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Autore: Veruska Marija    16/09/2010    11 recensioni
Questa storia mi è venuta in mente per caso e ho deciso di scriverla di getto. Parla di Bill, un Bill un po' egoista e con una grande passione per il sangue.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è puramente inventata, le azioni e le parole dei personaggi non li rappresentano e spero di non offenderli in nessun modo. Buona lettura.

Tinte cremisi

Uomini, tutti dicono che sono semplici, può essere. Donne, loro sono complicate e misteriose, ma non quanto vorrebbero. Io sono diverso da tutti gli altri? No, però incrociandomi per strada la gente mi riconosce, sono famoso, tutto qui. Tutti sanno tutto di me, o quasi. Sono riuscito a tenere dei segreti, forse non sono così semplice come si dice.
La mia passione più grande? La musica, o almeno è questo che le persone credono. Volete la verità? Il sangue. Rosso, caldo, denso. Dopo vengono le donne, che creature meravigliose, e la musica, ma prima viene il sangue.
Non pensate che sia un bugiardo, lo faccio per proteggermi, è meglio non conoscere le mie abitudini.
Cosa farò mai di così strano? Me lo chiedo sempre anche io. Io mi diverto, dove sbaglio? Me ne sono pentito solo una volta, ma non succederà più.

Il mio gemello Tom, lui è quello che va a letto con le ragazze solo per il gusto di scopare. Io non cerco il sesso, ma le one-night-stand le faccio lo stesso. Le donne dopo una notte con mio fratello possono dimenticarlo, continuare la loro vita. Con me, non tornano indietro.

Quella notte, forse era quella giusta, quella per cambiare, lasciarmi alle spalle il resto e iniziare una nuova vita, ma non lo feci. Forse per ripicca, non voleva dirmi il suo nome:
-tanto domani te lo sarai già dimenticato, chiamami J.
La sua voce era allegra, il suo volto felice, sorridente, radioso. Non le importava, o forse è solo riuscita a mascherare la sua sofferenza per il meglio. Non un’ombra nei suoi occhi. Mi aveva fatto male, lei doveva amarmi, ero io quello che lo faceva per soddisfare il proprio corpo. Pensavo solo a me, ero un egoista, non avevo capito che stava proteggendo se stessa, lei non voleva fermarsi a quella notte.

La distesi sul letto dell’hotel, le sfilai il top microscopico, non portava niente sotto, così finché lei mi toglieva la maglia ammirai il suo seno. Non era grande, una seconda, si alzava e abbassava guidato dai polmoni. Aria. Le sfiorai il sinistro con il dito, sentii i battiti del suo cuore accelerare. Sangue. E la mia mente si offuscò, in quel momento non mi chiesi perché batteva così forte, era eccitazione? Amore? Paura? Vergogna? Non potrò mia saperlo.
La feci mia, sentivo i suoi ansimi di piacere, i suoi gemiti, il suo cuore. Sangue.
Ci addormentammo abbracciati, ma a mezzanotte riaprii gli occhi e stranamente era sveglia anche lei. Di solito lo facevo mentre dormivano, ma non potevo più aspettare. Le posai un bacio sulle labbra, uno sul collo e un ultimo su un seno. Misi la mano destra tra il materasso e la testiera del letto, le mie dita sfiorarono un oggetto freddo. Ne strinsi l’impugnatura. Avevo deciso che tanto valeva farlo un’altra volta, doveva essere una notte piacevole per lei e io non avevo intenzione di parlarle, almeno in quel momento. Entrai per la seconda volta in lei, fu l’errore più… più… fu un errore, punto.
Quando ci staccammo sorrideva, le sorrisi di rimando e estrassi l’oggetto metallico dal suo nascondiglio.
-Bill cos’è quello?
La sua voce era calma, non una vena di tensione, di paura. Stupida. Si fidava così tanto di me? Non aveva paura del dolore? Della morte?
-un bisturi.
-chissà cosa ci faceva lì, portiamolo in reception.
Non risposi, la baciai e l’accarezzai. Forse nell’attimo in cui le sfiorai un seno, quel seno, capì. Vorrei tanto saperlo, non oppose resistenza, non si mosse, non chiamò aiuto. Si può amare una persona fino a questo punto?
Appoggiai il bisturi sull’estremità sinistra del suo labbro, esitai, ma alla fine la pressione della mia mano fu tale che la lama lacerò la pelle. Iniziai a scendere verso il collo finché il suo corpo si macchiava di quel liquido tanto prezioso. Tagliai in mezzo ai seni e poi sotto quello sinistro. Posai le labbra sulle sue e la baciai per l’ennesima volta, non volevo ma l’ho fatto, non era nei miei piani. La mia bocca scivolò verso sinistra e la mia lingua iniziò a raccogliere il fluido cremisi. Sangue. Una chiazza rossiccia si formò sulle lenzuola candide, che spreco, non la smetteva di uscire. Al contrario delle mie solite abitudini il bisturi attorno all’ombelico disegnò un cerchio e non la parte superiore della lettera B.
La mia lingua pulì il suo corpo. Mi alzai dal letto e mi vestii, gli stessi abiti della sera prima. Uscii dalla stanza, adesso il compito di sistemare tutto era della donna delle pulizie. Andai al bar al piano di sotto e mi sedetti al tavolo vicino all’acquario, come al solito.
Aspettai, di solito Samantha ci metteva un’ora a sistemare la stanza.

Perché ci sto pensando come se fosse capitato molto tempo fa? Alla fine è passata solo un’ora e mezza e Samantha non è ancora qui.
Decido di uscire in terrazzo per fumarmi una sigaretta, apro il pacchetto e al posto delle mie Marlboro c’è un biglietto:
“Non ti dirò che fumare fa male, lo sai. Ti dirò che senza la tua voce il mondo perderebbe la cosa più bella. J p.s. Hai un altro foglio in tasca, c’è scritto il mio nome”
Ecco come mai era sveglia. Velocemente prendo l’altro foglio.
Jasmine?
Jessica?
Jennifer?
Julia?
Jenny?
Lo apro “Jade”. Mi scende una lacrima.
Sento una voce che mi chiama:
-signor Kaulitz, signor Kaulitz, abbiamo un problema.
Mi giro verso Samantha.
-è ancora viva.

Spero che questa one-shot vi sia piaciuta, ditemi cosa ne pensate, io credo che fin’ora sia quella che ho scritto meglio. Accetto anche recensioni negative se costruttive.

Baci baci
giady_crazy_ ♥

   
 
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