» ammise quello
«Hai da bere Jun? Passa che sto morendo. Ne vuoi una O chan?» domandò Nino
«Vada per il succo al melograno» ridacchiò lui. Fu proprio il leader ad alzare la sua verso l'alto per proporre un brindisi «Kanpai!!» dissero tutti insieme facendo scontrare tra loro le lattine. In quel momento si riaccesero le luci dello stadio, tutte insieme ⎨ARASHI SAMA? SIETE ANCORA NELLO STADIO? VI ABBIAMO SENTITO URLARE, STATE BENE? VENITE FUORI SE POTETE!⎬annunciarono agli altoparlanti. Scoppiarono tutti a ridere. Ognuno raccolse la propria borsa e, prima di scendere lanciarono uno sguardo verso il paesaggio della Tokyo notturna in direzione di Shinjuku, prendendo i primi sorsi della bevanda.

♫Se le cose accadono c'è un perchè
Mi insegnerai qual'è il mio posto?
Tu, che ci sei sempre, hai già un posto nel mio cuore♫

«In ogni caso... "non è il momento di fermarci"***» disse uno di loro e tutti sorrisero con le luci della città riflesse negli occhi. «Pensandoci bene poi... perchè proprio Yun-seo?» domandò ancora qualcuno
«Credo sia capitato per caso, ma d'altra parte è difficile non notarla no?»
«Si, lo penso anche io: pochi si danno delle carote»
«Vero, vero! ma a parte ciò è strano... boh Yun-seo è strana: diciamo che è inevitabile farci caso»
«Lo prenderò come un complimento» sospirò lei, sentendoli ridacchiare
«E' proprio quello che si dice: "Un melograno in mezzo all'erba"****» mormorò Ohno e tutti, nel silenzio, sorseggiarono ancora dalle loro lattine. Il mondo pareva lontano da lassù e l'entusiasmo che cominciava a bruciare dentro di loro, in vista delle nuove sfide che li aspettavano, sembrava avere la capacità di abbracciare tutta la città: era l'inizio di qualcosa di nuovo? Bastava aspettare il domani.

*Yun seo confonde Jibun (se stessi) con Shinbun (giornale)
**Jun cita una loro frase famosissima "Arashi de yokatta" che a noi stranieri è stata spesso tradotta come "Sono felice di essere negli Arashi"
***Altra citazione di loro stessi. "Orera ga todomaru tokoro ja nai kara" frase che si ritrova anche in "Sketch".
****E' un modo di dire giapponese (poco conosciuto, io l'ho trovato anni e anni fa come nota di spiegazione in un manga dove usavano questa espressione) per indicare il particolare nella folla, diciamo. (il rosso brillante spicca subito in mezzo ad un prato verde, no?)


Ultimo capitolo. L'ho riscritto mille volte, non è stato facile ecco. Vi metto anche l'epilogo e concluderò tutto lì. Su su andate a leggere pure quello se siete arrivati fin qui (difficile XD ad oggi c'è stata UNA sola lettura del capitolo 9 o.o che tristezza!)

  
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