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Autore: Rota    15/09/2010    4 recensioni
C’era un arbusto nel giardino dell’Orfanotrofio, se lo ricordava con difficoltà, quella nota di colore rosso in mezzo a tanto grigio.
Un arbusto grande e con tanti, lunghi rami, posizionato al riparo di un albero immenso – probabilmente un pino scuro –, fioriva quando le foglie degli altri alberi cadevano morte al suolo e tutto diventava di uno sgradevole marrone terra.
Risaltavano all’occhio quelle vive macchie rosse, ricordando tante gocce di sangue denso – ricordava la favola della Regina del Castello di Ghiaccio, era proprio sangue quello che era uscito dai suoi piedi. Proprio sangue rosso.

**TERZA classificata al contest "Yaoi's garden" indetto su EFP da Akira Haru Potter**
Genere: Commedia, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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blow - l'arte degli amanti **Titolo: Blow – L’arte degli amanti
**Autore: Rota
**Fandom: Death Note
**Coppia: LxLight
**Raiting: Arancione
**Generi: Introspettivo, Erotico, Commedia
**Avvertimenti: One shot, Lemon, Yaoi, Missing Moment, What if…?, Slice of life
**Fiore scelto: Rododendro = Fragile incanto
**Beta reading:
**Note: Una LxLight, sì. Come non ne ho mai fatta per un cavolo di contest XD Io LO SO che è un suicidio, lo so perfettamente. Ma mi piaceva l’idea e il fiore mi ricorda troppo questa coppia, lo ammetto. Light è nella fase “mi sono dimenticato di essere Kira: sono grande amicone di L”, tanto per chiarirci. Mi piacciono, questi due – da impazzire. Solo che so perfettamente quanto siano difficili da rendere, specie in una cosa che assomiglia ad una PWP come quella che presento X°D Spero possiate goderne lo stesso ^^
Per chiarimenti sul mito che io uso già al primo pezzo, ci si deve rifare a questo link:
QUI LINK
Andate sotto, in “curiosità”. Lì troverete molto brevemente la cosa che io stessa ho trovato narrata ^^ Per giustificare questa cosa: ho pensato che, per quanto nevrotico e scostante L sa stato persino da bambino, sicuramente avrà avuto modo di sentire favole e miti – racconti TIPICAMENTE legati all’infanzia della maggior parte di noi. Insomma, un tentativo di rendere verosimile il ricordo ^^’






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Terza :D Sono arrivata terza ad un contest :D Con una LLight :D Dio solo sa quanto sono felice :D







Blow – L’arte degli amanti




C’era un arbusto nel giardino dell’Orfanotrofio, se lo ricordava con difficoltà, quella nota di colore rosso in mezzo a tanto grigio.
Un arbusto grande e con tanti, lunghi rami, posizionato al riparo di un albero immenso – probabilmente un pino scuro –, fioriva quando le foglie degli altri alberi cadevano morte al suolo e tutto diventava di uno sgradevole marrone terra.
Risaltavano all’occhio quelle vive macchie rosse, ricordando tante gocce di sangue denso – ricordava la favola della Regina del Castello di Ghiaccio, era proprio sangue quello che era uscito dai suoi piedi. Proprio sangue rosso.
Lo ricordava, mentre veniva cullato dal vento leggero della stagione, mentre i grappoli di fiori dondolavano con delicatezza da una parte all’altra. Avanti e indietro.
A quel tempo lo superava in altezza, così grande e immenso da potercisi nascondere sotto senza problemi.
Non aveva un odore persistente, di quelli che entrano nei polmoni con prepotenza e si appiccicano alle narici senza lasciar più andare la vittima. Delicato, potevi godere della sua essenza se avvicinavi con prudenza il naso ai petali colorati – aveva fatto nascere più di un sorriso sulle labbra degli orfani.
Era una presenza radicalmente legata al grande giardino della Wammy House come le altalene e il recinto della sabbia, facente parte di quelle cose di cui le coscienze dei bambini non dubitavano neanche.
Relegato in un angolo isolato di verde, colorava semplicemente il loro piccolo mondo.

Ricordava – poi – quanto al vento piacesse giocare con le sue foglie scure…

***********

L aveva le labbra che sapevano di frutta, la lingua di zucchero, la bocca intera di dolce intenso e quasi appiccicoso – probabilmente tutto per colpa della crostata di mirtilli che aveva finito di divorare con ingordigia giusto due minuti prima.
I suoi occhi erano sgranati, le sue mani ancora per poco immobili. Era genuinamente sorpreso dal tutto, così meravigliato di come un pomeriggio assieme al suo collega di lavoro – rinchiuso in uno scantinato freddo, dalle pareti di metallo e dai mille monitor – prevedesse nel programma degli eventi anche che il suddetto collega gli si sedesse sopra le gambe e cominciasse a baciarlo.
Con lo sguardo volutamente perso nel vuoto, Light aveva abbracciato le sue spalle avvicinando il proprio corpo all’altro, issandosi su di quelle per poter approfondire bacio che legava le loro bocche.
Si sentì avvolgere la vita da due braccia sicure – e il contatto con il petto di L fu immediato e completo, totale, tanto che non gli fu difficile sentire chiaro, contro la pelle, il battito di un cuore calmo. Tuffò le dita tra la folta capigliatura corvina, facendo scivolare i capelli sulla pelle in una morbida carezza
Mugugnò appena, nel tentativo forse di avere una reazione più esplicita dalle mani che si erano fermate sopra la camicia candida, immobili e in stasi.
Si staccò allora dalle labbra di L, guardandolo male – e ricevendo in risposta un’occhiata seriamente sorpresa, come se Ryuzaki non si capacitasse dell’interruzione forzata appena avvenuta.
-Potresti almeno far finta di partecipare. Così è oltremodo scoraggiante…-
Come un bambino guarda il genitore che lo rimprovera e non capisce dove diamine abbia sbagliato, L guardava allo stesso modo Light sistemato com’era sulle sue gambe. Senza minimamente capire.
-Pensavo che, dal momento che tu hai preso l’iniziativa, ti saresti accontentato di uno piccolo incoraggiamento per continuare. Ho sbagliato?-
Light continuava a guardarlo male.
-Forse nel valutare quanto è stato piccolo questo tuo “incoraggiamento”, Ryuzaki…-
Ora L lo fissava curioso, quasi si stesse annotando i consigli sull’interagire di entrambe le parti tipico di ogni rapporto puramente umano.
-Come avrei dovuto comportarmi altrimenti? Credevo di essere riuscito a ricalcare perfettamente i comportamenti tipici degli amanti. Immagino avrei dovuto abbracciarti con più trasporto o anche accarezzarti i capelli come hai fatto tu con me. Dovrebbe essere questo… no?-
Lo sentì sospirare profondamente, in una palese dichiarazione di resa incondizionata.
Almeno da questo punto di vista, Light era fermamente convinto che non sarebbe mai riuscito a vincere la reticenza di L nell’imparare a comportarsi come un qualsiasi altro essere umano. Ad una persona normale sarebbe bastato vederlo in viso per capirlo, ma, per arrivare alla medesima conclusione banale e scontata, Light Yagami aveva bisogno di un’accurata riflessione in proposito.
Slacciò l’abbraccio, sbilanciando il proprio peso all’indietro e scostandosi così dal corpo del detective.
-No, Ryuzaki. Non è quello…-
Si interruppe bruscamente, sentendo le due mani sulla schiena scendere velocemente e palpare senza ritegno i glutei. Sbarrò gli occhi, davvero sorpreso, irrigidendo i muscoli per la meraviglia – quelle dita davvero non conoscevano pudore, si serravano aritmicamente attorno al muscolo in una carezza poderosa.
Con tutta l’innocenza del mondo, L riuscì a sussurrare:
-Così presumo vada meglio, dall’espressione che stai facendo. Sempre ammesso che tu non stia fingendo, ma non credo: non avresti fatto quello scatto improvviso altrimenti…-
Light ricambiò il suo sguardo, decisamente scocciato.
-Leva le mani da lì, Ryuzaki!-
L piegò la testa di lato, a imitare un cane che non capisce.
-Se avessimo continuato l’attività che prima ci univa saremmo arrivati ben oltre questo, Light. Perché ora fai quella faccia e mi dici di smettere di toccarti? Un controsenso, non ti pare?-
L’altro sospirò – ancora – cercando di richiamare a sé tutta la pazienza di cui disponeva.
Alzò anche una mano a massaggiarsi le tempie, socchiudendo gli occhi in un moto di pura stizza.
Intanto, il suo bacino era arrivato pericolosamente vicino a quello di L, sospinto da quelle mani che non avevano smesso un solo secondo di muoversi su di lui.
Sbuffò, cercando di scostarsi, con ben pochi e scarsi risultati.
-Quel che viene definito “senso comune” a te sfugge, immagino…-
Scansò un attacco da parte della sua bocca, che rapida si era avvicinata al suo mento con le labbra spalancate nel chiaro intento di baciarlo lì – o, forse, addirittura morderlo.
L si guadagnò un’occhiataccia davvero notevole e ne dedusse di aver sbagliato ancora qualcosa. Non capiva esattamente cosa, in compenso, per quello non mutò espressione neppure quando Light riprese a parlare.
-Dovresti cercare di sentire le sensazioni che provochi nel tuo amante, non muoverti come se stessi agendo da solo! Un gioco di gruppo, mi capisci? Una partita di coppia, come il tennis…-
Si sentì attirato completamente contro il suo petto, una mano riuscì ad alzare la camicia e ad infilarsi sotto il tessuto chiaro, accarezzando la pelle.
No. Era chiaro che non aveva capito per niente.
Yagami premette le mani contro le sue spalle, facendo forza per allontanarsi – L, in compenso, riuscì a raggiungere il suo collo, posando proprio lì le sue labbra. E cominciando a succhiare la pelle appena sudata.
Un brivido fece tremare la schiena di Light: sentiva chiaramente quella bocca e quella lingua lavorare contro la carne sensibile e la cosa non aiutava davvero il suo autocontrollo.
Ma non si chiamerebbe Light Yagami se non si impuntasse sui propri principi intransigenti, per cui cercò di richiamare alla ragione sia sé stesso, sia quello squilibrato che gli stava facendo un succhiotto piuttosto vistoso sul collo.
-No, non è così che funziona. Ryuzaki! Ryuzaki, fermati! Dannazione, fermati!-
L si fermò, baciando la pelle che aveva colorato di una tonalità scura – fissandola curioso prima di volgere lo sguardo in alto, incrociando quello di Light.
Sembrava piuttosto contrariato.
-Anche questo è sbagliato, Yagami? Perché le tue parole e le reazioni del tuo corpo sono così discordanti? Deduco che ci sia un motivo logico a tutto questo, però mi sfugge… Forse che la componente passiva debba comportarsi in una data maniera e quella attiva in un un’altra? Questo spiegherebbe come mai tutto ad un tratto tu ti stia comportando in maniera tanto riottosa, Yagami…-
Light non si premunì neanche di rispondere, troppo stizzito da tutte quelle provocazioni insolenti. Prese le mani di L con le proprie, fermando il loro agitarsi frenetico, e piano le condusse ai suoi fianchi.
Assumendo un tono da perfetto maestrino, riprese il suo amante come il più sciocco e indolente degli alunni ritardati. Era tanto ridicolo, con quell’espressione in volto ed L si annotò in testa di riferirglielo appena possibile.
-Devi muoverti con calma e tranquillità, all’inizio. Devi cercare di condurre movimenti lenti e accurati, inducendo nell’altro il desiderio di interagire con te…-
Non che L si divertisse troppo a interrompere Light con quesiti assolutamente fuori luogo – o forse sì, dopotutto – il punto era che vedeva nella cosa una contraddizione di termini davvero notevole.
-Quindi questo lo si definisce “interagire”, in casi del genere. Pensavo fosse indicato semplicemente come “attività sessuali” o al massimo “sesso sfrenato”. Questa differenza non l’avevo colta…-
Light non si scoraggiò, principalmente per il suo bene e, poi, per il bene della comunità tutta – perché, doveva ammetterlo, se L fosse diventato solo un poco più umano avrebbe fatto un favore all’intera società.
Riprese da dove si era fermato.
-Inducendo nell’altro il desiderio di interagire, sì. Ti devi concentrare sulle reazioni del tuo corpo e di quello che stai abbracciando. Basare ogni mossa rispetto a come l’altro reagisce, in una serie di cause e conseguenze che ricordano l’armonia di una danza ben eseguita. Mi segui, Ryuzaki?-
Condusse le sue mani in una ampia carezza lungo i fianchi, facendo aderire il palmo e i polpastrelli sensibili al tessuto che ancora avvolgeva il corpo esile. Su e giù, nell’imitazione goffa e meccanica di quella che doveva essere un’istintiva e banale dimostrazione d’affetto.
L seguì le proprie mani muoversi da sé, guidate da quelle esperte dell’altro, con un misto di curiosità scientifica e pura ammirazione negli occhi. Solo quando Light si fermò ardì ad alzare gli occhi verso i suoi, e lì fissarsi.
Pareva alquanto confuso.
-Ma non sarebbe meglio una dimostrazione pratica? Le parole risultano davvero fuori luogo. E bisogna dire che in questa materia non ci si spreca tanto a parlare, almeno così mi è sempre sembrato… Direi che il classico “lavoro di lingua” si riferisca a ben altro o forse mi sbaglio?-
Le sue mani a quel punto si mossero sotto quelle dell’altro, risalendo la schiena velocemente fino ad arrivare alla nuca del giovane Yagami. Attirarono il suo viso contro il proprio – le loro labbra ripresero a sfiorarsi come fin troppo tempo prima – ma da lì L non si mosse più, fissando negli occhi l’amante.
-Non dovrebbe essere questa l’arte dell’istinto? Tutte quelle parole di cui ti sei riempito la bocca non fanno altro che confondermi, Light… Usa la lingua in una maniera più fruttuosa!-
Neppure un istante – neppure un momento perché Light dicesse qualcosa di stupido o di assolutamente ovvio come la figura dell’uomo intransigente che interpretava gli imponeva – e già la sua bocca era coperta da quella ampia e rossa di L.

A differenza di L, Light aveva la lingua dal leggero retrogusto amaro – qualcosa che ricordava tanto il caffé con neppure una zolletta di zucchero –, ma la sapeva agitare così bene, muovendosi tra labbra, denti e gengive, che francamente a Ryuzaki poco importava di tutto il resto, troppo preso a seguire il suo movimento forsennato e a succhiarla voracemente.
Sbottonò la sua camicia, sollevò la canotta bianca e finalmente riuscì a toccare con mano la pelle nuda, sentendone il calore senza più barriere. Era liscia e tiepida, quella pelle – i muscoli si tendevano al passaggio delle sue dita.
Ancora una volta, le mani di Light raggiunsero la capigliatura corvina, tuffandosi in messo a quella marea nera – tirandone appena di lato i sottili ciuffi scomposti, quasi per dispetto.
La camicia fu fatta scivolare a terra, così come ogni altro indumento fu lanciato lontano – dimenticato subito.
Petto contro petto, si ritrovarono a strusciarsi senza ritegno l’uno contro l’altro. E, mentre il bacino di Light dondolava con energia sopra quello di Ryuzaki, eccitando sempre più qualcosa che era ben sveglio da tempo, le mani di questo si infilavano sotto i pantaloni scuri del ragazzo, toccando con mano sensibile quanto potessero racchiudere.
Un mugugno più elevato si disperse nel coro di tutti gli altri.
Le labbra di L scivolarono in basso, dalla bocca al mento, sul collo e fino al petto, dove morsero, succhiarono o passarono solamente. Ogni volta Light tremava, muovendo le dita nei suoi capelli, toccando la sua schiena e graffiandone la pelle. Lo baciava dove poteva, fisso nella posizione scelta da lui stesso.
Ryuzaki alzò il viso, volgendo lo sguardo sul ragazzo. Gli risposero un bacio profondo e due mani impazienti, che andarono senza indugi ad accarezzargli il ventre e anche poco più in basso.
Non fu altro – non parole, né intenzioni.
Solo un turbine indefinito di sensazioni elevate.

-Come definiresti questo?-
Ancora disteso in mezzo alle sue gambe, ancora tiepido e piacevolmente rilassato, con i polpacci dell’amante a circondargli la vita sottile e i suoi talloni puntati sul finire della schiena, L si prese il mento tra le mani e fissò il volto completamente sfatto di Light, seriamente curioso.
Light rispose al suo sguardo, pettinandosi i capelli con un gesto della mano piuttosto scocciato.
-Come definirei cosa, Ryuzaki?-
Piano, il suo petto si abbassava e si rialzava, avvolto da un piacevole languore che non accennava a lasciarlo – non così presto, almeno.
L prese a passare il polpastrello del suo indice destro sui suoi pettorali, tracciando linee immaginarie e seguendole con gli occhi. Pareva assai concentrato.
-Quello che è appena successo… Come lo definiresti? Che parole userai, in futuro, per descrivere ciò che ci ha legato in questi minuti?-
Light sospirò, distendendo le braccia lungo i fianchi – cercando di mantenere la condizione di assoluta calma che aveva infine raggiunto.
-Perché me lo chiedi, Ryuzaki?-
Il dito di L arrivò alle sue labbra, poggiandosi sopra e lì rimanendo, accarezzandole appena.
-Così saprò che dire nel caso lo domandino a me.-
Calò il silenzio, per qualche lungo secondo.
Light pensò seriamente a ogni possibile risposta, a ogni aspetto da prendere in considerazione nel caso che davvero una domanda simile gli fosse stata rivolta da un estraneo. Con l’aggravante che, nel suo caso, era proprio l’amante a porgli lo spinoso quesito.
In maniera indiretta L gli aveva chiesto come avrebbe catalogato tutto quello, cosa implicava a livello emotivo per lui e come si sarebbe comportato di conseguenza. Voleva – insomma – una presa di posizione chiara e netta da lui.
Una mossa abbastanza scorretta da parte sua, considerando ciò che li legava.
Il giovane Yagami vagò un solo istante con lo sguardo, a cercare le parole giuste con le quali esprimersi senza lasciarsi compromettere.
Una cosa era provare la propria innocenza, un’altra era quella di impegnarsi emotivamente – e certamente Light non era così avventato da fare un simile sbaglio.
Tolse quel dito dalle labbra e rispose, sicuro.
-Direi che è stato un bel momento di condivisione, un buon quarto d’ora speso in compagnia…-
L fu veramente sorpreso dalla risposta. Certo, aveva preso in considerazione l’eventualità che Light dicesse una cosa simile – per la precisione, c’era la possibilità del 87% che ciò avvenisse – ma restava comunque una sorpresa. L’individuo umano era davvero curioso, come cavia.
-Solo questo? Niente romanticherie o qualcosa del genere? Niente amore e roba varia?-
Lo vide sbuffare, poi sorridergli in una maniera un poco strafottente, quasi si prendesse gioco di lui e della sua ingenuità.
-Pensi che quello che abbiamo fatto sia classificabile con “amore”, Ryuzaki? Non ti aspetti forse un po’ troppo?-
L alzò le spalle, sollevando lo sguardo al cielo.
-Non so, io mi sto solo preparando una risposta, sto solo definendo cosa è effettivamente accaduto in questo posto. Tra te e me.-
Gli era piaciuto muovere le mani sul suo corpo, sentirlo gemere e a tratti qualcosa di più quando lo toccava in determinati punti. Così gli era piaciuto anche baciarlo, vedere il suo sguardo farsi offuscato e sentire le sue dita artigliargli le spalle e incidere strisce rosse con le unghie. Gli era piaciuto, certo, ma non era il tipo di persona che lasciava volentieri indefinita una sensazione.
Le cose le voleva chiamare per nome proprio – le voleva conoscere e possedere con la sicurezza degna di un aguzzino spietato.
Light rincarò la dose, onde evitare ogni possibile fraintendimento futuro. Come se davvero ripetersi un concetto fino alla nausea potesse realizzare il suo contenuto menzognero.
Ma gli uomini sanno illudersi facilmente e con entusiasmo.
-Abbiamo passato un buon quarto d’ora, Ryuzaki…-
Un respiro dato agli annegati, un timido raggio di luce in una notte senza Luna, il colore sulle pareti scostate di una città di periferia… Un soffio di vento leggero nella bonaccia imperante.
Questa era l’arte degli amanti, questo il messaggio nascosto dietro una carezza data con intento disinteressato. Sarebbe stato stupido e anche pericoloso pensare diversamente.
Troppi impegni, troppe responsabilità – troppe palpitazioni da parte di un cuore ribelle.
Light sorrise accondiscendente, dispensando una carezza gentile al viso ancora in stasi di Ryuzaki.
A quel punto però l’indice di L tornò in alto, accusando un particolare sul quale Light non voleva in alcun modo soffermarsi – inutile, altamente e particolarmente inutile.
-Solo un quarto d’ora? A me è sembrato parecchio di più! Non avrai certo strillato solo per un quarto d’ora. Mi pare troppo poco, sinceramente…-
Yagami gli avrebbe dato volentieri un pungo.
Si limitò ad un più civile e rassegnato sbuffo sconfitto e la sua mano volò a coprirgli il volto teso.
-Ryuzaki, chiudi quella dannata boccaccia…-

***********

C’era un arbusto nel giardino dell’Orfanotrofio, se lo ricordava con difficoltà, quella nota di colore rosso in mezzo a tanto grigio.
Ricordava – poi – quanto al vento piacesse giocare con le sue foglie scure, agitandole come se fossero braccia in cerca di abbracciare a loro qualcosa di sfuggevole e lontano.
Come quella volta che, proprio mentre guardava quei fiori rossi danzare, ne vide staccarsi uno e rotolare piano a terra, privo ormai di vita. Lo fissò a lungo, accorgendosi solo in quel momento come una simile bellezza fosse labile ed effimera; e che niente, neppure un piacere tanto profondo, potesse durare in eterno.
Fragile incanto, delicato equilibrio che viene spezzato da un colpo di vento appena più forte di una brezza delicata.
L non raccolse quel fiore, lo lasciò marcire a terra ignorandolo volutamente. Aveva perso di senso ora che il presente era già passato – ora che ogni castello tra le nuvole aveva perso consistenza.

Non avrebbe ballato leggero, lasciandosi trasportare dal vento che gli smoveva i petali.
Niente incanto, niente bugie, niente cedimenti compassionevoli.
Forse, rinunciando alla più pura e intima passione umana, avrebbe raggiunto lo stadio di perfezione assoluta – diversamente da quello sciocco fiore rosso, così veloce a morire per mano di una carezza leggera.
Eppure, il freddo nel cuore fa male anche ai geni.






Giudizio

III Posto: "Blow" di Rota23

Correttezza grammaticale: 20/20
Stile e la sintassi: 15/15
Originalità: 8,5/10
Caratterizzazione dei personaggi: 5/5
Giudizio personale: 5/5

Voto complessivo: 53,5 /55

Da qui all’inizio del contest ne hai cambiate di coppie, e devo dire che non mi sarei mai aspettata una LxLight.
Non fraintendermi, io amo da impazzire le LxLight, ma non mi immaginavo che qualcuno me l’avrebbe rifilata XD
Andiamo con ordine.
Avendo la Beta-reading, è ovvio che non siano presenti né errori grammaticali e nemmeno di sintassi.
Lo stile era molto bello e scorrevole, mi sono praticamente immersa dentro la storia!
Come originalità ti posso dire che ho letto moltissime storie di Light ed L, nel periodo in cui sono ammanettati e in cui ancora Light non ha riacquistato la memoria, ma indubbiamente è molto ma molto diversa dalle altre storie ( in modo positivo, ovviamente).
Soprattutto ho adorato la storia del rododendro!
Ma sfortunatamente ti ho dovuta penalizzare un po’.
L’ho fatto con molto dispiacere…
I personaggi li ho apprezzati moltissimo! Ryuzaki è stato il migliore!
Mi stavo completamente sbellicando dalle risate, per la sua incapacità ad essere spontaneo!
E per finire il mio giudizio, che è assolutamente positivo! Mi ha fatta ridere, ma anche un po’ intristire per l’ultima frase della storia … povero Ryuzaki!
Però ti faccio i miei più sinceri complimenti :)
   
 
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