Questa
storia è ambientata sì nell'Antica Grecia ma
verosimile alla nostra. Spero che vi piaccia; è la mia prima
fanfiction per cui
i commenti sono ben accetti anche se non positivi. Ringrazio An, senza
di lei
non mi sarei mai iscritta qui e non avrei mai trovato il coraggio di
pubblicare
le mie storie :) Buonalettura !
Uno
sguardo
al di là dell’orizzonte
“al
fuoco al fuoco” una casa è invasa
dalle fiamme, uomini e donne si stanno dando da fare per respingere
quell’inferno rosso: attingono l’acqua dalla
fontana principale e tramite dei
secchi la lanciano sulle pareti dell’edificio. È
notte, una notte d’agosto,
calda e afosa; il sudore scende dalle fronti e i vestiti si attaccano
alla
pelle. Un bambino urla, grida e dimena i piedini in grembo a una donna
dai
capelli corvini che sta osservando incantata quello spettacolo.
Una lacrima le scende dal viso e stringe al petto quella strana
creaturina.
Mormora tra i singhiozzi: “ se non fosse stato per te, per
te, ora saremo tutti
lì sotto, lì dentro”.
e culla il fagottino lentamente.
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Oggi è giorno di mercato, mi alzo felice e vado ad aprire la
finestra della mia
stanza : Odore di spezie e profumo di pane che ricordano la mia
infanzia e mi
metto a guardare il via vai di gente indaffarata negli acquisti.
Ma non ho tempo da perdere e infilo la prima tunica che trovo, lavo la
faccia e
mi fiondo nella grande sala comune al piano di sotto.
Subito la voce di Kiki mi raggiunge: << Sbrigati a far
colazione perché
ho MOLTE commissioni per te!!>> odio quando sottolinea la
parola molte ma
non posso ribattere visto che lei è la padrona della
locanda.
E’ una bella donna di media altezza, ha i capelli scuri
ondulati e la
carnagione olivastra proprio come quasi tutte le donne greche.
Lei è stata l’unica a volermi con sé e
a fidarsi; mi ha trovato in un fagottino
sulla soglia di casa quando ero ancora neonata, mi ha presa con
sé e mi ha
allevato come se fossi sua figlia. Il suo istinto e il suo amore non si
sono
fermati al mio aspetto inusuale ma hanno fatto di me una parte della
sua
famiglia.
Il fatto è che il mio aspetto non è il tipico
mediterraneo: ho capelli turchini
e pelle chiara, lattea, quando dei viaggiatori arrivano alla locanda e
mi
vedono per la prima volta mi osservano con la bocca spalancata come se
fossi
un’attrazione o una strana creatura del posto.
Alcuni spaventati non mi guardano in viso e abbassano lo sguardo al
pavimento
altri invece cercano di toccarmi pensando che sono
un’apparizione. La gente è
proprio strana!
Adesso non devo pensarci.
Kiki da dietro il bancone mi porge la cesta di vimini e una pergamena
<< Ecco qui ci sono scritte tutte le cose da prendere,
dentro la cesta
c’è un sacchetto di pelle con alcune monete
… Mi raccomando non far
tardi>>.
Mi allungo per prenderle e corro verso la porta.
Il mercato è a pochi passi da me, srotolo la pergamena e
leggo tutti i nomi.
Noto una bancarella che vende piccoli monili in rame e mi avvicino
curiosa.
La proprietaria è una vecchina che se ne sta al sole con gli
occhi chiusi.
Non la voglio disturbare e mi dirigo verso il venditore
d’ortaggi e di frutta.
Affretto il passo. Mi faccio largo tra la folla tra le esclamazioni di
sorpresa.
La cittadella di Santes non è molto grande, ma è
sede dall’antichità di scambi
commerciali tra il popolo greco e quello persiano. Gli abitanti ormai
sono
abituati al mio aspetto come i mercanti più anziani e quelli
che si riuniscono qui
per ogni mercato ma i forestieri sembrano non immuni ad esso. Alcuni mi
guardano con un’espressione meravigliata, altri mi paragonano
ad una dea, altri
ancora pensano che sia portatrice di sventura e gli ultimi non osano
porsi
domande.
<< Ciao Bulma!>> un ragazzo si sbraccia tra
la folla verso di me.
Ho il sole negli occhi e non riesco a riconoscerlo. Sto ferma mentre
lui si
avvicina. È Yamcha.
<< Non cercare di ignorarmi!>> dice
sorridendo , io con aria
innocente rispondo << non è colpa mia se ho il
sole negli occhi e non
sono riuscita a scorgere nella folla il tuo visino
aggraziato>> , lui sta
al gioco e non si scompone << Dovrà farsi
perdonare per questo
insulto>>. Scoppiamo a ridere, lui è come un
fratello per me, sono
cresciuta con lui visto che sua madre lavorava alla locanda e lui ora
ha preso
il suo posto, ora dopo che lei è scomparsa.
Tutto successe quando avevamo sì e no dieci anni, la Grecia
era in guerra con
la Persia; sì la Persia. Sembra un fatto di un destino
ironico e crudele, noi
commerciamo con i persiani, noi viviamo nelle case vicino alle loro,
noi
parliamo con loro, ridiamo con loro, piangiamo con loro. Ora.
Ma prima era diverso tutti erano contro tutti per accaparrarsi un lembo
di
terra.
Mentre sto pensando mi nasce sulle labbra una risata che si trasforma
in uno
schiamazzo. Non sono pazza, è tutta colpa di Yamcha che mi
ha preso alla
sprovvista e si è buttato su di me per farmi il solletico.
Scappo dalla sua presa e corro verso la bancarella mentre lui mi
insegue.
<< Vorrei tre monete di bronzo di fichi, quattro di
carote, due di
lattuga … >>
Mentre elenco tutta la spesa al venditore , Yamcha mi raggiunge.
<< Che velocità>> lo apostrofo,
lui mi guarda << devo
continuare a farti il solletico?>> << va
bene >> respiro
profondamente << Cedo!>>.
Gallamede, il venditore mi guardò con affetto , lui ogni
estate viene in paese
a vendere la sua mercanzia e ogni anno mi vede crescere , conosce
perfettamente
il mio caratterino e sa cosa può rallegrarmi in ogni
situazione.
<< La sapete la novità?>> chiede
l’uomo , io feci segno di no e
guardo Yamcha anche lui non conosce la notizia.
<< Oh! Strano, tutti in paese parlano della
processione>>
Processione? Quale? Solitamente queste cose non mi sfuggono, sono
sempre
informata perché alla locanda la gente passa e chiacchiera,
parla e si scambia
opinioni.
Come poteva essermi sfuggito? Forse non era un avvenimento
così importante …
<< Il tridente di Poseidone !!!>> Urla
Yamcha.
<< Esatto figliolo, la prossima luna nuova
sarà portato qui , in
processione, per propiziare il dio del mare a dare una buona pesca e
per
calmare la sua ira che scatena nubifragi improvvisi>> .
Ero l’unica che non sapevo niente e questo mi stizza
parecchio.
<< Come facevo a non saperlo?>> e guard0
entrambi con gli occhi
ridotti a fessure.
Con lo sguardo innocente fanno spallucce.
<< E quando sarebbe questa processione?
EH?>> chiedo.
<< Domani!>> risponde allegramente il
mercante.
Spero che non abbia nulla a che fare con quel brutto presentimento che
mi
accompagna da giorni. Sono stata attenta alle conversazioni di tutti i
mercanti, alle loro storie, ai racconti degli stranieri durante la
cena; ma
nulla, nulla che poteva presagire una catastrofe o che ne so
… un attacco
nemico. Nulla. Ma avverto nell’elettricità
dell’aria che qualcosa sta per
accadere. Dove tenere gli occhi aperti e sorvegliare. Come ho potuto
dimenticare la processione ?! “Bulma sei una
sciocca” mi dico sottovoce.
Mi sforzo di sorridere. Il mercante ripone nei sacchi di tela delle
mele rosse
dalla pelle lucida. È Yamcha a rompere il silenzio.
Continua
…