“Tu
mi stai chiedendo qualcosa che io non posso darti, Rachel.”
“Bruce,
io…”
“Tu
mi stai chiedendo di amarti, Rachel. E io non
posso farlo.”
“Perché
no?”
“Perché
devo concentrarmi su Gotham. Io devo pensare al bene di questa città. Io devo
rendere giustizia a questa città. Devo rendere giustizia ai miei genitori. Te li
ricordi i miei genitori, vero? Loro sono
morti per il bene di Gotham.”
“Tu
non cerchi giustizia. Bruce, tu insegui ancora i tuoi folli progetti di
vendetta. E…”
“E
tu come al solito non hai capito nulla di me, Rachel. Continui a non capire
nulla di me.”
“Bruce…”
“Lasciami
solo, Rachel. Per favore.”
Se
dieci anni fa qualcuno mi avesse chiesto di puntare sul signor Wayne e sulla
signorina Dawes, probabilmente avrei scommesso tutto ciò che possedevo. Mi
sembravano una coppia così affiatata, e invece… ma in fondo, chi sono io per
dare simili giudizi? Sono soltanto un vecchio maggiordomo brontolone che ha
trascorso metà della propria vita ad occuparsi degli altri.
Il
colloquio con la signorina Dawes ha lasciato il signor Wayne profondamente turbato.
Me ne accorgo dal modo in cui si tormenta il nodo della cravatta.
“Alfred,
posso parlarti?”
“Mi
dica, signor Wayne.”
“D’ora
in poi, gradirei che la signorina Dawes venisse trattata come tutti gli altri
ospiti.”
“Intende
forse dire che la farò accomodare nel suo studio e le domanderò se desidera del
brandy e un sigaro?”
Il
signor Wayne deve appellarsi a tutto il proprio autocontrollo, per evitare di
scoppiare a ridere. “Quel che intendo dire” inizia, sforzandosi di rimanere
serio, “è che non potrà più fare avanti e indietro come le pare e piace. Non è
più la figlia della domestica.”
“Capisco,
signore.”
“Se
sorprenderò Rachel Dawes in questa casa senza
il mio permesso, ti riterrò direttamente responsabile, Alfred.”
“Certo,
signore. Tuttavia, se mi è concesso esprimere un parere, ho motivo di ritenere
che la vostra reazione alle parole della signorina Dawes sia stata un pochino…
eccessiva.”
“Ovvero?”
“Credo,
signore, che bandirla da questa casa non cancelli affatto il sentimento che
prova per voi.”
“Hai
origliato?”
“Non
lo definirei ‘origliare’, signore. Per caso ho sentito l’ultima parte della
conversazione, e mi è parso di capire che la signorina Dawes provi per voi
qualcosa che va oltre la semplice
amicizia.”
“Ti
è parso bene.”
“Ebbene,
signore, io credo che il sentimento della signorina Dawes non si affievolirà
soltanto perché la costringete a starvi lontano.”
“Pensi
che abbia sbagliato? Avrei dovuto agire diversamente?”
“Non
credo esista un modo ‘giusto’ di comportarsi, in queste situazioni. Occorre seguire
il proprio istinto, il proprio… cuore. Se credete di aver seguito l’istinto,
allora vi siete comportato nel modo giusto.”
Annuisce.
“Sì, ho seguito quello che mi suggeriva il cuore. Ho fatto quello che il cuore
mi diceva di fare.”
“E
allora non avete nulla di cui rimproverarvi, signor Wayne. Ora, se non le serve
altro…”
“Certo.
Vai pure, Alfred. E se mi cerca qualcuno…” inizia, alzandosi.
“Siete
in riunione.”
“Non
so che cosa farei senza di te, Alfred.”
***
Un
paio d’ore più tardi, lo raggiungo nel rifugio segreto, nei sotterranei. È alle
prese con uno strano macchinario inviatogli da Lucius Fox. Sentendomi entrare,
alza la testa verso di me. “Che succede, Alfred?”
“Nulla,
signor Wayne. Ho soltanto pensato di fare un salto per vedere se le serviva
niente. E poi” aggiungo, guardandomi attorno, “non so perché, ma mi piace fare un giro da queste parti,
di tanto in tanto.”
“Ti
ringrazio, Alfred, ma sono a posto. Anzi” aggiunge, dopo una breve pausa, “forse
sì.”
“Prego,
signor Wayne. Che cosa posso fare per lei?”
“Potresti
dirmi perché non mi ha mai detto nulla al riguardo?”
“A
che cosa si riferisce, signor Wayne?”
“Ai… sentimenti
della signorina Dawes. Perché me lo ha confessato oggi, dopo così tanti anni?”
“Beh…
lei è sparito per sette anni senza lasciare nemmeno un recapito. Non credo che
la signorina Dawes avrebbe avuto facilità nel trovarla per confessarle il suo
amore.”
“Poteva
dirmelo prima che partissi.”
“Forse
non sapeva ancora di essere innamorata.”
“Mi
ha confessato che prova qualcosa di simile dai tempi delle scuole medie. Ne ha
avuto di tempo.”
“Forse
era solo timida.”
“Perché
non mi sono mai accorto di niente?”
“Lei ha già una teoria, signore?”
Scrolla
le spalle. “Forse non mi sono mai accorto del suo amore perché l’ho sempre
vista come un’amica, e niente di più. Ma io voglio sentire ciò che pensi tu.”
“Ebbene,
signor Wayne, confesso di essere giunto ad una conclusione molto simile.”
“Quanto
simile?”
“Vede,
sono convinto che lei non abbia mai pensato alla signorina Dawes come a
qualcosa di diverso da un’amica, e che inoltre siate portatori di idee troppo
diverse. Per non parlare dei vostri caratteri. Non ho mai visto due personalità
così discordi.”
“Se
non sbaglio, la saggezza popolare ci insegna che gli opposti si attraggono.”
“Appunto,
signor Wayne. Si attraggono… ma non si amano.”
Sorride,
affondando di nuovo le mani tra gli ingranaggi della nuova creatura del signor
Fox.
“Non
so che cosa farei senza di te, Alfred.”