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Autore: Errors11    13/09/2010    2 recensioni
Cosa dovrei fare con te, Sutcliff? È difficile capire dove sta la linea di confine tra i tuoi doveri di shinigami e i tuoi frivoli svaghi? Si chiamava… Madame Red, o sbaglio?
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grell Sutcliff, William T. Spears
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Parla, Sutcliff.

 

Miagola dal dolore stando seduto su una sedia di legno, abbandonando la parte superiore del corpo sul tavolo. Si massaggia continuamente il viso rovinato pochi attimi fa dal demone in frac.

 

-Allora, pensi di parlare? – affermo in modo secco spostando con violenza la sua falce della morte, che produce un rumore metallico schiantandosi contro il pavimento - Lo sai che detesto ripetermi.

-Posso spiegare…

-Avanti.

 

Si sistema con la schiena dritta contro al muro, abbandonando l’appoggio che mi sono degnato di procurargli nonostante tutto. Le uniche volte in cui dovrebbe raccontare qualcosa, diviene vittima di un mutismo fulminante.

 Io non lo sopporto più.

 

-Cosa dovrei fare con te, Sutcliff? È difficile capire dove sta la linea di confine tra i tuoi doveri di shinigami e i tuoi frivoli svaghi? Sì, svaghi. Non guardarmi con quegli occhi da cerbiatto, stavolta non riuscirai a commuovermi.

Si chiamava…Madame Red, o sbaglio?

 

Si accuccia, abbracciandosi le ginocchia.

 

-Non ti ho dato una sedia perché non sapevo come impiegare la nottata. Vedi di utilizzarla, per favore. Sporchi le piastrelle di sangue. Maledizione, da dove sbuca quella giacca rosso fiammante?

-È sua…

 

Un tono malinconico. Cosa significa?

 

-Oh Will, grazie a lei la lista di anime da raccogliere si era riempita di nuovi nomi interessanti. Un sacco di prostitute. Ho potuto ammirarla all’opera, sai? Una vera assassina.

 

Taccio. Voglio che proceda senza un professore che gli detti una trama per continuare.

 

-Un destino crudele, il suo. Un incidente in carrozza e …via! Il sogno si dissolve in fumo, l’unica scintilla di vita ancora presente dentro di lei… Ci crederesti mai? L’ho sentita vicina. Voleva solo un bambino.

 

Ghigna leggermente sfiorandosi la stanghetta degli occhiali.

 

-…proprio come me.

 

Sospiro.

 

-Affascinante storia, peccato che non mi interessi minimamente. Voglio solo sapere cosa nella tua mente vuota ti ha spinto ad allearti con un umano. Io cerco di ragionare con te per far sì che tutto questo non si ripeta più. Mi hai sentito bene? Non deve succedere.

 

Abbiamo già una carenza di personale, non ho tempo di badare ai suoi capricci.

 

-Allora sforzati di capirmi, Will! Le donne hanno bisogno di parlare… nel nostro rapporto non c’è comunicazione!

-Finiscila. Sfoggia piuttosto le tue doti riassuntive.

-Ma certo… oh no! Ho perso il filo, aspetta un secondo.

 

Negligente, e pure ritardato.

 

-Ah, ecco. Date le sue nobili intenzioni e i suoi desideri così simili ai miei, ho accettato di intervenire in suo favore. Lei uccideva, io raccoglievo. Inoltre amava il colore rosso. Capelli, unghie, occhi, rossetto, abiti…ah! Una tonalità sublime. La linfa della passione e della morte. Per camuffarmi, diventai il suo maggiordomo. Agivamo insieme, sotto l’ombra della luna. Come due colleghe.  Amavo il suo profumo.

 

Tamburella le dita sulle proprie labbra. Gesti maliziosi, svergognati, teatrali.

 

-Accidentalmente- prosegue – o per meglio dire, fortunatamente, inciampai, incrociando parte della mia esistenza eterna con quella di un demone. Il maggiordomo del piccolo nipote di Madame, il conte Phantomhive. Tutto ciò che le rimaneva della sua famiglia, ma soprattutto, della sua amata sorella. Quel marmocchio contiene in sé la continuità dei genitori. Il padre, l’ormai ex conte Phantomhive, era ciò che la mia cara Angelina bramava ardentemente. Colui che le ispirava impronunciabili pensieri proibiti.

 

Si sfila un guanto nero, sporco, segnato dalla battaglia, e si morde un unghia. La sua occhiata è densa, impregnata di astio.

Quelle iridi sgargianti mi trapassano di luce da parte a parte.

Rabbrividisco.

 

-Ma ahimè! – intona -Che tragedia quando trovò la loro casa impegnata in un tango con le fiamme. Fu un incendio terribile, si salvò solo il moccioso. E pensare che se non fosse stato per questa loro parentela, non avrei mai affondato la mia falce nelle tenere carni di Sebastian Michaelis.

 

Rabbia, disprezzo.

 

-Il demone.

-Oh, Will! Ho la pelle d’oca solo a nominarlo…

-Non divagare. Concludi il discorso.

 

Fa passare le dita tra le ciocche rosse, probabilmente immaginando che sia il maggiordomo a farlo. È disgustoso.

Ansima sottovoce.

 

-Sebastian...ci ha quasi rimesso un braccio pur di salvare il suo padroncino. Madame stava finalmente alzando le mani per colpirlo a morte, ma poi… blah. Una figuraccia. Un terribile crollo di classe.

 

Si avvicina afferrandomi un braccio, assumendo un tono drammatico.

 

-Non posso! Non posso! Questo bambino è…

 

Il mio collega abbassa lo sguardo, assumendo un’aria sadica e al contempo schifata.

 

-Che delusione, non ho retto l’affronto! La contraddizione in carne ed ossa. La mia bambina… - sussurra raccogliendo e accarezzando la Death Scythe –…le ha squarciato il petto. Addio Madame, dimenticati del rosso, questa ossessione, questo colore ricorrente nella tua insulsa vita. Mi hai tradito, stupida, banale, comune femmina! Ah, mi passa la voglia di avere a che fare con gli umani. Ho capito una cosa: sono io la sola, vera, meravigliosa detentrice del fascino e della classe esclusiva delle donne. Io incarno i loro turbamenti, concentro la sensibilità estrema nel profondo, nelle mie vene scorre la bevanda proibita preferita da Venere, l’amore senza macchia, quello che si giura eternamente tramite un patto di sangue…oh… - geme cadendo ai miei piedi - …mio caro Will ! Mi merito un rimprovero per i miei sofferti sforzi ? Vuoi davvero punirmi per ciò che ho fatto?

 

Mi abbraccia la gamba sinistra e sistema la mia mano sulla sua guancia.

 

-…Lo vuoi davvero?

 

Mi chino per raggiungere la sua altezza, poi gli stringo le spalle. Ha una lente scheggiata e le vesti ancora rigate di rosso misto a polvere e sabbia. L’ho trascinato per parecchi chilometri.

 

-Sutcliff.

-Will…

- Vergogna. Sei lo shinigami peggiore che esista.

 

Lo respingo, mi alzo e mi dirigo verso la motosega.

 

-La tua “bambina” è sequestrata fino a tempo indeterminato. Comincia pure a scordartela.

 

Arranca e ansima, stremato.

 

-Ho ascoltato abbastanza e perso troppo tempo per un racconto controproducente. Non è così che intendo lavorare con te. Ti consiglio di sperare con tutte le tue forze che i superiori ti concedano la grazia, perlomeno non la punizione corporale.

-Ma…

-Tuttavia, riferirò loro la tua favola, incitandoli a lasciarti un ricordo indelebile di ciò che ti meriti. E sarà molto doloroso, lo prometto.

 

Abbandono la stanza senza voltarmi, dimenticandomi dello shinigami dietro la porta, in preda alla paura, allo sconforto e probabilmente, tra qualche lacrima.

 

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