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Autore: braver than nana    15/09/2010    2 recensioni
Partecipante al "The One Hundred Prompt Project".
Anche gli Shinigami dormivano, anche gli Shinigami che tali non avrebbero dovuto essere più. Erano traditori ormai. Quella parola gli piaceva infondo, gli dava un senso malsano di appartenenza. Se aveva tradito qualcosa, o qualcuno, voleva dire che prima aveva fatto parte di questo.
Si dormiva anche nel grande palazzo di Las Noches.
Fic ispirata agli ultimi capitoli del volume 37 di Bleach. Coppie: GinIzuru, GinRangiku (accennata)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Gin Ichimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beauty is so Solitary

 Quando i Garganta si aprirono sulla Falsa Karakura la Soul Society era lì che aspettava il loro arrivo. Prevedibili, come al solito, quegli Shinigami sempliciotti. Il Comandante Generale aveva anche pronunciato quelle parole arroganti che avevano solo divertito Aizen.
Erano abbastanza ridicoli per i gusti di Gin, che non muoveva dal fianco sinistro del suo superiore.

Socchiuse gli occhi e osservò la folla che si trovava davanti, non erano poi così tanti proporzionando la loro forza con quella delle loro truppe. Erano forti e non dovevano spaventarsi davanti a nessuno, neanche al vecchio Yamamoto che faceva la voce grossa.
Rangiku, fin troppo bella e scollata come sempre, era rimasta dietro il suo capitano mentre i due più grandi Shinigami si guardavano per infiniti secondi. Il reiatsu saturava l’aria e la rendeva quasi irrespirabile ma nessuno dei presenti voleva mostrare la debolezza del sentirsi oppresso da quella tensione.

Lei lo aveva guardato sconvolta per qualche attimo ignorando totalmente la presenza di Aizen o chiunque altro. Le si leggeva in volto che era tormentata dall’affetto che provava per lui e l’orgoglio ferito come donna e come amica. Come amante forse.
Gin si era fermato a osservarla per poco tempo per poi continuare a scandagliare il resto dei presenti. Il piccolo Izuru lo avevano lasciato a casa, forse aveva sperato un po’ vedere quel faccino triste ancora una volta. Povero piccolo Izuru.

Sicuramente avrebbe potuto aiutare i suoi compagni, molto più di quanto potevano fare alcuni che erano davanti a lui e che si ingrandivano mentre avanzavano camminando sull’aria. Parlottavano tra di loro, erano spaventati? Scommettevano su chi avrebbe ucciso chi? Organizzavano qualche strategia?
Era tutto inutile. Erano come insetti fastidiosi che impedivano o meglio disturbavano l’avanzata verso il potere. Anche lui, il potente Capitano della prima compagnia era ormai alla stregua di un moscerino, una mosca ronzante. Una mosca arrabbiata che con la voce potente e saggia che aveva acquisito con l’avanzare degli anni pronunciava la tecnica di confinamento della sua Zanpakuto che li aveva imprigionati nella sua Fortezza di Fuoco.
L’ex Capitano della Terza Compagnia si sentiva circondato da calore quasi insopportabile, forse più opprimente delle scariche di reiatsu che avevano scosso tutti fino a quel momento. Però ci stava bene tra le fiamme lui, sorrideva ancora più contento. Assomigliava vagamente ad un abbraccio.

 Da fuori le sbarre infuocate il secondo Espada scopriva le proprio carte e metteva a nudo quelle degli avversarsi mandando qualche inutile Adjuchas verso il suicidio. Erano stati uccisi in men che non si dica dai quattro momentanei guardiani delle Colonne che reggevano la Falsa città.
Percepì il reiatsu che desiderava percepire quasi subito, proteggeva il Pilastro a nord, esattamente davanti a lui. Baraggan le aveva chiamate formiche che i suoi Fracciòn avrebbero distrutto.

 How can I stand here with you and not be moved by you?
Come posso stare qui con te e non essere allontanato da te?

 Anche gli Shinigami dormivano, anche gli Shinigami che tali non avrebbero dovuto essere più. Erano traditori ormai. Quella parola gli piaceva infondo, gli dava un senso malsano di appartenenza. Se aveva tradito qualcosa, o qualcuno, voleva dire che prima aveva fatto parte di questo.
Si dormiva anche nel grande palazzo di Las Noches.
Nessuno ne aveva veramente bisogno, potevano restare svegli per giorni interi, forse mesi, ma nessuno mai si era preso la briga di controllare. Dormivano perché erano abituati a farlo, perché speravano che per una notte qualcuno gli concedesse un sogno.
Quanti di loro, grandi e forti guerriri, Arrancar, Espada o addirittura gente come Gin o Tosen, in realtà si addormentavano con quella speranza?

 Gin dormiva perché si sentiva stanco a volte.
Stanco di sorridere sempre, stanco di tutto quel bianco che anche con gli occhi chiusi lo innervosiva. Forse stanco di Tosen che parlava della sua Giustizia così diversa dalla sua.
Gin Ichimaru si addormentava profondamente ma non sognava quasi mai perché non poteva permettersi un tale lusso. Se avesse voluto sognare avrebbe sognato qualcosa che non avrebbe potuto più avere,che sì aveva avuto, stretto e maltrattato, ma che era stato suo fino nel midollo.
Poteva immaginarselo il piccolo Izuru, triste ma comunque con la forza di alzarsi in piedi.

 Lei mostrava il volto ma lui si nascondeva dietro la lama.
Lei imponeva l’umiliazione e le scuse dei suoi avversarsi, lui chinava il capo anche senza il potere di Wabisuke.
Eppure era un vero guerriero, lo aveva sempre saputo. Almeno quanto era a conoscenza del bisogno che aveva della figura di un Capitano. Doveva sentirsi solo, sperava stesse bene, infondo.

Quando pensava a Izuru, al piccolo Izuru, si concedeva di abbandonare i muscoli del viso in un smorfia diversa del solito.

You steal my heart, and you take my breath away.
Would you take me in? Take me deeper now?

 
Quell’incosciente del Fracciòn di Baraggan parlava di lui, aveva sentito il suo nome uscire da quelle labbra. Sorrise alla reazione stranamente impulsiva del suo vecchio Luogotenente.
Era arrabbiato. Aveva trattenuto il respiro e aveva mostrato una faccia spaventosa, da vero guerriero. 

Forse con Gin, forse con se stesso, forse con i sentimenti che quel nome scatenava nel suo petto. Glielo aveva raccontato una notte, combattendo contro la vergogna e il suo innaturale bisogno di sottomissione, che ogni volta che qualcuno pronunciava il suo nome lui si sentiva scivolare.
Era come cadere, diceva, sempre più giù. Sperava sadicamente che fosse ancora così. 

Era comunque contento di sentire la sua voce. Era come vivere quel sogno nel quale lo avrebbe voluto incontrare. 

Fine. 

Ho letto il 37 e mi è venuto spontanea, questa cosa. Si rincontrano *w* e Gin a quell’aria così contenta che quasi non sembra il solito sorriso di convenienza.
So che nella parte posizionata a destra potrebbe sembrare abbastanza fuori carattere ma non ho potuto farci nulla, lo vedo così. Adorabile *w*
Le frasi al centro sono della canzone di cui mi sto drogando ultimamente: Everything dei Lifehouse. Adoro  <3 mentre il titolo è quello del volume 37, che io adoro perché c'è Yumichika ma questa è un'altra storia U.U

Comunque oggi è la seconda che posto e ho anche molta intenzione di postare il secondo della Long GrimmIchi Sotto i ciliegi in fiore. 
Quasi dimenticavo! Questa fic fa parte del "The One Hundred Prompt Project" con il prompt Sogno.

Un bacio da Nacchan.

  The One Hundred Prompt Project

   
 
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