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Autore: ShadoWalker    14/09/2010    1 recensioni
Non è mai troppo tardi per essere richiamti in servizio, specialmente se si è risultati particolarmente brillanti e con una corposa carriera alle spalle. Bastano astuzia, silenzio e un paio di comode scarpe tacco 12.
Genere: Azione, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ada Wong, Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'acqua calda scivola lenta dalla punta delle ciocche corvine, scorrendo lungo tutto il corpo in un percorso che parte dalla base del collo, via via per la spina dorsale costeggiando le anse dei fianchi, prima di rallentare sulle natiche sode e ben definite; appena tocca le gambe, fremo in un brivido di piacere prima che si perda sotto un nuovo getto.
La fragranza del bagnoschiuma al loto misto al vapore intorbidisce la mente quel tanto che basta per concedersi un momento di relax mentre la schiuma confonde le forme del petto sotto una sottile coltre bianca e soffice; le mani indugiano ancora un poco, sfiorando la pelle nuda mentre i pori sembrano dilatarsi per prendere respiro.
Libertà.
Ha un odore che avevo dimenticato.
Con la destra chiudo il miscelatore cromato e, mentre gli ultimi sussurri dell'acqua che finisce nella piletta trascinano con loro ogni stanchezza, il vapore si condensa contro le pareti di vetro smerigliato della doccia, producendo strani disegni che invitano al gioco.
L'anta scorrevole si scosta senza alcun rumore ed il piede tocca la superficie soffice del tappetino verde di spugna, ignorando volutamente l'accappatoio lindo appeso poco più in là; il bagno è accogliente e, per i soliti standard, enorme: una vasca idromassaggio automatizzata, box doccia un metro e mezzo per due con miscelatore a doppio getto, pareti con lettore mp3 integrato, pavimento ricoperto in pelle color avorio con mattonelle 45x45.
Al centro troneggia il lavabo marmoreo con un enorme specchio: ovale, con una corona di lampadine a spirale rosse e bianche che diffondono una luce soffusa, rilassante.
Innaturale.
Due perle grigie si riflettono in quell'oceano bloccato ai lati da quattro zanche, dorante anch'esse: inchiodano la stessa figura che riflette all'esterno, osservano quel taglio scombussolato e schiacciato dal peso dell'acqua calda, percepiscono i lineamenti enigmatici che hanno sempre rappresentato un universo sconosciuto mentre tutto il mondo sembra continuare il suo percorso lento, senza accorgersi delle trame d'ombra che scorrono lente e insidiose sotto la luce del sole.
La boccetta di profumo, piacevole omaggio dell'albergo, reca ancora la targhetta di benvenuto: Lieti di offrire solo il Meglio.
Si apre in silenzio mentre la mano posa il tappo in plastica rossa -intagliata come fosse di cristallo- e i vapori d'oriente si sprigionano da quel piccolo recipiente.
Due gocce sono sufficienti:
Attirare attenzione non è nel mio stile.
Il corpo rimane nudo mentre l'esile figura si sposta verso la zona notte con passi fermi e intangibili allo stesso tempo, lasciando sì che si asciughi a contatto dell'aria mentre si posa sul materasso due piazze.
Pagamento a carico del richiedente.
La piccola trasmittente sul comodino, accanto allo champagne, sta ancora in silenzio mentre le nuvole della sera tagliano il tramonto in frange irregolari ed il rosso si mescola con il rosa e l'arancio, una punta di lilla ed il blu che sfuma in lontananza fino al...led inevitabile che infrange la materia di cui sono fatti sogni, per i quali qui non c'è posto.
«Hai ricevuto l'incarico?» chiede una voce atona dall'altra parte del ricevitore.
Gli occhi scorrono verso la busta di cartoncino marrone chiusa da uno spago. Il contenuto è sparso sullo scrittoio di radica: qualche foto, una mappa e due fogli scritti a computer. Non recano alcuna intestazione.
«Ce l'ho sul tavolo»
«Spero che sia alla tua altezza» ironizza.
In risposta non riceve altro che un sorriso abbozzato a metà strada tra lo scherno e la convinzione.
«...quindi questa volta non sarà così semplice» considero piatta, cercando di giocare un po' con chiunque stia all'altro capo dell'apparecchio.
«Da ciò che conosco, non sei mai stata tipo da accettare missioni qualunque»
«Solo dell'altro lavoro».
Incredibile come il mio riflesso nella finestra sia più interessante: a vedermi per intero, fossi lesbica ci farei quasi un pensiero.
«Hai tempo da stasera alle 21. Nel frattempo goditi la cena e...un'altra cosa».
Attendo qualche istante e basta il silenzio per far capire che non c'è bisogno di chiedere 'cos'altro mi vuoi dire?'.
«Nonostante tutto, hai ancora un corpo degno di una dea».
Il pulsante rosso pone fine alla conversazione.

La clip che tiene uniti i quattro legacci sulla schiena viene chiusa mentre i fili di strass toccano la pelle nuda; il collare di stoffa sorregge il drappo che lascia scoperta buona parte di seno la parte terminale dei fianchi, allacciato sotto l'inguine mentre una gonna a fascia raggiunge forse la metà coscia; il doppio laccetto di pelle nera ferma alla caviglia le scarpe col tacco 12 adatto a muoversi senza problemi in ogni situazione; l'orologio è al suo posto e la piccola trasmittente pure.
Solo due piccoli dettagli: il primo, il collarino nero, immancabile; il secondo, un tocco di rossetto.
La pressione di un pulsante ed un getto di fiamme sprigionato dal caminetto a gas riduce in cenere i documenti letti in precedenza.
Due sono le parole che vengono inghiottite per ultime dal fuoco, due parole che forse alcuni ricordano ma che dalla mente dei più sembrano essere state cancellate.
Non importa.
Un nome non si scorda mai dopo averlo sentito almeno una volta. Il mio nome.
Ada Wong.
  
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