Videogiochi > Final Fantasy VII
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Autore: Shinmen    13/09/2010    2 recensioni
Seguito di Red Phantom. Kraight Gible scrive horror, di cui la maggior parte sono storie romanzate di eventi realmente accaduti a se stesso. Qualcosa gli sta dando la caccia, qualcosa che non può affrontare.
Genere: Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Prologo

 

Si dibatteva all’interno della sua piccola prigione, saggiandone la resistenza. Non poteva vederne le pareti, ma vi si scagliava contro con forza. Sentiva che si stava lentamente indebolendo. Ancora poco e sarebbe riuscito ad uscirne; non del tutto, non ancora, forse solamente con un braccio, forse solo a toccare qualcosa al di fuori, o forse solo a vederla.

Da quanti anni era lì dentro? Non se lo ricordava, forse da sempre, forse era nato lì. No, non poteva essere, altrimenti come avrebbe fatto a sapere che c’era qualcosa d’altro oltre a quell’angusto angolo buio? Se veramente era nato in catene, come poteva sapere cosa si provava a muoversi secondo la propria volontà? Come poteva ricordarsi la sensazione del sole sulla pelle, o del vento tra i capelli?  Si scagliò di nuovo rabbioso contro le pareti che lo trattenevano, e quelle lo rispedirono indietro. Erano cedute un poco questa volta? Oppure se lo era immaginato? Forse si stava immaginando tutto. Forse la sua prigione era solida come sempre, e avrebbe retto per sempre, rinchiudendolo nel buio per l’eternità.

Si rintanò in un angolo sconsolato.  Il buio lo opprimeva, non riusciva a pensare chiaramente. Odiava quel posto, e odiava l’esterno e chi ci abitava: era un odio dettato dall’invidia, certo. Perché agli altri era concesso decidere della propria vita mentre lui doveva passarla rinchiuso in quel buco? Sentiva però che c’era dell’altro, un sentimento più profondo che non riusciva a comprendere a fondo, ma che alimentava le fiamme di un odio primordiale. Odiava chi stava fuori, li voleva morti, tutti, li voleva bruciare tutti. Voleva bruciare tutto.

Si rialzò sostenuto dalla rabbia e dall’odio. Doveva trovare il modo di uscire da lì, non doveva lasciarsi prendere dallo sconforto. Aveva sentito distintamente una crepa- certo era stato parecchio tempo prima ma l’aveva sentita- e per un momento era stato tutto di nuovo chiaro nella sua mente, aveva saputo di nuovo cosa fare, aveva saputo di nuovo chi era. Poi però le tenebre erano calate un’altra volta su di lui, ottenebrandogli pensiero e anima. Ma la crepa c’era stata, lo sapeva. E qualcosa che poteva essere crepato poteva anche essere infranto.

Si scagliò nuovamente contro la prigione, con tutta la forza che aveva. Questa volta cedettero un poco all’indietro. Sorrise e colpì ancora, e ancora, sempre nello stesso punto. Sentendo scricchiolare la struttura della sua piccola cella, fu preso da una frenetica agitazione e riprese a scagliarsi contro la parete, incurante della possibilità di ferirsi: niente aveva più importanza se non la speranza della libertà. All’improvviso uno spiraglio di luce: era piccolissimo ma nel buio brillava come una piccola stella. E nella sua mente qualcosa tornò a posto. Un immagine, un ricordo gli passò davanti agli occhi. Sorrise malignamente avvicinandosi alla minuscola luce. Non era ancora abbastanza per uscire ma poteva assaporare il primo piccolo sorso di libertà.

Nel buio una mano si strinse in un pugno e un sussurro che somigliava più a un ringhio risuonò nello spazio angusto pronunciando un nome.

<< Giiiiiibleeeee. >>

 

 

  
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