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Autore: Nadia_92    16/09/2010    5 recensioni
Dopo aver sconfitto i Metarex tutto sembra tranquillo, ma non è così. Un perico si nasconde a Mobius e il passato non si è mai fatto sentire tanto. Tutti si impegneranno a combattere contro il nuovo nemico e affronteranno problemi ben più grandi chiusi dentro loro stessi.
Ho conosciuto Sonic tramite tv e credo che i personaggi sarebbero perfetti se si approfondisse la loro storia. Qui c'è spazio per tutti quindi nessuno si troverà deluso, perchè non ci sono i suoi personaggi preferiti. I personaggi sono di proprietà della SEGA, altri miei. Serietà, suspense e ovviamente tanto umorismo mobiano.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La pace non dura per sempre

Era una giornata tranquilla, come tutte del resto, dal giorno della sconfitta coi Metarex. Nessuna minaccia, nessun nemico, Mobius era tornato il pacifico pianeta di sempre. Nemmeno Eggman si era fatto più sentire da allora e benché fosse ovvio che tramava qualcosa, nessuno si interessava.
Tutti sembravano essersi abituati a quella pace, tutti tranne uno. Un riccio blu sfrecciava come ogni singolo istante della sua vita alla massima velocità per i verdi campi del suo pianeta. Per la mente nessun pensiero, solo correre. In realtà inconsciamente assaporava ogni singola molecola d’aria fresca, sentiva dentro di se il saluto degl’alberi e dei fiori, la magia che ogni piccolo ruscello creava attorno a sè lo incantava. Tante cose che in apparenza sembravano soltanto correre.
Ad un tratto si fermò sotto una grande quercia. Era uno dei suoi alberi preferiti, perché faceva un’ombra di almeno 15m quadrati, sotto la quale amava sonnecchiare. Quel giorno però non si mise a dormire come suo solito, ma pensava. Pensava a quella pace che stava regnando e che lui era intento a proteggere a qualsiasi costo. Ultimamente non aveva sorvegliato il dottore con particolare attenzione. Erano ormai una decina di mesi che non si faceva sentire e lui si era ormai annoiato di auto invitarsi da lui, distruggere sempre quella cinquantina di robot di guardia e parlare con un vecchio e malandato scienziato, il cui unico crimine sembrava ormai godersi la sua vecchiaia.
Non è così pensava. Impossibile, non tanto intelligente da lasciar perdere. Eppure così sembrava. Allora lui, Sonic the hedgehog, cosa poteva fare tutto il giorno, tutti i giorni? Nulla se non correre. La sua mente era così lontana, lontana da ogni cosa, persino dal pericolo che nascondevano i bellissimi boschi di Mobius.

Eccolo. Un altro eroe intento a godersi il più che meritato ‘riposo del guerriero’. Poteva maledire la sua vita a volte, ripensando al compito che legava ad un oggetto, un oggetto che avrebbe dovuto proteggere a qualsiasi costo. Ma infondo gli piaceva. Lui era fatto così: solitario, un po’ scontroso, amante della natura incontaminata e della quiete. Era come se quella vita fosse stata scritta a posta per lui. Adorava sonnecchiare sotto il sole sulla pietra liscia dei primi gradini dell’altare, quelli che lui stesso aveva levigato dopo varie notti insonni e il mal di schiena. Gli piaceva fare respiri profondi e poter sentire l’aria nei polmoni, aria piena dell’odore delle piante, del profumo dei fiori… Gli sembrava di poter distinguere una liana da una palma a volte. Purtroppo, per lui i guai non avevano mai fine. Sia perché la sua missione lo inchiodava ad un oggetto che era sempre nelle brame di oscure figure, sia perché sentiva di essere un po’ sfortunato di suo. In quel momento poi, ne era particolarmente convinto.
-Ma tu non fai proprio niente tutto il giorno? Sei solo uno sfaticato! E dire poi che ti lamenti sempre.-
Quella voce calda e seducente, che lo investiva di insulti ormai da un’ora, apparteneva ad una pipistrellina, vestita di pelle e con un grosso cuore sul petto. Con i cuori di metallo fissati sulla cima dei suoi stivali, stava tracciando delle figure senza senso sulla roccia. Quel rumore stridulo, più la sua voce, più la stanchezza, portava l’echidna seduto sul gradino più alto di Angel Island a pensare seriamente al suicidio.
-Hai finito! Sei insopportabile!-
-Da te mai qualcosa di nuovo.-
Disse Rouge the bat con fare lascivo.
-Allora perché sei ancora qui se ti annoio tanto? Lasciami in pace!-
Nella voce di Knuckles non c’era più energia, per quanto le chiedesse di andarsene, lei non mostrava la minima intenzione di volersi togliere dai piedi. Eppure, nel profondo del suo animo, in un luogo che nemmeno lui conosceva, la cosa lo divertiva. Lei in fondo, era l’unica che lo andava a trovare almeno una volta a settimana, se non di più. Nei suoi discorsi senza senso ogni tanto captava qualche notizia dal ‘mondo esterno’ alla sua realtà, messa lì con nonchalance, ma che lasciava sempre trasparire un minimo di interessamento.
-Cafone! Non ci si rivolge così ad una signorina come la sottoscritta. Forse se imparasti le buone maniere potrei anche vederti sotto una luce diversa.-
Negl’occhi di lei si accese qualcosa di tenebroso. Knuckles rabbrividì a quello sguardo. Più che per timore, perché non poteva tenergli testa senza arrossire.
-St…stai scherzando! Così rischio di non liberarmi più di te!-
-Idiota!-
-Insopportabile egocentrica!-
-Maleducato!-
-Egoista!-
Sarebbero andati avanti così per almeno un'altra ora. Inevitabile, succedeva ogni volta e ogni volta si separavano con un insulto e il sorriso sulle labbra.

Lontano da questi tranquilli scenari, nelle profondità della Tecno Base, qualcuno stava tramando alle spalle degli abitanti di Mobius. Erano al diciassettesimo piano, luogo dove venivano conservati la maggior parte degli attrezzi da lavoro del dottore. Proprio perché era solo un magazzino era molto più tetro del resto della torre. Anche se le pareti di metallo rendevano ogni stanza spettrale, quella, poco illumina e con le pareti rinforzate, sembrava il set perfetto per la scena madre di un film dell’orrore. Dentro c’erano scaffali altissimi, obbligatoriamente in acciaio, che portavano alla base delle targhette per identificare il loro contenuto. Con il tempo però, un disordinatissimo scienziato aveva reso per perfetto sistema inutile. Quando si trattava di circuiti e nano-cip non si distraeva o sbagliava mai, ma quando veniva il turno di ritrovare la chiave inglese ecco i problemi. Era a causa di queste piccole accortezze che spesso i suoi piani fallivano. A volte dimenticava i telecomandi dei suoi ordigni esplosivi a casa o altre volte le chiavi del laboratorio sull’Egg-drive. Molti credevano che pensasse, o fantasticasse a meglio dire, troppo in grande, in realtà nessuno meglio di lui si rendeva conto di essere troppo legato alle piccole cose. Al loro ritorno dallo spazio si era chiuso nella sua stanza, acceso la sua lampadina delle grandi idee, quella a forma di panda, aveva aperto il quaderno delle riflessioni, quello con i gattini sulla copertina, e si era messo a meditare sul perché fallisse sempre. Poi la vide. Nei suoi ricordi, la tipica ragazza del villaggio di contadinelli. Come aveva fatto a non riconoscerla subito? Non poteva essere altrimenti. Altre domande. Come aveva fatto a sopravvivere? Era stato lui. Ovvio. Era nella sua indole difendere quella dolce creatura, nonché una questione di sangue. Da allora aveva lavorato segretamente da un progetto, che era sicuro, sarebbe stato il più grande mai realizzato in assoluto. Non aveva detto niente a nessuno e doveva stare molto attento a non destare sospetti quando quel riccio impiccione veniva a trovarlo senza preavviso. Ma ora era troppo impegnato a lamentarsi per preoccuparsi della sua nemesi blu.
-Allora, quanto dovrò aspettare per quel cacciavite? La prossima invasione aliena?-
Urlava una voce burbera, leggermente metallizzata perché attraverso un microfono.
-Dottore stiamo facendo del nostro meglio!-
Rispose Becoe.
-Ma lei è una persona così disordinata!-
Commentò Decoe.
-Già e poi se ne sta chiuso in quel suo laboratorio ormai da mesi senza dirci niente, solo ordini e sgridate!-
Neanche Bocum stesse lavorando, si limitava a volteggiare per aria, lanciando ordini ai due robot intenti nella loro ricerca e rimproveri al dottore. Infatti gli faceva non poca rabbia il fatto che lo scienziato stesse tenendo loro nascosti i suoi progetti.
-Sbrigatevi e non fatemi perdere tempo, ho qui con me una lampadina e potrei trasformarla in un assistente mille, no, diecimila volte migliore di voi!-
-L’ho trovato!-
Gridò finalmente Becoe esultante. Aprì velocemente uno sportello nel muro della stanza, quando si richiuse un carrello lo portò dall’indaffarato dottore.
-Finalmente! Il mio duro lavoro è quasi terminato! Mi ci è voluto quasi un anno di lavoro per migliorare al massimo le mie creature e pianificare ogni cosa, ma alla fine ci sono riuscito. Presto voi scarti di lamiera potrete ammirare il mio genio incarnato nei miei giocattoli. E ben presto fonderò il solo ed unico Eggman Empire!-
Tutto ciò che seguì quel folle discorso fu una grossa e profonda risata da parte del dottore e i più svariati commenti dei suoi assistenti.
-Credi davvero che il piano del dottore funzionerà Becoe?-
-Certo Decoe! Come quello prima e quello prima ancora!-
-Basta! Sempre a criticare e mai a lavorare! Il dottore dovrebbe smontarvi in mille pezzi!-
-Senti chi parla, l’Unabomber ambulante! Perché non la pianti di criticare e non ci aiuti piuttosto!-
-Piantatela tutti e tre, siete solo dei rifiuti attaccati insieme da qualche vite. Tornate al lavoro!-

-Grazie per avermi invitato a prendere il the. Cheese va matto per i tuoi biscotti.-
Disse con voce squillante una deliziosa coniglietta, con i lati della bocca sporchi di crema.
-Non c’è di che.-
Rispose Amy Rose, mentre sorseggiava lentamente il suo the. A lei la pace non dispiaceva, anzi quei piccoli momenti di assoluta serenità, passati con la sua migliore amica Cream, le facevano distendere i nervi. Però sentiva che le mancava qualcosa. L’avventura, il brivido dell’azione, il combattimento e più di ogni altra cosa Sonic. Ormai erano un paio di mesi che non si faceva vivo ed era seriamente preoccupata. Sonic sa badare a se stesso pensava. Ma le mancava troppo. Era ormai abitudine per lei riempire le sue giornate con dei the con Cream e Cheese. La coniglietta non smetteva mai di sorridere e avevano davvero tanto in comune. Prima di tutto entrambe erano degli spiriti romantici, poi avevano gli stessi gusti in tutto. Se dovevano scegliere tra la gelateria chic o un chiosco di chili-dog, sceglievano il gelato, se dovevano scegliere tra lo shopping e correre in mezzo ad un campo solo per sporcarsi gli stivali, vincevano magliette e vestitini. Proprio in quel momento la bimba indossava un completino azzurro chiaro che avevano scelto insieme, largo per non impedirle i movimenti, come consueto ai bambini, con dei fiocchetti gialli verso la fine, collegati con del pizzo. Lei invece una maglietta gialla con sopra raffigurato un gruppo musicale e dei pantaloni verdi, sempre frutto delle loro giornate nei negozi. Eppure ogni volta che la coniglietta le raccontava quelle che lei definiva le sue ‘avventure’ giornaliere, Amy vagava con la mente a quelle che erano state vere avventure. Quelle che vedevano come protagonista il suo eroe.
Quel giorno però, il destino volle che incontrasse qualcuno di altrettanto speciale per lei.
Stavano chiacchierando dall’ora di pranzo ed era ormai metà pomeriggio quando qualcuno bussò alla porta.
-Chi è?-
Chiese Amy andando ad aprire. Rimase senza parole davanti alla figura di un riccio verde appoggiato sulla porta. Assomigliava molto a Sonic, ma era un po’ più alto, più robusto e dal viso meno fanciullesco. Indossava dei pantaloncini rossi di cotone ed una canottiera bianca. Sulla testa teneva degl’occhiali da sole grandi e rotondi, con una montatura rossa.
-C…Cedric!-
La riccia rosa gli si aggrappò al collo come se fosse il ramo di un albero.
-Anche io sono felice di rivederti Amy Rose, ma lasciami entrare vivo se non ti dispiace.-
Amy mollò istantaneamente la sua presa d’acciaio e con un gesto amichevole l’invitò ad entrare.
-Cream ti presento Cedric, un mio amico d’infanzia.-
-Piacere di conoscerti Cream! E’ bello vedere che Amy Rose ha trovato una amica così simpatica e carina.-
Cream arrossì visibilmente a quel complimento. Trovava quel ragazzo simpatico e dolce. In un certo senso le sembrava di parlare con Sonic.
-Assomigli molto al mio amico Sonic.-
Disse la coniglietta innocentemente. Cedric rimase interdetto un attimo.
-Ehi! Mi stai forse paragonando a quella lumaca blu!?-
Fu la sua sprezzante risposta, che neanche a dirlo, lasciò completamente spiazzate Cream e Amy.
-Che c’è? Che ho detto?-
Chiese lui spaesato da quelle facce stranite.
-Tu conosci Sonic? Quel Sonic?-
Chiese Amy incredula. Non era possibile. Doveva averlo conosciuto dopo che si erano persi di vista o lei l’avrebbe saputo.
-Se conosci altri porcospini blu di nome Sonic che corrono ad ipervelocità, sì. Altrimenti, no. Lo conosco da quando eravamo piccoli. Io e i miei andavamo in vacanza nel villaggio in cui viveva. Ok, viveva non è esatto.-
Si corresse quando ricordò la tendenza di Sonic a non mettere troppo le tende.
Il mondo di Amy crollò. Poteva conoscere Sonic da molto tempo prima, forse ora sarebbero più che amici.
-Io.. io non…-
Non aveva parole.
-Tu piuttosto come conosci Sir lumaca blu?-
Chiese Cedric sempre in modo gentile. Cream però aveva notato che nel soprannome dato al suo amico, alquanto maligno secondo lei, c’era del risentimento.
-Le ha salvato la vita. Ha salvato anche la mia.-
Disse Cream meno cordiale, tanto per far capire che non sopportava che si parlasse male dell’amico.
-Scusami tesoro. Sono stato maleducato. Il fatto è che tra me e lui non sono mai state rose e fiori.-
-Come mai?-
Chiese Amy sorpresa.
-Il fatto è che l’ho sempre battuto nelle gare di corsa. Insomma, era il suo talento e dalle voci che sento so che lo è tuttora, ma non mi ha mai sconfitto. Credo gli roda ancora.-
Disse con un sorrisetto. In realtà le cose non erano andate proprio così. Era stata l’ultima sconfitta che gli aveva inflitto a cambiare tutto.
-Non ci credo! Sonic è imbattibile. E’ l’essere più veloce del pianeta!-
-E invece no! Accidenti me ne vado per un po’ e la lum… scusate.-
Si fermò prima di inveire ancora contro il riccio blu, cosa che non gli avrebbe fatto guadagnare punti con Amy o con la graziosa coniglietta. E non aveva torto dato che la riccia si era un tantino indispettita. Amy dal canto suo non era affatto felice del rapporto che i suoi due ricci preferiti sembravano avere, ma era troppo contenta per l’arrivo di Cedric. Infatti nei suoi sogni c’era sempre stato lui prima di conoscere il suo attuale vero amore. Erano due sentimenti completamente differenti. Il primo era un carissimo amico, il secondo il suo eroe. Alla fine decise di cambiare argomento, per sdrammatizzare.
-Sapevo che eri veloce ma… Va bhè. Come mai da queste parti? Pensavo non saresti più tornato e poi non ti sei fatto mai sentire.-
Disse con amarezza. Aveva sofferto tanto per la sua partenza improvvisa.
-Mi dispiace davvero, Amy Rose, tanto. Ma vedi era una faccenda complicata. Una cara amica doveva partire ed io sono stato costretto a seguirla.-
-Un’amica. Sei partito di casa improvvisamente sei anni fa, all’età di dieci anni, soli dieci anni, per inseguire una tua amica?!-
Amy era fuori di se. Era una pazzia quello che lui aveva fatto.
-Era, è, la… una persona importante per il mio più grande amico. Io non potevo lasciarla andare da sola. Eravamo dei bambini e… E’ troppo difficile da spiegare. Il fatto è che non ho potuto scriverti perché… non dovevo rivelare il mio indirizzo.-
-I tuoi genitori te lo lasciarono fare?-
Chiese Cream che non si era persa una parola. Amy si irrigidì e improvvisamente tutta la rabbia verso il riccio verde svanì e si trasformò in compassione.
-Erano morti l’anno precedente piccola.-
Disse lui cercando di recuperare la sua voce melodiosa e gentile. Cream perse ogni risentimento verso di lui. Poteva anche aver trattato male Sonic, ma perdere i genitori era una disgrazia che nessuno supera mai del tutto. Improvvisamente cominciò a notare i lati positivi del riccio. A parte l’aspetto da diciannovenne, mentre da quello che aveva capito doveva avere all’incirca sedici anni, Cedric sembrava davvero molto maturo per la sua età. Allo stesso tempo i suoi occhi ramati lo rendevano carismatico. Sembrava emanassero elettricità. In più appariva una persona allegra e scherzosa. Come faceva a non andare d’accordo con Sonic?
-Cedric mi dispiace, scusa. Sono molto felice di vederti.-
Disse Amy cercando di risollevare il morale del riccio.
-Ma ora pensi di restare?-
-Sì, ed ora che ci penso c‘è un amico che mi aspetta.-
Disse andando verso la porta.
-Aspetta e chi sarebbe questo tuo grande amico?-
-Non credo tu lo conosca, è il guardiano di Angel Island.-
-Knuckles?!-
Cedric rimase senza parole di nuovo.
-Accidenti Amy Rose! Ma tutti li conosci! Significa che di recente ti sei messa nei guai!-
-Ho aiutato in alcune missioni.-
Spiegò laconica.
-Wow! Knuckster si è fatto nuove amicizie! Direi che questo è molto strano, ma sono contento.-
-Lui si arrabbia sempre quando lo chiamano così.-
Disse Cream sorpresa che lui non lo sapesse.
-Lo so, ma altrimenti che divertimento ci sarebbe.-
Cedric rise. La sua risata era cristallina, incantevole. Amy ne rimase abbagliata. Era proprio come la ricordava. Anche Cream si sciolse del tutto nei confronti di quello che ormai considerava un nuovo amico.
-Mi chiedo come faccia Knuckles a sopportarti.-
Chiese Amy portandosi una mano sulla fronte. In effetti Cedric era un tipo simpatico, socievole, dolce. Che centrava con Knuckles?
-Dato che io sono così coraggioso da stargli vicino è il minimo che può fare. Ora però devo andare, se non lo avverto della mia presenza si irriterà sul serio. Ciao Amy Rose. Cream. Piccolo Chao.-
Dopo il giro dei saluti uscì e si diresse dal suo ‘best friend’ ad una velocità pazzesca.
-Wow!-
Esclamò Cream sconcertata.
-E’ veloce quasi quanto Sonic!-
-Più di Sonic.-
La corresse la riccia.
Le due ragazze tornarono in casa a finire il loro the. Passarono il resto del pomeriggio a viaggiare tra i ricordi d’infanzia di Amy. Cream era sempre più affascinata da questo nuovo amico, nonostante la storia di Sonic, ed era contenta, perché a quanto aveva detto, sarebbe tornato a vivere nei dintorni.

Correva più veloce del vento, per poco non raggiungeva la velocità del suono. La scia di Cedric the hedgehog stava tagliando in due la foresta. Non vedeva l’ora di ricominciare a tormentare il suo vecchio e più caro amico, anche se in cuor suo sapeva di non portargli buone notizie. Avrebbe cercato di rendere tutto il più indolore possibile per tutti. L’idea che le persone più importanti della sua vita si dicessero addio per sempre lo spaventava non poco. Era già successo e non avrebbe sopportato una cosa del genere ancora. Cercò di distrarre la sua mente ammirando il paesaggio circostante. Ogni prato, ogni ruscello… tutto gli portava alla mente bellissimi ricordi. Fu sollevato di vedere finalmente la cima di Angel Island. Il grande altare intorno al quale giocavano da piccoli. Gli ci vollero appena pochi minuti per raggiungere quella zona, dove era custodito il Master Emerald e dove sapeva si rintanava il suo vecchio amico. Quello che non immaginava era di trovarci anche un pipistrello bianco, vestito in maniera piuttosto singolare. Almeno per frequentare Knuckles pensò. Lei è l’echidna stavano bisticciando e non si accorsero di lui.
-Ehi ciao! Come butta fratello Knuckster?-
Nel sentire quella voce, gli occhi di Knuckles si illuminarono come se il riflesso del sole gli appartenesse.
-Non è possibile! Sei proprio tu?-
-Bello, forte, intelligente, affascinante… Praticamente il contrario di te. Quindi è ovvio che sono io, no?-
-Cosa ci fai qui?-
Chiese Knuckles non badando molto agli insulti subiti. Era rimasto troppo spiazzato. Erano passati sei anni, la voce sembrava essere rimasta la stessa, anche se in realtà era diventata adulta, e il suo aspetto… l’avrebbe riconosciuto tra mille. Degl’occhi come quelli sono difficili da dimenticare.
-Ehm scusate.-
Intervenne Rouge, che nel frattempo era stata messa da parte.
-Potreste gentilmente spiegarmi che sta succedendo?-
-Cosa c’entri tu. Sparisci una volta per tutte e smetti di darmi fastidio!-
-Ohi, Knuckles! Non sei cambiato per niente. Non si tratta così una signorina.-
-Eh! Signorina. Lei? Stai scherzando! Non farti ingannare da questa pianta grane. Porta solo guai.-
-Oh no! Ed io che speravo di piacerti!-
Disse Rouge con aria seriamente dispiaciuta. L’echidna non poté fare a meno di arrossire.
-Fidati, è già cotto, ma speravo che una signorina affascinante come lei avesse gusti migliori.-
Con un sorrisetto sotto i baffi, Cedric sembrava proprio contento di essere tornato a casa. Knuckles ancora non riusciva a ricollegare i fatti. Com’era passato nel giro di dieci secondi, dalla padella nella brace! Riprese in considerazione il suicidio.
-Che persona per bene. Knuki non me lo presenti?-
Chiese Rouge con aria attratta.
-Scusami che maleducato che sono. Il mio nome è Cedric è sono… il migliore amico di Knuckles!-
Esclamò con entusiasmo.
-Già e non lo sarai più se non la smetti di darle corda. Ora vuoi dirmi che ci fai tu qui? Pensavo che ti fossi trasferito altrove.-
-In effetti è vero, ma ‘tu sai chi’ è voluta tornare qua per un motivo di cui non mi ha voluto parlare. Così eccomi qui davanti a te. Non sei felice?-
-Chi sarebbe questa ‘tu sai chi’?-
La pipistrellina sembrava sinceramente interessata.
-Non siamo così in confidenza da rivelarti i fatti della mia vita privata.-
Knuckles sembrava irritato da quella notizia. Una parte di lui non vedeva l’ora di rivederla, un’altra però era terrorizzata all’idea. Cosa avrebbe fatto se le cose fossero andate come l’ultima volta? Sarebbe di nuovo riuscito a superare un trauma del genere?
-Tu hai una vita privata?-
Chiese Rouge sorpresa della reazione, più violenta del solito di Knuckles.
-Che tu ci creda o no si! E tu ne sei categoricamente esclusa!-
Con queste parole chiuse il discorso, dato che prese Cedric per un braccio e se lo trascinò dietro fin dentro casa sua. Rouge rimase di sasso a quelle parole. Se l’avessero ferita o meno, dalla sua espressione non si capiva. Sembrava amareggiata, ma allo stesso tempo sollevata. Così se ne volò via, senza dire una parola.
Dopo aver corso ininterrottamente per circa tre ore anche all’eroe dell’anno non poté fare a meno di venire fame. Cominciò a considerare seriamente le opzioni possibili. La numero uno era fermarsi in un bar, ma sfortunatamente non aveva nulla con se, a parte il suo solito buon umore e l’immancabile sarcasmo. La numero due consisteva in una rapina. Sarebbe andato così veloce che nessuno l’avrebbe notato. Non la scartò del tutto, ma fu attratto di più dalla più rischiosa e allo stesso tempo redditizia delle opzioni: la tre.
Gli ci vollero un paio di minuti prima di suonare il fatidico campanello.
-Ciao Amy!-
Disse quando gli fu aperta la porta.
-Passavo di qua così mi sono detto ‘Perché non passare dalla mia cara Amy, magari c’è anche qualcosa di buono da mangiare!’-
Smise di colpo di parlare quando rimase shoccato nel vedere che… lei lo ignorava. Si era limitata ad aprigli la porta ed a invitarlo ad entrare con un gesto lascivo. Entrò lentamente e senza battute di riserva. Il suo stupore si aggiunse a quello di Cream, che ormai aveva deciso di passare la notte lì. Eppure sembrava tutto normale. La casa, la squadrò in fretta e constatò che era a posto. Forse si era scontrata con qualcuno, Eggman? No, non aveva nemmeno un graffio. E allora? Perché non era corsa ad abbracciarlo con le lacrime agl’occhi? Non si vedevano da mesi, era il minimo. Si sorprese anche di essere infastidito. Non ricevere quelle attenzioni… eppure lui le odiava, no?
-Ehm Amy va … va tutto bene?-
Chiese con delicatezza ed un pizzico di timore.
-E’? Sì, tutto bene. Ma forse ancora tu non lo sai?-
-Cosa? Cominci a soffrire di mutismo?- -Perché?-
Chiese prima di ripensare alla sua insolita reazione. Ma ora i suoi pensieri erano passati dal blu al verde.
-N…no! Cedric è tornato, non è magnifico!-
Disse con entusiasmo, che sembrava racchiuso in quel nome. Lo disse senza neanche pensare, Sonic era ancora sulla porta. Non lo aveva nemmeno invitato ad entrare.
-Chi? Quel Cedric? Aspetta, tu come lo conosci?- -Eravamo amici d’infanzia e vicini di casa. Nemmeno io sapevo che vi conoscevate già da tempo. Pensa che conosce anche Knuckles e l’ha definito il suo più grande amico.-
-Stai scherzando!-
Non sapeva se essere più sorpreso del fatto che il suo più odiato rivale conoscesse Amy o che Knuckles avesse amici all’infuori di loro. Se così potavano considerarsi. Con uno come lui mai dare le cose per scontate. Aveva sempre pensato che in quella zucca vuota ci fosse solo il Master Emerald. -E dimmi dov’è adesso?-
Chiese il riccio senza molto entusiasmo, dimenticando il motivo della sua visita. Cedric non gli era mai stato molto simpatico. Anzi, si poteva benissimo dire che lo detestava. Lo aveva sempre trattato come una pezza da piedi, in più lo umiliava in continuazione. Certo era passato un sacco di tempo, allora erano dei bambini, ma la maturità non era mai stata gran dote per entrambi.
-Secondo te dove potrà mai essere? E’ partito come un razzo per andare da Knuckles.-
Cream osservava i due dialogare e si chiedeva come mai Amy non notasse il disagio di Sonic e perché non tentasse di rimediare. Ricordava l’accoglienza data a Cedric e per Sonic si aspettava il doppio dell’entusiasmo. In più anche la scarsa delicatezza di Amy, nel parlare a Sonic di una persona con la quale era probabilmente in conflitto l’aveva spaesata.
-Dovresti andare a salutarlo. Credo che lui non saprebbe dove cercarti. Sei sempre in giro.-
Osservò la riccia.
-Non lo so. Se avrò tempo passerò. Scusatemi, ora ho delle cose da fare.-
Non fece in tempo a finire di parlare che era già uscito di casa e la sua scia spariva all’orizzonte.

In quel preciso istante, in una foresta, tanto vecchia da sembrare pietrificata, un riccio nero si stava lentamente svegliando.
-Ah…Come sono finito qui?-
Si chiese tenendosi la testa. Gli faceva un po’ male, ma sembrava tutto intero. Aprendo lentamente gl’occhi la prima cosa che fece fu cercare di mettere a fuoco la situazione. Attorno a sé c’erano solo alberi. Erano grigi, vecchi, forse morti, ma non per questo scarseggiavano di imponenza. Pensò che a Mobius cadere in una foresta non era poi così improbabile, ma normalmente gli alberi erano verdi, gli animaletti ci giocavano attorno e gli insetti saltellavano tra i fiori. Lì, dove si era risvegliato, persino l’erba sembrava triste, nel suo grigiore.
-Accidenti! Ora ricordo!-
Per la prima volta in vita sua, Shadow the hedgehog, ricordava che cosa gli era successo.
-Sonic… I Metarex… L’esplosione…-
I suoi pensieri furono però interrotti presto da un rumore di passi. Ancora un po’ confuso, al riccio venne istintivo nascondersi dietro un albero, aspettando di vedere chi si nascondeva, come lui, tra quelle antiche fronde. Da dietro una gigantesco faggio, la figura lieve e fragile di una giovane Echidna venne allo scoperto. Era vestita con una splendida tunica dorata, piena di ricami e pietre preziose. Altrettanto particolari e adornati erano i suoi grandi orecchini e la sua collana. Lei si accorse presto della sua presenza e senza mostrare timore avanzò verso di lui.
-Chi sei?-
Chiese la ragazza senza perdere tempo.
-Non credo ti interessi. Piuttosto chi sei tu?-
Chiese scortesemente come al solito. Faceva l’indifferente, ma rimase letteralmente abbagliato dalla ragazza, che stranamente gli ricordava qualcuno. La cosa che lo colpì di più furono i suoi guanti. Erano chiodati, proprio come quelli di una sua conoscenza.
-Non credo ti interessi.-
Rispose a tono lei. Ma il suo modo di fare era educato e posato nonostante la brusca risposta. A Shadow sembrava di trovarsi di fronte una antica dea egiziana. La voce melodiosa, gli abiti preziosi, il portamento quasi regale ed infine, ma non per importanza, la sua bellezza… Tutti particolari che contribuivano a darle quell’immagine.
-Che ci fai qui? Non ci viene mai nessuno.-
Chiese pacatamente l’echidna.
-In tal caso potrei farti la stessa domanda.-
Osservò il riccio, sempre più incuriosito.
-Io ci sono cresciuta qui, anche se è molto tempo che non visito questo posto.-
-Allora? Cosa ti ha spinto qui?-
L’echidna non rispose. Si domandava anzi chi fosse quello sconosciuto scuro e misterioso. Assomigliava terribilmente all’essere che più detestava al mondo. Come comportamento e nei movimenti, fluidi e contemporaneamente forti. Shadow si stava spazientendo. Il momento di abbaglio era passato ed ora pensava solo a congedarsi e rimediare qualcosa da mangiare. Dopo non sapeva. Poteva cercare Sonic, combattere il male insieme al suo rivale per tenere fede alla promessa fatta a Maria. Oppure poteva girovagare per Mobius attendendo che qualcosa cogliesse il suo interesse. Come non detto. L’echidna misteriosa si fece scura in viso e affrettò il suo passo verso sud. Lui la seguì, sperando che lo conducesse fuori dalla foresta. La ragazza si era accorta di avere compagnia, ma in quel momento non contava. Stava andando dalla persona che aveva lasciato anni fa con un sonoro ‘Ti odio!’, ma non contava. Avrebbe rivissuto un dolore tanto atroce da spezzarle in due il petto, ma non contava. Aveva una missione e per troppo tempo l’aveva ignorata. Ora però era sicura che ci fosse bisogno di lei. All’uscita della foresta si voltò indietro a cercare con lo sguardo il riccio nero che nemmeno provava a nascondersi.
-Perché mi segui?-
Chiese sbrigativa. La voce che cercava di rimanere neutra tradì una punta di frustrazione.
-Volevo solo sapere come uscire da quel posto. Tutto qui.-
Rispose Shadow tranquillo. Meno tranquillo diventò quando vide quella che probabilmente era la metà della ragazza. Angel Island. Guai! Chissà perché l’arrivo di quella echidna di un arancione scuro prediceva guai.
-Ho solo una domanda per te.-
Non poteva importargli niente della cosa, ma se un’altra catastrofe avesse colpito il pianeta sarebbe stato coinvolto. Non che lo volesse, ma il destino gli aveva già giocato alcuni brutti scherzi, mettendolo nella veste dell’eroe. La ragazza non parlava così decise di tentare a smuoverla.
-Stai andando verso Angel Island, vero? Ho delle conoscenze lì.-
-Conosci il guardiano?-
Chiese lei ora sospettosa. Non abbassava la guardia e questo divertì Shadow.
-Sì. E tu?-
Non riuscì ad interpretare il silenzio della ragazza, ma quando rispose si sentì sollevato. Perché?
-Sì. Io sono Maya.-
-Shadow.-
Rispose secco. Ora conosceva il suo nome. E quindi? Non capiva il perché del suo interessamento verso quella figura. -Hai intenzione di seguirmi fino laggiù?-
-Non mi importa niente di quello che sta succedendo.-
Detto questo cominciò a correre. Dove non importava. Forse sarebbe tornato da lui. Non avrebbe di certo sostenuto i suoi assurdi piani a sto’ giro, ma sapeva che aveva già tutte le carte in tavola e che gliele avrebbe mostrate. Sotto minaccia, ovviamente.
Maya rimase sbalordita. Tentò invano di nascondere lo stupore. Come faceva quel riccio ad essere a conoscenza del pericolo imminente? L’avrebbe scoperto poi. Ora doveva raggiungere l’isola fluttuante.

Tails Prower si stava godendo una bellissima giornata, steso su uno sdraio poco lontano dal suo laboratorio. Il sole alto nel cielo, gl'uccellini che cinguettano. Giornata ideale per rilassarsi. Da quando era tornato non si era mosso dal laboratorio, troppo preso ad esaminare la tecnologia aliena. In più era così distrutto dalla morte di Cosmo, che non aveva il coraggio di stare con altre persone, specialmente quelle che lo avevano seguito in quel viaggio nello spazio. Di lei era rimasta solo la piantina che cresceva nella sua serra. Una pianta. Cercò di spazzare via il dolore ripensando a cosa lo circondava. La natura più incontaminata che esprimeva al massimo la sua gioia. Il classico quadro della serenità. Lui con i suoi jeans larghi da meccanico preferiti, nel posto che più lo faceva sentire al sicuro, circondato dalle cose che adorava. Cose. Cose, non persone. Quel giorno capì che non poteva continuare ad isolarsi dal mondo.
Cedric. Quel nome rimbombava dentro la mente di Sonic. Non aveva per niente voglia di una rimpatriata, ma per quanto tentasse di correre lontano da Angel Island, le sue gambe cambiavano direzione da sole. Finalmente si fermò, sollevando un gran polverone. Si sedette a terra e cominciò a pensare. Forse avrebbe dovuto affrontarlo. Questa volta avrebbe potuto vincere e sarebbe riuscito ad affrontarlo a testa alta. L'idea di questa sfida lo entusiasmava, ma allo stesso tempo lo spaventava. Non era da lui, ma l'idea di quell'umiliazione così schiacciante, dei momentacci passati sul secondo gradino del podio. Per uno come lui, deciso a superare tutti, era inaccettabile. Forse questo era uno dei suoi difetti peggiori. Knuckles glielo diceva sempre. Knuckles. E chi lo avrebbe mai detto?. Amico di quello sbruffone insolente. Bhè, in realtà non era sempre stato così. Un anno prima che svanisse nel nulla era arrivato alla solita baia per la sfida diverso. Gl’occhi erano spenti, carichi di rabbia e rancore. E in quella sfida, quell’ultima sfida, il riccio verde aveva sfogato tutte le sue frustrazioni. Prima potevano definirsi anche loro amici. Ora non più, non dopo quel giorno. Non dopo lo smaccò sferrato ad un bambino dal cuore indifeso. Non sapeva ancora che pesci prendere quando si ritrovò davanti una figura famigliare.
-Ma guarda, guarda chi si vede.-
-Rouge? Che ci fai qui?-
-Mi allontano dalla montagna fluttuante alle mie spalle.- -No, non siamo così vicini a...-
Guardò meglio e in effetti era praticamente arrivato. Le magie del subconscio.
-Bhè, allora perchè? Knuckles ha finalmente ceduto e si è buttato giù da quella rupe?-
-Davvero spiritoso. No, è arrivato un suo amichetto, tipo simpatico, ma appena l'ha visto si è arrabbiato con me e mi ha cacciato via.-
-Ti ricordo che lui è perennemente arrabbiato con te e ti caccia in continuazione. L'unica cosa è che tu non gli dai mai retta.-
-Lo so, ma sembrava così preso da quel ragazzo. E poi parlavano di un'altra persona che stava per arrivare...-
-Un'altra persona... Voglio proprio vedere cosa sta succedendo.-
Come al solito, impulsivo e senza ragionare, Sonic si diresse verso Angel Island.
Rouge notò che il riccio non correva veloce come al solito. Le cose si prospettavano interessanti, ma lei aveva di meglio da fare che stare dietro a quei bambini, soprattutto quel capoccione. Lei andava a trovare quel maleducato solo per… Per dargli fastidio e divertirsi! Queste parole suonarono come una scusa nella sua mente, ma quello non era il momento di fare i conti con la coscienza.


A chi commenterà, spero almeno una persona, mi faccia sapere se vuole che risponda al suo commento nel prossimo capitolo. Nel senso che riceverà la mia risposta, ma anche altri potranno vederla, è un modo per condividere opinioni. Se non volete, basta dirlo.
  
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