Una maglietta rossa. Strappata. Lacerata.
Una mano delicata. Non è curata, non ha quelle unghie lunghissime che hanno tutte le mani di donna.
Perché lei, forse, non è una donna. Non come le altre, di sicuro.
- Tch.
Comincia a ricucire la maglietta, in maniera dozzinale. Alcune strisce di maglietta sono andate perse.
Infila l'ago e lo ritira su, automaticamente, tentando di ricucire anche il suo cuore.
Quel cuore spezzato. Di cui alcuni pezzi erano andati persi.
Andati persi, per sempre, chiusi dentro quella Box mimetica accanto a lei.
Una lacrime le scende lungo il viso. Un'altra. Altre ancora.
Odia piangere, ma non riesce a fermarsi.
Urla, urla ancora. Un urlo che le viene da dentro, da quel cuore che le hanno rotto in mille pezzi, in maniera crudele.
Le manca il respiro. Soffre, soffre, è l'unico modo per descrivere come si sente.
Le fa male il cuore.
Non come quando lui le metteva la mano sulla testa e le scompigliava i capelli. Il suo cuore allora si scaldava fino a farle male.
Non come quando la trovava addormentata sulla scrivania, con la testa fra le pratiche, a fine giornata, e silenziosamente, sempre con quel maledetto sorriso sulle labbra, finiva il suo lavoro.
Quel maledetto sorriso che era un colpo al cuore.
Quel maledetto sorriso, lo stesso che aveva sulle labbra prima di addormentarsi…per sempre.
I crampi al petto si fanno sempre più forti.
Si lascia scivolare dalla sedia, si rannicchia vicino all'armadio, con le ginocchia al petto.
Piange, ancora, fino ad addormentarsi, lì, in una posizione che sicuramente domattina si farà sentire.
Meglio così, in fondo, pensa prima di abbandonarsi definitivamente al sonno, almeno…almeno saprò di essere ancorata a questo mondo…
«Ehi, Lal.»