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Autore: VìTH    15/09/2010    5 recensioni
Un'infanzia perduta, un'adolescenza rubata. Quando il dolore diventa troppo da sopportare, quando ormai non c'è nessun motivo per vivere, anche quella luce che si era accesa, quella luce portata da 4 angeli neri, si sta spegnendo. Alla città non resta altro che contare le lacrime che cadono, ognuna è una promessa che non è mai stata mantenuta
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cos'è la vita? Cos'è se non un'inutile giocattolo, che viene usato, usurato e infine gettato via? Non si è mai liberi di usarlo come si vuole questo dannato giocattolo, c'è sempre qualcuno pronto a pestarlo e a ridurlo in un mucchietto di immondizie.
Lynn era appoggiata al parapetto, sul tetto di un palazzone, vicino casa sua.
Casa.
Se così si poteva chiamare quel letamaio, solo un branco di figli di puttana ecco cos'erano.
A 5 anni Lynn era stata abbandonata in un supermercato. La commessa, dopo aver girato inutilmente per ore e ore tenendola per mano, era giunta alla conclusione che avevano abbandonato la bambina e aveva chiamato servizi sociali e polizia.
I suoi genitori non furono mai ritrovati.
In compenso era stata affidata a una famiglia ricca e benestante.
Lynn diede fuoco alla cucina dopo 2 anni che stava con loro e si venne a scoprire che l'uomo abusava di lei.
Guardò il cielo, si era annuvolato.

Un freddo rigido, un silenzio mortale, al di sopra della città

Si strinse nel giubotto. Non voleva pensare, non voleva ricordare. Era tutto troppo confuso, troppo doloroso.
La sua vita era sempre stata uno schifo. Aveva sempre viaggiato da una famiglia all'altra, di solito lei scappava di casa dopo qualche mese.
Per i suoi compagni era una figlia di puttana, per questo l'avevano abbandonata.
Ogni volta la donna dei servizi sociali ripeteva "Ti prometto che troveremo una famiglia adatta a te, fiorellino. Te lo prometto"

Le tue lacrime sono cadute nell'infinità
là giù non è rimasto niente
che potresti riprendere


Ma le promesse non sono mai state mantenute. Lei li odiava tutti. Odiava i suoi genitori per averla abbandonata, odiava le famiglie affidatarie perchè la trattavano come un'estranea.
Non voleva ricordare. Voleva solo finire questa vita, voleva solo smettere di soffrire.
Ma ancora in fondo al tunnel vedeva 4 ragazzi...
Gli unici veri amici.
Gli unici che non l'hanno ferita.
Gli unici che la facevano sentire VIVA
Così aveva resistito. Così aveva tirato avanti per 4 lunghi anni. Con quelle canzoni, con quella musica.
Con quegli angeli
Ma stavolta non poteva resistere ancora. Nella sua mente, confusa, offuscata dalla sofferenza, niente aveva senso.
Iniziò a nevicare, i fiocchi cadevano lenti, sciogliendosi sui neri capelli della ragazza.

La neve che cade su di te, neanche quello importa più
hai perso te stessa da qualche parte, là fuori
il sogno della fine, per iniziare tutto da capo


Una canzone. Ricordava una canzone, parte del testo... Ma forse era lei che non voleva ricordarla tutta.
Voleva finirla, finirla...
Si alzò in piedi, col volto rigato dalle lacrime, e si voltò verso il mondo sotto di lei.

Il mondo laggiù non conta...

Quella voce...
Cazzo, perchè continuava a sentirla?
Guardò verso il basso, sulla strada la vita scorreva tranquilla mentre dentro di lei tutto moriva. La gente passeggiava, le auto correvano ordinatamente ognuna nella propria corsia e nessuno si accorgeva di una ragazza in cima al tetto, in lacrime.
Nulla.
Ormai il giocattolo è rotto, distrutto, inutilizzabile.
Da buttare.

Vedo il vuoto nei tuoi occhi, pensi che tutto sia inutile...

Tutto era inutile, la sua vita, i suoi...
Amici.
Rise, rise di una risata priva di ogni gioia, di ogni felicità.
Un suono che sembrava più lo stridere di una lama sull'acciaio che una risata, avrebbe rabbrividito chiunque.
Ma non c'era nessuno con lei. Lei era sola.
La sua "famiglia" faceva veramente schifo. La sfruttavano, la usavano, la umiliavano. E adesso era ora di farla finita, e era ora di fare l'ultimo passo
Salì sul parapetto, singhiozzando, quando l'iPod fece andare una canzone.
Quella canzone.

Über den Dächern,
ist es so kalt,
und so still.
Ich schweig Deinen Namen,
weil Du ihn jetzt,
nicht hören willst.
Der Abgrund der Stadt,
verschlingt jede Träne die fällt.
Da unten ist nichts mehr,
was Dich hier oben noch hällt.

Ich schrei in die Nacht für Dich,
lass mich nicht im Stich,
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinner Dich,
an Dich und mich.
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht...


Si sentì scossa dai brividi mentre la voce di quell'angelo sussurrava parole dolci e imploranti, mentre la pregava di non saltare.
Quando lei invece voleva saltare. A chi doveva pensare? Chi avrebbe pianto per lei? Il suo cellulare la avvisò che aveva ricevuto un messaggio.
PRISCHA, diceva il display a lettere cubitali. Prischa.
Lei.
L'unica che l'aveva accettata.
L'unica che la trattava come un'essere umano.
L'unica che, forse, avrebbe pianto per lei.
Lesse il messaggio.

"Amore dove sei??? Ti prego rispondi!! Ieri eri strana... E a casa non ci sei... E non ti trovo da nessuna parte. Cosa hai in mente?? Non fare cazzate... Io sono in Invalidenstraße, al centro commerciale comunque."

Restò come impontizzata a fissare il display del telefono.
Anche lei era in Invalidenstraße, prprio nel palazzo davanti al centro. Aguzzò la vista, mentre nelle sue orecchie l'ultima nota di "Spring Nicht" scemava e Bill cantava l'ultima frase...

Und hält Dich das auch nicht zurück.
Dann spring ich für Dich...


E qualcuno avrebbe saltato per lei?
Un urlo.
Disperato, accorato.
-LYNN!!!!!-
Guardò giù. Prischa era sotto al palazzo, che guardava verso l'alto, il viso stravolto dall'orrore. La vide fare una corsa ed entrare.
Lynn fu fulminata.

Urlo per te, non lasciarmi solo
non andare
tutte quelle luci non ti prenderanno
ti stanno solo accecando
non andare, non fare l'ultimo passo
ricordati di me e te
il mondo laggiù non conta
per favore non saltare


E così si trovò Prischa dietro di lei, che la implorava, che la chiamava, che diceva parole, stupidi inutili parole che però iniziavano ad avere un senso...
-Lynn... Lynn ti prego... Non farlo... Io ti voglio bene... Non saltare...-
Lei scosse leggermente la testa, un movimento quasi impercettibile. -A che pro, Prischa? La mia vita è inutile...-
-No... Non è vero... I miei genitori... Loro ti hanno addottata!- Esclamò fra le lacrime.
Lynn si voltò lentamente. -Che cosa?- balbettò. Prischa vide una speranza. -Si! Loro sanno tutto... E ti vogliono bene lo sai... Sei la mia migliore amica Lynn, ti prego... Farai una nuova vita.- Allungò la mano. -Ti prego-

Non so ancora per quanto tempo terrai la mia mano...

Ora la ricordava tutta. Ora ricordava che non era solo la loro musica ma era la loro musica unita all'amicizia di Prischa.

Inizieremo tutto da capo, per favore non andare

E lei prese la mano della sua migliore amica.
Prese la sua mano e scese dal parapetto.
Tutto quel tempo... Per una canzone. Una canzone che l'aveva fermata. Solo 4 persone.
5, con Prischa.
Così si abbracciarono, in lacrime tutte e due, sotto il cielo grigio di Berlino mentre la neve cadeva.

Inizieremo tutto da capo....
   
 
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