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Autore: Any Ikisy    12/09/2010    5 recensioni
Nella vita di un militare ci sono delle priorità da rispettare.
Capita che la vita di un soldato valga meno del compimento della missione; che, in qualche modo, ci sia il sacrificio di uno in favore di tanti altri.
In certi casi invece questo non è necessario, ma la tensione è talmente alta da portare il soldato a rischiare ugualmente.
[ Pai/Ghish ]
Genere: Guerra, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Pai Ikisatashi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ikisatashi, acquisiti e non'
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NON CI È DOVUTO NULLA

 

 

Con uno strano sorriso, Pai spinge Ghish contro la parete.

Quel semplice scontrarsi delle sue falangi flessibili contro le sue spalle vestite porta il più giovane a incontrare rudemente la lastra laminata con la schiena.

«Ma cos-?»

Le iridi violacee incontrano le sue, addolcendosi in maniera quasi sfrontata. «Oh, perdonami…»

Gli si avvicina con uno scatto, mentre Ghish mantiene il contatto visivo indurendo lo sguardo.

«Che ti è preso?»

«Stavo testando un’ipotesi.»

«Ah, sì? E mi vedeva tramortito, la tua ipotesi?»

Uno degli aspetti più frequenti di Ghish è la suscettibilità. Tipico di chi si fida poco e vive di tenebre.

«No…» gli afferra il mento con pollice e indice, com’è solito fare l’altro alle ragazzine che gli interessano. «Ti vedeva dove sei ora, Ghish.»

Il minore fa per liberarsi, ottenendo solo una stretta maggiore contro il mento e una gamba tra le proprie; inizia a cercare con lo sguardo un qualsiasi modo per tirarsi fuori da quella situazione, mentre Pai preme le loro labbra insieme in quello che sembrava un bacio forzato.

Afferra il polso del maggiore, cercando di scostarsi.

Si ritrova a respingere un’altra mano sul bordo dei propri pantaloni.

La porta è lontana. E sono in una stanza piena di armi.

«Ah-»

«Sei così fragile…»

Scostando le labbra, Ghish può comunque avvertire il suo fiato accarezzargli il collo in una coccola indiretta fredda come il ghiaccio.

«E a te che importa?»

«Ma come? Sei mio fratello, no? È ovvio che mi interessi.»

Facendo quasi combaciare i loro petti, Pai passa piano il naso contro l’orecchio attento di Ghish.

«Da che punti di vista, poi…»

«Smettila!»

«Perché mai?»

«Mi stai innervosendo…»

Sussurrano piano nonostante nessuno li sentirebbe mai in quel hangar lontano dalla stazione base. L’armeria è sempre posizionata strategicamente lontano da centri abitati e dormitori militari.

Ghish sfrega piano, minacciosamente, le unghie del medio e dell’indice contro la pelle della mano che lo sta trattenendo per un fianco, palesando le proprie intenzioni. Minando le intenzioni del maggiore.

«Sai Ghish, ci sono modi diversi per allontanarmi… non vedo proprio perché tu debba usare un metodo così antiquato e inefficace.»

«Tirarti un morso alla carotide mi sembra comunque eccessivo, non credi?»

«Tsk- Abbiamo entrambi i mezzi per difenderci, vedo.»

Ghish esita. Pai usa quel tono di voce solo quando…

«Allora usali, durante la battaglia.»

«Mi stai rimproverando?»

Pai alza il mento, spostando di poco il ciuffo di capelli raccolto in una benda lateralmente che scende alla sua sinistra.

«Per cosa? Per la missione?»

Interpretarlo diventa ogni giorno più difficile, da un mese a questa parte.

«Pai… ho semplicemente protetto i comandi col mio corpo! Non potevamo rischiare che venissero rovinati: non saremmo più tornati!»

«Dai troppo poca importanza al tuo fisico, credo.»

«O alla mia vita. Me lo ripeti in continuazione.»

«Vedo che comunque non cambia niente!»

Tentare di fuggire è scontato e prevedibile come piano.

Per fregare suo fratello in legge dovrebbe inventare qualcosa di articolato e complicato.

La mano che giace sul suo viso prende a scendere lungo la linea del collo, infilandosi sotto alla veste verde scuro, sino alla base dei capelli dietro al collo.

È uno dei punti deboli di Ghish, lo sa.

«Ti maltratti senza motivo… perché continui a indispettirmi così?»

«Non sono una tua proprietà.» sussurra socchiudendo gli occhi l’altro.

«Certo che lo sei… da quando ti ho salvato la prima volta, penso.»

Insinua l’altra mano dietro, depositandola sul suo fondoschiena e spingendolo verso di sé in una presa possessiva e irruenta.

In pochi sopporterebbero le attenzioni di Pai con la stessa propensione di Ghish.

Forse perché, in fondo, la sua vita valeva davvero così poco da non potersi permettere tanta intolleranza.

Incontra nuovamente le sue labbra, stavolta aprendole prevedendo ciò che gli viene chiesto.

I canini appuntiti che spesso si intravvedono dalle loro labbra si evitano con la consueta manovra a cui sono tanto avvezzi, mentre le lingue scorrono altrettanto abitualmente.

La gamba che ancora Pai si ostina a tenere tra quelle del minore inizia a strusciarsi contro il bacino di Ghish, mentre qualcosa si sveglia in entrambi.

«Ti piace giocare a questo gioco…»

«Non lo nego.»

«Ci perderesti la faccia, se lo facessi.»

La penombra che li avvolge non permette ad occhi indiscreti di unisci a quell’intreccio movimentato che è il loro amarsi.

«Non ti saresti dovuto lanciare contro quel laser.»

«Lo so.»

Riescono ancora a mormorare l’uno contro la guancia dell’altro, mentre Pai alza la maglia che blandamente copre la pancia di Ghish e scopre l’ombra della cicatrice che si è fatto nello scontro con Profondo Blu. In parte ce n’è un’altra, più lieve, più recente.

La scorre col pollice, quasi duramente, facendo sibilare dal dolore la stessa persona che sta cercando le sue labbra tanto accoratamente.

«Fa male, vero?»

«Non ti deve importare.»

I polpastrelli allora vanno sui capezzoli, poco distanti. Li sfiorano, mentre Ghish allunga un braccio per portare il collo di Pai alla sua altezza e segnarlo con un succhiotto.

Verrà coperto poi, tanto. Ha imparato bene dove si può e dove invece no.

«Se non mi occupassi io di te…»

«… ci penserebbe la morte, non sentirti in obbligo.»

Pai sente una scossa a quella frase. Si ferma, per poi fissarlo esortandolo a non dire mai più qualcosa del genere. «Sai che mi infastidisce questo atteggiamento… perché persisti?»

«Sono fatto così.» sogghigna l’altro.

Ghish si abbassa, si inginocchia, gli afferra i pantaloni e in uno strattone anche loro sono abbassati.

«Non mi piace.»

«Dovrebbe.»

Poi sente una lingua scorrere su di lui, mentre fissa il muro che gli è di fronte e che lo sorregge; quell’organo prima era stato nella sua bocca, aveva unito i loro sapori.

Afferra il suo colletto e qualche ciocca dei suoi capelli verdi, lisci e rilucenti. Lo rialza rudemente, fuorviandolo dalle sue intenzioni.

«Non mi piace. Cos’è che non capisci, il tono?»

Allora Ghish riduce a fessure gli occhi e gli molla un pugno in pieno stomaco.

Centra qualcosa di simile all’amplesso solare, perché è difficile piegare Pai ma lui ce la fa.

«E questo? Questo ti piace invece.»

A guardarlo dall’alto al basso, piegato coi pantaloni abbassati fa quasi pena; non sembra nemmeno il brillante compagno di missioni con cui ha a che fare da anni e che si fa da anni.

«Sbagliato ancora.»

Rantola invece il maggiore, di cui ora scorge solo la chioma violacea e il dolore sotto forma di sibilo.

«Se non fosse così, Pai, non credi che avremmo scelto un’altra via?»

«Sai che non ne abbiamo scelta, mi pare.»

«A volte pare quasi che questo lo dimentichi però!»

Pai gli afferra una caviglia e lo trascina giù, dove può guardarlo negli occhi.

«L’unica sicurezza che possiamo avere è la morte, e l’unico modo che abbiamo per meritarcene una decente è combattere. Siamo sempre stati d’accordo su questo, no?»

Pai ha ancora le braghe al livello del pavimento, quando gli si butta addosso e lo atterra sotto il suo peso: serra fermamente i suoi polsi nuovamente con le proprie mani e lo fissa insistentemente con uno sguardo che parla da solo.

Almeno questo ci spetta.

Ghish ha modo di leggerlo e interpretarlo; di scuotere piano la testa, quasi spaventato; di tremare impercettibilmente, e di continuare.

«Non ci spetta niente

«Non ci è dovuto niente-» traffica per sistemarsi, concitato, il maggiore «-ma io ho lavorato per questo rapporto. Non so te, ma mi spiacerebbe perderlo solo perché qualcuno crede di non meritarlo.»

«Basta!»

Controbatte debolmente Ghish, un po’ delirante. Si sente scosso, perché Pai oggi è così espansivo?

«Pe-» e lo bacia. Di solito è lui a doverlo baciare. Di solito è lui a ricercare un po’ di affetto, conforto se non altro. Con Pai non puoi mai pretendere troppo.

È forse perché quel giorno sono di nuovo quasi morti?

Perché Tart non è con loro, visto che una settimana fa è stato ricoverato per un disturbo agli arti superiori?

Perché sta iniziando ad attaccarsi alla vita più di quanto gli è consentito?

La vita ha insegnato a Ghish una sola certezza: la morte.

Lui si aggrappa a una sola regola: non gli è dovuto nulla.

Pai non è tipo da pretese, eppure è lui a girarlo e a togliergli i vestiti così come gli era stato fatto in precedenza.

Sicuramente Pai è più intelligente di lui, non ne ha mai dubitato, ma per quanto riguarda le filosofie di vita riserba sempre qualche dubbio.

 

 

 

 

 

 

Note: avrei dovuto ricontrollarla ancora, perché continuo ad esser certa di aver scordato qualcosa. Tra errori e altro, non dal punto di vista della trama.

Però… Yaoi nello shojo. Un traguardo ammirevole, nevvero?

Dunque, prima che inizi l’assalto, meglio addolcire un po’ la pillola: qui si parla di un amore fraterno unito a un amore classico, da cui si ottiene un legame forte al limite da turbare Pai, per questo non ho messo la nota OOC. Per quanto riguarda Ghish, sono dell’idea che la sua spavalderia sia, di base, un modo per celare le proprie incertezze; cosa che Pai noterà per certo, se ho notato io.

Sul regolamento di EFP c’è scritto che non si possono trattare scene da rating rosso tra parenti, perciò non mi sono spinta oltre, e poi sono ‘fratelli acquisiti’: Ghish continua ad essere stato adottato dagli Ikisatashi!

Per l’ambientazione, non so precisamente come aiutarvi: direi un mese dopo “La differenza tra ‘abbastanza bene’ e ‘non troppo male’” ma questo non aiuta chi non l’ha letta. Diciamo… dopo la battaglia sulla Terra. Due mesi dopo, ok?

Bene, ho finito. Vi pregherei di non prendevela col fatto che si parla di Yaoi, quanto più con la trama. Non accetto critiche per il pairing.

A vostra indiscrezione, consigliatemi pure. Niente volgarità però.

 

Any Ikisy

  
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