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Autore: Hi Fis    15/09/2010    2 recensioni
Questa raccolta continua a raccontare le avventure di Hayat Shepard, la dove Heroes si era interrotta. La narrazione riprende dalla distruzione della base dei Collettori e traccia un possibile prologo per Mass Effect 3, appoggiandosi ad elementi del gioco.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Ed eccoci arrivati al secondo capitolo di questa storia, in cui le cose cominciano a farsi più movimentate. ;)
Prima di continuare con la premessa, volevo ringraziare goldr31 che come sempre ha la pazienza e la costanza di continuare a recensirmi. Grazie mille!
Grazie alle sue recensioni posso continuare a migliorare la storia e a renderla più godibile anche per voi altri lettori: a
voi tutti , auguro buona lettura.
p.s. come sempre nella post fazione ci sarà qualche notizia in più su questo pezzo.



“Il postulante è a dieci metri dalla passerella, che si trova un metro più in alto.” Shepard era seduta a gambe incrociate nella sua stanza, gli occhi chiusi, ripetendo ossessivamente quella cantilena.

 
Erano passati dieci giorni da quando aveva comunicato al suo equipaggio la condanna a morte che pendeva sulle loro teste. Aveva chiesto ad ogni membro dell’equipaggio, dai due addetti ai motori al sergente logistico Gardner, cosa volessero fare: se continuare a servire sulla Normandy, o essere scaricati sul primo pianeta abitabile.
Quasi all’unanimità, l’equipaggio aveva scelto di restare: quelli che avevano deciso di abbandonare la Normandy, erano già stati fatti scendere, e dei loro compiti se ne stava occupando temporaneamente IDA.
Shepard se ne era dispiaciuta, ma capiva coloro che avevano preferito tornare alle loro famiglie. Doveva ritenersi già fortunata per non aver dovuto cercare rimpiazzi per l’intero personale tecnico: i più qualificati infatti avevano scelto di restare.
Perfino Gardner, l’inossidabile cuoco di bordo, aveva deciso di rimanere: ormai considerava la Normandy casa sua e non aveva intenzione di abbandonarla.
 
Shepard non aveva mai capito perché la gente fosse sempre pronta ad aiutarla: forse era perché da lei dipendeva la salvezza della Galassia? Senza pressione, ovviamente.
 
Nessuno, a parte la sua squadra, conosceva esattamente i dettagli del suo piano, ed era meglio così: sapevano solo che erano diretti alla Cittadella.
Grunt, Miranda, Kasumi, Zaeed e Jack avevano lasciato la Normandy il giorno prima con lo shuttle, ognuno diretto verso la propria missione. I cinque avevano tre obbiettivi diversi: Zaeed e Grunt dovevano fare una capatina su Tuchanka.
Poi si sarebbero separati, l’uno a cercare Vido Santiago, mentre l’altro avrebbe atteso pazientemente: se il consiglio non avesse collaborato con Shepard e avesse fatto qualcosa di stupido, come chiuderla in prigione, lui e i migliori guerrieri degli Urdnot sarebbero venuti sulla Cittadella per liberarla.
Jack si era diretta su Illium, dove la biotica aveva l’ordine di recapitare un  messaggio a Liara, per poi riunirsi con Zaeed e aiutarlo nella sua caccia.
Kasumi e Miranda avrebbero agito invece da sole, con l’obbiettivo di saccheggiare le principali banche dati e i fondi di Cerberus, in modo da guadagnare spazio di manovra sui loro ex datori di lavoro. Shepard avrebbe voluto mandare qualcun altro con loro, ma non avrebbe avuto abbastanza uomini per la sua missione, che era di sicuro la più importante.
 
“Il postulante è a dieci metri dalla passerella, che si trova un metro più in alto.”
 
Qualcuno bussò alla sua porta, interrompendo la sua meditazione:
“Avanti.”
Il suo Turian preferito entrò dalla porta.
“Garrus!” Shepard scese dal letto, e corse ad abbracciarlo in un gesto d’affetto che Garrus ricambiò. Quando si staccarono, gli chiese:
“Siete pronti?”
“Thane mi aspetta al portellone d’attracco.”
“Non fatevi uccidere.”
Garrus si concesse un sorriso:
“Non potrei mai lasciarti da sola, hai troppo bisogno di me.”
“E cerca di non farti conciare peggio di così. Sei già abbastanza brutto, sai?” Shepard posò la sue mano sulla benda che copriva le cicatrici e le protesi cibernetiche sul lato destro del suo volto: Garrus sorrise, coprendo con la sua mano quella del comandante.
“Ricevuto.”
Shepard lo baciò sul lato intatto della faccia: Garrus accolse quel gesto con sorpresa, non abituato alle manifestazioni umane di affetto.
Invece di andarsene, il Turian rimase a guardarla fissa negli occhi:
“Hayat, cerca di non farti uccidere nemmeno tu, d’accordo?”
“Tra quattro ore, Garrus, saremo eroi o morti.” Rispose la donna.
“Insomma, la norma.”
“Mpfh! Coraggio soldato, non cadremo per così poco.”
“Speriamo, Shepard. Che la fortuna ci assista.” disse Garrus.
”Che gli spiriti ci siano propizi.” Rispose Shepard, usando una delle massime dei Turian; poi si separarono: Garrus le diede le spalle, controllando che la pistola fosse ben nascosta dal suo vestito da civile, mentre scendeva ai ponti inferiori.
 
Shepard osservò la cabina: l’acquario era stato svuotato e i vetri infranti eliminati, e al comandante piaceva molto quello che vedeva; era quel lieve disordine che la faceva sentire davvero a suo agio. Dopo quell’ultimo sguardo alla stanza, si diresse verso l’armadietto che conteneva la sua corazza, preparandosi mentalmente: aveva una telefonata quantica da fare.
 
***
 
Garrus trovò Thane al portellone di uscita, intento a pregare.
“… e se dovessi fallire, concedimi il tuo perdono.” Concluse alzando la testa.
“Sei pronto, Thane?”
“Sì.” rispose asciutto il drell.
“Aspettate, voi due.” Dal cockpit, zoppicando vistosamente, Jeff “Joker” Moreau si mise di fronte ai cecchini.

“Vedete di portarmi un souvenir quando tornate.” Disse, tendendo la mano a entrambi.
“Ma come, Joker, nessun caustico commento?” disse Garrus, stringendo la mano al pilota.
“Mi dispiace, ma non ho ancora preso il mio caffè stamattina. Vedete di tornare, così sarò pronto.”
“In questo caso, credo mi farò crivellare.” Rispose Thane.
 
Ci fu un attimo di silenzio, in cui sia Joker che Garrus valutarono quella che poteva essere la prima battuta del Drell. Una situazione irresistibile per Joker:
“Non pensarci nemmeno. Il comandante si incazzerebbe.” Mentre lo diceva, scosse la mano di Thane.
“Già. Un motivo abbastanza valido per sopravvivere, allora.”
Joker li osservò fino a quando non ebbero percorso la passerella.
Quando il portellone si richiuse davanti a lui, il pilota si passò una mano sulla nuca, togliendosi il cappello:
“Tu guarda se doveva capitarci un assassino spiritoso.”
“Non sarebbe stato meglio augurare loro buona fortuna?” Come sempre, IDA era ovunque e in nessun posto, partecipando a conversazioni che non sapevi nemmeno stesse ascoltando. Joker ormai ci era abituato:
“E che non è nel mio stile, IDA.” Disse il pilota, dirigendosi nuovamente al suo posto.
 
“Buona fortuna, ragazzi” borbottò Joker mentre si sedeva in plancia.
“Jeff, hai detto qualcosa?”
“Assolutamente nulla, IDA.” Disse il pilota, calcandosi nuovamente il cappello in testa.
 
***
“Mi stai forse minacciando, Shepard?”
“Per poterti minacciare, dovrei avere la tua faccia a portata della mia pistola, Uomo Misterioso.”
“Non mettere alla prova la mia pazienza, hai distrutto una base di valore inestimabile, una base piena di tecnologie infinitamente utili, e ora pretendi il mio aiuto?”
“Cuciti la bocca e ascoltami, per una volta.”
“Come osi?”
“Oso questo e anche di più! Maledizione! Qui non si sta parlando di te, ma dei Razziatori. Lo so che abbiamo opinioni diverse su come perseguire il nostro obbiettivo…”
“Adesso è il nostro obbiettivo?”
“Credevo che entrambi volessimo la sconfitta dei Razziatori.”
“…Continua.”
Finalmente stava zitto, quell’omocentrico figlio di buona donna: Shepard non credeva che ci sarebbe riuscita.
“Non ti sto minacciando. Ti sto informando di quello che ora farò. Non sono convinta che  tu sia degno dell’incarico che ti sei riservato: guardiano dell’umanità, ma so che lotterai fino all’ultimo in quello in cui credi. Se io fallissi, vorrei che tu facessi quanto è in tuo potere per garantire la sopravvivenza della nostra specie, e sai bene quanto me che soltanto insieme agli “alieni” sarà possibile sconfiggere i Razziatori.”
“Mi stai dando un ordine?”
“Considerala una richiesta, guardiano. Da parte di una degli umani che hai fatto voto di proteggere. In cambio, non darò nessuna delle informazioni che IDA possiede su Cerberus al Consiglio: tutto considerato, non mi sembra un cattivo accordo, per nessuno dei due.
Ti sto solo chiedendo di essere te stesso, nonostante i dissapori fra noi.”
“Non c’è bisogno che tu mi ricordi il mio ruolo, Shepard. Io sono Cerberus.”
“Molto bene, allora. Posso quindi considerare siglato il nostro accordo?”
L’Uomo Misterioso si concesse una boccata della sua immancabile sigaretta, prima di rispondere. La sua faccia rimase come sempre impassibile, ma Shepard si accorse che quel gesto prese più tempo del solito.
“Sia. Ma non scordare qual è il tuo posto, Shepard: prima o poi ti costringerò a servire Cerberus.”
“E io ti combatterò sempre, Uomo Misterioso.”

Shepard chiuse il collegamento.
Ora mancavano due ore e trentasette minuti  al suo appuntamento.
“Il postulante è a dieci metri dalla passerella, che si trova un metro più in alto.” Cominciò a cantilenare.
 
***
 
“Da questa parte” Emily Wong faceva da guida a Garrus e Thane, attraverso un labirinto di passaggi che si snodavano tra l’anello del Presidium e l’agglomerato Zakera.
Era mezz’ora che la seguivano tra quei budelli, ma la giornalista procedeva con passo sicuro, consultando ogni tanto una lercia mappa che aveva avuto da un suo informatore.
“Sei sicura che sia la strada giusta?” chiese Garrus.
“Per la quindicesima volta Garrus, sì. Il mio contatto è sempre stato affidabile.”
“Era un topo dei condotti?” chiese Thane.
La giornalista si voltò a guardare quel drell, una razza con cui aveva poca familiarità:
“Il tuo amico legge nel pensiero?” chiese, rivolta a Garrus.
“Conosco anch’io qualcuno dei Topi, miss Wong.”
“Capisco.” Avrebbe voluto fare altre domande, ma Shepard era stata chiara: aiutare senza fare domande. Ed Emily sapeva che se il Comandante le chiedeva aiuto, era meglio fare come diceva.
 
Era stata una sorpresa per lei, svegliarsi nel cuore della notte: di solito dormiva saporitamente fino al mattino. Ancora più sorprendente era stato trovare la finestra di camera sua aperta, quando era convinta di averla chiusa a doppia mandata prima di mettersi a dormire.
Era stato lo spiffero a svegliarla, e quando si era alzata per sistemare la faccenda, Shepard era spuntata dalle ombre della sua camera.
“Perdona l’ora tarda, Emily. Ho bisogno del tuo aiuto.”
Aveva esordito così, come se fossero due buone amiche che si trovavano per caso al bar. Quando Emily aveva bevuto un caffè e  messo qualcosa di più caldo addosso, Shepard le aveva consegnato un dischetto.
“Domani verranno da te due dei miei uomini: Garrus Vakarian e un Drell. Voglio che tu li porti, senza far loro alcuna domanda, ad un portello d’accesso per la torre della Cittadella, in modo che possano uscire nello spazio esterno. Se entro ventiquattro ore il Consiglio non farà un annuncio, apri questo dischetto: contiene dati che è di vitale importanza vengano diffusi sulla più ampia banda possibile. Sappi che queste informazioni sono abbastanza pericolose da convincere il Consiglio a fare di te una ricercata.”
“Cosa contiene?” La giornalista non cercò nemmeno di prendere il dischetto che lo Spettro le stava allungando: pensava che potesse esploderle in mano.
“L’intervista che ti avevo promesso due anni e mezzo fa… e anche molto altro.”
Poi se ne era andata. Emily aveva trovato il dischetto ancora sulla sua tavola, quando si era svegliata il mattino dopo, testimoniando quanto non fosse stato solo un brutto sogno. Quando era uscita per andare al lavoro, il dischetto era scivolato nella sua borsa, senza che Emily lo degnasse di un solo sguardo: solo una volta che fu al sicuro nel suo ufficio, la giornalista aveva cominciato a visionare i dati in esso contenuti.
Una volta arrivata al numero di navi dei Razziatori, Emily aveva chiesto il resto della giornata di riposo al suo caporedattore.
 
La giornalista si fermò all’ennesimo bivio, indicando la biforcazione a sinistra.
“Prendete questa. Tra duecento metri  c’è una svolta, prendete a destra e vi troverete di fronte ad un portellone: quella è la vostra uscita. Buona fortuna.”
“Grazie, Emily. Buona fortuna anche a te.”
La giornalista li salutò entrambi, poi cominciò a ripercorrere all’indietro il labirinto di corridoi.
Garrus e Thane posarono a terra entrambe le borse che si erano portati dietro, cominciando a estrarre le loro armature. Indossatele, e con le armi in pugno, si diressero nella direzione che gli era stata indicata.
 
Il portello si trovava esattamente davanti a loro, con delle strisce gialle e nere a metà altezza e scritte di pericolo in asari e salarian dipinte sopra. La leva di apertura era nel muro, arrugginita e rovinata.
Garrus si aggiustò il casco, collegando il respiratore e i filtri per il riciclo dell’aria: a fianco a lui, Thane fece lo stesso. Entrambi attivarono i magneti nei loro stivali e Garrus stava per tirare la leva di apertura, quando Thane lo fermò all’improvviso, afferrandogli la mano.
“Che ti prende, Thane?”
“Aspetta un momento, Garrus.” Rispose il drell attraverso la radio.
Thane si tolse il casco, mentre Garrus lo osservava perplesso, la mano ancora sulla leva.
“Se c’è qualcuno in questi condotti, sappia che noi stiamo per aprire il portellone. Avete trenta secondi per allontanarvi il più possibile.”
Anche attraverso il casco, Garrus senti rumore di qualcosa o qualcuno che fuggiva  il più lontano possibile attraverso le condutture: qualcosa di troppo grosso per essere un topo.
Thane si rimise il casco.
“Come facevi a saperlo?” gli chiese attraverso la radio.
“Non lo sapevo.” Replicò semplicemente il drell.
“Qualche rimpianto?” chiese il Turian, dopo una pausa.
“Non da quando mi sono riunito a mio figlio, Garrus. E tu?”
“Non aver conosciuto Shepard prima.”
“Capisco.”
Passati trenta secondi, Garrus tirò la leva. La depressurizzazione fu arginata dalla chiusura delle paratie di emergenza nei passaggi dietro di loro. Poi i due cecchini uscirono dal portellone, che si richiuse alle loro spalle con un tonfo.

***
 
Shepard premette il pulsante di salita. Il presidium scomparve sotto di loro, mentre l’ascensore guadagnava rapidamente quota. Nella cabina, Jacob, Mordin, Samara e Tali accompagnavano il comandante.
“Credi che ce la farà?” chiese Tali.
“Perché non dovrebbe?”
“Sarei dovuta andare con lui, ho già fatto quella strada.”
“No. Lui può fare il suo lavoro anche da solo. Tu sei insostituibile in questa situazione, Tali.”
“Spero solamente che ce la faremo.” Disse Jacob.
“Possibilità di fallimento molto basse. Piano studiato più volte, nulla di cui preoccuparsi.”
“Lo spero, dottore.”
“Ce la faremo, vedrai.” Disse Samara.
“Dobbiamo.” Commentò Shepard.
“Piuttosto dottore, è sicuro che il suo gas funzionerà?” chiese nuovamente il tenente.
“Composto efficace, non mortale. Assolutamente certo di suo effetto stordente.”

***

Garrus e Thane avevano impiegato un’ora intera per scalare la torre del Presidium, ma ormai riuscivano a vedere la vetrata della Camera del Consiglio.

C’era già qualcuno ad aspettarli.
Anche dalla distanza, Legione era inconfondibile: lo squarcio sul petto era meglio di un biglietto da visita.
Garrus aspettò di essere molto vicino al Geth prima di aprire il canale radio:
“È tutto pronto?” chiese Garrus.
Affermativo. Acquisizione sensori esterni della camera del Consiglio completata. L’accesso ai sistemi di trasmissione dati sarà terminato non appena entrerete in azione.
 “Ottimo lavoro, Legione.”
Da questa parte, identificato portello di accesso per i camminamenti superiori della Camera del Consiglio.
Il geth aggirò la vetrata che era stata infranta dai rottami della Sovereign, guidando Garrus e Thane ad una struttura bombata posta appena al di sopra di essa.
Apertura dei portelli al vostro ordine.
Sia Garrus che Thane riposero le armi negli alloggiamenti sulla loro schiena e presero dalle cinture le granate a gas che Mordin gli aveva fornito: il Drell ne passò una al Geth.
Erano cariche di una neurotossina in grado di stendere per quattro ore buone chiunque la respirasse, settata per funzionare al massimo contro Umani, Turian, Asari e Salarian, sperando che solo i membri di queste specie fossero state scelte come guardie del corpo del Consiglio.
 
“Ricorda, non inalare in nessun caso. Può provocare nausea e vomito al risveglio. Oltre ad una temporanea caduta dei capelli negli umani.” Gli avvertimenti erano scolpiti a fuoco nella mente di Garrus e Thane, mentre toglievano la sicura alle granate. La spoletta era di venti secondi.
“Apri i portelli, Legione.”
Ricevuto. Apertura portelli a cinque secondi da ora. Quattro. Tre. Due. Uno…
Non aveva nemmeno detto zero che Garrus e Thane saltarono dentro il condotto con perfetto tempismo. Legione li richiuse immediatamente dietro di loro, in modo da minimizzare la depressurizzazione.
Il geth aspettò qualche secondo, poi si diresse verso un portello situato più in basso.
 
***
 
Vrakes Dokaria era un Turian, veterano dell’SSC. Avrebbe potuto ambire al posto di Esecutore al posto di Pallin, ma aveva preferito farsi trasferire al corpo di guardia d’onore del Consiglio, un gruppo scelto di tenta persone il cui ruolo era di rassicurare i Consiglieri, piuttosto che garantire effettivamente la sicurezza.
Vrakes aveva ben presto realizzato che il loro ruolo era di rappresentanza: in tutti i suoi quattro anni di servizio,  non aveva mai dovuto sparare un colpo.
Ma come il suo capo sezione amava ripetere:“Non si sa mai”. E poi lo stipendio era buono e non c’era mai da faticare, rifletteva spesso Vrakes.
 
Le guardie entravano in azione durante ogni seduta: si posizionavano sui camminamenti superiori della Camera del Consiglio, il postulante al centro del mirino e l’indice sul grilletto, e si ritiravano quando la seduta era finita.
Operavano in turni di cinque persone alla volta, con due sostituti pronti ad entrare in azione al minimo segno di pericolo.
La persona che aveva ora nel centro del mirino aveva una faccia conosciuta:
“Deve essere un’umana importante.” A Vrakes piacevano gli umani, li trovava molto più comprensibili di quegli stupidi Hanar.
La donna indossava una corazza e diverse armi riposte nei loro alloggiamenti.
Solo agli Spettri e ai soldati di alto grado delle organizzazioni militari più importanti era permesso di presentarsi davanti ai Consiglieri armati. A Vrakes quella donna non sembrava far parte dell’Alleanza.
La accompagnavano un altro umano, con un’uniforme nera, un Asari, un Salarian e una Quarian, tutti disarmati.
Conosceva solo due umani insigniti del titolo di Spettro, e solo una era una donna:
“Dannazione, quella deve essere Shepard!” Vrakes avrebbe voluto farsi fare un autografo da lei, era lo Spettro più famoso della Cittadella.
 
Il consiglio era riunito, ed erano visibilmente in tensione: la sala era stata sgomberata e la seduta si stava svolgendo a porte chiuse.
Mentre Vrakes aggiustava lo zoom del suo obbiettivo, per meglio osservare il volto della donna, il calcio di una pistola calò sulla sua nuca, spedendolo nelle braccia dell’oblio.
 
Garrus gli mise sotto il naso la granata a gas, in modo da assicurarsi che non rinvenisse nel momento meno opportuno. Poi la posò nel corridoio che aveva appena attraversato, nascondendola dietro ad un armadietto delle armi: chiunque avesse cercato di raggiungerlo, sarebbe svenuto appena compiuto qualche passo nella stanza.
Quindi tornò alla ringhiera e dispiegò il suo fucile.
 
***
 
“Consiglieri, sono qui oggi per riportare che la minaccia alle Colonie Umane situate ai confini di Terminus è stata debellata.”
“Intende dire che ha individuato i responsabili dei rapimenti?” Se non altro il consigliere Salarian fingeva di essere interessato.
“Esattamente Consigliere. Le mie indagini mi hanno permesso di scoprire i responsabili. Grazie al mio equipaggio, ho potuto fermare i Collettori e la minaccia che rappresentavano.”
Perfino il consigliere Asari si mostrò sorpreso a quella notizia:
“Collettori? Ne è sicura, comandante? Credevo fossero poco più che un mito.”
“Il comandante Shepard è nota per indagare su miti e leggende, invece di occuparsi di faccende importanti.”
Shepard rivolse al Consigliere Turian con il sorriso più velenoso che riuscisse a fare:
“Si dice che in tutte le leggendo ci sia un fondo di verità, Consigliere. Tuttavia non si preoccupi: ho portato delle prove.”
“Ce le mostri.” Anderson aveva il suo seggio dalla parte opposta a quella del Consigliere Turian.
“Spero ricorderete Tali’Zorah vas Normandy” disse Shepard, voltandosi a fare un cenno alla Quarian.
 
Per Tali, quella era la sua seconda seduta di fronte al Consiglio: Shepard l’aveva portata con sé, assieme a Wrex, quando aveva richiesto di  essere inviata nuovamente su Ilos, al fine di estrarre i dati della memoria di Vigil, pretesa che ai tempi il Consiglio aveva respinto.
Il suo nome, però, era noto soprattutto per aver fornito le prove del tradimento di Saren.
 
“Sì, vagamente.” Disse annoiato il consigliere Turian.
“Bosh’tet!” pensò Tali. Era più che sicura che quel mellifluo consigliere si ricordasse benissimo di lei e di come le sue prove avessero svergognato Saren, allora il loro Spettro più affidabile.
“Consiglieri.” Tali chinò brevemente il capo, prima di iniziare a trasferire i dati dal suo factotum.
“Quelli che sto per mostrarvi sono i dati raccolti da un Quarian sulla colonia di Freedom Progress, attaccata dai Collettori cinque mesi fa. Veetor’Nara nar Neema si trovava in pellegrinaggio sulla colonia ed è l’unico sopravvissuto all’assalto.”
“Interessante: l’unico sopravvissuto di un fantomatico assalto ha anche i dati che occorrono per dimostrare il coinvolgimento  dei misteriosi Collettori.”
“Sta forse insinuando qualcosa, Consigliere?” Anderson mal sopportava quell’imbecille, e Shepard si rallegrò nel vedere che almeno il consigliere Umano era dalla sua parte.
“Mi limito a constatare i fatti.” Replicò secco il Turian.
A Shepard iniziarono a prudere le mani. Un solo colpo e quell’idiota si sarebbe ritrovato le cervella sul pavimento e la galassia sarebbe stata liberata dalla sua imbecillità. Dovette sforzarsi per ricordare a se stessa che era proprio per evitare di dover sparare a qualcuno che avevano messo in scena quella pantomima.
Tuttavia il Turian non aveva ancora finito:
“Per quanto mi riguarda, trovo più facile credere che i Quarian abbiano assalito la colonia e abbiano poi costruito delle prove fasulle per coprire i fatti. Freedom Progress non è forse simile al loro pianeta natale?”
“Ora basta, Consigliere.” Perfino il Consigliere Asari inorridì a quella affermazione.
“Le sue parole gettano discredito su questo consiglio: accusare i Quarian dello sterminio di un’intera colonia umana è un’infamia.” Il viso di Anderson si imporporò mentre cercava di mantenere un tono di voce adeguato al suo ruolo.
“Mi associo con il Consigliere Anderson.” Disse il Salarian.
 
Tali rimase in silenzio, ma Shepard la osservò digitare una familiare sequenza sul suo factotum, tasti che le aveva visto usare migliaia di volte per programmare un certo droide esplosivo.
Le afferrò repentinamente il braccio, tentando di sussurrare a voce più bassa possibile:
“Calmati Tali, ci penso io. Non devi ucciderlo. Siamo qui per fare in modo che prendano la decisione giusta, ricordi?”
“Quell’idiota non ci serve.” Sibilò la Quarian, ma cancellò la sequenza di attivazione del drone.
Il piccolo scambio passò inosservato, mentre il Consiglio si ricomponeva.
Tali passò la parola a Shepard, che riprese il suo posto come guida del gruppo. Per una volta, il fatto che Tali indossasse una maschera era tornato utile.
 
“Ha altro da aggiungere, Comandante?” chiese il consigliere Asari, dopo aver visionato i dati di Veetor.
“In effetti sì. Ma prima di continuare, vorrei sottolineare quanto sia stupefacente il fatto che lo stimato  Consigliere Turian possa credere i Quarian capaci di simili atti di violenza e, allo stesso tempo, giudicare i miei  rapporti poco credibili.”
Perfino Samara dovette nascondere il suo sorriso dietro una mano, gesto che fu immediatamente imitato da Mordin e Jacob.
“Attenzione, Comandante Shepard, il suo tono potrebbe costarle più della sua nomina di Spettro.” Sibilò il Turian.
Senza lasciare che i suoi pensieri trasparissero sul suo volto, lo Spettro espresse la frase successiva col tono più innocente che riuscì a formulare:
“Se il mio tono le è sembrato irrispettoso Consigliere, le mie scuse. Mi stavo solo limitando a constatare i fatti.”
Perfino il Consigliere Asari dovette sforzarsi per non sorridere.
“Prego, continui pure.” Disse, prima che il Turian potesse interrompere nuovamente la sua esposizione.
“Grazie, Consigliere. I dati che ora state visionando appartengono ad una missione svoltasi sulla colonia umana di Horizon. I Collettori avevano scatenato un attacco a sorpresa, ma il nostro contrattacco li ha colti impreparati e siamo riusciti a impedire che due terzi della Colonia fosse rapita.”
“Non vorrà presentarci qualche altra testimonianza di un portuale o di un contadino, spero.”
Shepard decise che avrebbe sparato a quel Turian. Magari non un colpo mortale, ma abbastanza per fare vacillare quella testa di legno.
“Se non ricordo male, quei rapporti, per quanto imprecisi, erano comunque affidabili. Consigliere.”
“Giudichiamo noi cosa è affidabile e cosa non lo è, comandante.” Si inserì il Consigliere Salarian. Le informazioni erano il suo campo e la fonte del suo potere politico.
“Certamente, mi scusi. Fortunatamente, ho qualcosa di meglio di offrirvi.” Fece un passo indietro, permettendo a Mordin di farsi avanti.
“Salute, Consiglieri. Sono Mordin Solus. Professor Mordin Solus. Militato in squadra speciale Salarian, sotto comando di capitano Kirrahe. Lavorato come ricercatore capo in ambito di progetto Firebreak su Tuchanka.”
“Può provare la sua identità?” il Consigliere Salarian parve improvvisamente a disagio.
“Mio identificativo ancora valido. Sempre con me medaglietta di riconoscimento” mentre Mordin diceva questo, Shepard lo vide pescare una medaglietta identificativa, simile a quelle militari dell’Alleanza.
Il Consigliere Salarian osservò attentamente l’immagine ingrandita della medaglietta di Mordin sul pannello olografico che aveva di fronte: sembrò soddisfatto e amareggiato allo stesso tempo.
“La medaglietta lo identifica: è impossibile che sia un’impostore.” Disse infine.
“Allora le ordino di rispondere al Consiglio:…”
L’arroganza di quel Turian non aveva limite, ma Solus sapeva come trattare con i politici:
“Impossibile: squadre speciali Salarian rispondono solo a governo Salarian. Consiglio non ha alcuna autorità su di esso.”
“Come osa? Dovrei farla arrestare.”
“Si fermi Consigliere. Il dottor Solus ha perfettamente ragione. Questo Consiglio non ha alcuna autorità legale su di lui.” Il Consigliere Salarian sembrava aver inghiottito un barattolo di spilli. Utilizzare un agente dei servizi segreti Salarian per guadagnarsi l’appoggio del Consiglio era una mossa audace. Troppo audace, perfino per uno Spettro.
Il Salarian capì che Shepard doveva essere disperata per essere ricorsa ad un simile stratagemma. A cosa mirava?
“La ringrazio Consigliere.  Unito a Comandante Shepard per prevenire la minaccia dei Collettori. Stessi Collettori responsabile del rilascio di una pericolosa epidemia su Omega. Con aiuto del Comandante Shepard, epidemia debellata. ”
“Se davvero il dottor Sallus risponde solo al governo Salarian, questo Consiglio non ha alcun obbligo di ascoltare le prove che sta presentando…”
“Consigliere, mio nome è Solus. Professor Mordin Solus. Ritengo …”
“Non mi interessa cosa lei ritiene. Il comandante Shepard sta mettendo alla prova la mia pazienza, la pazienza di questo Consiglio, presentando prove di dubbia provenienza per destabilizzarci.”
“Intende dire che si rifiuta di credere alle prove che il Comandante Shepard le ha presentato?”
“E lei chi sarebbe?”
Shepard si era chiesta quando Samara avrebbe fatto la sua mossa. Non sapeva se il suo Codice le avrebbe permesso di minacciare un Consigliere, ma l’Asari aveva messo in chiaro che se Shepard avesse dovuto uccidere, lei sarebbe stata costretta a sopprimerla a sua volta, per quanto a malincuore.

Shepard era disposta a correre il rischio.
“Mi chiamo Samara, Servitrice del Codice.”
“… Una Justicar.” il Consigliere Asari aveva la stessa faccia che il Consigliere Salarian aveva esibito poco prima.
“Una Justicar?” borbottò il Consigliere Turian.
“Esattamente. Mi sono unita al Comandante Shepard durante la sua missione, in conformità al Terzo Giuramento di Sussunzione del Codice.”
“Ha recitato il Terzo Giuramento del Codice per lo Spettro Shepard?” il Consigliere Asari dovette appoggiarsi alla balaustra, mentre lo diceva.
“Così è, Consigliere. Questa Servitrice del Codice è pronta a garantire le prove del Comandante Shepard.”
“Proceda.”  Disse il Consigliere dopo un attimo di esitazione.
“Consigliere, non possiamo permettere a…” Shepard sperò che a Thane tremasse il dito e la testa del Consigliere Turian sparisse in una nuvola di sangue.
“Ora basta, Velarn. Ti ordino di fare silenzio: il giuramento di una Justicar è assoluto. Se una Justicar afferma che i Collettori erano responsabili dei rapimenti degli esseri umani nei sistemi Terminus, non mi servono altre prove.”
Gli Asari erano ancora la prima razza ad aver scoperto la Cittadella e, anche se non lo esibivano spesso, il loro potere era certamente il maggiore tra quello delle altre razze: il Consigliere Turian tacque, come se l’avessero schiaffeggiato.
Shepard riprese la parola, mentre Samara tornava al suo posto.
“Dopo aver svolto ulteriori indagini, abbiamo individuato la base principale dei Collettori.”
“Dove è situata la loro base?” il Consigliere Salarian ora sembrava estremamente interessato.
“Oltre il portale di Omega 4.” Il silenzio si fece assoluto a quella notizia
“Impossibile, assolutamente impossibile. Nessuna nave è mai tornata dal portale di Omega 4.”
“E per una buona ragione, Consiglieri. La base dei Collettori era situata vicino al nucleo galattico, in una regione di spazio accessibile solo attraverso quel portale. Anche sapendolo, non è stato facile. La zona era ben difesa.”
“Era, Comandante Shepard?”
“Grazie alla mia squadra, abbiamo fatto detonare la base. Ormai non ne rimane altro che polvere.”
“Quindi suppongo che abbia salvato i coloni rapiti.”
“Sfortunatamente non è stato possibile, Consiglieri.”
Shepard sapeva che quell’argomento sarebbe saltato fuori e si era preparata appositamente per quel momento.
“Perché non è stato possibile?”
“Perché quando sono arrivata alla base di Collettori, i coloni erano già stati tutti uccisi. L’ultima superstite è spirata di fronte ai miei occhi.”

“Ha idea del perché i Collettori abbiano rapito e ucciso tutti quei coloni, Comandante?”
“Sfortunatamente, Consigliere Anderson, sì.”
“Ha detto, sfortunatamente?”
“I Collettori stavano utilizzando i coloni umani come materiale di costruzione.”

“E cosa stavano costruendo, Comandante?”
“Un Razziatore di forma umana.”


First things first:
Il fatto che Shepard chiami l'uomo misterioso, è secondo me una scelta logica da fare: nonostante quasi tutti gli esperimenti di Cerberus tendano a scoppiare loro in faccia dopo aver ampiamente superato i criteri etici per la ricerca,  è un'organizzazione troppo potente per non usarla come risorsa.
Per tenere al guinzaglio Cerberus però, serve un collare: ovvero tutte le informazioni che IDA possiede sull'organizzazione, che divengono consultabili dopo che Joker ha tolto i suoi blocchi quando i Collettori rapiscono l'equipaggio ( si scopre fra l'altro che IDA è basata sulla tecnologia dei Razziatori, almeno in parte).
Dalle informazioni in suo possesso, si apprende che Cerberus può contare su 150 agenti operativi: sommando anche i mercenari assoldabili, credo che il massimo delle forze che l'uomo misterioso può mettere in campo contro Shepard (se volesse ribellarsi) sia tra i 700 e i 1200 individui. Non una grave minaccia per il comandante: nel primo ME si sono uccisi di sicuro molti più geth.  
Quindi ora Hayat tiene al guinzaglio Cerberus: credo che sia meglio un nemico onesto che un alleato infingardo come i consiglieri (che in quanto ad aiuto sono... inutili quando va bene).

Spero che tutti si ricordino di Emily Wong: nel primo ME Shepard collabora con le sue indagini ed è possibile consegnarle i dati su Fist e la malavita organizzata della Cittadella.

Infine, per quanto riguarda i cecchini nella Sala del Consiglio, c'è un'osservazione che fa Wrex nel primo ME e su cui mi sono basato per immaginare la guardia d'onore del Consiglio.

Come vi è sembrato?


  
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