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Autore: Rebecca_    16/09/2010    1 recensioni
Samantha salì le scale, mentre tentava inutilmente di calmarsi. Stomaco sottosopra, gambe che le tremavano, gola secca. Era sempre la solita storia, e non importava quante gomme da masticare mettesse in bocca, quanti grandi respiri facesse: quando la paura che le riserbava una nuova sfida la colpiva, nulla funzionava. Forse avrebbe dovuto iniziare un corso di yoga come le aveva suggerito la nonna, anche se nemmeno quello secondo lei avrebbe funzionato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jump Then Fall

Jump Then Fall

Samantha salì le scale, mentre tentava inutilmente di calmarsi. Stomaco sottosopra, gambe che le tremavano, gola secca. Era sempre la solita storia, e non importava quante gomme da masticare mettesse in bocca, quanti grandi respiri facesse: quando la paura che le riserbava una nuova sfida la colpiva, nulla funzionava. Forse avrebbe dovuto iniziare un corso di yoga come le aveva suggerito la nonna, anche se nemmeno quello secondo lei avrebbe funzionato.

Una porta a vetri le si parava ora davanti. Al di là, persone. Persone di spalle che non la potevano vedere, ma appena sarebbe entrata, tutti si sarebbero girati a guardarla. Per una ragazza a cui essere al centro dell'attenzione dire che non piacesse era un eufemismo, non era una buona cosa. Respirò di nuovo, prese la maniglia e spinse. La porta, però, non si aprì, e al rumore provocato da quel vano tentativo, i presenti si girarono. Imbarazzata, Samantha ci riprovò: niente. Poteva già intravedere qualcuno ridere di sottecchi. Una donna panciuta, dall'altra parte, le fece cenno di tirare.

"Ovviamente, l'unica porta che funziona al contrario la dovevo beccare proprio io!" sbuffando, Samantha finalmente riuscì ad entrare.

- Come ti posso aiutare? - le chiese la stessa donna che aveva avuto la decenza di aiutarla.

- Sono qui per il provino...- il volto della donna, a quelle parole, si accese, come se avesse visto l'arcobaleno per la prima volta.

- Certo, certo. Siediti lì insieme agli altri e riempi il modulo. Per qualsiasi cosa, chiedi pure. Io sono Francine -

Francine le indicò una fila di sedie, dove già avevano preso posto due ragazze ed un ragazzo. Samantha decise di sedersi vicino a quest'ultimo, nonostante non la ispirasse granchè, ma almeno era meglio delle altre due, che la guardavano e ridevano tra di loro. Evidentemente, avevano assistito alla scena di poco prima, e non vedevano l'ora di commentarne ogni minimo dettaglio.

"Poco male," penso Samantha "non hanno la faccia simpatica, almeno non correrò il rischio di parlarci".

Mise la chitarra sulla sieda accanto a lei, e mentalmente ripassò la canzone, nonostante la sapesse a memoria.

Erano anni che aspettava un'occasione del genere. Scriveva canzoni fin da quando era piccola, e quello spettacolo per cui stava per fare il provino era la prima vera possibilità di farsi conoscere, di far conoscere la sua musica. Non aveva mai osato sperare, mai una volta. Forse era stata la morte prematura della madre in un incidente aereo a renderla così cinica verso la vita, ma poi le cose avevano iniziato ad andare per il meglio. La vita era stata dura con lei, l'aveva sottoposta ad una dura prova a soli quindici anni, ma aveva saputo reagire, e forse ora, a quasi diciannove anni, quella stessa vita la stava ripagando. Infatti, mentre stava suonando ad uno spettacolo per bambini una delle sue ninna nanne, con cui soleva addormentare la sorellina, nata dal secondo matrimonio del padre, qualcuno l'aveva notata, qualcuno di importante. Un uomo, sulla quarantina, l'aveva avvicinata e le aveva detto che stava mettendo su uno spettacolo di giovani talenti, per farli conoscere ai migliori talent scout delle migliori case discografiche, e lei era proprio quello su cui contava: musica degna di questo nome, con un pizzico di gioventù e freschezza. Come dirgli di no? Ed eccola lì, seduta vicino a persone sconosciute, mentre un'ansia incredibile la stava divorando.

Quasi si era scordata del modulo, che iniziò a compilare freneticamente, quando la porta a vetri si aprì.

"Evidentemente sono l'unica cretina qua in mezzo" pensò mentre alzava gli occhi per vedere chi fosse. Un ragazzo alto, moro e con gli occhi azzurri, che subito catturarono l'attenzione di Samantha, salutò con un sorriso Francine e si diresse subito nell'ufficio dell'uomo che aveva condotto lì Samantha, senza neanche bussare. La ragazza rimase interdetta da quel gesto, da quell'entrata così sicura di sè del ragazzo, che non aveva rivolto neanche uno sguardo a lei o a chi le sedeva vicina. E a proposito di loro, Samantha iniziò a notare solo in quel momento l'aria sprezzante del ragazzo seduto accanto a lei, rivolta alla porta che si era appena chiusa. Poi notò le ragazze, che avevano ricominciato a parlare tra loro e a ridacchiare, anche loro girate verso la porta. Era successo qualcosa e lei si era distratta? No, non le pareva, anzi, aveva seguito con gli occhi quel ragazzo per tutto il tragitto e doveva ammettere che era molto carino.

"Sì, carino, peccato che si atteggia incredibilmente, e l'ho visto solo due secondi! Figurati come può comportarsi in un'ora!" e ritornò al modulo, che poco dopo consegnò.

Samantha fu l'ultima ad entrare, poichè dopo di lei non si presentò nessuno. Le due ragazze entrarono insieme, ed uscirono piangendo entrambe. Il ragazzo, invece, quando uscì sembrò molto soddisfatto di sè.

"Sembra che qui avrò a che fare con ragazzi LEGGERMENTE pieni di sè, e mia nonna che già mi vedeva accoppiata ad un aspirante musicista" pensò Samantha sorridendo.

Finalmente, era riuscita a calmarsi. Il tempo passava lento, e l'ansia l'aveva abbandonata a poco a poco, ma quando fu chiamata dentro sembrò passato un secondo, e subito la morsa tornò a stringerle lo stomaco.

Entrò nella stanza, notò l'uomo che già conosceva, che si chiamava Paul - solo vedendolo era riuscita a ricordarselo - seduto dietro una scrivania, mentre il ragazzo dagli occhi azzurri era seduto su un divano, situato a destra della stanza, perfettamente a suo agio. Samantha non aveva più pensato a lui, in realtà, e non si aspettava quindi di ritrovarselo dentro, nonostante non l'avesse visto uscire.

- Allora Samantha, sono contento che tu sia venuta. Cos'hai portato per me? - chiese Paul sorridendo amichevolmente. Questo tranquillizzò un poco la ragazza, che si sentì tornare padrona di sè stessa. Aprì la custodia della chitarra, e se la mise in grembo.

- Ecco, ho scritto una canzone qualche tempo fa e ...beh, è sempre piaciuta a tutti, quindi ho deciso di suonarla, se non è un problema -

- Certo che no, prego -

Samantha fece un respiro profondo, e cominciò.

 

I don't know what I want, so don't ask me

cause I'm still trying to figure it out

don't know what's down this road, I'm just walking

trying to see through the rain coming down

even though I'm not the only one

who feels the way I do.

I'm alone, On my own, and that's all I know

I'll be strong, I'll be wrong, oh but life goes on

I'm just a girl, trying to find a place in this world

 

Per fortuna la voce non le mancava, e la canzone le veniva semplice come era sempre successo quando iniziava a cantare. Il mondo attorno a lei era sparito, esistevano solo lei, la chitarra e la sua voce, e tutto si combinava perfettamente.

Finì prima di quanto si aspettasse, come sempre. Avrebbe voluto che quei momenti di assoluta serenità durassero per sempre, la realtà tornava a riappropiarsi di lei sempre troppo presto.

Un battito di mani la accolse, e non era solo Paul a sorriderle. Il ragazzo era ora in piedi accanto a Paul, e le sorrideva.

- Bravissima, davvero - le disse l'uomo.

- Grazie - disse lei, abbozzando un sorriso. Si rivolse anche al ragazzo, che non smetteva di sorriderle e di guardarla.

- E' ovvio che sei presa, parteciperai allo spettacolo da solista! Non ti voglio in mezzo ad altri che ti rovinerebbero solamente. Sei una stella, e devi saper brillare da sola -

- Davvero? - la felicità s'impossessò di lei. La vita iniziava a sorriderle davvero.

- Certo, cosa credi, che scherzi? Samantha, hai un talento, e già il fatto che mio figlio si sia alzato e ti abbia dedicato la sua attenzione è una gran cosa. Devi sapere che è un gran pignolo, e se la musica non è "perfetta", come dice lui, non è degna di essere notata - rispose ridendo Paul.

- Grazie papà, sei sempre pronto a dire il meglio su di me - ironizzò il ragazzo, ridendo anche lui.

- Beh, sono senza parole - disse la ragazza riponendo la chitarra ed alzandosi.

- Noi, semmai, siamo senza parole. Ci vediamo domani mattina alle dieci, in teatro. Ti indicherà Francine dove si trova, una volta che sarai qui -

- Grazie mille - si congedò Samantha.

Andandosene, presa da una gioia incontrollabile, salutò Francine calorosamente e quasi corse via.

- Samantha! - una voce la chiamò da dietro.

Samantha si girò e si ritrovò il figlio di Paul davanti a lei.

"E' più alto di quanto pensassi" pensò, stupita da quella vicinanza.

- Prima di tutto, piacere, io sono David - e le porse la mano.

Samantha gliela strinse, sempre meno presente a sè stessa.

"Che mano calda ...ma che cavolo dico! Sam, su, torna in te e dì qualcosa di sensato!"

- P...piacere - "Ecco, ora che hai balbettato una parola sì che sei sembrata una persona intelligente".

David sorrise dell'evidente imbarazzo della ragazza.

- Senti, suoni davvero bene e canti divinamente, quindi... ti volevo proporre una cosa! -

- Sono tutta orecchi- "E andiamo con le frasi fatte! Migliori di secondo in secondo".

- Mio padre non aveva idea di come finire lo spettacolo, così avevo pensato ad un duetto. Vedi, anch'io suono e canto e credo che potremmo formare una coppia vincente -

- Coppia? - "Intendeva di artisti, ma quanto sono stupida! Ora penserà che mi piace, che in effetti ...no no, smettila! Rilassati e sii naturale!"

- Sì, se per te va bene -

- Non so, che canzone avevi intenzione di fare? Cover o volevi scriverla? - "Oh, finalmente!"

- In realtà, è da un po' che lavoro ad una canzone, ma mi manca la parte femminile, e potresti darmi una mano tu -

- Certo, però prima dovrei sentire la canzone, sennò penso sia difficile che ti possa aiutare - disse Samantha, finalmente capace di sorridere naturalmente.

- Giusto - commentò lui ridendo.

- Quindi ...? - continuò lei. Sembrava come se quel ragazzo lo facesse apposta a metterla in imbarazzo. Forse la sua prima opinione sul suo conto non era del tutto errata.

- Te la faccio sentire domani in teatro? Tanto avremo del tempo libero e Paul è sempre mio padre! Lo convincerò a darci del tempo solo per noi - e sorrise di nuovo.

"Solo per noi, questo qui ci gode proprio a farmi arrossire!" - Perfetto, a domani - e la ragazza se ne andò stizzita, mentre David la guardò allontanarsi e sorrise tra sè e sè.

 

Finalmente a casa, per fortuna la nonna non le fece troppe domande. Il padre, la nuova moglie e la sorellina erano in viaggio per la Francia, e lei aveva deciso di passare quelle vacanze con la nonna, con cui non passava un po' di tempo dalla morte della madre. Quel rapporto ritrovato le aveva fatto più bene di qualsiasi altra cosa, da quel triste evento, e in quella casa Samantha si trovava a suo agio.

Mentre era sdraiata sul letto, nonostante i suoi sforzi per distrarsi, la ragazza non riuscì a non pensare a David. C'era qualcosa in lui che la attirava, ma al tempo stesso l'allontanava. In quel breve dialogo che avevano avuto, non era riuscita a capire se quel ragazzo la stesse solo prendendo in giro o era veramente interessato a lei, almeno in ambito musicale. "Solo in ambito musicale, su questo non ci piove" fu l'ultimo pensiero che si concedette su di lui.

 

La mattina dopo, Samantha si alzò presto, con l'intento di tranquillizzarsi prima di quella giornata. Ovviamente, ogni tentativo era inutile.

- Vieni a fare un po' di yoga!- la chiamò la nonna dall'altra parte della casa, mentre Samantha faceva colazione per la seconda volta, colta da attacchi di fame improvvisi, anche quelli dovuti al nervosismo. Almeno così faceva qualcosa.

- Nonna, lo sai che tanto niente mi può aiutare -

- Se neanche ci provi, dai, ti insegno io -

- Ormai è troppo tardi, devo uscire. Ciao ciao -

- Come se non sapessi che esci solo per non dovermi dire di no! Ciao!-

Samantha sorrise mentre usciva di casa. Adorava sempre di più sua nonna.

Di corsa, mossa sempre e solo dalla sua ansia, la ragazza prese l'autobus, con il risultato di trovarsi di fronte al teatro troppo presto, ed oltretutto la porta era chiusa e non c'era anima viva.

Passò mezz'ora seduta sui gradini che portavano all'interno dell'edificio, tentando ogni ridicolo passatempo per non farsi divorare dall'ansia, questa volta mischiata alla noia. Era anche arrivata a contare ben centoventuno minuscoli buchi su quel gradino, quando qualcuno la interruppe.

- Da quanto tempo sei qui? -

"David, è tornato a tormentarmi. Questa volta però non mi coglie impreparata".

- Circa mezz'ora, sono arrivata un po' troppo presto -

- Lo vedo - disse lui, sedendosi accanto a lei.

- E tu? Manca ancora mezz'ora prima di poter entrare, e non è arrivata neanche Francine -

- Francine è malata, mio padre è bloccato nel traffico, quindi apro io oggi il teatro -

- E perchè non sei venuto con tuo padre? -

- Non ho dormito a casa stanotte - disse lui, con l'intenzione di chiudere lì il discorso.

- Capito - commentò lei, girando lo sguardo verso i passanti.

- Scusami,- continuò invece lui ridendo - che cosa esattamente hai capito? -

Quella domanda la prese in contropiede, e per di più si ritrovò improvvisamente a guardarlo dritto negli occhi.

"Okay, a questo punto opta per la verità, non se la prenderà... e anche se se la prende, cosa t'importa?"

- Niente, ho capito che evidentemente avevi di meglio da fare che dormire nel tuo letto - sperava di essersela cavata con poco, ma sbagliava.

- Di meglio da fare? - chiese lui in tono di sfida, sempre sorridendo.  

David sapeva esattamente cosa intendeva dire Samantha, eppure insisteva per farglielo dire chiaro e tondo.

"Chi è che dice di non giudicare un libro dalla copertina? Questo ragazzo è la malignità fatta persona"

- Perchè ci tieni tanto a farmelo dire? -

- Così, mi diverte vederti in imbarazzo - il ragazzo non sembrava minimamente scosso da quella rivelazione, anzi, continuava a sorridere.

Samantha non si aspettava una risposta così sincera e di nuovo non sapeva cosa dire.

- Piacere di renderti la giornata più allegra - rispose sarcastica lei, e il ragazzo scoppiò a ridere.

Samantha lo guardò sorpresa.

- Effettivamente, lo fai davvero - e il ragazzo le sorrise di nuovo, questa volta più sincero, senza un secondo fine. Almeno così parve a Samantha, che non potè far altro che ricambiare quel sorriso inaspettato, come tutto quello che faceva quel ragazzo.

Rimasero in silenzio per un po', e fu David a romperlo.

- Ti va di andare a fare colazione? C'è un bar proprio qui di fronte, e sinceramente non mi va di rimanere ancora seduto qui a non far niente -

- Ehm, in realtà ho già fatto due colazioni a casa - disse la ragazza, diventando rossa in viso.

- In questo caso, riformulo la domanda: ti va di guardare mentre io faccio colazione? - e il ragazzo si alzò, offrendole la mano.

Samantha non la prese, e si alzò da sola.

- Okay - disse semplicemente, andando verso il bar.

David la seguì, sempre sorridente. Samantha non riusciva a spiegarsi come facesse quel ragazzo ad essere sempre così spensierato. Mentre lui ordinava, la ragazza notò che l'ingresso del teatro si stava popolando, e riuscì a riconoscere il ragazzo che era stato preso il giorno prima come lei.

- Forse è meglio andare - disse lei.

- Perchè? Abbiamo tutto il tempo di fare colazione in pace - e così dicendo, David prese un cornetto e si sedette ad un tavolo, facendo cenno a Samantha di sedersi di fronte a lui. Lei, però, non si mosse. - Cosa c'è? - continuò lui, spazientito.

- Non mi sembra molto carino lasciarli fuori, visto che sei tu che devi aprire -

- Vedrai che resisteranno un paio di minuti - e addentò la sua colazione.

Capendo che era inutile tentare ancora, Samantha si sedette, continuando però a guardarlo di traverso.

- Okay, hai vinto - disse infine lui, buttando il resto del cornetto che restava e alzandosi.

Samantha sorrise compiaciuta, e si alzò anche lei. Mentre se ne andavano, però, incrociarono una donna che salutò David.

- Già te ne vai? -

- A quanto pare - disse lui, guardando Samantha, le cui guancie si fecero rosse.

- Strano, credevo che per te il cornetto mattutino fosse diventato una sorta di rito imperdibile -

- Le cose cambiano - chiuse lì il discorso lui, andandosene con una strana fretta.

La donna fermò Samantha, che stava seguendo David, il quale non si accorse di nulla.

- Io sono Jane, piacere -

- Samantha - rispose la ragazza, confusa da quella presentazione insensata.

- Sei un'amica di David? -

- Non proprio -

Jane la guardò per qualche secondo, poi sorrise compiaciuta.

- Piacere di averti conosciuta, passa quando vuoi -

- Grazie - Samantha era sempre più confusa. Perchè quel sorriso? Non era accaduto nulla che potesse farla sembrare nient'altro che una conoscente di David, al massimo un'amica.

"Quella donna deve aver pensato che fossi la ...ragazza" la sensazione piacevole che le provocò quel pensiero scosse ancora di più Samantha.

- Sam, che fai? Ora rimani tu lì? - la richiamò alla realtà David.

Samantha lo raggiunse immediatamente, presa ancora dai suoi pensieri, mentre David la scrutava interrogativo.

- Ti ha dato fastidio che ti abbia chiamata Sam? - sbagliato, anzi, le aveva fatto piacere.

- No, no, figurati - disse lei sorridendo, ma il ragazzo non cambiò la sua espressione, che sembrava tentare di studiarla, mettendola a disagio.

 

Per il resto della mattinata, Samantha non ebbe più l'occasione di parlare con David. Infatti, appena arrivò Paul, il ragazzo sparì, mentre lei e un'altra ventina di persone iniziavano a parlare delle proprie esibizioni: un gruppo di cinque ragazze si sarebbero esibite insieme, in una sorta di nuove Spice Girls; altri quattro ragazzi avevano già una propria band e una dozzina di canzoni con cui non vedevano l'ora di "incantare il pubblico", come dicevano loro; il ragazzo che Samantha aveva già visto si chiamava Lance ed era un violinista, e come lei si sarebbe esibito da solo, "Tanto per confermare le apparenze" pensò Samantha; gli altri dieci erano divisi in coppie o gruppi e tutti avevano già mille idee per la testa. Samantha era l'unica che non parlava, dava solo delle proprie opinioni di tanto in tanto, quando le erano chieste. Non aveva idea della canzone con cui si sarebbe esibita, anche perchè Paul le aveva chiesto di scriverne una nuova per l'occasione. Doveva trovare un'ispirazione.

Presa da quei pensieri, la ragazza si era completamente scordata della proposta che le aveva fatto David il giorno prima, quindi fu colta impreparata quando questo le si avvicinò quasi di soppiatto, mentre Lance dimostrava le sue capacità di musicista.

- Hey, mio padre ha detto che possiamo provare di là -

Samantha sussultò sentendo improvvisamente quella voce dietro di lei, e questo provocò una risatina del ragazzo.

- Come scusa? - chiese lei poi.

- La canzone, ricordi? Te ne ho parlato ieri...-

- Oh sì certo! ...E quindi? - Samantha aveva completamente perso il filo del discorso, ritrovandosi quei due occhi azzurri a un palmo dai suoi.

- Ho detto che la possiamo provare in una sala, accanto al teatro - le spiegò lui sorridendo.

- Ah, okay - alzandosi, inciampò nella zampa della sedia e per evitare di cadere si aggrappò alla prima cosa che le capitò sottomano: il braccio di David.

- Vedi di stare attenta - disse lui ridendo.

Lei abbozzò un sorriso, più imbarazzata che mai. "La considerazione che sta avendo di te è sempre più alta, complimenti Sam" pensò.

Per tutto il tragitto attorno alle poltrone, Samantha tenne lo sguardo basso, tentando di non ripetere la scena di poco prima. Ovviamente, David non se lo lasciò sfuggire.

- Tranquilla, se cadi ci sono io a sorreggerti -

- Beh, se cadessi tu non ti prometto la stessa cosa - rispose lei acida.

David, per risposta, continuò a ridere.

- Allora tenterò di non cadere davanti a te -

Finalmente arrivarono alla sala, vivi e vegeti.

- Dov'è la tua chitarra? - chiese David, vedendo che non l'aveva con sè.

- Oh, no, l'ho lasciata a casa! - "Un genio, sei un genio".

- Beh, per l'idea che avevo non credo sia un problema -

- Cioè? -

- In realtà speravo che potessi solo cantare, ti accompagno io con la chitarra - e dicendo questo, prese la sua da un angolo della stanza.

- Non ho mai cantato senza chitarra - a quel pensiero, Samantha si sentì spaesata.

- C'è sempre una prima volta, no? - rispose lui.

"Quanto odio le frasi fatte!" pensò lei, odiando quel ragazzo che le chiedeva di fare qualcosa che la rendeva ancora più nervosa di quanto già non lo fosse.

- Non ti prometto niente - disse lei stizzita, mentre si sedeva su una sedia.

- Oggi non sei in vena di promesse, eh? - commentò lui, iniziando a suonare una melodia.

Subito, Samantha ne fu catturata. Qualcosa nella sua mente iniziava a prendere forma e un'idea iniziò a chiederle di essere espressa.

- Hai già in mente qualcosa? - chiese lei, finalmente tranquilla in quel mondo.

- No, per questo ho chiesto il tuo aiuto. So solo che è una canzone d'amore, questo è abbastanza chiaro, ma non riesco a tirare fuori niente di decente - anche lui ora sembrava tranquillo, finalmente sè stesso.

David prese dei fogli dalla custodia della chitarra e li passò a Samantha, il cui volto subito si accese.

- Non è vero che non c'è niente di decente! Anzi, alcune di questi versi si accordano perfettamente alla mia idea -

- Davvero? - e di nuovo quel sorriso naturale gli si stampò sulle labbra, e Samantha ne fu contenta.

- Sì, per esempio questo "you came into my life and I thought hey you know, this could be something" sarebbe perfetto per il primo verso, e poi ripeterlo non so, verso la fine. Io direi di iniziare con una cosa come... "I remember..."-

- "...what you wore in the first day" - continuò lui.

- Sì, prova - e David iniziò a cantare.

Samantha si sentiva in armonia con quel ragazzo, almeno nella musica. Si capivano, ognuno completava il pensiero dell'altra, e piano piano la canzone iniziava a prendere vita.

 

Passarono così due settimane, e la canzone era quasi completa, mancava solo il pezzo che avrebbe dovuto cantare Samantha. Nonostante la familiarità che aveva con la musica e a condividere quel mondo con David, lei ancora non se la sentiva di cantare senza la chitarra, senza la sua chitarra.

Decise di parlarne con un'amica una sera in cui era venuta a trovarla. Da piccole erano molto unite, ma con il trasferimento di Samantha si erano purtroppo perse. Ogni volta che si riuscivano ad incontrarsi, però, era come se non si vedessero dal giorno prima, e l'affiatamento che c'era una volta tornava ad accogliere quell'amicizia per loro importante.

Quella settimana, Kyla, così si chiamava la migliore amica che Samantha avesse mai avuto, avrebbe passato con lei ogni momento, sotto espresso invito della nonna, che non voleva altro che la felicità della nipote. Sapeva che per quanto Samantha fosse felice di passare le vacanze lì con lei, aveva bisogno di qualcosa di più che di un'anziana che non poteva darle consigli sulla sua generazione, che non conosceva affatto se non tramite i racconti della nipote.

Le due ragazze avevano appena finito di vedere il loro film preferito, quando Samantha decise di aprire il discorso e spiegarle tutto quello che era successo dal giorno del provino.

- Quel ragazzo è cotto di te- commentò Kyla a fine racconto.

In effetti, Samantha negli ultimi giorni aveva avuto la stessa sensazione, ma non si permetteva di pensarlo seriamente. David per lei era ancora un mistero, e per giunta sapeva che molto spesso non dormiva a casa, evidentemente coinvolto in una relazione seria. Non poteva però nascondersi che lei, invece, era completamente rapita da lui. Per questo, aveva deciso di accontentarsi di quei momenti in cui si ritrovavano soli nella loro sala, a provare la canzone, grazie alla quale poteva esprimere i suoi sentimenti senza remore.

- Non è questo il punto - rispose Samantha, non volendo approfondire quel discorso.

- Sì che è questo il punto. Andiamo, cantare senza chitarra non è il vero problema, o meglio, sai anche da sola che l'unica soluzione è affrontare questa insensata paura che hai. Te l'ho sempre detto che hai una bellissima voce, non farti tanti problemi a mostrarla in tutte le sue sfaccettature -

- Dici? - ora Samantha era insicura. In effetti, Kyla aveva ragione, lo sapeva anche lei che quella era l'unica soluzione possibile. Allora perchè aveva sentito l'irrefrenabile impulso di parlare di quella situazione?

- Lo dico e lo confermo. Parliamo invece ora di questo David, che mi pare sia la vera motivazione di questa discussione -

"Beccata" pensò d'istinto Samantha.

- Okay, il vero problema è domani -

- Che cosa succede domani? - chise Kyla confusa.

- C'è una festa...-

- In cui ci sarà anche lui, ovvio -

- Sì, è per il compleanno di Valerie, una ragazza del nostro gruppo -

- Quindi dovrai essere fantastica, così finalmente avrà la motivazione decisiva per dichiararsi - concluse Kyla, compiaciuta della sua idea.

- Sì, certo. Non credo che si "dichiarerà" mai! Non credo neanche di potergli interessare! E poi devo ancora pensare alla canzone per lo spettacolo, mancano due settimane e non ho niente -

- Per la canzone c'è tempo, e poi vedrai quante cose ti verranno in mente quando potrai godere appieno del tuo nuovo ragazzo -

- Non dire sciocchezze - e così dicendo, Samantha le tirò un cuscino, e questo diede il via ad una vera e propria lotta, piena di risate e di gioia.

 

Samantha, nonostante il discorso fosse finito lì, sapeva che la sua amica non si sarebbe arresa. Quando si metteva in testa una cosa, la doveva portare a termine a tutti i costi. Infatti, il giorno dopo Kyla la obbligò ad uscire per comprare un vestito nuovo. "Doveva essere affascinante" le aveva detto. "Sì, vedi come cadrò affascinantemente" le aveva risposto Samantha.

Passarono ore a prepararsi, Samantha aveva convinto Kyla ad accompagnarla. Mai si sarebbe azzardata a fare quello che l'amica le aveva detto: trovarsi di proposito da sola con David. Una piccola parte di lei, però, voleva davvero farlo, e quindi ripose le speranze nell'amica, che sapeva sempre come convincerla: passava alle minacce.

Vestite di tutto punto, uscirono di casa, con il commento della nonna di Samantha:

- Sam, mi raccomando, che sia carino! - e ovviamente, la ragazza era arrossita, facendo finta di non sapere di cosa stesse parlando.

"Ne sa sempre una più del diavolo. Che ci abbia fatto un patto veramente?" aveva pensato.

Ed eccolo lì, che la stava aspettando come sempre: il nervosismo. Kyla se ne accorse subito, quindi si propose lei di guidare la macchina e per tutto il tragitto non parlò. Sapeva che l'amica doveva trovare la calma da sola, e le chiacchiere peggioravano solamente la situazione.

La festa era in un locale di karaoke. Quando Kyla e Samantha entrarono, due ragazze, che evidentemente aveva alzato un po' il gomito, stavano duettando su una canzone di Cyndi Lauper.

Samantha tentò subito di riconoscere nei presenti qualcuno che conosceva, ma quel buio glielo impediva. Poi vide una mano farle segno dall'altra parte della sala, in un angolo dove si trovavano dei divani e un tavolinetto dove erano appoggiati un sacco di drink. Le ragazze si avvicinarono.

- Hey Lance - salutò Samantha, scoprendo di chi era quella mano.

- Buonasera! - disse lui, il cui viso si accese quando vide la ragazza accanto a Samantha - Lei chi è? -

- Kyla, piacere -

- Piacere mio - continuò lui, facendole vedere il posto vuoto accanto a lei.

Samantha guardò l'amica e tentò invano di trattenere una risatina. Kyla le lanciò un'occhiataccia e, a malincuore, si sedette accanto a quello strano tipo. Samantha le si sedette accanto, costringendo i due ad avvicinarsi, per la gioia subito evidente di Lance.

- Grazie - le sussurrò sarcastica l'amica.

- Prego - disse lei ridendo.

Poi, Samantha si guardò intorno e la festeggiata se ne accorse.

- Cerchi qualcuno? - le chiese Valerie.

- No, perchè? - rispose, presa in contropiede.

- Sembrava! - Samantha sperò che sarebbe finita lì, ma aveva torto - Lui è fuori - continuò la ragazza.

"Ma è tanto evidente?" - Lui chi scusa? - chiese fingendosi confusa.

Valerie la guardò, le sorrise per farle capire che aveva il suo supporto, ma non le rispose.

"Che faccio? Ora se vado fuori si capisce, ma se non ci vado perdo un'occasione importante! ...Oh, al diavolo!" e si alzò, ma proprio in quel momento David le si parò davanti.

- Ciao - disse lui, sorridendole con quel suo sorriso sincero che incantava Samantha.

- C...ciao - "E io lo sapevo che avrei ricominciato a balbettare!"

- Vai da qualche parte? - la provocò lui, come se avesse capito le sue intenzione.

- Al bagno! - rispose subito lei, pentendosene all'istante. "Evviva la finezza, ma non potevi trovare una risposta migliore?"

David rise e le lasciò libero il passaggio, sedendosi poi accanto agli altri.

Samantha, ovviamente, non aveva idea di dove fosse il bagno, e fu costretta a chiederlo ad un cameriere che passava, aumentando il suo imbarazzo.

"Cominciamo bene", pensò, mentre tentava di calmarsi davanti allo specchio, lontano dalla confusione del locale.

Poco dopo, fu raggiunta da Kyla.

- Non ti ucciderò solo perchè questa sera abbiamo uno scopo da portare a termine, ma sappi che me la pagherai - le disse subito.

- Sì, sì, lo so, ma adesso aiutami, sto andando nel panico più totale - e sentì mancarle l'aria.

Kyla le diede un leggero schiaffo.

- Ma che cavolo fai? Non mi avevi detto che non mi uccidevi per stasera? - chiese confusa Samantha.

- Te l'ho dato perchè stai leggermente esagerando, non credi? -

"Effettivamente..." pensò la ragazza. Era solo un ragazzo, nulla di importante. Subito si calmò a quel pensiero, dandosi della sciocca.

- Ora vai lì e conquistalo! Consideralo un ordine! -

- E se rivado nel panico? -

- Non me ne frega niente, non ci vai. Giuro che se non lo fai stasera, glielo dico io a David che ti piace -

Ecco la minaccia che Samantha aspettava. Ora sapeva che doveva farlo per forza, e questo le dava una certa sicurezza. D'impulso, abbracciò l'amica, ed uscì dal bagno.

Tornate al tavolo, trovarono le ragazze tentare di convincere un'altra amica a cantare, mentre i ragazzi parlavano tra di loro. Ancora una volta, mancava David all'appello.

- Quel ragazzo è un caso umano - commentò Kyla, sedendosi di nuovo e tentando di entrare nella conversazione dei ragazzi, sicuramente molto più interessanti del resto della compagnia.

Samantha decise di andare a prendere un po' d'aria. Doveva calmarsi, ed oltretutto David molto probabilmente era di nuovo fuori.

Infatti, appena uscita nel giardino del locale, potè notarlo parlare concitatamente al telefono. Samantha non voleva origliare, ma fu più forte di lei e ascoltò quella che pareva essere una litigata tra padre e figlio.

- Pà, ti ho detto che non mi interessa con chi sei, io oggi non dormo a casa -

Silenzio.

- Sì, dici sempre che questa volta è una cosa seria, ma io mi sono stufato. Preferisco dormire dalla zia -

Ancora silenzio.

- Ciao, ci vediamo lunedì alle prove - e David attaccò.

Samantha non sapeva cosa fare, se rimanere lì, se andare via, se fare finta di non aver ascoltato la telefonata o no. Fu David a decidere per lei. Infatti, riposto il cellulare in tasca, e girandosi verso di lei, le si avvicinò.

- Divertita a vedermi arrabbiato? - le chiese ironico, ma tranquillo.

- Certo che no - rispose lei.

- Allora mi dispiace, dovrei farti divertire -

Samantha era confusa da quella risposta.

- E perchè dovresti? -

- Non lo so, di solito se non si divertono le ragazze non sono contente -

"Ma di che diamine parla?" - Di che diamine stai parlando? -

- Niente, lascia perdere - e David fece per andarsene, ma Samantha lo bloccò.

- Non lascio perdere -

- Perchè no? - e di nuovo fu presa in contropiede. Che doveva rispondere adesso?

Silenzio. David aspettava che fosse lei a romperlo, per la prima volta, ma Samantha non sapeva cosa dire.

- Vedi? Non c'è ragione per immischiarti. E' una bella serata, bisogna divertirsi -

- Non è una bella serata, non dire cavolate -

David la guardò confuso. Questa volta era lui che non sapeva cosa dire. Che strano era per Samantha vederlo così ...naturale, come quando lavoravano sulla canzone.

- Mi dici che succede o ti devo pregare? - continuò lei, tentando di allentare la tensione.

David finalmente sorrise. - Beh, se non ti costa metterti in ginocchio...-

Samantha gli lanciò un'occhiataccia, nonostante fosse felice che gli fosse tornato il buonumore. David capì che Samantha non si sarebbe arresa, eppure non sembrava intenzionato a parlarle di quello che gli passava per la testa.

- Ti va di rimanere qui? - le chiese poi.

Samantha sperava in una risposta, ma improvvisamente aveva raggiunto lo scopo tanto ambito e si sentì spaesata.

- Sì -

- C'è una panchina lì- e i due vi si sedettero.

Silenzio, di nuovo. Samantha non riusciva proprio a riempirli quei vuoti, le parole non le venivano. Però, in quel momento stava bene, ed era stranamente tranquilla, nonostante la vicinanza con David. Poi, lei si sentì i suoi occhi addosso, e si girò verso di lui. Rimasero a guardarsi qualche secondo, e Samantha si chiese se sarebbe successo, se David si sarebbe avvicinato e l'avrebbe baciata come sperava.

David le sorrise, di nuovo, con quel suo sorriso sincero, e lei ricambiò. Nessuno dei due, però, si mosse. Continuavano a guardarsi, fino a quando David non si alzò, e fece qualche passo avanti, guardando davanti a sè. Samantha lo osservò, colpita da quel momento che avevano appena avuto. Decise di alzarsi anche lei e gli si avvicinò.

- Allora, me lo dici? - chiese poi, facendosi coraggio.

- Ci tieni proprio a saperlo? -

- Direi di sì, sennò non te lo chiederei neanche, o no?-

- Ha una sua logica. - commentò lui. Poi sospirò e finalmente parlò. - Ti ricordi la donna del bar? -

- Sì, Jane - Samantha non capiva cosa c'entrasse.

- Esatto. Lei è mia zia, la sorella di Paul -

- Ah - non se l'aspettava, anche se aveva notato la strana familiarità che univa quella donna e David.

- Ogni tanto, quando mio padre decide di portare a casa le sue conquiste, vado a dormire da lei -

- Ah - ridisse Samantha, che non si aspettava quella rivelazione. E lei che aveva pensato chissà cosa.

- Delusa, eh? - disse lui ridendo.

- Non direi, anzi - era la prima volta che diceva tranquillamente quello che pensava, nonostante questo la mettesse in imbarazzo.

David le sorrise e Samantha sentì le sue guancie arrossire. "Ecco che cosa ottieni quando dici le cavolate che ti passano per la testa: figuraccie".

- Comunque sia, non ho nulla contro mio padre, i miei sono divorziati da anni, è giusto che frequenti altre persone. Però non è mai niente di serio, e sinceramente non ci tengo a conoscere le donne che porta a casa -

- Però ti irrita comunque, non è vero? -

Questa volta, Samantha potè vedere che fu David ad avere una reazione strana, come non si aspettasse quella conclusione da lei.

- Esatto - disse poi.

- Ti capisco, mia madre è morta da tanto tempo, e non ho nulla contro la nuova moglie di mio padre, è una donna simpaticissima, ma vederla con lui, non so, mi dà fastidio a volte -

- Mi dispiace - disse lui, sincero.

- Anche a me - e Samantha fece una cosa che neanche lei si aspettava. Si avvicinò a David e l'abbracciò, evitando accuratamente di guardarlo. Sapeva che il suo volto sarebbe sembrato un pomodoro in quel momento, nonostante fosse buio.

- Ti va di rientrare? Meglio dimenticare per un po' queste cose e divertirsi un po', no? - le chiese dopo qualche secondo lui, guardandola di nuovo negli occhi. Lei fece cenno di sì con la testa, e i due rientrarono.

Passarono il resto della serata tra risate generale, mentre Kyla ogni tanto lanciava un'occhiata a Samantha e David, che si erano seduti vicini e sembravano divertirsi più di tutti gli altri.

David si offrì anche di riaccompagnare Samantha, ma lei gli spiegò che era venuta con la sua amica e, nonostante sapesse che non le avrebbe dato fastidio, sapeva anche che fremeva dal desiderio di sapere cosa fosse successo. E poi, per quella sera non sarebbe riuscita a sopportare altre emozioni.

 

Finalmente a casa, preparatesi per la notte, le due amiche poterono parlare liberamente di quanto successo. Samantha raccontò tutto per filo e per segno, sentendosi nuovamente in imbarazzo mentre parlava di come si era sentita.

- Ma perchè non l'hai baciato? - fu il commento finale di Kyla.

- Io? - chiese lei, scioccata.

- Certo tu! Chi altri sennò? -

- Lui! Non erano i ragazzi una volta a fare la prima mossa? -

- Certo, UNA VOLTA! Ti è capitata un'occasione incredibile e l'hai sprecata -

Samantha la guardò accigliata. Sperava in ben altri commenti, in fondo David si era aperto con lei quella sera, ed era un gran passo avanti. Non aveva mai parlato di sè, l'unica cosa che sapeva era che era dell'Acquario, e questo solo perchè aveva sbirciato nella sua pagina Facebook.

Kyla notò che l'amica ci era rimasta male, e subito le sorrise.

- Dai, ormai è comunque fatta. Ti si ripresenteranno decine di occasione, basta che la prossima volta tu la colga -

- Mi stai dicendo che IO dovrei baciare LUI? - Samantha era sconvolta. Non sarebbe mai riuscita a fare una cosa del genere.

- Esattamente -

- Tu sei pazza -

- Giurami che lo farai - e Kyla era seria, quindi Samantha fu costretta a giurare.

Forse sarebbe stato davvero facile come diceva lei, chi lo sa? Quel ragazzo la metteva sempre in imbarazzo e alle strette, ma quella sera qualcosa era cambiato, avevano instaurato un legame profondo. Sì, ci sarebbe riuscita.

 

Dopo quella sera, Samantha si era fissata di riuscire ad approfittare di qualsiasi occasione le si sarebbe presentata. Era addirittura andata davanti al teatro mezz'ora prima, sperando che come la prima volta, quel giorno il destino le avrebbe sorriso e sarebbe venuto David ad aprire il teatro. Sbagliato.

- Ciao Francine - salutò la donna che era venuta ad aprire.

"Andiamo, non ti buttare giù, in fondo avete tutta la mattina, la canzone non è ancora finita".

E infatti, ben presto Samantha si ritrovò nella saletta, sola con David. Lui si comportava come sempre, mettendola in imbarazzo ogni volta che poteva, ma questa volta Samantha non si irritava più di tanto. Aveva un obiettivo da portare a termine.

Quel giorno, lavorarono anche sul pezzo di lei, che però ancora non era convinta di poterla cantare da sola.

- Se vuoi, nella seconda parte posso entrare anche io, come controcanto -

- Sì, non sarebbe male - bene, ora forse sarebbe stato meglio. David aveva sempre un sacco di idee geniali, ma lei non era da meno. In un certo senso, si completavano: ciò che non veniva ad uno riusciva all'altra e viceversa. Erano una coppia formidabile, David aveva avuto ragione a proporre quel duetto.

Finito per quel giorno, uscirono insieme dal teatro.

- Ti va di andare a mangiare qualcosa? - le propose lui.

Samantha, ovviamente, accettò l'invito.

Mangiarono, chiacchierarono e risero. Dopo il pranzo, decisero di andare a fare un passeggiata. Samantha era felice, ma David non sembrava mai sbilanciarsi più di tanto. La trattava come sempre, come se quella sera non fosse successo niente. La trattava come un'amica.

- Sono stanco morto, ci sediamo perfavore? - chiese lui, esausto.

- Come vuoi - Samantha si stava piano piano demoralizzando.

I due si sedettero, e dopo poco si ritrovarono a guardarsi negli occhi, senza dire una parola.

"Vai, ora, attacca ...oddio, ma che sto dicendo?". Samantha fu presa da un'improvviso attacco d'ansia, ma non si diede per vinta. David non dava cenni di volersi muovere, quindi decise di farlo lei.

Piano piano si avvicinò, lui sorrise. Samantha poteva sentire il suo respiro sul suo viso. Stava per chiudere gli occhi ed eliminare l'ultimo centimetro che li divideva, quando David si girò e si alzò.

Samantha non poteva crederci. "Che cavolo fa? Questo è ammattito". In più, aveva fatto una notevole figuraccia. Si sentiva spaesata, presa in giro e le lacrime non vedevano l'ora di coprirle il viso.

David non disse una parola, continuava a guardare di fronte a sè.

- Vado a casa - ruppe lei il silenzio, quella volta.

Lui, apparentemente indifferente, le fece cenno di sì con la testa. Lei se ne andò, irritata dal suo comportamento. Si sentiva umiliata, e per di più se la prendeva con sè stessa.

A casa, Kyla si fece raccontare tutto dall'amica, distrutta per quello che era successo, ed iniziò a dire le peggiori cose riguardo quel ragazzo e al suo comportamento.

 

Il giorno dopo, a teatro, Paul informò Samantha che il figlio non avrebbe più partecipato allo spettacolo, e che quindi il loro duetto non si sarebbe più svolto. Oltretutto, doveva sbrigarsi a lavorare sulla sua canzone.

Samantha passò l'intera mattinata a rimurginare tra sè e sè, cercando al contempo un'idea per la canzone. Niente, vuota, la sua mente non pareva voler collaborare.

Uscendo finalmente da quel luogo, che per la prima volta sembrava la stesse soffocando, vide David dall'altra parte della strada. Era appoggiato al muro accanto al bar, e la guardava. Presa da un'estrema forza, Samantha attraversò e andò dritta da lui.

- Che cavolo è successo? -

- Che vuoi dire? - chiese lui, tranquillo.

- Mi stai prendendo in giro? Perchè non fai più lo spettacolo? - era sempre più irritata.

- Ho altro da fare, tutto qui -

"Cavolo, quanto lo vorrei prendere a pugni" - E ti pare giusto mollarmi così? -

- Mollarti? Non ti andava nemmeno di lavorare con me! -

- Forse inizialmente, ma la canzone mi piaceva e ...ci tenevo a cantarla -

- Ma se avevi paura tale...- adesso stava diventando davvero meschino.

La rabbia accecava Samantha, e una lacrima di nervosismo le rigò il volto.

- Senti, non è per te, ma la faccenda si stava facendo complicata -

- Immagino - commentò lei, sorridendo sarcastica ed asciugandosi gli occhi.

- Non ho voglia di affezionarmi a te, non puoi incolparmi di questo -

- Posso incolparti di avermi fatto affezionare a te però - "Lo odio, lo odio! Ma chi si crede di essere?"

- Neanche quello è colpa mia - disse lui, sorridendo. Ma non era un sorriso sarcastico, anzi, sembrava quasi sincero, come se quella rivelazione gli avesse fatto davvero piacere.

Ora Samantha era confusa. Non riusciva a capire cosa passava per la testa di quel ragazzo, tanto per cambiare. Ma aveva capito che continuare quella discussione era inutile, e se ne andò senza aggiungere nient'altro.

 

Così passò un'altra settimana. Samantha non aveva ancora una straccio di idea per la canzone, e Paul le aveva fatto palesemente capire che se fosse tornata l'indomani senza avere niente, l'avrebbe dovuta tirar fuori dallo spettacolo. Inoltre, la ragazza non aveva più visto David, e questo non la faceva stare per niente bene. Per un momento aveva pensato di sfruttare quelle sensazioni per scrivere una canzone, ma sapeva che sarebbe venuto fuori qualcosa di troppo triste e soprattutto troppo personale per essere cantato tranquillamente davanti a persone che neanche la conoscevano. L'emozione le avrebbe giocato un brutto scherzo.

Una mattina che si era svegliata tardi, però, finì per arrivare troppo presto a teatro e, visto che moriva di fame, decise di andare a fare colazione al bar di fronte. Lì l'accolse la zia di David. "Tanto per mettere il dito nella piaga" aveva pensato Samantha.

- Ciao - la salutò la donna.

- Ciao - rispose Samantha senza troppa enfasi.

- Come posso esserti utile? - Jane non smetteva di sorriderle, ma dietro quell'espressione c'era qualcos'altro, forse compassione. Possibile che quella donna sapesse tutto?

- Un cornetto, perfavore -

- Arriva subito, intanto vatti a sedere lì - e Jane le indicò un tavolo vuoto, in un angolo.

Samantha, in realtà, sperava di poter evitare di rimanere lì, ma a malincuore si sedette comunque.

Jane arrivò qualche secondo più tardi con il cornetto e, datoglielo, si sedette di fronte a lei.

Samantha la guardò confusa, e la donne rise.

- Okay, so che ti prendo alla sprovvista, ma ascoltami -

- Okay - "Mi vuole dire quanto il nipote sia in realtà un bravo ragazzo? Ma perchè le zie non si fanno mai gli affari loro?"

- Mio nipote ci tiene davvero a te -

Samantha non potè trattenere una risata.

- Sì, certo, si è visto -

- Fidati, lo conosco meglio di chiunque altro. David non è abituato a tenere davvero alle ragazze che frequenta, è per questo che ha chiuso il vostro rapporto -

- Sì, beh, l'ha detto lei, ormai è chiuso - Samantha credeva che quella donna fosse pazza. Possibile che non sapesse com'erano fatti i ragazzi? Eppure, non era così vecchia, qualcosa doveva pur ricordarsela della loro età.

- Non mi credi eh? -

- Neanche un po', mi dispiace - disse Samantha, sorridendole sarcastica e facendo per andarsene.

Jane si alzò e la fermò.

- Beh, credimi. Pensava che non affezionandosi a te sarebbe stato meglio, ma credo abbia agito troppo tardi -

"Povera, delira" ora Samantha tentava più di autoconvicersi che altro.

- Okay, ammettiamo pure che lei abbia ragione, cosa dovrebbe importare ora a me? Voglio dire, è un problema di David, io più di tanto non ci posso fare -

- Beh, se ricevesse una piccola spintarella - e la donna sorrise, compiaciuta che ora Samantha la stesse davvero a sentire.

- Che cosa ha in mente, scusi? -

- So che ancora non hai scritto la canzone per lo spettacolo, ho un fratello e un nipote molto chiacchieroni -

- E allora? - Samantha non capiva dove volesse arrivare. O forse sì... "Una canzone! Potrei aiutarlo a dirmi quello che pensa con una canzone! Ma se invece Jane si sbagliasse?"

- Hai capito dove voglio arrivare -

- Sì, ci penserò, grazie - presa dai propri pensare, Samantha se ne andò, lasciando la donna interdetta.

 

"Potrei... no, ma che dico, sarebbe inutile. Però tentar non nuoce, e anche se non funzionasse non ho altre idee per lo spettacolo, e se domani torno senza niente sono fuori. Vediamo, potrebbe essere una cosa del genere..." e Samantha iniziò a suonare e a provare qualche strofa. La canzone le venne facile, e per la fine della giornata riuscì a completarla, lavorandoci anche di notte.

Kyla se n'era ormai andata, ma non mancava di chiamarla ogni giorno per aggiornamenti, sperando in un lieto fine tra l'amica e quel ragazzo enigmatico. Quella sera, sentendo il racconto di Samantha, la spronò a scrivere. L'opinione di Jane stava in piedi, e non aveva niente da perdere. Per farle ancora più coraggio, Kyla aveva annunciato all'amica che il weekend dello spettacolo sarebbe tornata da lei, di nuovo sotto richiesta della nonna.

Passarono quindi quattro giorni, in cui Samantha si rifiutò di far sentire la canzone a Paul, con la paura che avrebbe rovinato tutto parlandone al figlio, ma la fece sentire a Lance e a Valerie, che assicurarono all'uomo che sarebbe stato un grande successo. Paul si fidava di Samantha, e quindi la lasciò fare senza intromettersi. La ragazza passava tutte le mattine nella saletta dove soleva lavorare con David, che la ispirava più che mai.

La mattina dello spettacolo, i ragazzi avevano le prove generali, e Samantha portò con sè Kyla. Quel giorno era costretta a far sentire per forza la sua canzone prima della vera esibizione, e voleva la sua amica accanto a lei a farle coraggio.

Kyla si mise in disparte rispetto al resto del gruppo, e Samantha, sul palco, cominciò.

 

I like the way you sound in the morning,

we're on the phone and without a warning

I realize your laugh is the best sound I have ever heard.

I like the way I can't keep my focus,

I watch you talk you didn't notice

I hear the words but all I can think is we should be together.

 

Kyla sentì qualcuno avvicinarsi dietro di lei. Si girò e vide David che guardava attentamente Samantha, e che alle parole pronunciate dall'amica sorrideva. Anche lui si accorse della sua presenza, e la guardò, imbarazzato. Kyla gli sorrise e gli si avvicinò.

- Lo sai vero? - gli chiese.

- Cosa? - chiese lui, tornando a guarda Samantha.

- Che è per te la canzone -

David sorrise. - Non so perchè ma lo immaginavo -

Silenzio. La canzone finì e David fece per andarsene, ma Kyla lo fermò.

- Dove vai? -

- A risolvere una certa cosa - Kyla non capì quelle parole, ma sapeva che l'amica non avrebbe dovuto sapere di quello che era successo. Quel ragazzo stava cominciando a piacerle, e sperava che avesse capito. Se non avrebbe fatto nulla per modificare quello che era accaduto, però, era pronta a dargli la caccia per mari e monti.

 

 

La sera, Samantha iniziò di nuovo ad agitarsi, come suo solito. In più, aveva deciso di cantare senza chitarra, come doveva essere sin dall'inizio. Questa consapevolezza non faceva altro che peggiorare la situazione. Kyla tentò di calmarla, andando dietro le quinte con lei, e la rassicurò che tutto sarebbe andato bene, ma Samantha era piena di dubbi. 

- E se non capisce che la canzone è per lui? -

- Vedrai che lo capirà -

- Come fai a saperlo? -

- Lo so e basta! Dai, fidati! -

- Okay - non poteva fare altrimenti.

Si esibirono tutti. Lei avrebbe dovuto chiudere lo spettacolo. Per tutto il tempo, aveva visto David seduto in prima fila, ed era perfetto. La doveva guardare, la doveva ascoltare più attentamente possibile. Forse ancora una volta il destino l'aveva aiutata. Sperava di sì. Ora toccava a lei.

"Respira, respira, ricordati di respirare sempre". Buio sul palco. Si avvicinò al microfono e prese posizione. La musica cominciò e le luci si accesero. Samantha guardò la prima fila. David non c'era. Ma non era il momento di pensarci, doveva cantare.

 

I like the way you sound in the morning,

we're on the phone and without a warning

I realize your laugh is the best sound I have ever heard

 

I like the way I can't keep my focus,

I watch you talk you didn't notice

I hear the words but all I can think is we should be together

 

Every time you smile, I smile

And every time you shine, I'll shine for you

 

Whoa oh I'm feeling you baby

Don't be afraid to jump then fall, jump then fall into me

 

Baby, I'm never gonna leave you,

Say that you wanna be with me too

Cause I'm gonna stay through it all so jump then fall

 

Pausa musicale. David non c'era. Perchè tutti si giravano verso destra? Si girò anche Samantha e lo vide. Era David che suonava il pezzo con la chitarra. Capì che aveva capito, e sapeva che ci doveva mettere l'anima in quella canzone.

Tolse il microfono dall'asta e cantò il resto della canzone.

 

Well I like the way your hair falls in your face

You got the keys to me I love each freckle on your face, oh,

I've never been so wrapped up,

Honey, I like the way you're everything I've ever wanted

 

I had time to think it oh-over and all I can say is come closer,

Take a deep breath and jump then fall into me

 

Every time you smile, I smile

And every time you shine, I'll shine for you

 

Whoa oh I'm feeling you baby

Don't be afraid to jump then fall, jump then fall into me

 

Baby, I'm never gonna leave you,

Say that you wanna be with me too

Cause I'm gonna stay through it all so jump then fall

 

Quasi si stava dimenticando che non stava cantando solo per lui, ma un'intera platea era lì a guardarli. Ogni tanto si girava verso di loro, ma era più forte di lei e si ritrovava sempre a cantare rivolta direttamente a lui.

 

The bottoms gonna drop out from under our feet

I'll catch you, I'll catch you

When people say things that bring you to your knees,

I'll catch you

The time is gonna come when you're so mad you could cry

but I'll hold you through the night until you smile

 

Whoa oh I need you baby

Don't be afraid please

jump then fall, jump then fall into me

 

 

Baby, I'm never gonna leave you,

Say that you wanna be with me too

cause I'm stay through it all so jump then fall

 

jump then fall baby

jump then fall into me, into me

 

every time you smile, I smile

and every time you shine, I'll shine

and every time you're here baby, I'll show you, I'll show you

you can jump then fall, jump then fall, jump then fall into me, into me

 

yeah.

 

Applausi, e buio. Già vicina a David, Samantha si fece coraggio e gli chiese spiegazioni.

- Che ci fai qui? -

- Ma come? Non sei contenta? -

"Non è cambiato per niente" - Secondo te? -

David rise. Dopo tanto tempo, Samantha fu contenta di risentire quella risata.

- Ho un'altra sorpresa -

- Un'altra? - Samantha era confusa. Di nuovo luce sul palco, e si ritrovò davanti ad un'intera platea senza sapere cosa fare. Solo quando David iniziò a parlare, si accorse del secondo microfono che avevano portato.

- Per concludere questo spettacolo, organizzato da mio padre, io e Samantha abbiamo lavorato ad un duetto -

Samantha impallidì.

- Che cavolo fai? Non ci abbiamo più lavorato! - gli sussurò in un orecchio, alterata per quella situazione imbarazzante in cui l'aveva messa.

- Tranquilla, la sai, lo so. L'ultima volta che l'abbiamo provata andava benissimo -

- Era una settimana fa - "Se lo insulto davanti a tutti rischio troppo mi sa".

David rise e le fece segno di andare al secondo microfono. Samantha non poteva fare altro che accontentarlo, ma prima lo costrinse ad avvertire gli spettatori.

- La parte femminile insiste per avvertirvi che è più di una settimana che non proviamo questa canzone, ma io sono sicuro che non lo noterete neanche - e si voltò verso Samantha sorridendole.

"Invece di farlo confidare, quella sera lo dovevo uccidere" pensò la ragazza, mentre il volto le si infiammava.

Samantha si girò di lato, in cerca di aiuto da parte di Kyla, che invece le sorrideva e la spingeva ad esibirsi.

Un buio d'atmosfera calò sul pubblico, l'ultima persona che Samantha vide era la nonna, che muovendo la bocca le disse "E' carino, brava" e Samantha rise.

"Ce la devo fare, per forza. Poi posso anche ucciderlo, mi consolerò così" e la musica cominciò.

 

I remember what you wore on the first day

You came into my life and I thought

"Hey, you know, this could be something"

'Cause everything you do and words you say

You know that it all takes my breath away

And now I'm left with nothing

 

"Controcanto, tocca anche a me. Okay okay".

 

So maybe it's true

That I can't live without you

Maybe two is better than one

There's so much time

To figure out the rest of my life

And you thought that it got me coming undone

And I'm thinking two is better than one

 

Le parole uscivano facili dalle sue labbra. Era come se sentisse la canzone per la prima volta, e David le dimostrava la stessa sensazione. Non aveva più paura, conosceva la canzone. Era quello che stava vivendo, non poteva essere più semplice di così.

 

I remember every look upon your face

The way you roll your eyes

The way you taste

You make it hard for breathing

'Cause when I close my eyes and drift away

I think of you and everything's okay

I'm finally now believing

 

That maybe it's true

That I can't live without you

Maybe two is better than one

There's so much time

To figure out the rest of my life

And you've already got me coming undone

And I'm thinking two is better than one

 

I remember what you wore on the first day

You came into my life and I thought, "Hey,"

 

Maybe it's true

That I can't live without you

Maybe two is better than one

There's so much time

To figure out the rest of my life

And you thought that it got me coming undone

 

And I'm thinking

I can't live without you

'Cause, baby, two is better than one

There's so much time

To figure out the rest of my life

But I'll figure it out

When all is said and done

Two is better than one

Two is better than one

 

Era già finita. I due erano rimasti a guardarsi, mentre il pubblico applaudiva. Buio, calò il sipario. I due rimasero impalati a guardarsi, anche se riuscivano solo ad intravedersi. Li risvegliò Paul da quella magia, mentre tutti gli altri ragazzi salivano sul palco. Era finita, dovevano solo fare l'inchino.

Samantha non aveva ancora ben capito cosa fosse successo. Un attimo prima sperava solo che David avrebbe notato le sue parole, l'attimo dopo aveva addirittura duettato con lui.

Dietro le quinte, fu subito abbracciata da Kyla, poi la raggiunse anche la nonna. Con suo stupore, c'era anche il resto della sua famiglia, tornata prima solo per vederla. Ben presto, perse di vista David. Forse era salito sul palco solo per il padre, forse il suo chitarrista stava male, ed è per questo che aveva suonato lui durante la sua canzone. Appena tornata la calma, Samantha lo cercò, ma niente da fare, non era lì.

Passò il pomeriggio con la sua famiglia e Kyla, cercando inutilmente di non pensare a David e a quello che era successo. Possibile che alla fine era riuscita solamente ad illudersi? E pure, questa volta credeva di aver avuto ragione su di lui, pensava davvero fosse interessato a lei come più di un'amica.

 

Quella stessa sera, Paul aveva organizzato una cena per tutti i partecipanti allo spettacolo. Inizialmente, dopo l'accaduto, Samantha voleva rinunciarvi, visto che molto probabilmente lì ci sarebbe stato anche David, ma poi Kyla la convinse ad andare. Samantha provò anche a convincere l'amica a venire con lei, ma non volle saperne. Non poteva sempre far ricorso a lei nelle situazioni leggermente scomode. "E poi non ho nulla da temere, se anche ci sarà lo ignorerò" si era infine convinta Samantha.

Il padre l'accompagnò alla cena, e una volta lì, Samantha precipitò nell'insicurezza. Il padre la salutò con un "divertiti" e l'aveva lasciata sola davanti all'entrata. La ragazza fece un bel respiro ed entrò. Questa volta, riuscì subito ad individuare il tavolo dove erano già accomodati tutti gli altri. "Sono anche l'ultima, grandioso".

Si avvicinò, temendo di vedere David, ma lui non c'era.

- Oh, finalmente! - la accolse Paul.

Samantha sorrise e si accomodò al suo fianco. Notò che c'era ancora un posto libero, di fronte a lei.

- Scusate il ritardo - disse poi David, sbucato improvvisamente dal nulla.

Samantha fu colpita dall'eleganza del ragazzo, e appena lui la guardò si sentì in imbarazzo per averlo fissato, e le sue guancie si fecero rosse. David sorrise e le se si sedette di fronte.

I due non si rivolsero quasi la parola, ma non mancarono gli sguardi. Dapprima Samantha pensò fosse solo la sua immaginazione, invece si ritrovò poi a scambiarsi degli sguardi con David per diversi secondi, senza che nessuno li notasse.

Piano piano, andarono via tutti. Erano rimasti in quattro, tra cui Paul.

- David, sei con la tua macchina? -

- Sì papà - e di nuovo uno sguardo rivolto verso di lei.

- Bene, allora vado. Si è fatto troppo tardi, e mi raccomando, non aspettare troppo per andare via anche tu -

- Tranquillo -

- Tu Samantha? Ti passano a prendere? -

- Ehm, sì, in realtà dovrei chiamare mio padre -

- E cosa aspetti? E' mezzanotte, se non te ne sei accorta. - poi Paul guardò entrambi, soffermandosi prima su uno e poi sull'altra - Ma forse te ne sei già accorta. Ci vediamo - e sorridendo tra sè e sè se ne andò.

- Vado anch'io, vi saluto - disse Lance, lasciandoli soli.

- Allora - cominciò lui.

- Allora - disse lei, di nuovo imbarazzata.

- Facciamo una passeggiata? -

- Certo - aveva risposto troppo in fretta, e David rise. "Se la smettesse di ridere magari riuscirei anche a non fare figuraccie".

Uscirono dal locale. Di fronte c'era una piazza, e subito i due notarono una panchina verso la quale si diressero. Faceva buio, però, e Samantha non si accorse di un ramo per terra che le intralciava la strada, e inciampò. Anche questa volta, si aggrappò al braccio di David. "Tanto per rimanere in tema" pensò.

Il ragazzo scoppiò a ridere senza ritegno, e Samantha non potè fare a meno di sorridergli, più imbarazzata che irritata questa volta.

Poi, David le si parò davanti e le sorrise.

- Mi sei mancata sai? -

- Anche le tue risate mi sono mancate - rispose lei, con un velo d'ironia, ma pur sempre sincera.

David le sorrise e i due si guardarono in silenzio.

- Sai, certe volte cadere non è una brutta cosa -

- Ah no? - chiese lei, confusa.

- No, non bisognerebbe aver paura di cadere, se c'è qualcuno che sarà sempre accanto a te -

Samantha capì e sorrise.

- E queste perle di saggezza dove le hai imparate? -

- Mah, devo averle sentite da qualche parte - i due si misero a ridere.

- Allora che aspetti a saltare e a cadere? - gli chiese poi lei.

David non rispose, la guardò e continuò a sorriderle. Poi avvicinò il suo viso a quello di lei. Entrambi chiusero gli occhi, assaporando quel momento magico finalmente arrivato. Infine, le loro labbra si raggiunsero, trovandosi dopo tanto tempo che non aspettavano altro.

 

 

 

 

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